Capitolo
3- Run Away
A volte
sperava che tutto finisse, che improvvisamente potesse svegliarsi e scoprire
che quella non era la realtà. E invece lo era.
Con il tempo,
ci si era abituato. Aveva imparato a conviverci, perché non avrebbe potuto fare
altrimenti.
Reclinò la
testa all’indietro. Troppi avvenimenti. Chissà dov’era Rachele…sperava solo che
i rinforzi riuscissero a entrare in War al più presto. Rachel era brava, sì, ma
non sarebbe resistita da sola contro i Kobs. E nei Kobs c’era anche…
Un trillo metallico
lo fece emergere dall’abisso del suoi pensieri.
Il
videotelefono.
Comunicazione
importante.
Si schiarì la
voce.
“Sì?”
“Che hai fatto
ai capelli?” chiese l’interlocutore, con malcelato divertimento.
“ Sei
terribile.”
“Che ci vuoi
fare, mica sono un gentiluomo come te…”
“Già…” replicò
con un mezzo sorriso.
Poi,
ricordandosi della situazione, tornò improvvisamente serio.
“Novità?”
“A dire il
vero sì. Sembra che una certa Maeve Greyland abbia indagato sulla nostra
organizzazione…”
“ Hai
detto…Greyland?”
“ Esattamente.
Perché?”
“ Nulla, va’
avanti.”
“Beh, lei è
una degli agenti più giovani, ma a quanto mi risulta ha fatto un’ottima
ricerca…”
“ E…?”
…E’ stata lei
a scoprire Rachel, da quello che mi è pervenuto…”
“ E…?”
“…E dopo
l’attacco dei ribelli lei e la nostra si sono… dirette insieme sul luogo.”
“Vuoi dire che
Rachel è entrata in War con quella ragazza?” chiese, divertito all’idea di
Rachele che doveva contare su qualcuno che non fosse sé stessa per riuscire a
cavarsela. Qualcuno che detestava, poi.
“Proprio.”
“ E…?”
“ Stai
diventando monotono, Seth.”
“Che ci vuoi
fare…è la mia vocale preferita.”
“ Buona
questa. Comunque, sta di fatto che se mandiamo dei rinforzi, questa Greyland
avrà le prove necessarie ad inchiodarci, Seth…”
“ Frena un
attimo. Non mi stai dicendo di sacrificare un mio agente per pararci
il…fondoschiena, mi auguro…?” chiese con voce gentile…ma chi stava parlando con
lui sapeva che in realtà era molto, molto irritato.
“ Non mi fa
piacere dovertelo dire, Seth…”
“Ma ovviamente
ci sarà un’altra soluzione.”
La voce rise.
“ Esatto. Mi
sa che cominciamo a conoscerci troppo bene, noi due…”
“ Sì, può
essere. Dimmi tutto…”
“ Beh, pensavo
di usare qualche stratagemma, o uno degli schemi che avevamo preparato per
situazioni come queste…”
….
“Seth?”
“Sì. Allora,
devi farmi un favore importante, puoi?”
“ Spara.”
“Allora,
chiama gli agenti di cui ti darò i nominativi. Loro sono i migliori, digli di
vestirsi come i rapper del millennio scorso, su quel genere insomma, armali
come si deve e falli entrare in War. Loro soccorreranno Rachel. Dì al resto
delle truppe di tenersi pronti per mettere in pratica lo schema a diamante,
alias il numero 629/C.”
“ Perfetto.”
“Ah, un’altra
cosa…”
” Sì?”
“ Puoi fare
una ricerca per me?”
“ Certo.”
“ Grazie…”
“ Il programma
è pronto…cosa devo cercare?”
“ Cerca
Greyland. Nel Sesto Sobborgo.”
“ Sarà fatto.”
Se gliel’avessero chiesto, non avrebbe saputo
dire esattamente da dove era arrivato il primo proiettile. Aveva semplicemente
visto qualcosa di metallico passarle a un centimetro dal viso e prima ancora
che avesse il tempo di rendersene conto, ne vide altri milioni sfrecciare da
tutte le parti. Gli spari erano infiniti e le loro eco assordanti, creavano un
rimbombo che faceva pensare all’apocalisse. Probabilmente tutto quel casino si
sarebbe sentito anche dall’altra parte dell’oceano, se mai ci fosse stato
qualcuno.
