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Autore: angelad    24/06/2014    3 recensioni
In casa Castle sembra una mattina come tutte le altre, ma in realtà non è così....
Cosa sta accadendo?
Come mai Kate è così di malumore?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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L'arcobaleno nel cuore

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Castle guidava sicuro e tranquillo sulla piccola stradina ormai sterrata che li avrebbe condotti al loro “luogo segreto”.
L’autoradio aveva smesso di canticchiare sigle di cartoni animati nel momento in cui la piccola Joy era caduta nelle braccia di Morfeo e Rick l’aveva spenta per lasciarla tranquilla.
Il viaggio non era stato particolarmente lungo, ma una bimba di tre anni era autorizzata a non considerarlo tale. Finchè si era mossa sul seggiolino e parlato a martelletto le energie l’avevano supportata, ma nell’istante in cui era riuscito a zittirla un attimo, la piccola aveva ceduto le armi ed era crollata col ciuccio in bocca.
Era quasi ora di eliminare quell’oggetto, lo sapeva bene e dava ragione a sua moglie quando diceva che le si sarebbero spostati in avanti i denti se continuava a darglielo, ma, anche in quel caso era più forte di lui. Lo usava solo per dormire, in fondo che male c’era?
Si guardò intorno e sorrise.
Quanti bei ricordi portava alla mente quel luogo..
Amava la città e New York gli aveva dato molte possibilità nella sua vita, ma, quando era solo un ragazzino, la campagna si era rivelata magica ai suoi occhi.
Era stata fonte di tranquillità e conforto quando si era sentito inquieto e, anche se nessuno lo avrebbe mai pensato, amava ogni tanto rifugiarsi da quelle parti, sedersi su un prato e lasciare che il tempo scorresse un po’..
Durante le sue gite fuori porta aveva scoperto quei boschi per caso e se n’era innamorato e oggi, dopo quella mattinata così turbolenta, aveva deciso di portarci la sua bambina per farsi perdonare.
Era sicuro che sarebbe rimasta entusiasta dalla splendida vista che si sarebbe palesata ai loro occhi..
La stagione era quella giusta e Madre Natura non lo avrebbe di certo tradito, ne era certo.
Prese l’ultima diramazione e controllò l’ora. Bene, era quasi mezzogiorno, giusto il tempo per il loro succulento pranzo.
Si era fermato in un negozietto del paese e se lo era fatto preparare con cura dalla sua indomabile proprietaria. Settant’anni e non sentirli. Quella tenera vecchietta era rimasta l’unica rivendita aperta nella zona, più che altro per nostalgia e per scaramanzia. Richard ricordava benissimo un’estate nella quale gli aveva confidato che se le avessero fatto chiudere il negozio sarebbe morta dal dispiacere, quindi, dal suo punto di vista era meglio non sfidare la sorte.
Sorrise come un ebete a quel dolce ricordo e quasi non si accorse di essere arrivato a destinazione.
Parcheggiò l’auto accanto a ciò che rimaneva di una casa in pietra disabitata da anni e sospirò profondamente soddisfatto. Tutto stava procedendo secondo i suoi piani.
Si voltò a controllare la sua bambina e vide che Joy stava ancora dormendo beata nel suo seggiolino.
Si slacciò la cintura e si sporse all’indietro per accarezzarle la testolina in modo da svegliarla il più dolcemente possibile.
“Cucciolotta sveglia, siamo arrivati”.
Le sue carezze parvero ottenere l’effetto desiderato, la piccola aprì i suoi splendidi occhietti blu in pochi secondi e in ancor meno tempo sul suo visetto paffuto apparve uno splendido sorriso.
“Ciao piccola, ben svegliata”.
Joy allungò le manine e Castle la strinse in un forte abbraccio.
“Papino, coccole”.
Rick sorrise estasiato: “Certo amore mio, tutte quelle che vuoi. Sono qui per te”.
Amava quel genere di momento, amava sentire quanto amore potesse trasmettere quella piccola creaturina così dolce e fantasticamente magnetica.
