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Autore: Mikirise    24/06/2014    2 recensioni
"(…)ma anzi, pensò lucidamente che, in effetti, Rojo era il nome d'arte che faceva al caso suo, visto che gli ricordava i lunghi capelli di sua madre, gli alberi dalle foglie rosse che crescevano accanto alla sua vecchia casa, l'Italia, i pomodori, la Spagna ed infine Antonio, anche se non volle subito ammetterlo. Ed il rosso era il colore della passione, la stessa che lo portava a dipingere senza mai stancarsi né annoiarsi. Dovette ammettere che tutto quello che il rosso gli ricordava era parte integrante di lui, che lo rappresentava nella migliore maniera e che mai nulla gli sarebbe calzato a pennello come il rosso. Furono questi i pensieri che passarono per la testa di Romano quando disse “R come Rojo” girando la testa verso Antonio."
Ispirato a "L'amore ai Tempi del Colera", tenevo a dirlo data la recente scomparsa di Gabriel García Márquez.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Un ringraziamento a Mary-chan,

che mi ha corretto e suggerito durante la stesura del capitolo

 

 

 

 

 

11. Movimento ciclico

Come una piroetta

Esattamente come furono molto attenti nella ricerca di un soprannome per gli altri membri del Circolo di Cesare, tanto che quegli stessi soprannomi sarebbero diventati nomi d'arte più che azzeccati per ognuno di loro, i cesarini che divennero genitori furono molto attenti nella scelta dei nomi, nonostante i caratteri dei loro figli, imprevedibili come le anime dei loro genitori, presero degli aspetti consigliati dai nomi che nessuno di loro si sarebbe aspettato.

Come tutti ormai sanno, il primo bambino a nascere fu Alexandre Guy Bonnefoy. I genitori avevano scelto i due nomi basandosi sui loro romanzi preferiti, pensando che loro figlio avrebbe preso il brio di Alexandre Dumas e la lucidità di Guy Maupassant; certo non avevano pensato che il bambino, figlio di due amanti delle arti figurative, finisse per decidere di essere un allievo della parola piuttosto che dell'immagine, diventando, o meglio, aspirando a diventare scrittore. Tanto per render contenti i genitori, però, Alexandre Guy ha per natura brio e lucidità, nonché un certo talento per conquistare donne e per affascinare chiunque intorno a lui. È l'erede naturale di suo padre, come lo è di suo zio Arthur che fin da quando era piccolo lo teneva con sé durante ore ed ore nella sua libreria personale lasciandolo gironzolare tra gli scaffali di libri di ogni tipo.

La stessa cura non fu adottata da Luz Maria ed Alfred, che scelsero nomi che contrastano i caratteri dei due figli. Il maschio, cui nome intero è Matthew Junior, doveva assomigliare o portare alla mente lo zio mai conosciuto, ma con i suoi capelli scuri e gli occhi chiari, con i suoi modi decisi ed autoritari assomigliava molto di più alla madre, Luz Maria. La femmina, la più piccola, cui nome era Consuelo, tutto era tranne una consolazione per la madre che la vedeva troppo sveglia, troppo vivace e troppo simile al padre. Difatti, se Junior suona in una band maschile, con il suo basso ed il suo sorriso dolce, Consuelo cerca d'imparare dallo zio Kiku quanto più possibile sull'ingegneria spaziale.

Caso differente fu Giada Beilschmidt, figlia di Gilbert ed Elizaveta. Essendo loro sempre stati una coppia che si reggeva sui contrasti che generavano le loro somiglianze, avevano pensato di lasciare col nome un qualcosa di loro che accompagnasse sempre la figlia. Il nome della ragazza deriva dal soprannome del padre e dal colore degli occhi della madre. Il pensiero dei due era partire dal soprannome di Gilbert, Rubino, che derivava dal colore dei suoi occhi, e invece di chiamarla Ruby, chiamare Esmeralda o Giada la figlia, prendendo spunto dagli occhi della madre. Dovuto al fatto che gli spagnoli non riescono a pronunciare bene la G dolce, avevano pensato bene di scegliere Giada, per ridere della pronuncia dei loro amici, soprattutto di Antonio Fernandez Carriedo, che si ostinava a chiamare la piccola Beilschmidt Ghiada che coincideva la parola guiada, ossia guidata. Quello che questo nome suggerì al temperamento della ragazza fu la sua calma ed il suo temperamento rasserenante, nonché una certa conoscenza degli animi umani, che fu ereditata dal padre.

