Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: SylPms    25/06/2014    3 recensioni
Dalla storia
[...]Si disse che per quella volta poteva concederglielo e far finta che fosse tutto rose e fiori tra loro, anzi, forse glielo doveva, visto quello che sarebbe successo la sera stessa. Il pensiero lo fece mentalmente indietreggiare per un momento, così come la vista della sua spensieratezza e voglia di vivere nascoste chissà dove fino a quel momento. I capelli le ondeggiavano davanti al volto, incastrandosi di tanto in tanto tra le leggere screpolature delle labbra, nella fossetta del collo e sulle braccia. [..]
[..]“Che succede?” mormorò appena, con gli occhi indecifrabili, mentre si passava una mano sulla fronte sudata.
“Non sono una ragazzina” si affrettò a precisare “Lo voglio quanto te”
Damon maledì quella sua intraprendenza data dall’alcol. Se avesse detto un’altra parola del genere non si sarebbe più controllato. “Ti conviene stare lontana, Elena”
Lei non lo ascoltò e fece un passo, un altro ancora. “Non ho paura di te, Damon” disse con voce profonda “Non ho paura che tu mi possa far male” gli mise una mano sul petto, ormai vicina “Hai reso la mia vita eccitante e avventurosa, mi fai sentire viva” [..]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note dell'autrice: mi scuso immensamente per il riatardo ma sono sommersa dai libri e la cosa andrà avanti fino a metà luglio! Comunque aggiornerò presto anche le altre! Vi ringrazio se continuerete a leggere nonostante la lunga attesa.. ! Le cose prendono una piega diversa e... e... leggete! :)



Possibility
“By blood and by me you walk like a thief
By blood and by me, and I fall when you leave”
 
Elena
Erano passati tredici giorni e tre ore. Ricordavo tutto nitidamente, come se fosse accaduto un istante prima. Non era come quel tipo di ricordi che con il passare del tempo perdono dei pezzi o diventano confusi, era tutto nitido. E forse sarebbe stato un bene se avessi iniziato a confondere dei particolari, anche le cose più insignificanti, qualsiasi cosa che avrebbe potuto farmi dubitare del fatto che avesse premeditato tutto. Invece ricordavo esattamente quando mi aveva guardata e non aveva fatto niente. Invece ricordavo benissimo come si era conquistato la mia fiducia – perché l’aveva, e mi aveva tradita senza alcun ritegno. Per cosa poi? Era questo che mi chiedevo continuamente. Per cosa? Che senso avrebbe avuto diventare immortale e solo, per sempre. Mordicchiai la punta gommata della mia matita, cercando di scacciare quei pensieri che ormai avevano il monopolio della mia mente da un po’. C’era anche un’altra cosa che si prendeva quasi tutto lo spazio che avevo a disposizione, che si prendeva tutta la mia energia e tutti i battiti del mio cuore. Ma era una cosa che faticavo ad ammettere e che io stessa non riuscivo a concepire.
Ricordavo nitidamente i suoi occhi che mi guardavano, così gelidi che avrebbero potuto portarmi via ogni cosa. Qualsiasi cosa, come a succhiarmi via ogni speranza di sollievo che non dipendesse da essi. Ricordavo benissimo quei suoi occhi e non mentre mi guardavano sanguinare esanime, no. Perché non erano quelli i suoi occhi. Erano quelli che avevo guardato a due millimetri di distanza mentre sentivo il mio stesso respiro scontrarsi con la sua pelle e tornarmi indietro, pieno del suo profumo. Erano quelli che mi avevano guardata da due millimetri di distanza un po’ accigliati, con la paura di spingersi troppo oltre. Non quelli della notte in cui mi aveva dato in sacrificio. Quelli non erano i suoi, ne ero certa. Era un pensiero che mi tormentava da quando avevo iniziato a sognare quella scena ancora e ancora.
Torturai la gomma rosa sulla punta della matita con un morso più forte e sentii una risata fragorosa riempire la stanza. Mi risvegliai come da uno stato di stasi infinito e mi ricordai del mondo intorno a me.