Si gettò a terra d’impeto,
sparando, mentre Maeve si lasciava cadere al suolo cercando di non venire
colpita.
“Maledizione!! Te l’avevo detto
che saremmo morte, te l’avevo detto che non avremo nemmeno una degna sepoltura,
te l’avevo detto!!” le sembrò di udire le grida della Rossa.
“…”
Evitò di sprecare fiato…tanto,
se avesse parlato, non si sarebbe comunque sentito.
Improvvisamente, come un
fulmine a ciel sereno, l’idea.
Si voltò, momentaneamente
riparata, e gridò nell’orecchio di Maeve: “Quegli idioti usano armi elettriche,
no??”
Da un secolo a quella parte, le
bande, soprattutto quelle più temute di War, avevano adottato armi ad
elettricità, incanalata in modo particolare. Questo comportava numerosi
vantaggi: oltre al fatto di avere un’arma dieci volte più leggera, i proiettili
venivano praticamente…generati dalla nuova energia, grazie a un proiettile
madre installato nella parte inferiore dell’arma, che faceva da “calco”.
I miracoli della tecnologia…In
questo modo si poteva disporre di una quantità illimitata di energia. Mortale.
Per chi la usava.
Infatti, i Corpi Speciali, come
la H.O.P.E. per esempio, avevano da subito trovato una soluzione: il
cortocircuito. Bastava gettare dell’acqua su qualcosa di elettrico, e la
scarica generata era tale da stendere chiunque avesse un’arma elettrica nel
giro di parecchie miglia. Era rischioso perché si poteva colpire un innocente,
ma le armi della polizia avevano misure di sicurezza maggiori di quelle che
usavano le bande, e in ogni caso il gioco valeva la candela.
Ma solo gli agenti scelti erano
al corrente di queste nozioni.
Maeve era uno di quelli.
Quindi lo sapeva.
E visto che era una ragazza
molto intelligente, capì in un nanosecondo.
“Sì!!!” esclamò, aggrappandosi
a quel barlume di speranza.
Tirò fuori dalla tasca lo
sfollagente elettrico, in versione mini(non più grande di un accendino), e
ripiegabile.
“ Perfetto…”
Rachel afferrò l’oggetto, vi
versò sopra dell’acqua e lo tirò lontano.
“Luce sia…” bisbigliò, con un
mezzo sorriso per niente angelico.
E luce fu.
“Missione
compiuta, Capo.”
Aspettò che il
Capo gli dicesse qualcosa, ma la sedia era voltata contro il muro.
Dopo le sue
parole, si girò.
Ma sulla sedia
non c’era il Capo.
C’era suo
padre.
Rimase in
silenzio. Anche perché se avesse aperto la bocca non sarebbe comunque riuscito
a parlare.
Si sentiva la
testa improvvisamente vuota.
Suo padre.
Sulla sedia
del Capo.
Il lieve
sorriso che stava sulle sue labbra era completamente sparito quando l’aveva
guardato con un po’ di attenzione.
Stava in
silenzio, osservandolo sconvolto, aspettando probabilmente una spiegazione, o
delle scuse.
Per quel che
gli riguardava, poteva aspettare in eterno.
Che schifo di
giornata.
Prima Rachel,
poi suo padre…
….
….aveva voglia
di spararsi.
Non passò più
di un minuto, ma gli sembrò un’eternità…
E poi suo
padre cominciò a parlare.
E in quel
momento ebbe la certezza che avrebbe preferito di gran lunga vederlo tacere.
Si
accucciarono cercando di occupare il minimo spazio possibile, a testa china. Un
fragore assordante. Maeve fu la prima ad alzare lo sguardo. Osservò i tetti dei
palazzi vicini, dove uomini e ragazzi giacevano a terra, esanimi.
Era una sporca
assassina…aveva ucciso degli uomini e…
“Non sono
morti.” Fece Rachel con voce assolutamente tranquilla.
“E no, non
leggo nel pensiero.” Continuò, notando l’occhiata stranita della Rossa.
“Soltanto, anche a me è venuta la stessa impressione quando ho visto usare
questo trucchetto, ma per quanto possa sembrare, sono ancora vivi,
soltanto…storditi.”
“ Allora ci
conviene allontanarci…”
“Direi proprio
di sì.”
Erano salve.