Poi il nome di Laura, la figlia di Antonio Fernandez Carriedo e Alicia Rivas, fu preso dal nome dell'amata di Petrarca. Secondo quel che dice lo scrittore, il nome della figlia fu dettato dall'amore che aveva per quel poeta e per il doppio significato di "alloro" ed "aria" che gli storici di letteratura avevano trovato dietro un nome così già dannatamente perfetto. Secondo i nostri cesarini, però, la scelta era ricaduta su Laura perché la figlia creasse un doppio legame tra lui e Romano: insieme a Foscolo, Petrarca era l'unico poeta che l'italiano riusciva a leggere con un po' di piacere e, quando aveva appena dodici anni, aveva strappato delle pagine da un vecchio libro di raccolta di poesie e, dopo averle piegare e ripiegate, le aveva infilate nella tasca di un vecchio jeans. In più, non era Laura l'amata madre di Romano? Non era dopo la sua perdita che l'italiano aveva detto, una volta, di aver perso la casa della sua infanzia, dov'era stato felice e senza preoccupazioni? Quello di Antonio Fernandez Carriedo era un invito perché Romano Vargas tornasse da lui, attraverso colei che li aveva divisi. Laura Fernandez Rivas portava il suo nome senza neanche immaginare un simile legame tra lei e Rojo, legame a lei ignoto anche dopo la separazione dei suoi genitori e la sua decisione di vivere col padre a Barcellona, nonostante lo stile di vita irregolare e bizzarro che lo scrittore aveva adottato.

La crescita di Laura fu diversa dagli altri bambini, che nonostante le differenze d'età, crebbero insieme trattandosi come cugini, o come fidanzati, nel caso della relazione tra Giada ed Alexandre. Laura crebbe lontana da loro, isolata dall'arte figurativa e con un carattere troppo ribelle e curioso per rimanere negli schemi creati dal padre. Conosceva la scrittura, ma non pensava facesse per lei.

Il suo primo contatto con la seconda generazione dei cesarini lo ebbe a dodici anni, diventando amica di Giada e solo successivamente con Alexandre. E sul loro trio si potrebbe dire di tutto. A partire dal fatto che forse non sono un trio, ma un triangolo amoroso.

La verità è che Laura Fernandez Rivas poco centrava nella seconda generazione del Circolo di Cesare. Sembra, infatti, che dopo la prima generazione, così pura e genuina da non riuscire a comunicare attraverso le parole il loro talento, se non in rari casi, come Gilbert Beilschmidt e Roderich Edelstein, la seconda generazione sia ubriava di arte teorica e parole, tanto che l'unica pittrice è proprio Laura. Molte volte, James Kirkland, il figlio di Arthur e Sey, accusa la spagnola di essere stupida, di coccio e terribilmemre lenta. Mentre gli altri membri riescono a tenere discorsi per ore, discutere della realtà saltando di argomento in argomento, l'erede di Antonio Fernandez Carriedo fatica a comprenderli e, nonostante Giada Beilschmidt affermi che l'amica sia uno degli esseri più intuitivamente lucidi e svegli che lei abbia mai conosciuto, nessuno le crede.

Nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sul fatto che la piccola spagnola potesse portare a termine la missione affidatale dal padre, ossia riavvicinare Rojo a lui. Eppure lei è riuscita a diventare l'unica allieva del pittore, grazie all'amicizia con la famiglia Beilschmidt.

Gilbert Beilschmidt aveva dimenticato la promessa che Romano Vargas gli aveva fatto. Era più preoccupato a prendersi cura della figlia, perché la vicinanza con un Bonnefoy non portava mai niente di buono ad una ragazza. Per questo passava la notte cercando di mettere a punto un piano per separare gli Inseparabili, sotto lo sguardo annoiato di Elizaveta Herdevary, che gli ricordava l'intuito della figlia, ereditato proprio dal padre. Il problema fu che il tedesco di tutti riusciva a leggere l'anima, tranne che della piccola figliola e questa nuova situazione lo metteva a disagio. Per esempio, l'amicizia con Laura fu qualcosa d'inaspettato; quando Giada era entrata, portando per la mano la ragazzina, dentro casa, Gilbert aveva dovuto chiedere spiegazioni ad Elizaveta, che, ridendo, aveva detto che le ragazze sembravano essere anime gemelle.

