Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: SparklingLetters    25/06/2014    1 recensioni
[Stable Queen]
Regina non ha vita facile, tra il complicato rapporto con la madre e l’isolamento dal resto del mondo. Poi, un giorno, fa amicizia con un ragazzino di nome Daniel…
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Daniel, Henry (Padre), Regina Mills
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota dell’Autrice: In questo le cose si stanno facendo complicate per Regina e Daniel – soprattutto per Daniel.


Capitolo 13
On the Line

«Sono passati tre giorni» rimugina Cora mentre aggiunge un pizzico di zucchero in più al proprio tè. «Mi sarei aspettata che le stalle finissero completamente in rovina, ormai».
«Perché?» Regina appare da dietro la tenda di vapore che si alza dalla tazza.
«A causa del brutto affare del decesso dello stalliere, naturalmente».
«Ora Daniel non ha preso il controllo dei doveri di Edric?» chiede Regina. La verità è che ha visto Daniel solo per poco tempo ultimamente, quando è uscita di nascosto per il funerale di Edric l’altro ieri; e quello non era il momento di parlare di simili argomenti.
«Daniel non è abbastanza qualificato per occuparsi delle responsabilità di suo padre, mia cara. Lavorare fianco a fianco col padre è una cosa, e riuscire nell’intero mestiere è davvero un’altra».
«Può farlo» dice Regina con convinzione.
«Sarò io il giudice di questo. Tutto ciò di cui devi preoccuparti è il tuo nuovo vestito. Io farò delle sistemazioni per l’appropriata direzione delle stalle».

Lei riesce ad uscire furtivamente quella sera tra la cena e un’altra delle tante prove d’abito. Prevedibilmente, Daniel è alle stalle quando lei fa irruzione, ansimando. Lui si gira bruscamente al suono del suo arrivo.
«Regina! È da un po’ che…»
«Sono venuta ad avvertirti» esala lei. «La mamma sta considerando di assumere un nuovo stalliere se trovasse ragioni per cui tu non possa svolgere il lavoro da solo. Assicurati di non dargliene nessuna».
«Troppo tardi» sospira lui. «So del colloquio. Il cocchiere me lo ha detto».
«Il colloquio?»
«Sì, non lo sai? Lady Cora incontrerà potenziali stallieri al villaggio tra qualche giorno».
«Ma allora non avrebbe dovuto dirtelo lei stessa? Perché ti ha mandato il messaggio tramite il cocchiere?»
«Regina. Non c’era nessun messaggio. Non dovrei saperlo. Lei non mi sta considerando per niente. Vuole qualcun altro».
«Ma… perché? E questo dove ti lascia?»
«Non lo so. Da nessuna parte, davvero. Forse intende tenermi da parte. Più probabilmente vuole solo un sostituto, però. Credo che vorrà che io me ne vada».
«No! Cosa stai dicendo? Non puoi andartene! Tu dovresti essere il nuovo stalliere, l’unico!»
«Non so perché tua madre abbia problemi con me. È difficile convincerla quando non conosco le sue motivazioni. Non è mai stata vista molto alle stalle, ma adesso le sta definitivamente evitando».
«Le parlerò» offre lei d’impulso, eppure il suo stomaco si rivolta quando un’immagine mentale della scena le attraversa la mente.
«No» rifiuta lui con franchezza. «Questa è la mia battaglia. Devo convincerla io, altrimenti restare non è il mio posto».
«Ma hai appena detto che lei non ti sta considerando per niente».
«Ho anche detto che so una cosa o due che non dovrei sapere. Lo userò a mio vantaggio. Posso fare questo lavoro. Mio padre mi ha cresciuto per questo. È quel che amo e che sono bravo a fare. Non mi arrenderò senza combattere».
La porta sbatacchia mentre una folata di vento la colpisce. Regina trasale. «Oh… devo andare. La cena» dice in tono di scuse. Contro se stessa, si gira alla porta: «Daniel, se…»
«Va’» dice lui. «Me ne occuperò io».

Con tanto lavoro nelle proprie mani, Daniel ha a stento il tempo di abbandonarsi al dolore durante il giorno. È vero, ogni momento che trascorre nella vicinanza dei cavalli è in un certo senso un ricordo di suo padre; eppure questo genere di memorie le trova benaccette, persino confortanti. Ormai è un po’ che Daniel assolve la maggior parte dei compiti di suo padre, specialmente quando ultimamente Edric era malato e costretto a letto. Ogni aspetto del lavoro gli è familiare. Ciò che ho detto è vero, riflette mentre pulisce i ferri di Ronzinante, questo è quel che so fare meglio. Papà sapeva di poter contare su di me. Mi ha detto che ero pronto un po’ di tempo fa. È vero, allora era già malato… Daniel respinge velocemente quel pensiero: Edric non glielo avrebbe mai rassicurato falsamente se non fosse stata una sua onesta convinzione, nemmeno alle soglie della morte.