Incredibilmente erano riuscite a cavarsela.
“Andiamo…”
Annuì,
seguendo la castana.
Rachel non
aveva nemmeno fatto tre passi, quando sentì Maeve crollare a terra, con un
gemito di dolore.
Si voltò
fulminea.
Vide subito
ciò che era successo.
La ragazza si
teneva la caviglia sinistra. Che era stata colpita da un proiettile.
“
Maledizione…” mormorò a voce non troppo bassa, estraendo la pistola e
guardandosi intorno. Nessuno.
Merda.
Per istinto,
si voltò verso l’entrata del quartiere delle bande importanti.
Il fumo
avvolgeva ancora il posto, impedendo di vedere qualcosa della strada.
Ma riuscì
comunque a distinguere delle ombre stagliarsi a meno di sei metri da lei.
“ Mai dare per
scontato di essere in salvo…”
Dal fumo
emerse lentamente un ragazzo.
Sulla ventina,
probabilmente. Alto, occhi verdi.
“ Spiacente, madamoiselles, ma temo che siate
mie prigioniere…” esordì con tono sarcastico.
Erano in trappola.
Il dolore era forte. Sperò che il proiettile
non fosse rimasto nella ferita.
Improvvisamente, dal fumo spuntò un ragazzo.
Un Ribelle, senza alcun dubbio.
Vide con la coda dell’occhio Rachel che
cercava di tirare fuori la pistola senza farsi notare, con movimenti minimi.
“ No no no…” la fermò il ragazzo scotendo la
testa, mentre uno dei Ribelli la minacciava con un mitra. Non elettrico.
Il ragazzo era furbo, ma anche Rachel lo era.
Sapeva che di lì a poco avrebbe lanciato una
bomba, probabilmente a impulsi sonori. Ma l’avrebbe sprecata, e se voleva
sopravvivere in War quegli affari le sarebbero serviti.
No, non poteva permetterglielo.
Maledizione, che male alla caviglia.
Ehi, e se invece…?
Sì, era una buona soluzione, rischiosa, ma
efficace.
“ Ehi, Rachel…” esordì, facendo trasparire
molto dolore fisico dalla voce. Non dovette nemmeno sforzarsi troppo.
L’altra si voltò, esaminando preoccupata la
ferita.
“ Non ce la faccio più, Rachel…” mormorò
mentre due grosse lacrime le solcavano le guance.
“ Cerca di resistere…” esordì quella,
preoccupata.
“ No, credo proprio che sparerò…”
“ Che mi sparerò…” corresse uno dei Ribelli,
credendosi divertente.
Gli occhi di Maeve si accesero di un bagliore
quasi…sadico.
“ Oh no, intendevo proprio sparerò…”
rispose.
Poi sollevò la pistola, e cominciò a svuotarne
il caricatore. Fu talmente veloce che colse i nemici di sorpresa, anche perché
fino a tre secondi prima sembrava sull’orlo di uno svenimento e dava
l’impressione di non sapere nemmeno cosa fosse, una pistola.
“ Vai!!!” gridò a Rachel.
“ Tornerò Rossa…promesso.” Poi corse via, più
veloce che poteva.
Non aveva più scelta ormai. Non dipendeva più
solo da lei. In qualità di unica testimone di quanto era successo, sapevo che
se l’avessero uccisa, Maeve non sarebbe più uscita di là.
La possibilità di aiutare i civili rimasti
coinvolti era già svanita parecchio prima, visto che di civili non c’era
nemmeno l’ombra.
Ora era svanita anche la possibilità di
catturare almeno uno dei ribelli.
Doveva uscire da War.
E doveva farlo in fretta.
“ Che diavolo hai fatto ai capelli??” chiese
l’uomo, facendo volutamente trasparire disappunto dalla sua voce.
“ E i vestiti???” aggiunse, notando
l’abbigliamento del figlio.
Zach optò per la politica del silenzio e non
proferì parola.
L’uomo sorrise, sprezzante e lievemente
disgustato.
“ Mi fai schifo, Zacharyas. Cosa direbbe tua
madre vedendoti così?”
“…”
“ Non rispondi, eh? Moccioso vigliacco…sai
cosa farebbe??” la sua voce andava in crescendo “ SI RIVOLTEREBBE NELLA TOMBA,
IDIOTA!!!!” finì per urlare.
