Videogiochi > Zelda
Segui la storia  |       
Autore: Zelda_Shooter    24/06/2014    6 recensioni
[Storia di nuovo in corso]
«Una principessa Zelda…che viene dalla Terra?»
Immaginate di poter finalmente vivere nel mondo del vostro film/fumetto/videogioco preferito, o di andare e venirci quando vi pare. Tutti lo abbiamo sognato almeno una volta, no? Ma vi siete davvero chiesti quanto effettivamente siete pronti a rischiare?
Quindi cosa succederebbe se un’umana come me scoprisse di possedere la Triforza della Saggezza e di essere la prossima al trono del mondo di Hyrule, sempre in bilico tra Luce e Oscurità?
Godetevi la storia di Daisy, una principessa Zelda fuori dal comune, in una storia che mescola tutti gli elementi e i personaggi de The Legend of Zelda!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ganondorf, Link, Princess Zelda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
6
«Fuggi. Vattene.» odo una voce. Sembra lontana, ne riesco a sentire l’eco. Come se stesse urlano in un tunnel.
«Chi sei? Che vuoi da me?» domando, guardandomi intorno spaesata.
Si può sapere dove cavolo sono finita? È un posto strano, per certi versi macabro. C’è una fitta nebbia che sfuma dal nero al viola, mentre il pavimento è color ghiaccio.
Stona un po’ con la nebbia, non credete? ... Non sono queste le cose di cui dovrei preoccuparmi.
Cammino in avanti, accumulo velocità  fino ad arrivare a correre disperatamente.
«Stammi lontana!» urla la voce.
«Voglio sapere chi sei!» strillo con tutto il fiato che ho in gola e con l’affanno, dato che sto continuando a correre.
«Morta.» dice d’un  tratto la voce, in modo secco e freddo.
«Eh?!» espiro scioccata.
«Il destino non va sempre scoperto. Ci sono cose di cui non si deve conoscere l’esistenza. Sei sicura di voler vedere il tuo destino?» mi fa la voce. Sembra che sia più vicina.
«Io...s-sì.» rispondo incerta.
Arriva una folata di vento così ghiacciato e pungente da farmi provare dolore, poi la nebbia vola via, scomparendo.
Riapro gli occhi, ma è come se vedessi tutto appannato. Non riesco a mettere bene a fuoco.
Qualche istante dopo, ho una visione agghiacciante. Un cadavere. Un cadavere cosparso di sangue, distrutto e mutilato. Sopra di lui, una figura nera, curva, che piange. Non si distingue l’identità. Però i miei occhi stanno focalizzando sempre di più l’immagine del cadav...
Il cadavere...sono io.

«No, no!» urlo dallo shock, pochi secondi prima di realizzare che era stato solo un breve e confuso incubo. Mi stropiccio gli occhi, mi stiracchio e ringhio: «Diamine!»
Inspiro ed espiro, per poi guardare fuori dalla finestra e rendermi conto che fra un’ora dovrei  essere a scuola per l’ultimo giorno alle scuole medie.
All’inizio ho detto che non mi sentivo una tredicenne. Ed è vero. Per me stare in quella scuola è un’offesa alle mie capacità. Non faccio un errore nei compiti in classe, i miei voti sono perfetti e sono l’invidia dei miei compagni di classe. E forse, dopo il discorso di mia madre di ieri, ora capisco il perché. In teoria, io esisto da vent’anni. Ed è anche per questo che non mi trovo bene coi miei compagni. Non sono al mio livello cerebrale. Ora, non voglio sembrare presuntuosa, ma è così che mi sento. Mi sento incompresa. E non si tratta solo di un semplice e comune sintomo dell’imminente adolescenza, io mi sento davvero profondamente sola.
Ma, grazie ad Hyrule, tutti i miei interrogativi si stanno snodando da soli. Ora finalmente diventa tutto più chiaro. Sono più sicura, è come se mi sentissi finalmente completa. È ovvio che mi sentissi vuota: non sapevo dell’esistenza dell’altra metà di me stessa.
