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Autore: Serpentina    24/06/2014    8 recensioni
Lei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte".
Lui: strenuo sostenitore del motto "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte". Il suo obiettivo è fare carriera, non ha nè tempo, nè voglia di perdersi dietro ai battiti di un organo che, per lui, serve soltanto a mandare in circolo il sangue.
Così diversi, eppure così simili, si troveranno a lavorare fianco a fianco ... riusciranno a trovare un punto d'incontro, o metteranno a ferro e fuoco l'ospedale?
Nota: il rating potrebbe subire modifiche.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Questo capitolo è sfuggito al mio controllo, col risultato che è più lungo del previsto, ma questo non vi scoraggia, vero? *occhioni cucciolosi*
Un mare di grazie a Bijouttina, Calliope Austen ed elev per esserci sempre (vi adoro!), a Chiarap, cola23, Gennyyy, Justine, mary_zabini, scheggia_94 e trigrotta81, che seguono la storia, e a bibi_cristallnight e Marargol, che l’hanno inserita tra le preferite.
Enjoy! ^^

 



Caccia all'uomo




“Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze.”
Oscar Wilde

–Mi raccomando, Mrs. Corbin, si ricordi di disinfettare la ferita due volte al giorno- ordinò Maggie Bell in tono professionale. –E se dovesse notare che i margini hanno assunto un colore diverso dalla pelle circostante, mi chiami. Ci rivediamo tra una settimana!
Aveva appena salutato la paziente, quando un medico biondo ed estremamente avvenente (per non dire da capogiro) sbucò da dietro una rientranza della parete, ed esalò –Non potrò mai ringraziarti abbastanza per avermi salvato da quella piaga.
–F-Figurati. S-Se n-non c-ci s-si a-aiuta t-tra c-colleghi- balbettò lei in risposta, la sicurezza di prima svanita in un istante… come sempre, quando si trovava vicino a Robert Patterson.
–Sei una vera perla, Meg. Non so come farei senza di te- le sussurrò all’orecchio, facendola arrossire e rischiare il collasso, le strizzò l’occhio e si allontanò lungo il corridoio, seguito dallo sguardo adorante della giovane, che sospirò sognante.
Il suo personale film mentale, in cui il bel ginecologo ritornava sui suoi passi, la baciava come solo un vero uomo sa fare e le dichiarava amore eterno in ginocchio venne interrotto da uno sbuffo derisorio e il cinico –Non accadrà mai.
–Oh! Harry! Ehm, dottor James. Non ti… scusa, ero…
–Per il bene della mia salute mentale, riserva il balbettio a Patty- sibilò. –E per l’amor del cielo, datti una svegliata!
–Non so di cosa tu stia parlando, perciò, se vuoi scusarmi…
–Puoi ignorare me, Bell, ma non puoi ignorare la verità: sappiamo entrambi che il tuo resterà soltanto un sogno sdolcinato; Patty è uno dei miei migliori amici, ma devo ammettere che ha il difetto di non raschiare sotto la superficie - se capisci cosa intendo - e con te c’è da raschiare parecchio per trovare qualcosa di buono. Senza volerti offendere!
Indignata, Maggie serrò la presa su una rigida e stracolma cartella clinica e la sbatté violentemente in faccia al radiologo, quindi celiò, con voce falsamente zuccherosa –Senza volerti colpire!