Ok, niente politica per me.
Non riesco a controllarmi.
“
Ah sì?? Beh, la vuoi sapere tu una cosa, gran figlio di scrofa? I capelli li ho
tagliati, perché il caschetto che mi costringevi a portare è ridicolo e da
checca. I vestiti che ho sono mille volte meglio dei tuoi, anche se costano di
meno e non ci ha lavorato un branco di stilisti idioti. E mia madre mi voleva
bene e mi accettava per quello che sono, non cercava di plasmarmi a suo
piacimento!!!”
“ Ma guardati, Zacharyas!! Guardati,
ascoltati!! Che linguaggio usi, per il cielo?!?!”
“ Che c’è, devo mettermi a parlare in latino?”
chiese, con un sorriso pieno d’ira.
Il padre appoggiò la testa su una mano,
sorreggendola. Sembrava che il peso di quelle scoperte gli gravasse sulle
spalle.
“
Per il cielo…io pensavo che fossi diverso. Pensavo che l’educazione che ti ho
impartito fosse servita a farti diventare una persona rispettabile. E invece
guarda cosa sei diventato. Fec…oh, per il cielo.”
“ Che c’è, paparino adorato? Feccia, volevi
dire, no? Cos’è, un linguaggio troppo rozzo e volgare per un uomo di classe
come te??”
“ Ma cosa ti è successo, Zacharyas? Cosa sei
diventato??”
“ Quello che sono sempre stato, papà, e…”
“Padre.” Lo interruppe l’altro gelidamente.
“Salvaguardiamo almeno il rispetto verso i genitori, per il cielo…”
“ Quello che sono sempre stato, padre, e posso
assicurarti che là fuori ci sono persone che mi apprezzano, per quanto possa
suonarti stupido o sbagliato. Non ho bisogno della tua considerazione.”
L’uomo lo guardò, apertamente disgustato.
Lo stesso sguardo che ha Rachel quando vede un
ragno.
“ Ma chi diavolo sei?? TU NON SEI MIO
FIGLIO!!!”
“ No, hai ragione. Ho smesso di esserlo quasi
sette anni fa, quando me ne sono andato, nel caso non ti fosse chiaro. Anche se
in realtà non lo sono mai stato. Cosa c’è, non lo avevi capito? Il fatto che
avessi messo quasi tutto il Mondo Abitabile tra me e te non era un indizio
sufficiente?”
“ Non prendermi in giro, Zacharyas…”
“ Sennò che fai, mi dai la scomunica?”
“ D’accordo, Zacharyas. Sei libero di
rovinarti la vita quanto ti pare, per quel che mi riguarda. Dopotutto, se non
hai il senno necessario per capire che ora come ora è tutto sbagliato in te, io
non ci posso fare niente. Vengo solo per portarti delle notizie. Speravo che
avresti potuto ripensare alla tua decisione e magari tornare a casa per
aiutarmi a dirigere un certo progetto, ma…” lo squadrò da capo a piedi “ non
credo sia il caso. Ma santo cielo, Zachary, figlio mio, dov’è finita la tua
educazione? Ho fatto un viaggio molto
lungo per venire qui per te e tu ripaghi in questo modo…”
“ Ti sei dimenticato di aggiungere viaggio
completo di tutti i comfort, e davvero sei venuto qui per me? Zacharyas Jendey,
tuo figlio? Perdona lo scetticismo, ma non credo affatto.”
“ Il tuo atteggiamento mi ferisce, Zachary…”
“ No, sarà una pistola a ferirti, se non te ne
vai entro tre secondi. Già il fatto che tu sia venuto qui mi fa venire da
vomitare. Mi ricordo quella volta che ho provato ad entrare nel tuo ufficio.
Più che l’episodio, mi ricordo i ceffoni…”
“ Era una riunione importante e per colpa tua
l’affare è saltato…sai quanto ho dovuto penare per…”
“ Non me ne importa niente.” Sibilò Zach, la
voce vibrante di sentimenti oscuri, gli occhi che parevano neri, da quanto
erano cupi.
Poi, improvvisamente, tornò normale. “Allora,
vuoi dirmi il motivo per cui sei qui, quello vero stavolta se non ti
spiace, così perdiamo meno tempo e siamo felici e contenti tutti e due?”