Ora mi chiedo: come faranno l’Hylian e l’umana che è in me a convivere? Certo, lo hanno fatto sino ad ora. Ma adesso è diverso: sto cambiando. Ogni tanto, sento le orecchie doloranti, i muscoli tirare e il seno ingrandirsi. Il mio corpo deve aver iniziato a trasformarsi dopo il primo impatto con l’aria di Hyrule. Spero solo che non diventi troppo evidente sulla Terra, o potrei sembrare un mostro agli occhi dei terrestri.
In ogni caso, ora arriva la parte difficile: devo andare a scuola, comportarmi come sempre e dimenticarmi per un attimo dell’incredibile giornata di ieri che ha segnato in modo più che drastico la mia vita. Facile a dirsi, difficile a farsi. Come un po’ tutte le cose, del resto.
Fatto sta, che dopo essermi lavata, pettinata e vestita, ora sono per strada avviandomi verso il posto peggiore per qualsiasi essere umano. La scuola, diamine.
C’è un’aria di euforia oggi, sono tutti più allegri. Tranne le terze, ovviamente, che fra poco dovranno sostenere un lungo periodo di esami. Tsk, sciocchezze. Sarà una cretinata al quadrato, e di questo sono talmente sicura da giocarmi un arto. Gli esami sono l’ultimo dei miei problemi, anzi non rientrano nemmeno nella lista.
«Hey Daisy.» mi sento salutare. È Marcelle.
Vado d’accordo con Marcelle perché è l’unica che ha le mie stesse passioni ed interessi. Indovinate di cosa sto parlando? Videogames, naturalmente. Era difficile da indovinare, lo so.
«Heylà.» ricambio il saluto.
«Come invidio le altre classi: niente esami e dritti verso le vacanze estive. Depressione portami via.» cerca di attaccare bottone lei. Ridacchio per farle capire che ho afferrato il messaggio, ma non rispondo.
Mi sono detta che non ci devo pensare! Perché ci sto pensando?! Non c’è un perché, è normale! Ma devo autocontrollarmi. Per il bene della mia sanità mentale, devo farlo.
Le ore passano lentamente. Siamo alla penultima ora, la professoressa di italiano è in classe e continua ad interrogare. Diamine, anche oggi prof? Seriamente?!
La mia compagna di banco, Terrie, mi sta fissando da un po’. Deve aver notato la mia impazienza.
«Terra chiama Daisy.» mi fa.
«In teoria, non è la Terra a chiamarmi.»  dico, senza pensare alla grandissima cazzata che ho appena sparato.
Ma sono idiota?! Risposta: sì, diamine, sono una completa idiota.
Okay, la sua reazione sarà stata sicuramente: “Mh, una delle sue classiche risposte senza senso.” Ed è così, ai loro occhi non ha senso. Ma non posso assolutamente permettermi di far intendere la minima cosa!
Mi vengono in mente le parole di Zelda:  «Una sola è la cosa che però devi ricordare più di tutte le altre: di questa tua seconda vita, non dovrà mai saperne NIENTE NESSUNO. Pena: la morte
Queste parole bastano a farmi gelare il sangue e a tenere la bocca chiusa.
«La noia mi sta divorando gli organi interni.» si lamenta Terrie.
«Di brutto.» ribatto io.
Poi sento qualcosa colpirmi la nuca, e trovo incastrato fra i miei capelli un biglietto di Marcelle,  nel banco dietro il mio, che recita: “Perché ti fissano tutti?”
Mi giro e noto che effettivamente parecchi individui mi stanno guardando. Faccio la mia faccia: “E tu, che hai da guardare?!”, ma mi rendo conto che non è me che guardano. È la mia man...OH PORCA MISERIA.
Scintilla! Scintilla come Edward Cullen! La mia mano sinistra sta...
