Film > Le 5 Leggende
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Autore: alebex99    24/06/2014    2 recensioni
Jack Frost è un guardiano. Divertente, apparentemente senza preoccupazioni. Eppure ogni sera si reca al lago che ha cambiato la sua vita e pensa alla sua vecchia famiglia. Ma, una sera, decide di andare più a fondo, fino alla casa in cui è cresciuto, scoprendo, con sua sorpresa, di trovarla ancora intatta. Entra e, in un cassetto nella camera di sua sorella, trova qualcosa che lo porterà ad affrontare un lungo percorso per le risposte a molte domande nella sua testa...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sogni rivelatori

Era di nuovo lì. Davanti a lui si ergeva una piccola casupola in legno che sembrava essere vecchia e cadente, con le imposte distrutte e la porta inesistente, ormai consumata dalle intemperie e dal tempo. Eppure, nonostante tutto, poteva essere facilmente ristrutturabile. Jack si avvicinò piano, titubante, come se qualcosa di malvagio potesse sbucare fuori da quella casa abbandonata. Appoggiò lentamente e con attenzione un piede sul primo scalino che portava all’uscio e…non successe niente. Il ragazzo acquistò sicurezza e cominciò a dirigersi a passo deciso verso l’entrata. E a quel punto i bisbigli cominciarono. Erano voci piccole, deboli, che lo esortavano a tornare indietro, ad andarsene da quel posto che sembrava maledetto. Jack le sentiva pulsare nelle tempie, rimbombare nella testa, ma era determinato a proseguire. Attraversò i corridoi malridotti, fino alla stanza da letto, mentre le voci nella sua mente diventavano sempre più forti, fino a raggiungere la violenza di un urlo. Il giovane pensò che la testa potesse esplodergli quando si chinò per afferrare la maniglia del cassetto. Con il cuore in gola, lo aprì di scatto.
E si svegliò. Come ogni mattina. Un lieve senso di rabbia si insinuò all’interno del suo petto; scattò in piedi all’improvviso, rivolse lo sguardo alla Luna, che era debolmente visibile nel cielo semi notturno e gridò: -Quei sogni sono opera tua, non è così? Mi vuoi dire che cosa diavolo significano? Devi rendere tutto un indovinello ogni santa volta?-
Stette un momento in silenzio, con lo sguardo leggermente irritato rivolto verso quella palla bianca, che sembrava trasparente ora che la luce del giorno stava invadendo il cielo, come in attesa di una risposta. Dopo qualche secondo, afferrò con violenza il suo bastone emettendo un leggero ringhio di esasperazione e si rivolse nuovamente all’Uomo della Luna: -Bah, ma che ci parlo a fare con te. Mi fai sentire piuttosto stupido…-
E detto questo, si alzò in volo, diretto alla città.

