Vi
è
mai capitato di uscire con una persona e non conoscere il suo nome?
Bene, a me è capitato e questa è la mia folle
storia
Tutto
iniziò grazie a una serie di
“s”fortunati eventi, quel giorno dopo aver perso
due autobus e scordato a casa il cellulare, sono arrivata seppur in
ritardo ad
un seminario tenuto nella mia facoltà. I miei amici erano
tutti nelle prime
file ed io non potendo raggiungerli decisi di sedermi in un posto
libero
accanto ad un ragazzo dai capelli castani molte file più
indietro. Mi rivolse
la parola per primo chiedendomi delle informazioni ed io mentre gli
parlavo
notai che aveva gli occhi verdi, dettaglio più che superfluo
ad un seminario di
Arte nel post guerra, ma che mi distolse proprio mentre mi accennava al
suo
nome. Era molto simpatico (oltre ad essere carino) e non ci eravamo mai
parlati
prima perché non frequentavamo gli stessi corsi, fu destino o forse fortuna
ma ci trovammo
subito in sintonia, chiacchierando per tutta la durata del seminario.
Da
quel
giorno iniziammo ad incontrarci sempre più spesso per i
corridoi della facoltà,
fino a che un giorno il ragazzo non mi chiese di uscire, avvenne
all’incirca
così:
-“ehi,
ciao! Non facciamo che incontrarci per ora!” –
disse lui
-“
sarà
un segno del destino!” –ridevo io stringendo i
libri di storia tra le braccia.
-“questo
pomeriggio vorrei farmi un giro in centro, ti va di venire con
me?”- mi chiede
lui sorridendomi
-“Perché
no, non ho nulla da fare questo pomeriggio” – gli
risposi io.
-“Dove
abiti? Ti passo a prendere”-
Io
abbastanza imbarazzata dal fatto di non ricordarmi nemmeno il suo nome
scuoto
il capo dicendogli che sarei venuta da sola al luogo
dell’appuntamento, e che
ci saremmo visti direttamente li.
Senza
nemmeno avere il suo numero di telefono mi fidai solo della sua parola,
rimanendo nel corridoio con in mente il luogo e un orario di un
appuntamento
con una persona di cui non conoscevo nemmeno il nome.
Arrivata
l’ora dell’appuntamento quel pomeriggio uscii di
casa per andare davanti al
locale in cui ci saremmo dovuti vedere, e non appena svoltai
l’angolo lo vidi,
era li che mi aspettava eppure io ero in anticipo di ben 20 minuti!
-“ehi”
–
mi venne incontro abbracciandomi, io mi limitai a sorridere e a
rivolgergli un
timido “ciao” –
-“ma
l’appuntamento
non era alle 18?” – gli chiesi io iniziando ad
incamminarmi, -“si, sono
arrivato un po’ in anticipo e a quanto pare non sono il
solo” – mi sorrise
sghembo.
Passammo
tutto il pomeriggio insieme, mai che incontrasse una persona o un amico
che lo
chiamasse per nome, io in tutti i modi tentavo di farglielo dire senza
farmi
accorgere di non saperlo, facendo cadere nello scherzo il fatto di
chiamarlo “
bel ragazzo in camicia”; lui mi chiamava con il mio nome o di
tanto in tanto “Biondina”
ma ormai a quel nomignolo ci ero abituata. Dopo la fine della serata mi
chiese di
poterci rivedere, io annuii contenta, in fondo pur non sapendo il suo
nome mi
ero divertita, gli diedi il mio numero e lui promise di chiamarmi,
promessa che
mantenne dopo appena due giorni, quando mi chiamò per
fissare un altro
appuntamento. In quei due giorni con nonchalance andai in giro per
mezza
università chiedendo a chiunque conoscessi se sapeva il nome
di questo ragazzo
descrivendolo meglio della polizia di Scotland Yard!
Niente.
Nessuno lo conosceva.
Al termine del secondo
appuntamento la storia
è la stessa, lui chiede di potermi rivedere ed io non ho
nulla in contrario, se
non fosse per la curiosità di conoscere il nome del ragazzo
di cui mi sto
innamorando!
-“sai
mi piace proprio uscire con te, mi trovo bene” – mi
confessa accompagnandomi
sulla strada di casa.
-“anche
per me è lo stesso … se non fosse
che…” – dico timidamente abbassando lo
sguardo sul marciapiede
Lui
mi
guarda curioso di sapere cos’altro dirò
–“che?”- mi esortò
-“
mi
sento a disagio perché…” –
alzo lo sguardo e noto nei suoi occhi verdi un
barlume di preoccupazione che mi fa arrossire ancora di più.
-“perché
NON CONOSCO IL TUO NOME, CAVOLO!” –Sbotto io
lui
mi
guarda serio poco prima di scoppiare a ridere.
-“tutto
qui?” – riesce a dire tra le risate,
-“allora?”
– chiedo io ansiosa di scoprire il suo nome
-“allora
niente, buona notte” –
Mi
da
un bacio sulla guancia voltandosi dalla parte opposta ridendo va via,
lasciandomi sbigottita sul ciglio della strada.
Quella
sera mi arrivò un messaggino da parte di SENZANOME, (
così l’avevo memorizzato)
diceva:
“buonanotte
biondina…
Comunque
sei una frana, era Gabriele ;)”
The
End
A.A.
Ok
forse non fa ridere questa, comunque fa
parte delle bizzarrie che mi sono capitate, ed è una storia
VERISSIMA .
Grazie
per aver letto!
Smack
:*