Ero nel salotto a casa di Stefan, seduta sul tappeto ottocentesco poco più vecchio del suo proprietario.
“Si può sapere che ti ha fatto quella gomma?” mi guardò con la testa inclinata e un mezzo sorriso stampato sul volto.
Doveva essersi accorto della mia instabilità mentale di quegli ultimi giorni o comunque doveva aver pensato che potessi sentirmi vagamente alterata dopo aver quasi rischiato di perdere il cuore dal petto. Lo vedevo quasi ogni giorno e non potevo dire che mi dispiacesse. Stefan era forse quello che più mi serviva in quel momento. Potevo stare con lui senza alcun peso, come non mi capitava da tempo e vedevo chiaramente quanto quella sua proposta del “ti aiuto a studiare” fosse solo un modo per tenermi d’occhio dal momento che era preoccupato per me e si sentiva responsabile. Avrei voluto dire che potevo stare con lui in modo disinteressato, senza impegno, ma qualcosa mi diceva che non era così.
Abbassai lo sguardo sorridendo imbarazzata e posai la matita che sembrava appena uscita da una battaglia. “Scusa, ero sovrappensiero” mi scrollai le spalle e mi portai i capelli dietro l’orecchio come diversivo per non guardarlo.
Sentii la sua mano fare pressione sulla mia, posata sul tavolino dove avevo disperso confusamente libri e appunti e alzai piano lo sguardo, consapevole dello sguardo che avrei trovato. Era lo sguardo preoccupato di Stefan, quello a cui non riuscivo a dire mai di no. Ed era in quello sguardo che leggevo che il nostro vederci non era senza impegno. Era nei piccoli brividi che mi venivano quando lo incrociavo che percepivo che forse anche per me era così.
“Elena, so che sembra una frase fatta..” sospirò “Ma prima o poi non ci penserai più” addolcì lo sguardo e mi rivolse un flebile sorriso “E te lo dice uno per cui il prima o poi è un tempo piuttosto lungo”
Sorrisi e annuii, come a dargli ragione e lo vidi impossessarsi del mio libro.
“Vediamo che hai qui..” leggeva concentrato il mio libro di semeiotica e lo guardavo divertita, in quei giorni era sempre riuscito a distrarmi e sebbene durasse poco, mi faceva sentire bene “Mi saprebbe fare un esame obiettivo dell’addome, signorina?” mi guardò con un’aria che doveva sembrare seria e decisi di stare al gioco.
Mi schiarii la gola, sedendomi sulle ginocchia e assumendo un’aria professionale.
“Qual è il suo problema, signore?”
Stefan si sdraiò completamente per terra con un braccio stretto intorno all’addome, fingendo di soffrire di qualche crampo. “Sono giorni che ho un dolore fortissimo, dottoressa, sto morendo?”
“Mi lasci controllare” mi avvicinai a lui mettendomi ad un lato, per poter far finta di visitarlo “Ora le palperò l’addome”
“Sembra una proposta invitante” mi stuzzicò Stefan ridendo e decisi di mantenere la facciata del mio ruolo da dottoressa e lo ammonii a rimanere rilassato perché potessi procedere.
Gli premetti una mano sull’addome, poco distante dall’ombelico e mi sorpresi di quanto fossero tesi i suoi muscoli sotto il mio tocco e di quanto fossero perfettamente delineati. Ad ogni respiro li sentivo contrarsi e rilassarsi in un movimento così affascinante e perfetto che quasi me ne innamorai. Continuai a esplorare con la punta della mia mano destra il suo corpo e la cosa iniziò a sembrarmi vagamente strana, dal momento che sentivo lo stomaco agitarsi più del dovuto. Erano passati secoli da quando avevo passato un “pomeriggio di studio” con un ragazzo e quella situazione sembrava così dannatamente normale – fatta eccezione per il suo essere vampiro – da farmi credere che fosse tutto ciò che avevo sempre voluto.
“Ora ho le palpitazioni” disse con una voce teatrale “Che mi succede, dottoressa? Forse è la sua presenza?”
