Latte e menta
Il
merletto trema sulla scollatura, le punte dei guanti si attorcigliano
nervose.
La
felicità, in un certo senso, c'è. Da qualche
parte,
sotto l'ansia e il resto, c'è un angolo caldo e sicuro in
cui
sta lo Sposo, sorridente e nervoso anche lui nella sua bella camicia
grigia.
Non deve pensare al resto, l'importante è che sia tutto perfetto. A cominciare dal fatto che le spose vanno con gli sposi.
Punto.
Passando poi per le madri commosse, i padri fieri e tristi, i fiori sull'altare. Il pranzo lungo e sontuoso, la prima notte di nozze, con le lenzuola di seta e la biancheria coordinata.
Il più bel giorno della vita, cose così.
La Sposa sente lo specchio dietro di sé, ma non si volta.
Tutto quel bianco abbagliante sembra chiamarla, ma lei non cede. Non sa esattamente cosa vedrebbe, codarda com'è ha paura di saperlo.
Odia
la maschera di porcellana che le aderisce ai tratti, come, in fondo,
odia se stessa.
Parimenti
ama lo Sposo. Amore e devastante senso di colpa: sembra
deleterio, ma ci convivrà per sempre, perché
questa è
senza dubbio la cosa giusta da fare. Ci ha messo tanto tempo e tanto
impegno per convincersene, non può sprecare tutto ora.
Così si gira a fissare la persona che sta nello specchio e si vede nella nube candida, lo sbuffo delle maniche, la seta immacolata della gonna, perfino la sua pelle è nivea.
Anche
se il bianco le piace, al momento le pare un'accusa.
E'
stupido come ogni cosa la riporti lì,
ma, ora come ora, tutto quel candore per lei è solo latte.
Fresco,
con lo sciroppo di menta. Non ne beve più un bicchiere da
cinque anni, nonostante sappia di adorarlo. Lo sogna di notte, sogna
proprio il sapore dolce e pungente che le scivola in gola, e si
sveglia sudata e triste.
E' talmente codarda che nemmeno in sogno riesce ad immaginarsi le sue labbra. Non che abbia bisogno di un grande sforzo, semplicemente ne conosce la consistenza e, senza mai averle assaggiate, sa che le restituirebbero il sapore di latte con la menta.
Ricorda
il sospetto con cui aveva sempre guardato la mistura verdina nel
bicchiere altrui, finché non si è ritrovata fra
le mani
il suo bicchiere e davanti i suoi occhi incoraggianti.
L'ha
assaggiato, ed è stata la fine. Se deve fissare un attimo
preciso in cui è arrivata alla conclusione che non esistono
certezze, è quello in cui ha portato alle labbra il
bicchiere
di plastica e si è sentita bagnare il palato di qualcosa di
dolce e sorprendente.
Innamorarsi
di un amico è generalmente sconsigliato dal buonsenso di
qualche solerte invidioso.
Ma
innamorarsi di un'amica, a cosa può portare? In poche,
probabilmente, conoscono il dolore di scoprirsi totalmente diverse da
quello che si credeva, il senso di colpa, il tormento delle notti
tagliate da incubi e da sogni che sono peggio degli incubi.
Non
che pensare cose del genere la mattina del proprio matrimonio aiuti,
in effetti.
Comunque,
le idee restano lì a penzolare come filamenti appiccicosi e
lei non le raccoglie perché, se lo facesse, imboccherebbe
l'uscita posteriore e non entrerebbe mai in quella chiesa gremita di
fiori, di gente che la ama e di santi di gesso che sembrano conoscere
cosa si annidi sotto il corpetto di trine, scrutandola con i loro
occhi di vetro.
I
passi che si avvicinano non la risvegliano del tutto, è
adagiata nel suo stato d'attesa, si sente più una vittima da
immolare che la regina della festa. Non può darne la colpa a
nessuno, è la carnefice di sé stessa. Gli altri
hanno
tentato in tutti i modi di renderla felice, ora toccherebbe a lei: sa
di non meritarsi delle persone così meravigliose,
né un
amore tanto incondizionato.
Qualcuno
si avvicina ancora e lei spera di poter spacciare la disperazione per
normale agitazione, ma, prima ancora di aver finito di pensarlo, il
frammento verde di un abito richiama la sua attenzione. Trattiene il
respiro, perché non è sua madre e neppure il
sacerdote,
come si aspettava, ma è, inconfondibilmente, lei.
In
qualche modo si gira, anche se il coraggio di guardarla direttamente
non lo trova da nessuna parte.
“Sono
venuta a farti gli auguri.”
Annuisce.
Il
modo in cui è felice di vederla è folle e
sbagliato, ma
è lì e non ci si può fare niente.
“Andrà
tutto bene, vedrai.”
Questa
volta le parole escono, bollenti di rabbia: “A me
sì, a me
va sempre tutto bene, ma a te?” Sono le stesse frasi, i
sentimenti
non sono cambiati.
Non
ci sono risposte possibili, così fa
un passo
verso di lei e la Sposa non resiste più, le si butta fra le
braccia e la stringe. E ancora, dopo tanti anni, dopo tutto,
è
la stessa sensazione di un pugno che si allenta nel petto.
Se
ha l'opportunità di essere veramente felice il giorno del
suo
matrimonio è per quel minuto di abbraccio, in cui tutti i
pezzi si rimettono al loro posto e ogni necessità e calmata.
Inspira
profondamente: vorrebbe essere lei quella nobile e giusta, una volta
tanto, ma proprio non ce la fa a staccarsi per prima.
Allora
aspetta che siano le sue mani a tracciarle i contorni del viso:
è
talmente delicata che non smuove nemmeno la cipria, il suo bacio
così
leggero da non intaccare il rossetto corallo, eppure il sapore
c'è
ed è definitivamente quello.
La Sposa sorride: se devono lasciarsi definitivamente, che almeno le resti una bella immagine. Vuole comportarsi bene, questa volta davvero.
Vuole che il suo sacrificio non sia sprecato, vuole regalare una vita felice all'uomo che ama, vuole che l'unica donna che amerà mai si costruisca un'esistenza serena. Una volta tanto sarà lei a pensare al bene altrui.
Un'ultima carezza, poi si volta e va a fare la cosa giusta.
Theres
no chance for us
It's all decided for us
This world has only
one sweet moment set aside for us.
("Who wants to live forever"- Queen)
Dedicata
ai due personaggi positivi che ci sono: indiscutibilmente
lui
e l'altra.
La Sposa è una persona pessima, ma proprio non riesco ad
odiarla come merita.
Chiedo l'aiuto di voi lettori,
che mi diate una mano e mi facciate notare errori e quant'altro.
Grazie, un brindisi con latte e
menta a tutti!