Nonostante fossero passati ormai alcuni anni dal giorno in cui era venuta al mondo, ancora si stupiva di quanto fosse vero ciò che gli aveva confidato Kate non appena l'ebbe avuta tra le braccia, in quegli stessi istanti in cui lei stessa era ritornata alla vita dopo quel lunghissimo sonno.
“Joy è una bambina speciale”.
Lo era davvero, era un piccolo miracolo e non poteva ancora credere di essere stato lui a crearlo.
Joy in quel momento si staccò da lui e lo guardò in faccia: “Papino, ma dove siamo? Dove mi hai porrtata?”.
"In quel posto decisamente speciale di cui ti avevo parlato prima. Qui puoi vedere all'opera la forza magica per eccellenza..".
Joy lo interruppe: "Quale salebbe papino?".
Rick sorrise: "La Natura piccola. Guardati intorno... Non vedi che spettacolo si svela davanti ai nostri occhi? Nota quanti colori... Non sembra come nelle favole, tesoro?".
La piccola si strofinò un poco gli occhi ancora assonnati e, piacevolmente sorpresa, aprì addirittura le braccina incredula.
Davanti a lei stava semplicemente un prato ricoperto da una moltitudine fiorellini multicolori, di ogni dimensione. Rick aveva ragione, sembrava davvero un quadro dipinto con maestria da un pittore dell'Ottocento.
La piccola si ridestò in un momento e, aperta la portiera con un rapido gesto, fece per scendere dalla macchina, ma venne fermata dal padre.
"Dai papino, andiamo! Vollio vederrrli da vicino! Sono davvelo bellissimissimi!!!! Fammi scendele!!".
"Tesoro, un momento. Ti faccio scendere io, non voglio che ti butti fuori dalla macchina in questo modo. Qui non ci sono pericoli imminenti, ma sai che in città non è così..".
"Hai rragione papino, cusami.." disse perdendo per un attimino in sorriso.
Rick scese dalla vettura e la prese in  braccio: "Non perdere il tuo bel sorriso piccola, non ti stavo sgridando, volevo solo che imparassi una regola molto importante.. Su, adesso io direi che è venuto il momento di giocare.. -disse posandola in terra- e se fossi in te, incomincerei a scappare, perchè se ti prendo, ti faccio una scarica di solletico!!! Di quello super super potente!!!".
"No, no... Il suppper solletico no! Scappo, scappo.. Tanto non mi plendelai... hai il salvagente lì davanti, non mi rraggiungerrai mai!!" e strizzando l'occhio si mise a correre nel campo.
Rick offeso rispose: "Cos'ho? Ma da dove le tiri fuori certe cose? Deve aver sentito sua madre dirlo, oppure la mia.. Si è decisamente più probabile lo abbia sentito dalla grande "attrice". Quando torno a casa devo indagare.. Amore mio dove sei? eccoti!!! Scappa piccolletta, non avrò pietà quando ti prenderò!!!".
Cercò di raggiungerla, ma la bimba era decisamente veloce e guizzante. Il povero papino fece molta fatica ad acchiapparla. Non appena si avvicinava e pensava che allungando le mani l'avrebbe afferrata, la bambina cambiava direzione improvvisamente e ogni volta riusciva a sfuggirgli!
Era più agile di una gazzella.
Ma per quale assurdo motivo i bambini hanno così tante energie??
Doveva escogitare un modo per far finire quell'agonia senza fare troppo brutta figura. Non poteva continuare per molto, il fiato era decisamente corto (colpa del salvagente?), ma non avrebbe ammainato bandiera bianca neanche se lo avessero pagato. Insomma lui era super Daddy!
Così opto per l'operazione raggiro.
Con una giravolta finta, che più finta non si può, cadde rovinosamente a terra tenendosi un ginocchio e gridacchiando: "Dolore, dolore... estremo dolore!".
Joy si fermò e si girò impaurita verso il suo papà steso nell'erba. Corse da lui per sincerarsi delle sue condizioni, ma quando lo toccò sulla spalla chiedendo: "Ti sei fatto tanto male papino?" due braccia robuste la presero sotto le spalle e la attirarono a sé.
"Presa!!!!".
L'uomo la alzò sopra la sua testa solo con la forza delle braccia, lasciandola per qualche secondo in aria.
La bambina si divincolò come una furia, lamentandosi: "Non vale! Non vale! Hai balato clamolosamente!!! Non si vince così... io pensavo che ti fossi fatto male davvelo.. Se non mi lasci andarre non sei più Supel Daddy".