Risi dandogli un buffetto sulla spalla e gli afferrai il polso. “Non dovrebbe trattare i suoi pazienti così, sa? I suoi begli occhi potrebbero non bastare per evitare la denuncia”
Sorrisi e iniziai a prendermi il polso, sentendomi stupida un secondo dopo. “Oh mio dio, signore! Sembra essere morto!”
A quelle parole Stefan finse un mancamento pressandosi una mano sul petto e lasciandosi cadere all’indietro con qualche gemito strozzato. Notando che non si muoveva di un millimetro, esattamente come se fosse morto, mi chinai su di lui senza sapere se stessimo ancora recitando alla dottoressa e al paziente – e detta così poteva sembrare una cosa totalmente sbagliata. “Signore? Si sente bene?”
I capelli sfuggirono alla morsa che avevo creato intorno al mio orecchio e gli sfiorarono leggermente le guance. In quell’esatto momento scattò seduto verso di me e dallo spavento mi sbilanciai all’indietro, pronta a schiantarmi. Mi sentii afferrare fermamente e mi ritrovai seduta sulle gambe di Stefan, con il fiato un po’ corto per lo spavento.
“Hai ucciso il tuo primo paziente” disse, a un palmo dalla mia faccia
Avevo il polso al lato del viso, alzato stretto nella sua presa solida e il busto ruotato verso di lui. Aveva un sorriso sbieco sulle labbra e un odore di miele e dopobarba che mi fece quasi venire fame. Di cosa avessi fame poi, era abbastanza confuso. Allentò la presa sul mio polso e improvvisamente parve in imbarazzo. Si schiarì la gola ma non mi scansò, né lui si mosse da quella posizione.
Sorrisi lievemente e abbassai lo sguardo, che comunque non riuscì a stare per molto tempo lontano dal suo, che sentivo chiaramente addosso. Quell’odore era davvero invitante. Avrei voluto sentirlo da più vicino, direttamente dalla sua pelle, dalle sue labbra, dai suoi capelli.. affondarci le dita e farle correre poi altrove..
Non sapevo che mi prendesse, ma sentivo un forte impulso dentro di me, come uno slancio che mi spingeva verso di lui, letteralmente. E non ci volle molto. Senza nemmeno pensarci gli afferrai la nuca con una mano e lo avvicinai a me, pressando le nostre labbra.
Notai la sua sorpresa quando rimase per un attimo immobile e in quell’attimo quasi mi pentii di quello che avevo fatto. Sentii afferrarmi il viso in una presa tanto dolce quanto ferma e subito dopo anche le sue labbra baciavano me. Avevano lo stesso sapore dolce del suo profumo e mi mandarono così tanto calore da farmi sciogliere all’istante. Non riuscivo a staccarmi perché baciarlo era così facile, lasciare che si occupasse di me era così facile. Non potevo dire che non mi piacesse ma dentro di me sapevo di sbagliare.
La stanza era completamente in silenzio e lo schioccare dei nostri baci così casti eppure travolgenti, era l’unico rumore che potevamo sentire. Non si azzardò ad approfondirli e sentivo che non ce n’era bisogno. Erano bastati quei baci leggeri per mandarmi in confusione totale. Perché quel contatto, quelle sue braccia che mi stringevano e mi facevano sentire protetta, quel suo odore di buono mi spingevano a tenerlo con me perché sarebbe stata la cosa più facile, anche se non la più giusta.
Aprii poco gli occhi per poter osservare il suo viso mentre ancora le nostre labbra giocavano a prendersi quando sobbalzai e mi staccai bruscamente.
Non era possibile. Nel momento in cui aprii gli occhi, c’erano due occhi di ghiaccio a fissarmi e le mie dita erano intrecciate in sottili fili corvini.
Dovetti sbattere più volte le palpebre per rendermi conto che fosse frutto della mia immaginazione e notare lo sguardo spaventato di Stefan, che ovviamente non sapeva che stesse succedendo.
“Elena, tutto bene?”
