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Autore: LoveEverlack    24/06/2014    2 recensioni
NON CI SONO SHADOWHUNTER, SOLO PERSONE CHE VIVONO VITE NORMALI.
Clary si è appena trasferita dal cugino Magnus e iniziando a frequentare la nuova scuola scoprirà l'amore, persone del suo passato e suo padre, di cui sua madre non ha mai parlato entrerà nella sua vita con il fratello.
[.....]
-Mi chiamo Clarissa Fray, ho sedici anni, mi sono trasferita qui con mia madre e viviamo da mio cugino finchè non troviamo un appartamento-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti. 
Finalmente ho aggiornato, mi dispiace per il ritardo ma non sonbo riuscita a farlo prima. 
Come sempre voglio ringraziare tutti coloro che seguono questa storia e spero che il capitolo, dedicato a Clary e a Valentine, con l'aggiunta di strane storie che nemmeno io so come ho fatto ad inventarle, vediamo il loro rapporto farsi più stretto in qualche modo e li vediamo parlare del passato suo e di Jocelyn. 
Per farmi perdonare ho allungato il capitolo, nonostante forse non sia tanto importante. 





Quella mattina Clary aveva salutato Jace durante le due ore libere di Maryse e con un permesso si era diretta in palestra per allenarsi, o meglio, per colpire qualsiasi cosa le capitasse a tiro. 
Aveva colpito dei manichini con uno spadino da scherma che aveva abbandonato dopo essersi colpita per tre volte consecutive sul viso, tipo cartoni animati con il rastrello nella fattoria. 
Successivamente era stato il turno dei sacchi da Box, che dopo qualche colpo aveva lasciato, non riuscendo a colpirlo forte come avrebbe voluto e rischiando solo di farsi male.
Si era accasciata al suolo, la testa poggiata sulle gambe e una serie di lacrime che non smettevano di uscire. 
Le aveva mentito, Jocelyn non le aveva rivelato nulla per tutto quel tempo.
Gli oggetti che aveva usato erano sparsi per l’enorme sala, uno per ogni angolo, con la sua firma da giocatrice inesperta nei buchi fatti al manichino con l’arco o nei guantoni che non aveva allacciato. 
Stupida, si disse. 
Non aveva capito che la madre le stava mentendo o che le visite di Jonathan e Valentine non erano mai semplicemente casuali, così che l’affetto che sentiva legarla al ragazzo.
-Sai, se continui così di sicuro migliorerai cuginetta.- Clary rialzò lo sguardo, mentre Magnus scavalcava uno degli ostacoli e la raggiungeva silenzioso, sedendosi vicino a lei. 
Era da tempo che non parlavano, avevano sempre avuto uno stretto rapporto, ma pian piano si era affievolito e nonostante sapessero tutto l’uno dell’altro, Clary non ne era venuta a conoscenza per mano di Magnus.
-Ciao, Mag.- il cugino sbuffò, ridendo per quel soprannome che Clary gli aveva affibbiato.
-Sai, invece di stare qui a crogiolarci senza nemmeno esporci al sole... che dici di rompere qualcosa?- Clary lo guardò confusa, sapendo e sperando che Magnus non intendesse rompere oggetti scolastici.
Lui la guardò sorridendo, giocando con i capelli rossi della cugina sapendo che l’avrebbe calmata un po’.
-In soffitta ho tanti oggetti da buttare, potresti farci un salto con i tuoi amici e divertirvi un po’.- soffiò. 
Da quando Clary era partita, Magnus si era sentito di nuovo solo in quella casa e aveva pensato di cercare qualcosa in soffitta per rallegrarsi ai vecchi ricordi, che però avevano avuto anche l’effetto contrario. 
Non aveva certo pensato di trovare i vecchi vasi che aveva fatto ad un corso di bricolage con la zia Tatiana, o i primi vestiti che aveva creato con la zia Violet, una stilista di L.A.
-Oppure, se non vuoi distruggermi casa, puoi sempre affrontare Valentine nel suo ufficio. Sai che bellezza!- Clary pensò alla seconda opzione che gli sembrava anche quella più ragionevole, eppure affrontare suo padre, che non sembrava avere tante più colpe della madre, le sembrava incredibilmente difficile.
-Oh andiamo ClareClare, ora che ho una scusa per visitare quell’edificio! Non puoi impedirmelo così!- 