Rick si bloccò di colpo e facendo finta di piangere chiese: "No, non puoi farmi questo.. Mi toglieresti i miei poteri da super eroe???".
La piccola, chiudendo le braccine sul petto, disse serafica: "Sì. Te lo melitelesti ploplio!".
"Cosa posso fare per farmi perdonare?".
"Farrresti davverrro qualunque cosa?".
"Assolutamente sì!".
"Bene, gilati. Vollio fale un gilo sul cavallino! Io sono o no una plincipessa?".
Rick sbiancò di colpo, pensando alle sue povere ginocchia già malaticce: "Joy, amore, la mia punizione non può essere un'altra?".
Joy, però, scosse la testa: "No".
L'uomo così si arrese, in fondo se lo era meritato.
"D'accordo, sali".
Joy entusiasta si mise a cavalcioni della povera schiena del padre che incominciò a trottare più veloce che poteva per il prato...
Fecero molti giri e molti percorsi prima che la piccola Castle decidesse che ne aveva abbastanza e scese dal suo cavallo/papà.
Castle stremato si accasciò sull'erba a pancia in sopra e cercò di ritrovare la respirazione ideale. Era stato decisamente troppo per lui..
Chiuse gli occhi e si rilassò. Il profumo dell'erba fresca gli era sempre piaciuto e il solo rumore che sentiva era il dolce suono del canto degli uccellini.
Che piacere, che silenzio...
Come?
Silenzio???
Quella parola non esisteva quando sua figlia era nei paraggi.
Si alzò seduto di colpo e aprì gli occhi cercandola intorno a sé. Non la individuò alla prima e si spaventò.. Cercò all'orizzonte e, dopo dieci secondi di panico, la vide seduta anch'essa nel prato intenta a fare chissà cosa..
Era di schiena, ma cosa che lo preoccupava maggiormente, era apparentemente ferma. Decise che era meglio controllare prima che si compisse l'irreparabile e si avvicinò.
"Cosa stai facendo piccola?".
Joy non rispose.
Rick si accucciò e si sedette accanto a lei.
Vide la figlia con la testa bassa e con il faccino serio e un po' triste, così le diede una carezzina sulla schiena e cercò di capire il suo malumore: "Piccola mia che succede? Non ti stai divertendo?".
La figlia rispose con aria seria: "Celto papino, mi sto davvelo diveltendo con te oggi... Il tuo posto è bellissimissimo... ma manca ploplio qualcosa per lendelo speciale..".
"Cosa tesoro?"
Joy prese un respiro profondo e con un fil di voce sussurrò: "La mia mammina...".
Per Rick fu come prendere uno schiaffo in piena faccia.
Non aveva pensato di chiamare sua moglie e di coinvolgere anche lei in questa gita fuori porta.
Dopo la loro litigata muta, ma soprattutto dopo la chiamata di Paula, aveva spento il cellulare per cercare di migliorare la sua giornata, ma solo adesso si era reso conto di aver fatto un errore madornale.
Abbracciò la sua cucciolotta stretta stretta.
"Hai ragione piccola, se mamma fosse qui questo sarebbe davvero il posto migliore del mondo. Papà non si è comportato benissimo con lei, mi sa...".
Joy scosse la testa: "No, non è solo colpa tua. Avlei dovuto licolalti di lei anche io.. Sei semple sbadato, io avlei dovuto avele più memolia... Vollei che fosse qui, mi manca tanto".
Rick davanti a tanta dolcezza non riuscì a trattenersi e la baciò forte sulle sue ganciotte rosse.
"Anche a me... Secondo me è arrivata l'ora di rientrare a New York. Andiamo al distretto a prenderla e la portiamo a mangiare una bella pizza! Che ne dici?".
Joy si mise a saltellare felice: "Sì, sì!! Papino, pelò, mi devi aspettare due minutini piccini piccini. Devo fale una cosa..".
"Cosa?".
Sul visino della bimba riapparve il suo bel sorriso furbetto e gli strizzò l'occhio: "Le porrtelò un licoldino da questo posto magico! Un bel legalo è quello che ci vuole perr farrsi peldonale!".
 
 
 
Angolo mio
 
Ecco dove sono finiti quei due, a giocare in un campo pieno di fiorellini!
A darsi le coccole e a passare un bel pomeriggio.
Questo è anche un ricordo speciale della mia infanzia e qualcuna di voi ha anche visto una foto di quel giorno...
Ringrazio tutte voi che leggete, che recensite, che mi strappate un sorriso con i vostri commenti.
Al prossimo capitolo, se vorrete.
  
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