“ Come ti avevo già accennato, devo darti
delle informazioni, Zachary.” Gli porse una ventiquattrore in pelle nera.
Simile a quella che ho usato poco fa, forse è
un segno del destino, magari sono un uomo d’ufficio… Ma sicuramente questa è di qualità più
elevata. Tipico di mio padre, del resto.
L’uomo,
dal canto suo, osservò il Rolex d’epoca e proferì: “Per il cielo, è tardissimo,
Zacharyas. Temo di dover andare adesso, ma alloggerò in città per un paio di
giorni. Se hai bisogno di…consigli- fece incerto osservandolo per l’ennesima
volta- o ripensi alla nostra chiacchierata e vuoi scusarti…o semplicemente
parlarmi” aggiunse dopo aver visto l’occhiata assassina che il figlio gli
lanciava “ il mio indirizzo è questo.” Concluse, porgendogli un biglietto
bianco a scritte oro, perfettamente squadrato. “ Il numero e l’indirizzo di
casa invece presumo tu le conosca già, in ogni caso ti lascio anche il mio
numero d’ufficio…” fece, porgendogli un altro biglietto, identico al
precedente.
Sempre stato così, suo padre. Abitudinario e
metodicamente noioso.
“Poi si alzò dalla sedia. Bei trofei ha il tuo
capo, comunque, li stavo guardando prima che arrivassi tu”.
Ecco perché era girato contro il muro…
…eppure mi sembra più plausibile che si fosse
girato apposta, giusto per fare più scena.
Sempre così
teatrale, suo padre…
Lo seguì con lo sguardo fino allo stipite della porta.
“Ah” aggiunse quello, voltandosi “ Come
sicuramente saprai una Guerra vera e propria si sta scatenando, Zachary.” Lo
fissò dritto negli occhi.
“ Scegli bene il tuo ruolo, e
soprattutto…Cerca di non stare dalla parte sbagliata.” Detto questo, girò sui
tacchi e se ne andò.
Zach crollò a sedere su una sedia che era
spuntata dal pavimento.
Sospirò.
Sempre così
teatrale…
…e comunque quel soprannome l’ho sempre
odiato.
Camminava
rapida e guardinga, cercando di rendersi invisibile, ma senza esagerare. Doveva
passare inosservata, ma non troppo, altrimenti sarebbe parso sospetto.
Voltò a destra.
Una volta.
Due.
Poi a sinistra.
Le sembrava incredibile. Era riuscita ad
attraversare The Forgotten, ce l’aveva fatta davvero, e quando era a un passo
dalla meta, vedeva tutte le sue speranze andare in fumo.
Sperava solo di andarsene velocemente e viva,
altrimenti anche per Maeve non ci sarebbe stato nulla da fare. Le sarebbe
dispiaciuto…forse si sarebbe quasi…sentita in colpa? Naa, non era ancora
arrivata a quel punto. Ma provava una specie di simpatia per quella ragazza dai
capelli rossi. Forse perché le ricordava tanto lei stessa…prima.
Continuò ad avanzare, imponendosi di restare
calma e controllata…e riuscendoci piuttosto bene. Non un’emozione traspariva
dal suo volto. A guardarla, sarebbe potuta sembrare di marmo: fredda e priva di
espressione.
Ecco, ci siamo: in fondo al viottolo che stava
attraversando si vedeva il bar. Osservò con aria quasi indifferente i graffi
che si era procurata passando per la scorciatoia, una discarica a busiva di
rifiuti tossici con tonnellate di filo spinato malmesso e tagliente. Dannatamente
tagliente.
Si
avvicinava sempre di più alla salvezza.
Procedette all’indietro, controllando la
strada in modo che nessuno le arrivasse alle spalle.
Nessuno.
Quando arrivò al bar, finalmente si voltò e
fece uno scatto per cominciare a correre…doveva assolutamente avvertire la
H.O.P.E.
Qualcosa la fermò.
La canna di un mitra MCZ345, per la
precisione.
Sgranò gli occhi, atterrita.
Non ci credo…non
voglio crederci…
“ Vai da qualche
parte, dolcezza?”
Un’ora prima
Seth chiuse la comunicazione, reclinando il capo sulla
sedia girevole.
Giornata pesante.
Ne aveva vissute parecchie, ultimamente.
Devo mangiare una pizza.