Clary non aveva mai visto l’ufficio di suo padre, situato negli ultimi tre piani del palazzo e da cui si intravedevano attraverso le porte a vetri i lavoratori che scribacchiavano tra fogli e computer.
La porta più grande non era fatta in vetro, doveva essere quella di Valentine e la segretaria bionda che al tavolo si smaltava le unghie di rosso, portava anche una scritta sul taschino: Segretaria Personale di Mr. V.M.
Clary si avvicinò alla scrivania, facendo spaventare la ragazza che richiuse in fretta la piccola boccettina. 
Strinse la mano di Magnus, mentre respirando lentamente guardava tutta la stanza per trovarne il coraggio.
-Sono... Clarissa, vorrei vedere Valentine.- la segretaria la guardò con un sopracciglio alzato.
-Ha un appuntamento?- Clary scosse la testa. 
-No, ma ti prego è importante. Ci faresti questo favore, entrerà solo lei.- la ragazza guardò Magnus, o meglio, scrutò il ragazzo senza discrezione, osservando ogni capo di abbigliamento che aveva deciso di indossare.
-D’accordo, solo perché il tuo amico qui indossa abiti firmati. Hai cinque minuti, se il capo non ti caccia prima.- Le aprì la porta, avvertendo Valentine di avere una visita improvvisa e la richiuse in fretta dietro la ragazza, per evitare qualsiasi risposta del padrone verso di lei.  Successivamente guardò Magnus.
-Sai, mi stai simpatico. Ci prendiamo un caffè? Io sono Camille, comunque.- si presentò lei, prendendo la borsa e affrettandosi a raggiungere l’uscita per prendere dei minuti di pausa.
-Io Magnus, invece.- Camille sorrise, salutando anche altri lavoratori e parlando al contempo con Magnus. 
-Mi stai simpatico, sai? Credo che diventeremo grandi amici, io e te.-

Clary entrò nell’ufficio di suo padre cercando di fare più piano possibile, richiuse la porta alle sue spalle e si guardò intorno, cercando di assimilare tutto ciò che poteva contenere quella stanza. 
Un tavolino di vetro, circondato da due divani bianchi in una stanza accanto che, nonostante non fosse separata tramite una porta, sembrava un mondo a parte. Una macchinetta per il caffè praticamente nuova, vari quadri che riempivano le pareti sopra i divani e... una TV a schermo piatto?
Nel vero ufficio invece, l’arredamento era piuttosto sobrio: la scrivania con due sedie e Valentine, che la guardava trattenendo una risata, in attesa che si decidesse a muovere un passo. 
-Ciao, Clary.- la ragazza era ancora vicino la porta, la mano sulla maniglia, indecisa se aprirla e scappare via o rimanere ed affrontare suo padre. Non si capacitava di essersi fatta convincere da Magnus ad effettuare quella stramba idea del cugino e vedere suo padre, forse era più facile parlare con Jonathan.
-Buongiorno signor… ehm… insomma, papà?- Valentine distese le labbra in un piccolo sorriso che cercò di nascondere, mentre indicava a Clary la seconda sedia in cui poteva sedersi.
-Chiamami come vuoi, ma se preferisci possiamo andare sul divano. Preparo due caffè, anche se non amo molto quelli che vengono dalla macchinetta.- lo disse a bassa voce, come se qualcuno in quella stanza avrebbe potuto altrimenti sentire quella loro conversazione. 
-Oh, non preoccuparti. Spero di non disturbare, lavoravi?- si morse il labbro sedendosi sulla sedia.
Valentine rimise in fretta le varie carte sparse sulla scrivania in un cassetto, probabilmente mischiandole tutte.
-No,- rise, sistemandosi più comodamente e avvicinando un vassoio di dolci -questi però sono buoni.-
Clary annuì, prendendone uno e mangiandolo mentre il suo cervello, che stava lavorando da quando era entrata in quella stanza, cercava un idea per farla parlare con suo padre.
La prima frase che le uscì riguardò i dolci, non era nemmeno programmata ma le uscì talmente spontanea da non riuscire a fermarla e sembrò che persino Valentine l’avesse apprezzata. -Sono fantastici!- 
Valentine annuì, indicandole un altro pasticcino che se ne stava isolato dagli altri. Era l’unico rimasto di quel tipo, mentre gli altri uguali erano diversificati anche per il ripieno all’interno. 
-Questo è il mio preferito, assaggialo credo ti piacerà.- Clary scosse la testa.
-È l’ultimo rimasto, non posso prenderlo.- afferrò invece uno dei pasticcini più frequenti, masticandolo e facendo finta che le piacesse, nonostante avesse voglia di gettarlo nel gestino. 
-Non ti piace, eh? Li odio anch’io, non so perché Camille li compri.- scosse la testa, prendendo il dolce che le aveva detto con un tovagliolo e allungandoglielo nuovamente. 
-Mi farebbe piacere se lo assaggiassi. Che dici, detto così va meglio?- rise, contagiando Clary che alla fine prese il pasticcino senza provare a ribattere. Sembrava che Valentine fosse nuovamente contento. 
Gustò il dolce, notando come gli ingredienti si miscelavano tra loro senza però prevalere l’uno sull’altro, della dolcezza della crema e la morbidezza della pasta che sembrava sciogliersi in bocca.