Arrivato nella cittadina, lo spettacolo che essa gli mostrava era mozzafiato. Ovunque lui guardasse erano appesi festoni colorati, luci dorate, alberi di Natale e decorazioni di ogni genere. Scorse anche un bambino in compagnia della madre che appendeva fuori dalla porta di casa una ghirlanda, fatta con legnetti e vischio. Una bimba avvolta in una sciarpa rossa stava appendendo insieme al padre un piccolo striscione sul tetto di casa con un’enorme scritta: BENVENUTO BABBO NATALE. Appena lo scorse, Jack sentì una stretta al petto: era passata una settimana dal giorno in cui aveva abbandonato i guardiani, ma si ricordava ogni particolare: la rabbia di Bunnymund, Tooth che tentava in ogni modo di alleggerire la colpa dalle spalle del ragazzo, l’intervento di Nord, le ultime parole del coniglio, dure e affilate come un pugnale, che avevano ferito il giovane come un colpo di pistola. Dopodiché la fuga, l’arrivo al lago, dove si era rannicchiato sulla neve, con le lacrime che gli gelavano le guance, senza fare niente per asciugarle, e dove poi si era addormentato. Nessuno dei guardiani l’aveva rintracciato da allora, anche se Jack aveva dei dubbi sul fatto che avessero tentato di farlo, ma, sinceramente, non era molto interessato alla faccenda. Voleva stare lontano da loro. Voleva stare solo.
Assorto nei suoi pensieri, il ragazzo cominciò ad incamminarsi per le vie della città. Ad un certo punto, si bloccò di scatto. Eccola lì, la piazza, dove tutto era iniziato. E lì vicino, la strada, quella che lui aveva ghiacciato. Solo che adesso c’era qualcosa di diverso: su un lato di essa, era impiantata una piccola croce e tutt’intorno erano appoggiati fiori e giocattoli, dediche e biglietti, con qualche candela accesa. Tutti dedicati a quella bambina. Il ragazzo si ricordò immediatamente di quella folla che, tre giorni prima, si era raggruppata fuori dalla chiesetta ad osservare la piccola bara bianca uscire dalla parrocchia. Jack era rimasto ad osservare tutti quei volti rigati di lacrime dei parenti e degli amici, senza poter fare ormai più niente. Aveva avuto l'impulso di urlare, di imprecare, di gelare tutto ciò che gli capitava a tiro, ma a cosa sarebbe servito poi? E adesso lì, inginocchiati davanti al “memoriale”, stavano due adulti, un uomo e una donna, che, tenendosi per mano, fissavano muti la foto appesa alla croce di legno. I genitori. Che avrebbero passato il peggior Natale della loro vita. Tutto per colpa di Jack. I loro volti erano così distrutti che il giovane guardiano non riuscì a guardarli un secondo di più. Distogliendo lo sguardo, sentì riaffiorare dentro di sé il sentimento che aveva tentato di nascondere e dimenticare per un’intera settimana. Ricacciò indietro le lacrime che si erano andate formando nei suoi occhi e corse via, lasciandosi alle spalle la piazza, la strada, la croce e la faccia della bambina che guardava l’obiettivo della macchina fotografica con un’espressione allegra e spensierata sul volto.

Intorno al lago la neve iniziava a scarseggiare. Era ormai una settimana che il guardiano non evocava un po’ di neve. Dopo gli ultimi avvenimenti, il freddo che si sentiva dentro era troppo duro, troppo forte. Non voleva trascinare quel freddo anche fuori.
Era arrivata la sera, e Jack era seduto in riva alla lastra di ghiaccio con lo sguardo perso e gli occhi spenti. Come ormai faceva ogni sera. Si recava sempre là, a quel lago che aveva cambiato la sua vita. E pensava, pensava a cosa sarebbe successo se non fosse mai caduto lì dentro, se non fosse mai diventato Jack Frost, lo spirito del gelo e della neve. Pensava a come sarebbe stata la sua vita da ragazzo normale, con una famiglia normale. E pensava a sua sorella, Emma Overland Frost, a come sarebbe stata un’intera vita di litigi, risate, abbracci, avventure insieme a lei. Un po’ gli mancava, doveva essere sincero. Da quando aveva recuperato i suoi ricordi, aveva iniziato a provare un po’ di nostalgia per la sua vita passata. Gli mancava il calore del fuoco, appena tornato a casa dopo una giornata passata fuori. Gli mancava quella sensazione che si prova quando si ha qualcuno che ci ama davvero, quella sensazione di non essere mai soli. Gli mancava Emma, i suoi occhi nocciola e i suoi capelli castani, soffici e profumati. Già, gli mancava un po' tutto...