 
***

Faith, cullata dalle note dei Nightwish, stava assaporando un succulento muffin - coronamento di una pausa caffè trascorsa a baciarsi furiosamente con Franz nell’abusato deposito dei coloranti - quando una persona a lei non molto gradita le si parò davanti.
–Zitto! Non aprire bocca finché non termina- sbuffò, muovendo l’indice a tempo, nella speranza che l'attesa inducesse Harry ad andarsene; era costretta a tollerarlo in quanto amico di Franz, ma in realtà non lo sopportava.
Il dottor James arricciò le labbra, sottrasse una sedia dalla vicina scrivania e, con sommo disappunto della Irving, si sedette di fronte a lei e attese pazientemente la fine del brano. Si schiarì la voce e asserì senza preamboli o mezzi termini –La cotta della Bell per Robert sta sfociando nel ridicolo. Una dodicenne avrebbe più dignità!
–Non osare giudicarla: Maggie ha la dignità di chi è innamorato, qualcosa fuori dalla tua comprensione.
–Stai dicendo che mi credi incapace di amare?- sputò risentito Harry.
–Non avrei saputo esprimermi meglio- rispose Faith, prima di addentare il muffin e masticarlo con vistosi versi di apprezzamento. –Mmm… delizioso.
–Sai che sei veramente stronza?
–Sai che, detto da te, lo considero un complimento?
Harry emise un sospiro rassegnato: non l’avrebbe mai spuntata con lei. Adesso capiva cosa avesse fatto capitolare Franz: con una del genere non ci poteva di certo annoiare.
–Senti, non sono qui per litigare; facciamo tabula rasa e lasciami formulare il concetto in altri termini: Robert si è accorto che la tua amica spasima per lui, ma si finge stupido per non ferire i suoi sentimenti…
–Sicuro che si finga stupido?- sibilò Faith con evidente sarcasmo.
–Davvero divertente, Irving. Mi sto sbellicando dalle risate- ringhiò Harry, protendendosi verso di lei. –Sul serio: la situazione rischia di degenerare. Conosco Robert meglio di te, posso assicurarti che è sul punto di esplodere e dire in faccia alla Bell cosa pensa di lei usando parole che la traumatizzerebbero a vita. Un conto è venire rifiutata con un cortese “sei una bella persona, ma ti vedo come semplice amica”, un altro con un rude “sei talmente brutta che, se restassimo da soli sulla faccia della Terra, piuttosto che toccarti farei estinguere la razza umana”. Non sei d’accordo?
–Robert ha pronunciato una tale cattiveria?- esalò Faith, esterrefatta. Lo conosceva da una vita, eppure non aveva mai notato questo lato del suo carattere. –Ma… Maggie non è brutta!
–Non è all’altezza dei suoi standard- sentenziò Harry.
–Tua sorella sì, invece?
–Harper è un capitolo chiuso. Sta a loro due decidere se riaprirlo o meno.
–Ok, glissiamo su tua sorella. Maggie sarà pure più… abbondante delle donne con cui Robert esce di solito, ma non si mai, potrebbe cambiare gusti. Franz l’ha fatto.
–Franz ha sempre avuto un debole per le maggiorate, solo che era tanto imbecille da ostinarsi a mettersi con degli stecchini per adeguarsi alla massa. Scommetto che il suo primo pensiero, quando ti ha vista, è stato che sarebbe morto felice soffocato dalle tue tette. Hai avuto la strada spianata, Irving, sei il suo tipo, sotto ogni aspetto. La Bell non è il tipo di Robert, sotto nessun aspetto. Fine della storia. Ora, per favore, potresti ascoltare la mia richiesta?
–Prego, parla pure.
–Trovale un uomo, così si toglierà dai piedi.
Faith si pulì la bocca con un tovagliolino di carta, lo appallottolò e, mentre lo tirava nel cestino, ridacchiò –Vuoi proporti come volontario? No? Peccato, avrei sistemato due piccioncini con una fava.
–Non pensarci neanche, Irving- soffiò Harry, alzandosi di scatto. –Sono al corrente della tua discreta abilità nel formare coppie, ma nel mio caso non serve. Non ho bisogno di una donna.
Au contraire, James, hai disperatamente bisogno di una donna- ribatté Faith con un sorriso malandrino. –E ho anche capito come dev’essere.