Realizzo.
La Triforza. Sta venendo fuori.
La Triforza appare sempre sul dorso della mano sinistra di chi la possiede. I tre triangoli iniziano a illuminarsi sulla pelle, e il triangolo del pezzo di Triforza posseduto brilla più degli altri.
Ecco, vorrei nasconderla, ma la sfortuna vuole che io sia mancina e che quindi per scarabocchiare o semplicemente tenere qualcosa, ho bisogno esattamente della mano sinistra. Che faccio ora?!
Idea. Idea stupida, ma pur sempre idea.
«Un fazzoletto!» urlo a Terrie.
«Eh?» chiede confusa lei.
«Sbrigati!» le ordino non esattamente in modo garbato.
Lei me lo porge subito, anche se non capisce la mia fretta.
Rimane parecchio sbigottita quando vede che lo apro, lo accartoccio e mi alzo per andarlo a buttare ancora intatto, con la mano sinistra in tasca.
Poi, mentre torno apposto, simulo un piccolo incidente: tolgo la mano dalla tasca e mentre sto per sedermi la sbatto violentemente contro lo spigolo del banco, per poi urlare di conseguenza e attirare l’attenzione della professoressa.
«Shooter!» grida la prof.
«Prof, scusi! Ho sbattuto la mano sul banco distrattamente, non è che potrei andare in bagno a metterci un po’ d’acqua fredda?» mi giustifico.
«Vai...» mi permette la prof. Credo che abbia inteso che sia stato un incidente un po’...”forzato”.
Corro in bagno, tiro fuori la mano e la fisso incredula.
I tre triangoli ora sono belli distinti. Il mio, quello in basso a sinistra, luccica molto di più degli altri due. Quello in alto, di Ganodorf, è lì fermo, ma è quello di Link che coglie la mia attenzione. Il suo triangolo lampeggia. Compare e scompare circa una volta al secondo. Che vuol dire? Che io possa in qualche modo “monitorare” le condizioni degli altri due possessori? Che vuol dire il lampeggiamento?
Ora non ho tempo però per queste domande: devo farla sparire e al più presto, non posso restare troppo in bagno o mi verranno a cercare e la vedranno.
«Pena: la morte.» mi assilla la voce di Zelda.
Purtroppo stavolta il tempo è contro di me.
Terrie spalanca la porta del bagno, chiedendomi subito: «Cos’è successo?!»
«Ehm, io ho... sbattuto la mano sullo spigolo del banco! Ah ah ah.» balbetto nervosissima. Nascondo con riflessi prontissimi la mano dietro la schiena.
«Io intendo: cos’è successo veramente?» precisa.
Io e Terrie siamo state compagne di banco per tutti i tre anni di scuola media. Conosce i miei atteggiamenti, il mio modo d’agire e di pensare. Ovviamente, anche io conosco i suoi e so che ha capito che c’è sotto qualcosa.
Okay. Terrie 1 – Daisy 0.
«E va bene. Ti dico tutto.» rispondo apparentemente arresa.
Idiota, idiota, idiota! Ed ora?
«Ti ascolto, baby.» mi risponde lei, appoggiandosi al muro.
«Io...mi...» inizio, senza sapere dove andrò a parare. Dannazione!
«Tu ti...?» ripete.
E va bene, mi hai costretta tu. Odio usare questa tattica, ma sinceramente non vedo in che modo la situazione possa peggiorare. In verità non dovrei dirlo, perché quando lo fanno nei film, dopo succede effettivamente qualcosa di peggiore; ma è una frase figa. Credo.
«Formaggio.» affermo decisa.
«Eh? Non ho capito bene.» mi fa lei confusa.
«Carota.» continuo io, ferma.
«Daisy...» sospira annoiata.
«PIZZA!» urlo io.
«Hai fame, per caso?!» mi domanda innervosita.