Eppure senza di lui, ogni cosa sembra in qualche modo molto più schiacciante. Anche se Daniel era abituato a prendere decisioni per conto proprio, c’era sempre suo padre dal quale andare per un consiglio o una guida nel caso ne avesse avuto bisogno, o anche solo per discutere qualunque questione potesse esserci, come un muscolo infiammato o un ferro di cavallo scheggiato, o la dieta migliore per un cavallo malato – e poi c’era anche il resto del mondo al di là della conoscenza dei cavalli. La sola idea che lui fosse lì era più confortante di quanto Daniel avesse mai realizzato finora. Ora dovrà contare interamente su se stesso, senza nessuna rete di sicurezza sulla quale rimbalzare.
Per quanto i giorni siano schiaccianti, le notti sono molto peggio. Daniel desidera di poter cadere sul letto dopo un giorno di duro lavoro ed assopirsi immediatamente come sempre, ma questo non sembra più possibile. È solo una fase, si dice mentre fissa il soffitto scuro nella casa egualmente scura, di cui ora lui è il solo occupante. Anche questo sembra strano. Tutto è in qualche modo cambiato; le cose possono sembrare quasi le stesse, ma non sono più nulla del genere.
Quando finalmente riesce a cadere in un sonno inquieto, sogna giorni da tempo finiti: sua madre che lo aiuta pazientemente a togliere le erbacce dalla sua pezza di vegetali; suo padre che con calma lo guarda imbrigliare una giumenta particolarmente eccitabile; e le notti in cui entrambi sono morti lasciandolo solo, e le parole che hanno detto e come ci si sente. Quando i primi raggi della luce solare lo svegliano, è solo felice di immergersi di nuovo nel lavoro per scacciar via quelle memorie.
Mentre i giorni passano, si trova ad aspettare con impazienza l’alba e a temere ancor di più il  crepuscolo. Le ore che trascorre al lavoro si protraggono sino a tarda notte, in gran parte per posticipare il tempo in cui è confinato in quello che dovrebbe essere un momento di riposo e ricarica ma che di fatto prosciuga tutta la sua energia mentale. Lui giustifica le proprie azioni assicurandosi che almeno il lavoro è fatto senza difetto. L’esaurimento fisico e mentale che infligge a se stesso, però, inizia presto ad esigere il suo tributo, e lui si sente diventare più testardamente, avventatamente determinato. Non passa un giorno senza che si scervelli riguardo ad un modo per far sì che Lady Cora riconosca le sue qualità come stalliere, e la sua risolutezza di portarlo a compimento cresce ogni giorno.
Cercando qualcosa da fare nel tardo pomeriggio, Daniel si guarda attorno e trova le stalle impeccabilmente pulite e i cavalli perfettamente curati. Con un disperato bisogno di tenersi occupato per quanto tempo è possibile, si mette a spazzolare Ronzinante un’altra volta, anche se probabilmente il suo mantello non è mai stato più lucido. Perso nei pensieri, registra a malapena il cocchiere che lo chiama, finché l’uomo non entra zoppicando con un’espressione esasperata in volto.
«Daniel» sbuffa, «Contessa e Barone dovrebbero essere pronti per andare tra un attimo. Non hai ancora neanche cominciato?»
Per quanto in questi giorni Daniel sia riluttante a connettersi con la realtà, questa volta vi atterra immediatamente. «La carrozza» si lascia sfuggire, «è stasera, giusto?» Si maledice in silenzio e mette da parte la spazzola. Ronzinante protesta per l’interruzione della piacevole strigliata ma non ottiene più attenzione.
«Vuoi una mano?» chiede il cocchiere nervosamente. È una sorta di responsabilità condivisa: le ripercussioni sarebbero più dure per Daniel ma in una certa misura coinvolgerebbero anche lui.
«Ce la faccio» replica Daniel da sopra la propria spalla. Contessa sta già venendo bardata. «Saranno puntuali».
«Bene», il cocchiere si fa da parte e si gira per andarsene.
«Aspetta» chiama Daniel come per un ripensamento. «Sai dove andrà Lady Cora?» Di certo i colloqui non sono stati anticipati?
«Al palazzo» grugnisce l’uomo. «Scorterà la signorina Regina al ballo reale. Figliolo, hai bisogno di ricominciare a vivere nel presente, sei fuori dalla carreggiata».
Lui non vede Regina da giorni – forse da settimane? Come ha fatto a non notare prima la sua assenza?