 
***

Quello stesso pomeriggio, in palestra, Faith chiese aiuto alle sue più fidate consigliere: Abigail e Bridget, la prima in quanto moglie (ergo capace di persuadere un uomo a compiere un passo notoriamente temuto dai maschietti), la seconda in quanto più mantide che donna. Insomma, l’ideale per pianificare la caccia all’uomo perfetto per Maggie. Sebbene non credesse nella reincarnazione, Faith era convinta di essere stata uno stratega in un’altra vita.
–Fammi capire- ansimò Bridget, tra un piegamento e l’altro. –Vuoi cercare un passatempo per la tua amica?
–Non un passatempo, B, una… distrazione, qualcuno che le faccia pian piano dimenticare la cotta per quel biondastro Il fatto che Robert non la voglia non implica che non possa volerla nessuno- la corresse Faith.
–Tsk, tsk. F, la prima regola per catturare la preda, in una caccia all’uomo, è chiedersi quali sono i propri difetti... nel caso in questione, i difetti di Maggie. Robert non sarà un genio, ma non è un imbecille, se non ha voluto nemmeno scoparsela avrà avuto i suoi buoni motivi, ed è soltanto scoprendoli e ponendo loro rimedio che compirai la missione.
Faith e Abigail rimasero sconcertate dal rigore quasi scientifico con cui l’amica aveva esposto la sua tesi, e, incapaci di replicare, si limitarono a fissarla.
–Ehm… ecco… credo che… Oh, B, Meg è mia amica, non posso essere obiettiva, per questo ho richiesto il vostro aiuto. L’avete conosciuta, quindi ditemi quali, secondo voi, sono i suoi punti di forza e quali i suoi talloni d’Achille.
–Beh… è indubbiamente molto dolce- pigolò Abigail, soppesando con cura le parole. –Però è troppo timida. Capisco che quel Patterson le piace, ma non ha più dieci anni, non può rischiare un infarto ogni volta che lo vede!
–E poi l’involucro non aiuta, se capisci cosa intendo. Al suo posto, farei qualcosa per i segni dell’acne, perderei almeno una ventina di chili, non mi ostinerei a mettere i leggins con quelle cosce della misura di una colonna greca e mi sbarazzerei di quegli occhialoni all’ultimo grido che su di lei fanno l’effetto “nonna di Cappuccetto Rosso”- rincarò Bridget.
Faith per tutta risposta aumentò l’intensità dell’esercizio, sussultando quando il trainer dalla palpata facile, col pretesto di testare la corretta contrazione degli addominali superiori, lasciò scivolare la mano troppo in alto.
–Riprovaci e ti farò diventare una voce bianca senza nemmeno scomodare Franz!
–Arrenditi, Kurt, Faith è innamorata fresca, il suo mezzo tedesco monopolizza i suoi pensieri. Potresti dirottare le tue attenzioni su Abby- lo esortò Bridget.
–La signora è sposata!- esalò l’uomo, sconvolto dalla disinvoltura della pluridivorziata.
–Appunto per questo! Quando il marito non c’è…- replicò lei con una maliziosa strizzata d’occhio.
–Bridget!- la rimproverò aspramente l’interessata. –Non darle retta, Kurt, apprezzo molto la tua cortesia platonica. Tornando all’argomento principale… F, sei sicura di volerti impegolare in questa avventura?
–Io non mi impegolo, Ab, io mi lancio nell’avventura; non spengo il cervello, sono troppo razionale, lo uso per distinguere le missioni suicide dalle situazioni da prendere di petto.
–Tanto il petto non ti manca- scherzò Bridget, guadagnandosi due identiche occhiatacce (sia Abigail che Faith erano, infatti, dotate di notevoli “protuberanze toraciche”).
–B, non fai ridere- sbuffò Abigail. –Ora passiamo a temi importanti… verrà anche Weil alla presentazione del libro di Connie?
–Non saprei- esalò l’interpellata, che non aveva pensato alla possibilità di presentarsi all’evento accompagnata. –Dopotutto, è ancora in prova.
–Fallo diventare fidanzato a tutti gli effetti, allora!- sbottò Bridget, che nel frattempo era passata alla cyclette per riprendersi dalla dura sessione di addominali. –Si vede lontano mille miglia che ti ama: passate ogni secondo libero a sbaciucchiarvi, ti ha portata allo spettacolo di suo fratello, non ti sta pressando per fare sesso, non ti ha fatto il terzo grado su Solomon e Cyril… il minimo che tu possa fare è presentarlo ufficialmente a tutti i tuoi amici, e quale occasione migliore di quello che si preannuncia come l’ultimo evento degno di nota della stagione invernale?
–Per una volta concordo con Bridge- asserì Abigail, per poi aggiungere con un mezzo sorriso –Non farci l’abitudine, però, B. A proposito della presentazione… avete già in mente cosa indossare?
–Ab, secondo te non ho di meglio a cui pensare?
–Faith ha ragione, Ab- la sostenne Bridget. –A cosa le serve scervellarsi per i vestiti, se tanto quello lì non pensa che a cosa c’è sotto?