Nord si stava guardando nello specchio del suo ufficio, ammirandosi, come ogni hanno, nella sua bella divisa da Babbo Natale. Questa volta, però, c'era qualcosa di diverso: il suo sguardo era cupo, i suoi occhi azzurri sembravano brillare meno del solito. La bocca era serrata in un'espressione malinconica. La spiegazione era molto semplice: Jack. Quel ragazzo era diventato, per il vecchio guardiano, come un figlio, e la sua assenza lo stava distruggendo. Fece un bel sospiro incitatore e uscì dalla porta, dirigendosi a grandi passi verso la slitta. Ad aspettarlo c'erano Bunnymund, Tooth e Sandy: tutti gli stavano rivolgendo sguardi amichevoli, ma dietro quell'aria solare, Nord poteva ben vedere quanto, anche loro, fossero distrutti. Nonostante questo, il vecchio rivolse a sua volta un piccolo sorriso e si apprestò a salire sulla slitta. Ma prima che potesse farlo, una mano si poggiò sulla sua spalla; era la fatina dei denti: - Lo ritroveremo- disse malinconica - Te lo prometto -
Il guardiano annuì esitante, dopodiché salì sul suo mezzo, si mise in posizione e, rivolgendo un'ultima occhiata ai compagni, partì.

Era passata la mezzanotte quando Jack si svegliò di soprassalto. Gli sembrava di aver udito una voce, una voce insistente, che sussurrava il suo nome. Ma lì, nel bel mezzo del nulla, era circondato dal silenzio, puro silenzio, che dominava la notte. Credette di aver sognato. Si appoggiò comodamente al suo albero e cercò di recuperare il sonno perduto. Passati dei minuti senza che riuscisse a riaddormentarsi, decise di sgranchirsi le gambe con due passi nel bosco; scese dall'albero e si incamminò fra gli arbusti. Aveva appena percorso una decina di metri quando, ad un tratto, si blocco di scatto. Il bastone gli scivolò di mano per la sorpresa: lì, proprio davanti a lui, come un diamante nella roccia, si ergeva la casa del sogno. Era proprio come Manny gliel'aveva mostrata durante le notti passate. E lì, in quel momento, lui la riconobbe. La casa della sua infanzia, della sua famiglia. Della sua vecchia vita.
Jack non riusciva più a camminare, lo shock l'aveva completamente immobilizzato: come aveva fatto a non riconoscerla prima? Come aveva fatto ad essere così cieco?
Lentamente cominciò a muoversi, dirigendosi verso la casa, un passo dopo l'altro; salì i gradini, arrivò alla porta e, questa volta, non c'era nessuna voce ad intralciargli la strada. I passi iniziarono a farsi più svelti e decisi, il cuore a battere più forte, la testa a ronzare. Non si era mai sentito così. Sapeva esattamente dove andare.
In un tempo che pensò fosse un'eternità, il ragazzo raggiunse il cassetto della camera di sua sorella. Lo aprì. E finalmente, scorse il suo contenuto: lettere, ingiallite dal tempo e attentamente imbustate. Con mani tremanti, il giovane afferrò quelle carte ed osservò le parole soprascritte. Restò pietrificato: gli occhi gli si spalancarono per lo stupore e la bocca gli si contrasse in un sorriso. La calligrafia sulla busta era una calligrafia femminile e il nome scritto era proprio quello che Jack aveva sperato di leggere: “Da Emma Overland Frost” dicevano. Ma non era questo ad aver lasciato il giovane guardiano di stucco. Erano le parole seguenti, tre semplici parole che gli avevano fatto sobbalzare il cuore e bloccare il respiro: “A mio fratello”.

Spazio commento
Ed ecco a voi, finalmente aggiungo io, le lettereee! Avevo detto che da ora in poi sarebbe finalmente iniziato il centro della storia. E sinceramente l'ho pubblicato prima del previsto, wow! Stiamo andando veloci. Spero che il capitolo vi sia piaciuto (come sempre). Recensite e fatemi sapere le vostre impressioni (come sempre, di nuovo).
Inoltre, volevo tanto ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto con le loro belle recensioni (graziegraziegrazie), e in particolare:

aleinadp , che ha messo la storia tra quelle da ricordare

BML951110
frostydragon
che l'hanno messa tra quelle da seguire

   
 
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