Laura Fernandez, parlando con Gilbert, aveva manifestato fin da subito la sua inclinazione naturale per le arti figurative, trovando il favore di Elizaveta Herdevary, che si divertiva a mostrarle i suoi primi progetti di palazzi, di quando aveva la sua età, cose che aveva mostrato anche alla figlia, ma che non avevano mai trovato tanto entusiasmo se non con gli occhi scintillanti dell'amica della figlia, figlia dell'amico. La ragazzina aveva detto che avrebe tanto voluto imparare i trucchi del mestiere. Voleva dipingere. Non sapeva parlare come Alexandre Guy e Giada, ma sapeva come fare uno schizzo e sembrava avere talento. Secondo il suo carattere, Elizaveta capì che non avrebbe avuto pazienza nel calcolo per fare im modo che un palazzo non crolasse su se stesso e, probabilmente, fare in modo che avesse uno scappellotto in mano sarebbe stato un errore madornale, per lei, come per chi le stava intorno. Elizaveta ne parlò con Gilbert, che si mangiava le unghie, guardando sua figlia scherzare con la spagnola ed il francese ed intuiva qualcosa che non gli piaceva affatto. Il tedesco disse che non ricordava il motivo, ma sapeva che Romano Vargas gli doveva un favore. L'ungherese si morse il labbro inferiore.

"Sarebbe giusto?"

"Sarebbe conveniente. Così non viviamo col senso di colpa quando stiamo con uno o con l'altro"

Romano Vargas, nel frattempo si ritrovava a dover vivere con una famiglia intera nel suo vecchio appartamento. Vivere con le manie di Arthur Kirkland era difficile, per tutti e tre. Il figlio, James, si diverte ancora a lasciare in giro per casa dei bigliettini che finge siano di folletti, gnomi, nani e vedere il padre infuriato perché non si deve scherzare su certe cose. Romano non nega di aver sognato di strozzarli, ucciderli malamente e nascondere i loro corpi sotto il pavimento di casa, soprattutto quando James iniziava a fare i capricci, Arthur non riusciva a sopportarlo e iniziava a gridargli contro e Sey, con una calma estenuante, carezzava la schiena dell'inglese, cercando di calmare anche lui. Quando poi litigavano Sey ed Arthur, aveva avuto vari istinti non solo omicidi ma anche suicidi, perché il piccolo ragazzino biondo sporco, s'infilava nella sua camera ed iniziava a raccontargli di animali o cartoni animati. O di cinema.

Arthur Kirkland lo aveva avvisato. Aveva detto che vivere con una famiglia è qualcosa di diverso, strano, un po' irritante e per questo voleva trovare una casa per lui e quella che sarebbe stata la sua famiglia. In realtà Romano non aveva niente in contrario con un trasferimento dell'amico, almeno finché non lo vide iniziare a preparare degli scatoloni e metterci dentro tutti quei libri che pesavano chili e chili. Perché la cultura fa male. A quel punto l'italiano, vedendo l'inglese che si piegava per alzare il detto scatolone, riuscì a pensare ad almeno tre buoni motivi per convincere Arthur a rimanere nell'appartamento appartenuto a Cesare Vargas. Il primo era che Romano si dimenticava spesso di dar da mangiare al gatto, che intendeva gettare per la finestra di camera sua, visto che mangava il triplo di lui. Il secondo motivo era che l'italiano non avrebbe mai aiutato nessuno a cambiare casa: ci avevano già provato ai tempi Luz Maria, Alfred e Matthew a convincerlo a darsi una mossa, alzare scatoloni e portarli da una parte all'altra della città, col solo risultato di un Romano Vargas con in mano un carillon che aveva poggiato in uno scaffale della casa degli americani e che i tre non avevano mai visto prima di allora. La cosa bella è che l'italiano poi pretese una bella pizza alla napoletana come ricompensa del nulla svolto. E che Matthew gliela comprò per davvero. Il terzo ed ultimo motivo fu che Romano Vargas, quanto era vero Iddio, odiava con tutta la sua anima una casa vuota, non essendone abituato. In più, si era detto, avrebbe dovuto viaggiare per tutto il mondo e molto frequentemente, quindi gli istinti omicidi sarebbero stati ridotti ad un minimo lasso di tempo. Anche se aveva spesso affermato che James Kirkland lo cercava ovunque quando era in viaggio e gli chiedeva di portargli dei film in lingua originale e manuali sulla cultura del luogo, oppure gli chiedeva spiegazioni dei comportamento di Alexandre Guy e Consuelo, e per questo era impossibile avere una pausa dal suo adorato nipotino, che s'immaginava parlargli con ancora i moccioli sul naso ed i capelli scompigliati.

James Kirkland è il ragazzino più attaccato in assoluto a Romano Vargas, o almeno così dice quando litiga con Laura su questo argomento. Secondo la ragazza chi è più affezionato al l'italiano è lei, lei e solo lei.

Romano dice di voler fare a meno di tutti e due.

Romano Vargas ha visto James Kirkland nascere ed iniziare a crescere, è, il piccolo inglese, l'unico ragazzo a chiamare Romano zio senza alcuna forzatura.