 
***

–A cosa devo questo trattamento?- domandò Franz, infastidito dallo spigolo del tavolo piantato nella schiena e dall’odore acre di disinfettante che aleggiava in obitorio. Faith l’aveva messo alle strette e baciato a lungo, prima che si mettessero all’opera e il romanticismo lasciasse il posto alla serietà.
–Niente. Devo per forza avere un secondo fine? Non posso augurarti buon lavoro a modo mio?- rispose lei, fingendosi risentita.
–Quando il diavolo ti accarezza, vuole la tua anima- ribatté Franz. –Me lo diceva mio padre quando ero piccolo.
–A me mia nonna Beatrice, quando le facevo un complimento… ci azzeccava quasi sempre- ridacchiò Faith, infilandosi un grembiule. –Uff! E va bene, lo confesso: ho un favore da chiederti.
–Tua nonna era una donna saggia. Avanti, spara.
–Domani c’è la presentazione del libro di Connie, e so che siamo una coppia in prova, che abbiamo a stento il tempo per dei baci rubati, che ti scoccia stare tra la folla e chiacchierare con chi non conosci bene, però… speravo potessi venire con me.
–Perché no? Venire insieme a te rientra nei miei progetti a breve termine- sussurrò Franz con voce sensuale mentre le allacciava il grembiule.
–Alla presentazione!- latrò Faith, colpendolo scherzosamente con i guanti in lattice. –Allora, ci sarai?
–Sì. Adesso, però, olio di gomito, gli allievi del corso di Anatomia hanno bisogno di uno scheletro nuovo!
La risposta affermativa del suo fidanzato in prova la procurò una ventata di buonumore, destinato ad essere scalfito durante la pausa pranzo da Robert, l’unico a non essersi mostrato entusiasta all’idea di partecipare alla presentazione di un libro.
–Tra gli “altri” che vorresti invitare, è compresa… Maggie Bell?- mormorò guardandosi intorno con circospezione, quasi temesse che pronunciarne il nome potesse farla materializzare accanto a lui.
–Beh, sì… perché?
–No, niente… è solo che… sarò sincero, Faith: speravo di liberarmi di lei per qualche ora. Non prenderla male, Maggie è la persona più dolce del mondo, ma non quella adatta a me, e il suo continuo ronzarmi intorno, oltre che fastidioso, sta cominciando a danneggiare le mie possibilità di rimorchiare!
Harry James le rivolse prima un’eloquente alzata di sopracciglia, un “te l’avevo detto” non verbale, poi fissò un punto alle sue spalle e sbiancò, dando di gomito a Chris.
–Se non ha speranze perché non disilluderla?- domandò Faith. –Soffrirà, ma si metterà il cuore in pace.
–E rinunciare alla mia schiavetta personale?- sbottò lui, ignorando le occhiate di avvertimento di Harry e Chris. –Sei matta? Dove la trovo un’altra che visita le pazienti che mi stanno sulle palle, redige le scartoffie che mi scoccio di scrivere e mi porta pure il caffè? Spiacente, illuderò la Bell finché mi farà comodo. Piantatela, voi due! Si può sapere perché quelle facce?
Fu con sommo divertimento di Faith, e altrettanto disappunto di Robert, che rispose la lupa in fabula, alias Maggie –Prova a indovinare!- poi, con gli occhi lucidi, gli gettò in faccia il caffè bollente e fuggì in lacrime.
–Esattamente ciò che volevo evitare- esalò Harry, scuotendo il capo.