Se ne rende improvvisamente conto: è più nei guai di quanto abbia immaginato sinora. Ha passato il tempo a soffermarsi sugli aspetti malsani del passato e deviando per evitare il confronto col presente. Il cocchiere ha ragione; deve tornare in pista, per continuare a vivere. A questo punto non sa nemmeno più dire quanti giorni siano passati dalla morte di suo padre.
Finisce con i cavalli in tempo record, alimentato da una nuova determinazione. Il ballo reale. Aggrotta la fronte mentre conduce Contessa e Barone alla carrozza. Regina andrà al ballo reale, al palazzo, da quel principe che era venuto per la sua festa di compleanno. Lei ha detto che quel ballo era orribile, ricorda. L’ha odiato. Stranamente, il pensiero lo fa sentire vagamente sollevato, e un mezzo sorriso compare sulle sue labbra.

Quella notte, per la prima volta da tempo, non sogna i suoi genitori. Invece è Regina a visitarlo nel suo sogno. No, questo non sembra esatto – va bene, lei compare nel suo sogno, ma effettivamente non gli dedica un singolo pensiero.
Daniel guarda dai confini delle stalle mentre Regina emerge in lontananza. Lei cammina sotto braccio con uno sconosciuto alto e dall’armatura splendente che in qualche modo lui sa essere il principe. La coppia è immersa in una conversazione, dimentica dell’ambiente che li circonda. Daniel sente l’irrefrenabile impulso di salutare e si dirige verso la porta – solo per scoprire che non ce n’è nessuna. Così torna di corsa alla finestra. Regina inclina la testa mentre il principe le parla, e quando lui conclude, lei lancia indietro la testa con una risata cristallina. Quella risata, è come un migliaio di campanelli d’argento che suonino all’alba, e Daniel la sente forte e chiara nonostante la distanza – la sente forte e chiara come se lei gli stesse ridendo nell’orecchio. Questo non è giusto, si ribella il cervello di Daniel mentre lei prende di nuovo il braccio del principe. Semplicemente non è giusto… Si precipita verso la porta e questa volta è lì, ma quando prova ad aprirla la maniglia si rompe. Fuori di sé per la frustrazione, ci si scaglia contro con la forza del suo intero corpo. La porta cede; lui è libero di andare. Solo che non c’è nessun posto dove andare. Oltre la porta, lo aspetta solo una distesa erbosa di terreno arido; nessuna tenuta dei Mills, nessuna casa, e nessuna Regina nell’arco dell’orizzonte.
Daniel si sveglia con un sussulto. Si guarda freneticamente attorno, disorientato da quel sogno vivido e bizzarro. Un sogno. Si getta di nuovo sul cuscino con un sospiro. «Che cos’era?» si rivolge alla stanza vuota. La confusione e la disperazione che ha sentito nel sogno sono reali e continuano ad aleggiare, questo lo sa. Si sente anche stranamente impotente, e bizzarramente irritato. Le importava solo del giovane principe. Si dà una scossa mentale. Da dove è arrivato quel pensiero? «Be’, non è venuta a trovarti da quel rapido avvertimento, che avevi comunque già ricevuto da un’altra fonte» dice con cattiveria una vocina dentro la sua testa. «Non si è fatta vedere da allora; questo cosa ti dice?» È solo uno stupido sogno, nient’altro. Perché dovrei anche solo dedicarvi un unico pensiero? Determinato a non dare importanza a quelle emozioni preoccupanti, si gira su un fianco e serra gli occhi per tornare a dormire. Occorrono un po’ di movimenti e cambi di posizione prima che lui riesca nell’impresa.

Il nuovo giorno segna il primo tempo da un po’ che Daniel trascorre senza isolarsi. Dorme fino a tardi – stavolta senza sogni – e sente di essersi dato la carica per la giornata. Parla con qualche domestica in cucina, dove non si è fatto vedere dalla morte di suo padre, mentre prende lì la sua colazione. Chiede notizie degli ultimi pettegolezzi con aria indifferente, accattonando con successo il fatto che per lo più spera soltanto di sentire di Regina. E, naturalmente, è quello che sente: il ballo reale è al momento la chiacchiera della città. Il ballo è stato un sommo successo, dicono, e il principe è una persona da favola. Lady Regina era stupenda nel suo abito da sera – più graziosa di qualsiasi principessa. Stanno già facendo piani per il prossimo ballo, a casa di un qualche nobile, tanto per cambiare. A questo punto, l’attenzione di Daniel vacilla. Quanto ha sentito è abbastanza. Mette giù il pezzo di pane che non ha finito e lascia il bicchiere del latte mezzo pieno quando se ne va all’improvviso.