Improvvisamente il suo sguardo cadde su una foto sulla
scrivania. Lui da militare.
Poteva ancora riconoscersi. Non che dovesse fare un grande
sforzo, in ogni caso.
Ricordava perfettamente i bei tempi, quando era ancora un
ragazzo definito da molti carino, a cui piacevano le ragazze, ma come compagne
di scherzi, perché il suo cuore era già occupato…un ragazzo che rideva,
scherzava, e che era convinto che il mondo fosse bello, conservasse ancora
qualcosa di puro…
Un utile idiota.
Come facevo ad essere così ingenuo?…
…è passato davvero tanto tempo. Forse troppo.
Il trillo insistente del videotelefono lo riportò
prepotentemente alla realtà.
Qualcuno aveva bisogno di lui.
…
Chiunque fosse, doveva avere parecchia fretta.
“Sì?”
“Signor Werthdore, cercavo proprio lei…”
Sì, decisamente un’eternità.
“Mi dica…”
Si prospettava una lunga chiacchierata.
Mezz’ora prima
Sheila passava rapidamente accanto alla porta d’entrata
all’area riservata.
Aveva una pila di pratiche da consegnare e girava
praticamente come una trottola dall’inizio della giornata, quindi fu ben lieta
di potersi fermare davanti ad una giovane donna bionda, che aspettava elegante
e composta che qualcuno la facesse passare.
“Mi dica signorina- fece, osservando la pratica in cima
alla pila…a chi andava consegnata? Ah già, a Smithson…- posso aiutarl..?” Si
bloccò quando vide chi le stava di fronte.
“Ah, buongiorno!” sorrise “Era qui anche prima se non
sbaglio, no?”
“Già…” fece la ragazza, sbattendo le lunghe ciglia.
“La faccio entrare…” evitò accuratamente di chiederle cosa
ci facesse là, prima. Non erano affari suoi. La discrezione era molto
apprezzata in quel lavoro, e lei lo sapeva. E per principio non era mai stata
una ragazza troppo curiosa…
…oh, beh, prima o poi gliel’avrebbe detto comunque.
Seth aveva appena finito di parlare al videotelefono.
Chiuse lo schermo e si girò verso la macchinetta del
caffè.
Mia salvatrice… pensò, mentre premeva il tasto
del decaffeinato.
O qualcosa di simile, visto che circa da mezzo millennio
non esisteva più il caffè come tale. In laboratorio era stata ricreata una
sostanza con la maggior somiglianza possibile. Una schifezza, ma quando ti ci
abituavi sembrava persino buona.
Sentì bussare.
Seppe chi era senza nemmeno bisogno di voltarsi.
“Ciao, biondina…”
“Ciao, bel tenebroso…”
Sorrisero entrambi.
“Prego” fece lui, indicandole una sedia.
Lei si mise a sedere, per una volta senza dover fingere di
essere perfetta.
E lui pure.
“E’ stata una giornata pesante, no?”
“ Peggio di te, il che è tutto dire…” si permise di
scherzare.
“Scemo!!” lo riprese lei ridendo. Ma in fondo era
contenta…di solito Seth era sempre così controllato e gentile…non scherzava
spesso, negli ultimi tempi.
Una volta invece…
Ma era inutile perdersi nel passato.
“ Devo farmi una pizza” gli disse seria.
Il volto di Seth si distese in un sorriso ammiccante.
“Margherita?”
**************************************************
Holà, ragazzi!!!!!!!!!!!!!!!!! Come state???
^_____________^
Devo innanzitutto farvi i miei migliori auguri: BUON ANNO
NUOVO, E SPERO CHE SIA PER TUTTI VOI FELICE E MIGLIORE DI TUTTI QUELLI CHE
AVETE PASSATO!!!! Col cuore!!
Beh, passiamo al capitolo….avete capito chi è la
misteriosa ragazza con Seth? Io sì!!!! :DDDDDDDDDD Ok, lo so, sono andata,
aspettate un attimino e poi mi consegno spontaneamente alla neuro!! ‘^_^
Spero vi piaccia, mi auguro che non risultino pesanti
alcune parti (come la descrizione della nuova energia elettrica, per
intenderci) ma le reputavo necessarie per spiegare bene l’idea che è venuta a
Chele!!! (Come mi hai chiamato…? NdRachel)
Ah ehm...