 
***

“Era calata la notte da diverse ore. Una notte di luna nuova, perfetta per chi necessitava della protezione dell’oscurità.
Un’ombra furtiva penetrò silenziosamente nel padiglione del Castello di Edimburgo che avrebbe ospitato l’International Baking Contest, l’evento che era riuscito nell’impresa di eclissare persino il celeberrimo Festival, e avanzò con passo felpato fin dentro le cucine, dove le postazioni dei partecipanti erano già state predisposte per la prova del giorno seguente.
Individuato l’obiettivo, aprì il frigorifero contenente gli ingredienti, li esaminò con attenzione, aprì la confezione di pasta di pistacchi e vi sputò dentro con acrimonia, quindi aprì quella di panna e la contaminò col contenuto di una fiala che aveva tenuto in serbo per anni, con l’intenzione di farne buon uso.
Ridendo compiaciuto, l’intruso si allontanò; una volta al sicuro, si tolse il passamontagna, levò lo sguardo al cielo e disse, agitando un pugno verso la luna, muta complice nell’impresa –Jacques Dupont preparerà il miglior bignè del mondo… ma sarà anche l’ultimo!”
–Adesso sì che ci siamo! Un prologo è esattamente quel che ci vuole per tenere sulle spine il lettore!- esclamò Connie Bishop, sorridendo allo schermo del portatile, mentre con la mano libera accarezzava distrattamente Cloud, un pingue persiano bianco. Aggiustò gli occhiali, scivolati sul naso, bevve un sorso di tisana, sgranchì le dita e riprese a scrivere; il romanzo era completo da ben quattro anni, tuttavia necessitava di un’accurata revisione per correggere eventuali errori di battitura o incongruenze nella trama e rendere lo stile meno adolescenziale.
L’arrivo di Nellie mandò in frantumi il progetto. Connie, salvato il file, alzò gli occhi sulla figura snella e rigida della governante di casa Bishop - che non avrebbe mai sostituito nel suo cuore l’anziana Verity, che l’aveva praticamente cresciuta - e le sorrise, ad indicare che poteva parlare.
–Mr. Allen per lei, Miss.
Allontanata dal viso una ciocca ribelle, la scrittrice sbuffò –Quello non è un signore, è una piattola!- “Una piattola molto sexy” –Più cerco di evitarlo, più me lo trovo davanti ovunque vada: alla cena con i compagni di liceo, e lì posso anche capire, a teatro, al circolo del tennis, al cinema, da Harrods, in libreria… e adesso perfino in casa! E ogni dannatissima volta mi prega di perdonare il suo errore di gioventù - neanche fossimo due Matusalemme - e concedergli una seconda possibilità. Non ne posso più!- per poi aggiungere, assumendo un contegno impeccabile –Ad ogni modo fallo accomodare, non sia mai detto che tre anni in America mi sono costati le mie buone maniere.
Keith entrò nel salotto vittoriano con aria titubante, che svanì non appena posò lo sguardo su Connie; a quel punto esclamò –Non farai sul serio!
–Un editore che si lamenta di uno scrittore baciato dall’ispirazione… adesso sì che le ho viste proprio tutte!- sputò la ragazza.
–Ti sei già rimessa all’opera? Accidenti, che velocità! E di cosa… no, meglio discuterne dopo. Ora va a cambiarti.
–Come osi piombare qui all’improvviso, interrompendo il mio lavoro, e ordinarmi di cambiarmi d’abito? E’ casa mia, posso conciarmi come più mi aggrada.
–A parte che questa casa è dei tuoi genitori - tra parentesi, mi dispiace siano usciti, li avrei salutati volentieri - non vorrai farmi credere di aver dimenticato che oggi pomeriggio c’è il lancio di ‘Avvocati alla sbarra’!
Connie sventolò una mano come a scacciare quel pensiero, e sbottò –Non dire sciocchezze, l’incontro promozionale è domani!- poi, assalita dal dubbio, prese l’agenda e… scoprì di avere torto.
–Merda! Hai ragione tu.
–Ma va?- rispose Keith, sarcastico. –Ora, se non ti è di troppo disturbo, gradirei che andassi a farti una doccia e metterti addosso qualcosa che non sia una tuta sformata. Se poi volessi essere così gentile da pettinarti, truccarti leggermente e abbandonare gli occhiali per le lenti a contatto, poi, mi renderesti l’uomo più felice della Terra.
Connie gli mostrò la lingua, ma obbedì. Irritato dall’attesa, dopo venti minuti Keith salì in camera sua… per ritrovarsi in testa la vestaglia della minore delle sorelle Bishop, che ululò –Non si usa più bussare?
–Roba già vista.
La bionda sorrise, perfida, e sibilò –Non è del tutto esatto: i pezzi forti li ha visti per primo Vyvyan, che non aveva paura di restare schiacciato dal mio peso quando facevamo sesso.
Keith assunse l’espressione tipica di chi ha ingerito acido muriatico, e replicò –Vorrei ricordarti che all’epoca avevamo…
–Sedici anni- completò per lui Connie. –Non sei. A sedici anni in America prendono la patente, perciò non usare l’età come scusante. Ti sei lasciato condizionare da qualcuno più stronzo di te, ammettilo.
–Avercela con un morto è stupido e irrispettoso nei confronti della sua memoria. Perché non ci mettiamo una pietra sopra? Voglio una seconda occasione, nient’altro.
Connie decise che l’aveva fatto soffrire abbastanza. Strinse la mano che le porgeva e mormorò –A proposito di stare sopra… sei ancora convinto che potrei schiacciarti?
–Non l’ho mai pensato, lo dicevo per stuzzicarti. Perché?
Per tutta risposta, Connie ridacchiò e chiuse a chiave la porta.