Mi passai una mano tra i capelli, ancora scossa. Perché mi era apparso Damon mentre baciavo Stefan? Non stavo nemmeno pensando a lui in quel momento, o forse sì. Fatto sta che nel momento in cui l’avevo visto, tutto il dolore che ero riuscita a mettere da parte per un momento era tornato, più forte di prima.
Mi alzai, ignorando la preoccupazione di Stefan e iniziai a raccogliere le mie cose, intenzionata ad andarmene.
“Elena ! Che ti prende?” mi afferrò per un braccio e nel momento esatto in cui mi voltai verso di lui, sentii gli occhi riempirsi di lacrime. Non sapevo nemmeno perché stessi piangendo, ma sentivo un macigno dentro che le larime sembravano sciogliere un po’.
“Ehi no..” mi strinse a sé, accarezzandomi dolcemente i capelli. In più si aggiungeva il bacio che avevo dato a Stefan e che non avrei saputo giustificare. Per peggiorare il tutto, arpionai saldamente le mie dita alla sua maglietta e lasciai che mi proteggesse, almeno da quelle sensazioni.
“Scusa Stefan, non so che mi prende” scossi la testa, asciugando blandamente le lacrime ormai sparse sul volto.
“E’ normale, sei ancora scossa” lo stesso fece lui, passandomi il pollice sugli zigomi “Ma devi stare tranquilla, abbiamo tutto sotto controllo e Damon per il momento non tornerà”
A quelle parole sentii un colpo dritto al cuore. Come se fosse appena affondato e io fossi rimasta con un immenso vuoto. “L-l’hai sentito?” dissi tremante, sperando di non apparire delusa.
Annuì lievemente ed evitò di guardarmi, forse colpevole dal momento che gli avevo chiesto di continuo se avesse avuto sue notizie “E’ meglio se non torna, Elena, fidati”
Boccheggiai, sentendomi trattare come una bambina e non riuscii a decidere quale emozione far prevalere, così optai per la rabbia. “Che significa, Stefan? Che ti ha detto? Ha intenzione di sparire così?”
Stefan cercò di calmarmi, mettendomi le mani sulle spalle, ma mi provocò solo più fastidio “Elena, Damon non era in sé quando… ha fatto quel che ha fatto” si fermò, forse incerto se riferirmi la verità o meno “E ora sta cercando.. vendetta”
“Vendetta? Dovrebbe cercare il mio perdono, non la sua stupida vendetta” sbottai
“Chi l’ha spinto ad agire è una minaccia per te, Elena. E’ un bene che ora lui sia concentrato solo su quello”
“Concentrato solo su quello? Che.. che vuoi dire?”
“L’ultima volta che gli ho parlato.. ecco, non era in sé. Credo che abbia spento le emozioni”
 
Non capivo davvero quello che mi aveva detto Stefan. Com’era possibile spegnere le emozioni? Capivo che già il fatto che fossero vampiri non era tecnicamente possibile, ma quello per me era inconcepibile perché avevo visto le sue emozioni e non riuscivo a credere che se ne fosse privato. Anche la stessa vendetta, da cosa sarebbe stata motivata se non dal voler lottare per qualcosa? Il fatto che credessi di rientrare nelle cause delle sue emozioni m faceva sentire patetica. Non capivo se fossi stupida o semplicemente una grande masochista e per questo ero arrivata a fare qualcosa di cui mi sarei vergognata profondamente.
Bonnie mi aspettava a casa sua, ma avevo cercato di non allarmarla troppo. Non facevo quella strada a piedi da secoli. Da quando era iniziato tutto non avevo avuto un momento libero o uno per starmene da sola e sinceramente ero a conoscenza che mi sarebbe potuto accadere qualcosa da un momento all’altro per via di quei famosi tipi che mi stavano cercando, ma non potevo vivere con la spada di Damocle sopra la testa per sempre. Ricordavo i tempi del liceo e i ritorni a casa dopo scuola, quando non vedevo l’ora delle chiamate a tre con Bonnie e Caroline, quando la mia preoccupazione più grande era imparare i passi del nuovo balletto da cheerleader. Sentii il groppo salirmi in gola e deglutii forte, come se potessi spingerlo via. Era tutto così dannatamente complicato adesso. Scossi la testa e asciugai la lacrima che mi era sfuggita e continuai a camminare. Mi fermai all’istante quando un corvo nero come la pece mi tagliò la strada, costringendomi ad indietreggiare di qualche passo. Sobbalzai per lo spavento e lo vidi sparire tra i rami degli alti alberi. Era il corvo più grande che avessi mai visto e il suo gracchiare, in mezzo a quel silenzio, mi aveva fatto venire i brividi. Era come se l’aria fosse diventata gelida improvvisamente, come se vi fosse aria di… morte. Mi guardai intorno, forse troppo paranoica ed accelerai il passo. Casa di Bonnie era la prossima.