«Forse un po’, già. Non è che mi prenderesti qualcosa al distributore? Tieni, cinquanta centesimi. Se ci sono, prendi le patatine.» le rispondo come se non fosse successo nulla.
Nel caso non si fosse capito, la mia stupidissima, idiotissima, cretinissima tattica era quella di dire cose a caso finché non fossi riuscita a far cambiare direzione al nostro discorso. Quante volte ha funzionato finora questa tattica? Zero. Però sembra che stavolta me la stia riuscendo a spuntare.
Nel caso non si fosse capito neanche questo, quando sono nervosa, come già detto, perdo il controllo delle mie facoltà mentali.
«Non cambiare discorso.» mi colpisce in pieno lei. Bang! Colpita e affondata.
«Terrie io...non ho studiato. E ho paura che la prof mi interroghi. Quindi ho simulato questo “incidente” per svignarmela. È tutto.»
Hah! Genialata dell’ultimo secondo! Vai così, Daisy! Daisy 1 – Terrie 1. È un pareggio. Come ho fatto a non pensarci prima?
«Non è vero.» mi risponde lei.
Eh?! Che....COSA?! Come ha fatto a...?
«TU non puoi NON aver studiato.» ribatte, calcano “tu” e “non”.
«Beh, stavolta IO NON l’ho fatto.» contrattacco.
«Per...perché?!» chiede.
«Oh andiamo! È l’ultimo giorno di scuola, non credevo che quella babbea interrogasse ancora. Ieri me la sono presa libera, per la prima volta nella mia vita. Capisci?»
Forse il mio discorso iniziava a quadrarle un po’.
Il problema ora era che la mano iniziava anche ad  emettere un lieve suono. Come se stesse caricando energia.
«Vattene.» le ordino.
«Ehi!» urla un po’ indispettita.
«Devo vomitare, vattene!» strillo.
Poi mi precipito in bagno, la mano ora quasi mi acceca. Serro la porta e sento i passi di Terrie che se ne sta andando.
Mi sento per un attimo in pace, per poi fissare la mano ed emettere un fortissimo: «Kyaaah!» di stupore.
La mia mano potrebbe essere usata come palla stroboscopica in una discoteca di cento metri quadrati. È diventata letteralmente un faro. Sento un bidello da fuori che sta venendo a controllare.
Non può essere! Perché Zelda non mi aveva detto di quest’evenienza? Perché non mi ha detto che la Triforza avrebbe potuto combinare questo casino mentre ero sulla Terra?
Sento lacrime fredde scorrermi sulle guance: sono nel panico e senza via d’uscita da questa situazione. Mi ritorna in mente per un attimo il cadavere visto in sogno, e le solite parole di Zelda: «Pena: la morte. Pena: la morte. Pena: la morte
Basta, basta! Qualcuno mi a...aiuto!
Qualcuno mi ha tappato la bocca. Chi?! Da dove è sbucato?! Mi tiene bloccata a sé e mi sta stringendo per non farmi né muovere né parlare. Dopodiché, vengo trascinata all’indietro, come se le pareti del bagno non esistessero più.
All’improvviso è come se mi trovassi nello spazio, non sento più nessun rumore, né riesco a vedere nulla. Mi sento leggera, come fossi un fantasma.
Devo essere morta. Il segreto stava per essere svelato e loro mi hanno uccisa. Ora vagherò in questo buio per sem...
La camera da letto del castello di Hyrule si materializza davanti ai miei occhi.
«Sei qui da appena un giorno e già mi causi problemi.» sento una voce, piena di rabbia.
Dev’essere il mio rapitore...o meglio dire il mio salvatore.
Eppure l’ho già sentita questa voce profonda.
Sento la porta  sbattere violentemente alle mie spalle, tanto forte da farmi girare di scatto e notare appena appena la punta del suo cappello.
Link mi ha salvata.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Zelda / Vai alla pagina dell'autore: Zelda_Shooter