 
***

–Oh, Meg, sei proprio sicura che non puoi venire? Sarà divertente!- gnaulò Faith, che persisteva nel suo proposito di accasare l’amica: aveva, infatti, pensato di sfruttare la presenza di Maggie alla presentazione del libro di Connie per presentarla agli scrittori presenti.
“Esisterà qualcuno che apprezzi il contenuto più del contenitore! Dopotutto non deve affascinare il mondo intero, ma una sola persona.”
Purtroppo per lei, l’inconsapevole oggetto delle sua mire aveva deciso di non partecipare, accampando quella che, secondo Faith, era una banale scusa: una tremenda influenza.
–Faith, nonostante sia venuta in ospedale imbottita di farmaci ho lo stomaco sottosopra, il naso tappato, la gola infiammata- tossì e starnutì –E tra poco chiederò se in paradiso hanno smarrito un’aureola, perché pare sia finita stretta intorno alla mia testa! Ti pare sia in condizioni di starmene seduta in una libreria chic a sentir parlare di omicidi?
–Non abbatterti, tesoro, non sei messa poi tanto male- chiocciò l’altra, incoraggiante. –Un’aspirinetta e tornerai come nuova.
–Oppure finirò al Pronto Soccorso con un’ulcera gastrica perforata- obiettò Maggie. –Per favore, non insistere, voglio portare il computer dal tecnico amico tuo e tornare a casa.
Faith fu costretta ad alzare bandiera bianca e, con un sorriso tirato, seguì la Bell nell’angusto tempio dell’informatica altrimenti conosciuto come ‘Love me, hardware’, del quale era venuta a conoscenza tramite Allison (moglie del suo tastierista, Jack Wilkinson), amica del proprietario, che le riservava prezzi di favore.
Dia duit, cailíní álainn- le salutò cordialmente Patrick, irlandese fino al midollo.
Maggie, non sapendo cosa rispondere, si limitò a ricambiare il saluto con un timido movimento della mano, a differenza di Faith, che ricambiò con particolare entusiasmo: la dolce dottoressa Bell era una timidona, e Patrick, oltre ad essere discretamente carino, possedeva la rara dote di mettere chiunque a proprio agio. Sarebbero stati perfetti insieme.
Congratulandosi con se stessa per la brillante idea, esclamò –Visto, Paddy? Ho mantenuto la promessa: ti ho fatto un sacco di pubblicità, e ho portato con me una nuova cliente. Meg, lui è Patrick, il mago dei computer. Paddy, Maggie.
Assorta in mille elucubrazioni su quali trame ordire per aiutare un nuovo amore a sbocciare, non si accorse di un particolare non di poco conto: un cerchietto d’oro all’anulare sinistro di Patrick.
–Cosa posso fare per te, Maggie?- chiese lui nel consueto modo affabile, si prese cura del portatile rosa come lei avrebbe fatto con una paziente, infine glielo restituì con un sorriso. –Niente di grave, sei stata solamente un po’… distratta. Usalo “a corrente” ogni tanto, controlla regolarmente l’autonomia residua e vedrai che non succederà più. Comunque spero non la riterrai un’offesa se ti consiglio di dare un’occhiata a questo volantino.
Maggie lo afferrò e lo esaminò, dopodiché, ridendo come una pazza, lo passò a Faith, che lo lesse fremente di curiosità.
 –Informatica di base per casi persi. Sei stufo di sentire i tuoi amici che si vantano delle loro mirabolanti imprese virtuali? Questo è il corso che fa per te!- abbassò il foglio e trillò –Meg, è l’occasione che aspettavi! Devi iscriverti! Sono certa che ti piacerà!- la esortò.
“Come potrebbero piacerti l’insegnante o uno dei compagni di corso… se guardabili e single! Faith Irving, sei un genio del male! Altro che Emma Woodhouse!”

 
***

–Faith, ti prego, non ti arrabbiare!- la supplicò Franz, maledicendo Gertrud, che l’aveva chiamato mentre stava attraversando il cortile del condominio dove lei abitava; le Parche avevano origliato l’intera conversazione, e non avevano mancato di riferirgliela, facendo scoppiare una litigata tremenda ( che le tre ficcanaso avevano guardato come un film, con tanto di pop corn, attraverso le tapparelle). Inutilmente le aveva assicurato di aver rifiutato tutti gli appuntamenti al buio che gli aveva combinato sua madre. –Ti giuro che non me la sono “spassata alle tue spalle”, come hai insinuato. E’ mia madre…
–Tua madre non è scema!- sbraitò Faith. –Se ti ha proposto degli appuntamenti, significa che ti crede ancora disponibile, perché non le hai detto che stai con me!
–Sì, beh, sai com’è… sono in prova..
–Non pretendevo certo che affiggessi manifesti, però avresti potuto dirle che ti stai vedendo con una persona, cazzo! Almeno questo! Io ai miei genitori e ai miei amici ho detto che sto uscendo con qualcuno!- Franz si sentì terribilmente in colpa, soprattutto quando Faith aggiunse –Forse ti vergogni di me… in questo caso, è meglio che vada a osannare Connie da sola.
–Ancora con questa storia?- sbottò. –Faith, sono pazzo di te! Se non ti volessi ti avrei già scaricata, credimi! Amo passare del tempo con te, non solo perché baci bene e spero che ogni volta sia quella buona per… ehm, sì, insomma… ai miei occhi sprizzi sesso da tutti i pori, ma mi piace anche quando discutiamo, ridiamo, ci facciamo gli scherzi a vicenda…
Faith si rilassò, la rabbia scomparve.
–Scusa, a volte esagero. Non avrei dovuto dubitare di te, è che, come ti ho accennato senza scendere nei dettagli, quando ci siamo conosciuti venivo fuori da un periodo di merda che mi ha reso difficile fidarmi…
Franz l’abbracciò, posandole un bacio delicato sui capelli, e sospirò –Lo so. Tranquilla. Non so cosa ti abbia fatto quel Cyril, né voglio saperlo - a meno che non decida di rivelarmelo - ma sono abbastanza sicuro di me da prometterti che sarò un uomo mille volte migliore, e abbastanza egoista da ringraziarlo. Esatto. Grazie, Cyril, re dei decerebrati, per avermi lasciato una perla più unica che rara di nome Faith!
La magia del momento venne rovinata dall’abbaiare insistente di Raspuntin, il vecchio chihuahua scheletrico di Mrs. Norris, che richiamò la padrona.
–Capisco che non c’è nessuno, ma le effusioni esplicite sono vietate negli spazi comuni. Se proprio non riuscite a trattenervi, cercate quantomeno di essere discreti!- sentenziò. –Quanto a te, giovanotto, un gentiluomo tiene la mano sulla schiena della sua dama, non sul fondoschiena.
I due si separarono, scoppiarono a ridere, si baciarono lungo tutto il breve tragitto verso la stazione della metropolitana, e risero di nuovo mentre aspettavano la corsa, salivano sul vagone e si sedevano.
Annoiata dal silenzio, Faith commentò –Quella donna deve aver lavorato per i servizi segreti. Darebbe del filo da torcere a James Bond!
–E’ una cariatide rompipalle- ringhiò Franz, che nutriva un profondo odio per le Parche, specialmente Mrs. Norris.
–Eppure hai mantenuto una calma invidiabile- rispose lei. –Cyril andava su tutte le furie e mi trascinava via di peso, borbottando commenti velenosi.
In quel momento Franz realizzò una sconvolgente verità.
–C-Cyril… v-viveva… con te?- esalò, avvertendo un senso di nausea quando Faith annuì, arrossendo come una bambina sorpresa con le mani nel vasetto di marmellata. Divenne livido: sapeva che la loro era stata una storia seria, ma non pensava fino al punto di condividere casa e vita! Si mordicchiò nervosamente un’unghia e non proferì parola per tutte le fermate successive.