Iniziai praticamente a correre, mi sentivo osservata da ogni angolo e un brivido mi salì lungo la schiena quando una volata di vento mi arrivò alle spalle. Mi voltai, ma non vidi nessuno, sebbene ne percepissi la presenza.
I miei occhi si sgranarono immediatamente e l’idea mi balenò in testa.
“Damon..?” sussurrai quasi, certa che mi avrebbe comunque sentita. Aspettai immobile, come paralizzata, ma non ricevetti niente in cambio. Tutto era normale e iniziavo a pensare di essermi immaginata tutto.
“Elena?”
La voce di Bonnie mi riportò alla realtà. Era sull’uscio e mi guardava preoccupata, effettivamente non dovevo sembrare molto normale in quella situazione. Buttai un’ultima occhiata alla strada e la raggiunsi.
Non ci fu bisogno di dire nulla, Bonnie mi conosceva. Sapeva che qualcosa non andava e l’aveva sempre saputo, ma non aveva detto nulla aspettando che fossi io a confessarmi.
“Bonnie, devi fare qualcosa..” le dissi quasi implorante.
“Elena, non capisco cosa tu vuoi che io faccia..”
Scossi la testa, ancora restia e troppo in imbarazzo per quella richiesta “Credo che.. quella maledizione che.. quella tra me e Damon.. abbia avuto effetto anche su di me” dissi sussurrando e poi la guardai dritta negli occhi, per farle capire quanto fossi disperata.
“Che intendi?”
Deglutii e iniziai a torturare il braccialetto di cuoio che portavo al polso “Io.. Bonnie, vorrei che tornasse! Vorrei che.. lasciasse perdere tutta quella storia, che tornasse qui e che..” sentivo la mia voce tremante e il viso in fiamme per quello che stavo per dire “Non riesco a smettere di pensare a lui, lo vedo ogni volta che chiudo gli occhi e non mi importa di quello che ha fatto..” stavolta non riuscii a guardarla.
Sentii la mano calda di Bonnie prendere la mia e quando alzai lo sguardo trovai un sorriso sincero sulle sue labbra. Ero consapevole di avere gli occhi annacquati e il labbro violaceo per quanto l’avevo stretto tra i denti. “Elena.. non c’entra nessuna maledizione” sospirò, forse non troppo contenta “Provi qualcosa per lui”
“Cosa?” iniziai a scuotere la testa spasmodicamente “Com’è possibile? Dopo tutto quello che mi ha fatto? Non è possibile, deve esserci qualche sorta di sortilegio” mi portai entrambe le mani nei capelli e mi resi conto che aveva solo detto ciò che io già sapevo ma che speravo non fosse così.
“Non possiamo controllare queste cose” si avvicinò a me e mi lasciò posare la testa sulla sua spalla “E credimi, io sarei la prima ad esultare se ci fosse un modo per farti smettere di pensare a lui..”
Tirai su con il naso e alzai lo sguardo verso di lei “Vorrei solo sapere dov’è” sospirai “E poi Stefan dice che ha spento le sue emozioni. Ah… Stefan” in quel momento mi venne ancora di più da piangere e dovetti lottare contro me stessa per non farlo.
“Stefan cosa?”