Il rapporto con Laura Fernandez è diverso. La prima volta che Romano Vargas l'aveva vista, la bambina aveva più o meno quattro anni, dei lunghi capelli castani legati in due trecce e degli enormi occhi verdi che lo fissavano con gioia. Anche se Romano non aveva mai visto la figlia di Antonio Fernandez Carriedo seppe che era lei a colpo d'occhio: aveva il suo stesso sorriso. La bimba gli aveva chiesto chi fosse e lui aveva risposto nessuno. Laura aveva sorriso e detto che era un piacere e che le piacevano un sacco i quadri intorno a lei. Non ci capiva niente d'arte, aveva solo quattro anni, ma sentiva di avere un legame coi quadri intorno a lei e quel nessuno accanto a lei. Romano non disse niente e, notando Antonio avvicinarsi alla bambina, si era dileguato neanche fosse dato un fantasma.

Quando, anni dopo, all'età di tredici anni s'incontrò con Laura alla sua porta, un Gilbert Beilschmidt sorridente ed una richiesta assurda, Romano avrebbe voluto sbattere la porta e gridare di essere uscito per una passeggiata. Se solo il piede di Gilbert non fosse stato così veloce da bloccare la porta! E se solo non avesse fatto quella stupida promessa!

Laura si è adattata facilmente al carattere scorbutico del pittore, alle critiche e allo spirito pigro che, francamente, lo stava facendo ingrassare non poco, insieme ad Alfred F. Jones. La piccola Fernandez, si rese conto Romano, era carente nella tecnica ma non nel sentimenti, che non riusciva a razionalizzare del tutto. Per questo motivo il pittore le fece studiare matematica e disegno tecnico. Laura lo odiava con tutta se stessa durante quelle ore. Poi, quando la portava al lago e le diceva "disegna quello che vuoi" lo amava con tutta se stessa.

Mentre la ragazzina disegnava facendo ballare i pennelli tra le sue mani, parlava e parlava di tutta quanta la sua via. Parlava di star studiando da privatista, perché i ritmi di vita del padre non permettevano neanche a lei di avere una vita normale e che adorava con tutta se stessa passare davanti alle scuole mentre tutti studiavano: le dava l'illusione della libertà. Fu così che Romano venne a sapere delle collane di Antonio che continuava a scrivere poesie e romanzi, romanzi e poesie che continuava a dedicare al colore rosso. Rosso, rosso, rosso. Chissà perché, rideva la ragazzina. Laura confessò che Antonio era un padre esemplare, dolce e comprensivo, anche se non sapeva per quale motivo odiasse il fatto che si avvicinasse ai suoi cugini d'arte o all'arte in generale. Antonio aveva passato tutti quegli anni con la madre in campagna e lei con lui. Alicia, una volta separata definitivamente da Antonio, aveva preferito continuare ad avere una vita normale e semplice, come lo era stata prima dell'arrivo dello spagnolo. Tra una vita normale ed una particolare, Laura preferiva assolutamente la seconda, anche se non disdegnava i weekend con la madre, il suo cane e la tv a pagamento, che non guastava mai.

La ragazzina parlava con un sorriso sincero e divertito e Romano pensava a quanto, vista da fuori, la situazione potesse essere simile a quando lui dipingeva sotto un albero di pesco e Cesare Vargas parlava e parlava senza sosta.

Si è affezionato alla ragazzina senza neanche rendersene conto. Un giorno si rese conto che le mancava sentirla blaterare in sottofondo, mentre lui la ignorava bellamente. Per par condicio, dobbiamo anche dire che adora ignorare anche James Kirkland mentre blatera di studiare cinematografia e cose del genere.

Quei tre adoravano dormicchiare nel vecchio parco senza fare nulla in particolare. Anche se Laura piagnucolava spesso perché voleva che il suo pigro maestro le insegnasse qualcosa di utile. Niente potrà mai cambiare il carattere pigro dell'italiano… e probabilmente niente sarebbe cambiato nel modo di starsene dei tre, se solo Antonio Fernandez Carriedo non fosse comparso senza alcun preavviso dietro il tronco dell'albero, spaventando a morte Romano Vargas che, in fretta, si alzò sui suoi piedi e scappò prendendo con sé James ancora mezzo addormentato.

Fu la prima volta che Laura si chiese se il suo passato, come quello del padre, non fosse legato a Rojo e si chiese se, come una brava ballerina che esegue perfettamente la sua piroetta, il tempo non stesse tornando indietro, per far tornare tutto esattamente come doveva essere.

  
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