Valentine rise. -Ti avevo detto che ti sarebbe piaciuto, anche se… a Jonathan non piacciono particolarmente.- 
Clary sgranò gli occhi, con ancora in bocca il gusto di quella pasta, che nonostante fosse finita non accennava a volersene andare dalla sua mente. La sensazione che le aveva lasciato… era stata talmente… perfetta. 
-No, preferisce quelli all’angolo. Quello che stavi per sputare, tanto per intenderci.- rise. 
-Uh, anche mamma li preferisce a dirla tutta.- suo padre annuì, guardando altrove come trasognato.
-Lo so, è così che ha accettato di sposarmi a dire il vero.- le rispose, guardando e cogliendone molti elementi che le ricordavano Jocelyn da giovane, nonostante altri fossero solamente suoi. 
Un po’ come Jonathan, che poteva assomigliare a lui ma per altri versi era la copia di Jocelyn. 
-Con un dolce, davvero?- il primo momento di paura sembrava ormai passato, Clary si ritrovò a voler parlare con suo padre e il comportamento di lui sembrava aiutarla soltanto nel lavoro. Annuì.
-Non era solo il dolce. Ho viaggiato in macchina per un giorno, portandola ad un piccolo motel sul mare che aveva visto un anno prima. Lo avevo e gli avevo chiesto di prepararmi dei dolci e avevo consegnato loro l’anello perché doveva essere tutta una sorpresa. Solo che… ecco, loro pensavano di dover mettere l’anello in quel dolce e tua madre ha rischiato di soffocare. Non sai che paura ho avuto quel giorno, ho giurato che non avrei mai più fatto preparare dolci per un evento ma li avrei comprati in pasticceria. Jocelyn non aveva capito nulla e quei tizi non parlavano nemmeno bene, tanto che alla fine mi ha picchiato senza motivo.- rise ancora, coprendosi il viso con la mano e scuotendo la testa, lasciandosi andare ai ricordi. 
Clary non riusciva ad immaginarli, come due giovani in riva al mare o con una richiesta piena di imprevisti come in quel caso con i suoi genitori. Pensare alla madre, che nonostante la disavventura, aveva alla fine accettato quando altre non l’avrebbero fatto. O a Valentine, che aveva guidato per una giornata o forse di più solo per poterla portare nel luogo che aveva visto e chiederle di sposarlo. 
Sentì gli occhi inumidirsi, e le lacrime cadere senza nemmeno accorgersene.
-Beh… devo dire che è stato tutto… Avanti!- Camille entrò nella stanza, sorridendo ai due. 
-Mi scusi, è arrivato il suo cliente. E signorina, i cinque minuti sono passati. Mi spiace ma devo chiederle di andare.- Valentine ticchettò le dita sul tavolo, guardando Camille adirato.
-Stavamo parlando, puoi anche dire al signor Wayland di aspettare.- Clary scosse la testa, alzandosi e prendendo le sue cose dalla sedia il più velocemente possibile. 
Camille sembrava confusa, ma l’aspetto pazientemente e con un sorriso vicino la porta, che teneva aperta. 
-Non importa. Magnus mi sta aspettando, grazie per la chiacchierata… papà.- vide Valentine illuminarsi, si affrettò a raggiungere l’uscita mentre Camille faceva saettare lo sguardo tra i due.
-Cioè lei... o cielo, scusami non lo sapevo.- Clary sorrise, uscendo seguita da Camille.
-Non preoccuparti, non c’è problema. La prossima volta, dovrò prendere appuntamento?- Camille rise, riprendendo la boccetta di smalto dalla scrivania e aprendola per la nuova passata.
-No, Clary. Beh, buona giornata allora.- tornò a concentrarsi sullo smalto, Magnus affiancò subito la cugina abbracciandola, tanto da farla sembrare ancora più bassa e scortandola per tutto il tempo senza lasciarla. 
-Allora com’è andata?- chiese.
-Benissimo, adoriamo entrambi i… baci di dama?- rispose sorridendo, spingendo leggermente Magnus che non esistò a contrattaccare, spingendola nonostante la tenesse ancora per quell’abbraccio.
-Wow, allora qui la cosa è seria. Sono contento per te, ClareClare.-

Jonathan parcheggiò davanti casa di Magnus, aveva come l’impressione che Clary non sarebbe tornata a casa per un po’ di tempo e, nonostante la remota possibilità, voleva avvertire sua... madre sulla sicurezza di Clary. 
Aveva saltato la scuola, nonostante le proteste di Jocelyn che non voleva essere causa di un qualsiasi suo allontanamento dagli studi, ma lui le aveva sorriso e detto che l’avrebbe fatto comunque. 
Avevano passato la giornata al centro commerciale, scoprendo cose l’uno dell’altro in ogni negozio che andavano, avevano pranzato fuori e finito per essere anche fermati dalla sicurezza per un incidente nel negozio. 
Accese l’Mp3 e rimase ad osservare la strada, Magnus non c’era e di certo non aveva voglia di scendere ed aspettarlo in veranda con il gatto in giro. 
Pochi minuti dopo vide Clary e Magnus scendere con due pizze in mano, le risate si espandevano per tutto il vicinato e vide Clary così felice da pensare di non interromperli. 
Aveva voglia di parlare con lei, vedere come stava, ma preferì rimandare e non spezzare quel momento. 
Mandò un messaggio a Jocelyn e ripartì, con un sorriso che gli aleggiava sulle labbra.

  
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