“…l’ho baciato”
“Elena.. non è carino usarlo” mi disse Bonnie, piegando la testa da un lato. Come immaginavo non ebbi bisogno di spiegarmi perché comprese immediatamente il motivo del mio gesto. Comunque ero completamente d’accordo con lei, sebbene la presenza di Stefan non mi dispiacesse. Non avrei fatto nulla, per il momento, magari poteva diventare qualcosa di bello per una volta.
Me ne andai senza l’incantesimo per il disinnamoramento, perché ormai era di quello che si trattava e con quella stessa strana sensazione che mi aveva travolta appena ero arrivata.
Ero certa che ci fosse qualcuno lì e chiunque fosse stato nei miei panni sarebbe scappato all’istante, sapendo sotto quali torture sarei potuta capitare.
Per qualche strano meccanismo nel mio cervello però, feci tutt’altro che accelerare. Era come se fossi attratta da quel pericolo, come se inconsapevolmente volessi lasciarmi andare e trasportare.
Una folata di vento, esattamente come la prima, mi circondò e non potei fare a meno di guardarmi intorno più veloce che potessi per avere ogni lato “coperto”. Quando tornai dritta era lì.
Era lui.
Damon.
Aveva gli occhi fissi su di me, il naso ad un palmo dal mio e le labbra incurvate verso l’altro quasi fosse divertito. Rimasi per secondi interminabili con la bocca schiusa senza sapere cosa fare e poi deglutii, facendo un passo indietro.
Perché era qui improvvisamente? Avevo voluto tanto che tornasse, ed ora era davanti a me. Continuò a scrutarmi con la testa inclinata e lo osservai prendere qualcosa dalla tasca, senza dire niente.
Quando rividi il mio braccialetto alla verbena pendere dalle sue dita, ricordai il momento in cui non me lo trovai più al braccio.
“Il mio braccialetto!” feci automaticamente un passo avanti per riprenderlo ma mi ritrovai il braccio bloccato al lato del viso.
“Mi-mi fai male” riuscii solo a borbottare, sentendomi estremamente stupida.
In tutta risposta, lo strinse ancora di più e mi avvicinò a sé. Avevo gli occhi sbarrati che non potevano evitare di guardalo e lui in tutta risposta non diceva nulla, una sola parola.
“Vedo che non hai perso il tuo proverbiale istinto suicida” fu la prima cosa che mi disse e dopo avermi scrutata perbene, mi lasciò bruscamente andare. “Era chiaro che qualcuno ti seguisse e sei rimasta qui” scosse la testa facendo roteare tra le sue dita il mio braccialetto. Mi chiedevo come facesse a maneggiarlo dal momento che era fatto di verbena.
“Ti chiedi come mai posso toccarlo, vero?” ghignò divertito.
Aveva davvero letto i miei pensieri o era il mio viso ad essere un libro aperto?
“Beh, non sono affari tuoi” aggiunse, con un sorrisetto presuntuoso. Era come se non fosse successo nulla, per quanto gli riguardava. Andava bene, per lui, tornare qui come se nulla fosse e parlarmi tranquillamente come se non mi dovesse niente.
“Facciamola breve” si avvicinò e richiese la mia attenzione “Vedi di stare alla larga dai guai, non costringermi a farti da guardia del corpo perché ho di meglio da fare” mi posò una mano sulla testa, come se fossi una ragazzina e iniziai ad innervosirmi.
“Damon, che diamine stai dicendo? Si può sapere che ti prende?” sbottai in preda alla rabbia
“Sto solo cercando di metterti in guardia” scrollò le spalle “In realtà tenerti viva serve per portare a termine il mio piano, dopo di che puoi anche buttarti dal ponte di Wickery ma forse sarebbe meglio se non lo facessi sai.. i funerali e tutte quelle noie” ghignò ancora e a quel punto mi convinsi che non era davvero lui.
“Chi sei tu?” mi strinsi le braccia al petto come per proteggermi e indietreggiai appena.
Ricevetti una sonora risata che arrivò dritta alle mie orecchie e uno sguardo profondo e serio che purtroppo non potei non riconoscere. “Non ti ha detto niente il mio fratellino? Eppure siete così.. intimi” sogghignò “Non mi importa più di niente, Elena”
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: SylPms