 
***

Franz non poté negare che la libreria scelta da Keith per il lancio promozionale del libro, sebbene grande, grazie agli scaffali in legno, il soppalco e gli arredi vintage trasmetteva un senso di pace e intimità. Poco a poco cominciarono ad arrivare amici e conoscenti di Faith, alcuni dei quali si ricordarono di lui come “il cowboy alla festa dei Cartridge”. Desideroso di eclissare il ricordo dell’ultimo fidanzato della sua Irving, si armò del suo miglior sorriso e accantonò momentaneamente la vena misantropica.
Sebbene nel complesso fossero una compagnia gradevole Weil si sentì un pesce fuor d’acqua quando, inevitabilmente, la conversazione toccò le reminiscenze di un passato del quale non faceva parte. Fu lieto di scorgere una faccia amica e si precipitò da Brian, che cercò di rassicurarlo.
–Se può consolarti, dietro questo sorriso seducente si cela un uomo terribilmente annoiato. Detesto simili eventi, questa gente, essere sulla bocca di tutti qualunque cosa faccia…. Faith può capire, prima di mettersi con Cyril aveva una vita sociale quasi inesistente. Fu lui a introdurla alla mondanità, e credo sia stato una delle cause della rottura: pretendeva che Faith fosse una sua creatura, che brillasse di luce riflessa, non di luce propria.
Mein Got! Sono stufo di Cyril! Il prossimo che osa nominarlo finirà decapitato!”
–Dividere equamente la scena è il prezzo che si paga per avere al proprio fianco una vera donna, e rinunciare alla spontaneità è il prezzo che si paga per essere Brian Cartridge- asserì saggiamente Franz, dandogli una simpatetica pacca sulla spalla. –In ogni caso, vedo poco di cui lamentarsi. Grazie al cielo i giornalisti stanno prendendo posto, dovrebbero cominciare a breve.
–Sì, ma… dov’è l’autrice?