Allora, comunque…(Me che cerca di sviare il discorso)
:DDDD
A me il pezzo iniziale non convinceva molto, ma mi serve
assolutamente perché sennò mi si blocca la storia…mah…voi che ne pensate?
Mucchilla? L_Fy?
E anche chi legge, se piace ma anche se proprio fa
schifo-non la sopporta-pensa che sia un’idiozia-crede che farei meglio a
ritirarmi, potrebbe lasciarmi un commentinoinoinoino?? Non mi offendo!!! Ma
posso assicurare che per uno scrittore i commenti sono importantissimi, per
migliorarsi e per sapere anche cosa pensa la gente di quello che crei!!
Beh, fatemi sapere!!
E ora i ringraziamenti:
L_Fy: Mi fa piacere che sei curiosa, vuol dire che ti
interessa! ^____________^ Beh, ti dico solo, continua a leggere :DDD non
anticipo niente, sono belle le sorprese, dai…:DD
E tu, in ogni caso, devi continuare il sequel di The
Runners, altrimenti ti butto in The Forgotten!!!! >_________<
Ocio!! (ß---
Accidenti ai dialetti ‘^_^)
Eh eh, dai che scherzo(forse…:DDD) però aspetto con
impazienza!!
Anche a me piace molto Seth, mi piacciono i
misteriosi&affascinanti *ç* come un po’ Lex di Smallville :DD Ma Seth è
Seth!! :DD
Beh, Zach è un “idiota”, in senso buono…di quelli che ci
provano con tutte e hanno sempre la battuta pronta…sarà che mi ricorda un mio amico,
ma io lo adoro ^_^
Beh, aggiorna presto e continua a seguirmi!!!
Un bacione!!
Mucchilla_Cinghillo: Ehilà!! Di niente per la recensioni,
te ne meriti tante, sei brava!! Beh, sono dell’idea che una critica fa piacere
come un complimento( ok no, forse di più il complimento ‘^_^) ma aiutano a
crescere e migliorarsi, no? ^_^
Anch’io sono contenta di aver abolito(almeno in parte)
quei piccoli “difetti” di narrazione che magari rendevano l’insieme più pesante
e meno scorrevole da leggere. Grazie per avermelo fatto notare! ^-^ Wow, Zach
piace a quanto vedo!! Non ditelo troppo in giro, che si monta la testa!! ( Io
piaccio? A delle ragazze? A chi a chi? Presentamele dai!! NdZach. Oh ma che bel
biglietto, chissà di chi è il numero…oh, sembra del padre di qualcuno…
NdGinevra. Ah-ehm….ragazze aiuto!! ç.ç NdZach. E smettila!! NdGinevra)
Maeve saluta e ringrazia, e dice che se riesce ad uscire
viva da War passa a salutare! ^_^
Rachel invece se l’è un po’ presa perché nessuno le ha
fatto i complimenti…chi glielo spiega che se non cambia carattere si farà terra
bruciata intorno?? (No, se non la smetti tu si farà terra bruciata attorno a te,
perché ti metto al rogo!! NdRachel) Come volevasi dimostrare…
Vabbè, ti saluto, e aggiorna presto Zero Assoluto o vale
anche per te la minaccia di L-Fy….muahahahahhahahahah…ahi! (Le arriva una
scarpa in testa da qualcuno non identificato. Ehi! NdRagazzaMisteriosa. Ops!!
Volevo dire: Le arriva una scarpa in testa dalla Ragazza Misteriosa di fine
capitolo ^_^ NdGinevra).
Ok basta, dovete perdonarmi ma io e una mia amica un po’
di tempo fa avevamo scritto una breve storia(3 capitoli, o giù di lì) e alla
fine di ogni capitolo facevamo dialogare i personaggi…dev’essermi rimasta
l’abitudine :DDD
Beh, ora vi lascio…
Una sola cosa: sicuramente avrete sentito
della tragedia in Tailandia, no? Beh, penso che queste cose debbano farci
riflettere su quello che abbiamo, che è davvero tanto. Felicità non è avere ciò
che si desidera, ma desiderare ciò che si ha, come diceva Oscar Wilde. Spero
davvero che non abbiate parenti o conoscenti in vacanza là.
Beh, ora vi saluto davvero:
Ciao a tutti, un bacione!!!
Ginevra