 
***

Connie e Keith arrivarono in ritardo, trafelati e rossi in viso, dettaglio che i presenti attribuirono alla corsa. La scrittrice non ebbe modo di esprimere la sua approvazione riguardo il luogo perché Monica, meglio nota come Nicky (futuro veterinario nonché sua migliore amica), le si avventò addosso, trillando –Ciambellina! Sei una visione!
–G-Grazie- esalò l’altra con voce strozzata, stretta nella morsa che la rossa aveva il coraggio di definire “abbraccio”.
–Eh, sì, Connie è davvero stupenda- sospirò Keith, cingendole la vita con un braccio. La allontanò dalla esuberante giovane Hawthorne - mentre Adam (cugino di Brian) si occupava della rossa- e aggiunse –Il pubblico è più numeroso del previsto. Oh, ecco Faith, insieme ad Abby e Bridget. E quel tipo pallido dev’essere Franz. Andiamo a salutarli!- porse il braccio a Connie, Adam a Monica, e insieme si diressero verso un capannello di curiosi che avevano accerchiato la Irving e un imbarazzato Weil.
–Che mi combini, Ciambellina!- ridacchiò Monica, indicando con uno sgraziato cenno del capo il giovane Allen. –Non dovresti farti scappare chi riesce ad essere educato e virile allo stesso tempo.
L’altra riuscì con fatica a camuffare il sorriso che le stava spuntando con un’espressione altezzosa, e replicò –Tranquilla, ho già provveduto a catturarlo al lazo. Piuttosto, quanto ti ha pagata per perorare la sua causa?
–Esclusa una piccola donazione ad un’associazione animalista di sua scelta, nulla- rispose l’interessato. –Le ho semplicemente giurato sulla mia vita di trattarti bene, stavolta.
–Farai bene ad essere di parola, o aizzerò contro di te i miei fratelli- ringhiò Monica.
Dato che i suddetti fratelli - Charles e Leonard, di diciotto e quindici anni, rispettivamente - erano alti più di un metro e ottanta e altrettanto massicci, la minaccia sortì l’effetto sperato: Keith impallidì, deglutì a vuoto ed esalò –Le intimidazioni non sono necessarie. Sai bene che, se non fosse stato per Vyvyan, non avrei mai lasciato Connie.
A un tratto Connie si fermò di colpo, irrigidendosi come un cane da caccia che ha fiutato della selvaggina. Socchiuse le palpebre e ringhiò –Perché l’hai invitata?
Monica assunse un’espressione perplessa, cui Keith rispose indicando con un cenno del capo una sconosciuta sulla quarantina dall’aspetto singolare: magra come un grissino, aveva un lungo naso affilato, mento appuntito, occhietti piccoli e vispi, labbra sottili strette in una smorfia di perenne disappunto e la chioma scolpita in un rigido ‘bob’ vecchio stile, indossava un vistoso abito a fantasia che non avrebbe sfigurato in una pellicola Bollywoodiana e ostentava un’irritante aria di superiorità.
–Miss Vetriol è il più influente critico letterario della città- spiegò alla Hawthorne, per poi rivolgere all’antipatica donna un saluto amichevole. –Non ci conviene inimicarcela.
–La Vetriol è di un’acidità che rende onore al suo cognome- ribatté Connie. –Credo fermamente che il sesso maschile sia grato sia rimasta Miss.
–Eppure ha scritto una recensione favorevole sul tuo libro- osservò Keith. –Leggi.
La bionda afferrò con mano rapace la copia del giornale.
–“Se avete soldi da buttare vi suggerisco di non sprecarli in inutile chincaglieria. Spendeteli, invece, per acquistare ‘Avvocati alla sbarra’, opera prima della Frangetta d’oro d’Inghilterra. In tutta franchezza, ho letto di peggio.”- lesse. –E questa la chiami recensione favorevole?
–Stiamo parlando di Honoria Vetriol- bisbigliò Keith, trattenendosi dal ridere. –Che ti aspettavi?

 
***

Nell’istante in cui vide chi lo stava chiamando, Brian ringraziò di essere a casa, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Rispose seccato e tollerò con incredibile forza d’animo le strida e le minacce provenienti dall’altro capo del telefono.
Quando non ne poté più, soffiò –Hai finito? Grazie! Non mi fai paura. Da egoista e egoista: non mi è mai importato di te, né di cosa ti accadrebbe se il nostro sporco segreto trapelasse. Non me ne frega niente. Una cosa, però, è certa: terrai la bocca chiusa, altrimenti un uccellino spiffererà ai quattro venti che hai trascorso cinque anni in galera, e tu non lo vuoi, vero?
–Sei un bastardo!
–Sono un uomo d’affari- rispose lui, e mise fine alla telefonata.
 
Note dell’autrice:
Piaciuto il finale misterioso? Dite la verità, siete curiose di conoscere l’identità dell’autore della telefonata… eeeh, dovrete aspettare.
A differenza di Robert (siete autorizzati a bersagliarlo con la verdura), Franz è sempre più adorabile: fa da cavaliere a Faith anche se si scoccia e non le mostra che è geloso marcio del ricordo di Cyril. Chi non lo sarebbe? Faith dovrà impegnarsi parecchio per fidarsi completamente di lui e dimostrargli che non lo considera un sostituto del suo ex… ci riuscirà? Ma, soprattutto.. riuscirà ad avere successo nell’ennesima missione da Emma moderna?
E ora… un applauso alla coppia più dolce del capitolo: Connie e Keith, di nuovo insieme!
Se la quantità di personaggi che compaiono e scompaiono vi spaventa tranquilli, ho già pronta l’idea di un sequel (non svelo il titolo perché si capirebbe subito la trama) di DIMD, dove ritroverete tutti i personaggi e conoscerete meglio quelli soltanto accennati in questa storia.
Au revoir!
Serpentina
 
 
 
 
 
 
   
 
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