Così è questo che sta tenendo Regina occupata – balli e principi da favola. Dovrebbe essere mia amica, fuma di rabbia. Dovrebbe farsi vedere una volta ogni tanto, altrimenti qual è il senso di un amico al quale non importa di esserci quando…? Il suo volto si arrossa di vergogna. Ma a lei importa. Lei era lì. Cosa diavolo mi prende?
Imbarazzato e completamente confuso, Daniel è ancora una volta lieto di avere del lavoro che lo aspetta. Non può che continuare a darsi un rimprovero mentale per la reazione inappropriata di prima. Il suo imbarazzo non fa che crescere quando un respiro d’aria fresca entra nelle stalle attraverso la porta temporaneamente aperta, e dei passi familiari battono sul pavimento cosparso di paglia.
«Buongiorno, Daniel!» La sua voce risuona nell’aria.
Daniel inizia a rispondere ma si ritrova a balbettare per l’imbarazzo. Come ho potuto pensare male di lei solo perché non è riuscita a venire per qualche giorno, quando chiaramente lei non è da incolpare? Non è mai stata in torto.
«Daniel? Ci sei?» Adesso lei suona incerta.
«Sì» riesce finalmente a dire lui, spuntando da uno dei box. «Mi dispiace, ero…» Esita, cercando le parole giuste. Non gliene viene nessuna.
«Perso nei tuoi pensieri?» suggerisce lei. Lui afferra la possibilità ed annuisce, grato di esserne uscito.
Lui la studia mentre lei gli sta lì di fronte. I suoi occhi sembrano un po’ stanchi; non ha ancora dormito molto da quando è tornata dal ballo. Il minuscolo cipiglio che il pensiero porta scompare in un attimo: È venuta qui a vedermi come prima cosa. I suoi capelli sono arruffati e il suo mantello sembra essere stato indossato sopra una camicia da notte.
«Pensano che sia addormentata, così finalmente abbiamo un po’ di tempo». Lei gli fa l’occhiolino e si accomoda su una balla di fieno. Daniel si unisce a lei, decidendo che il lavoro aspetterà per un momento o due.
«Sei stata fuori sino a tardi?» chiede, più per il puro piacere di sentire la sua voce che per altro.
«Piuttosto tardi. Onestamente, vorrei che avessimo potuto andarcene prima, ma il principe ha insistito a voler ballare tutte le danze con me, quindi ce ne siamo andati solo quando il ballo era finito».
«Oh… allora è stato un bel ballo?»
«Tutto era molto carino. Tutti hanno lodato il mio abito da sera, il ché almeno ha tenuto a bada la mamma – questo me l’ha lasciato disegnare quasi interamente da me, riesci a immaginarlo? Anche se era per un evento importante come un ballo reale». I suoi occhi splendono al pensiero, e le sue guance arrossiscono un poco. Un’amarezza che lui non riconosce gli riempie la bocca.
«Be’, finché anche il principe l’ha gradito…»
«Penso di sì…» dice lentamente lei, dandogli uno sguardo attento, «ma questo cosa c’entra?»
La rabbia di Daniel divampa – la mancanza di sonno, il dolore, lo stress di prendere il posto di suo padre, e l’incertezza della sua situazione combinati tornano a tormentarlo. «Be’, allora questo è un bene. Suppongo che lo rivedrai presto? Dovrei preparare subito i cavalli?»
«Cosa… perché dovrei vederlo adesso? Non capisco – perché all’improvviso sei così interessato a parlare di lui? Non è nemmeno importante. Per di più, l’intero ballo è stato terri…»
«Bene, mi fa piacere che tu non ti sia divertita. Naturalmente sarebbe carino vederti una volta ogni tanto…» Anche se ormai la sua mente cerca di tenere sotto controllo le sue emozioni, Daniel non riesce a reprimere il tono di biasimo delle proprie parole.
«Adesso sono qui!» esclama lei. «Cos’hai che non va?» Lo contempla brevemente e continua molto più calma: «So che è stato difficile per te, con la scomparsa di tuo padre. Ho cercato di venire, ma non potevo… con tutti questi balli a cui la mamma vuole che io partecipi…»
L’empatia lo raggiunge, e lui riesce a capire che la sua preoccupazione è reale. Tutta la rabbia cola via magicamente. Nel suo stato attuale, però, Daniel manca di notare il tono infelice che s’insinua nella voce di Regina ogni volta che lei menziona un ballo.
«Sì, il ballo» nota tristemente. «Vedi, ora hai degli amici». Riesce a mostrare un sorriso storto. Te lo meriti.
«No, non direi che sono miei amici» nega lei categoricamente. «Anche se probabilmente la mamma vorrebbe che lo fossero. Indossano bei vestiti e dicono belle cose, e questo la fa felice. Parlando della mamma – volevo chiederti dei colloqui. Sei pronto ad impressionarla come hai detto che avresti fatto, giusto?»
Una qualche strana, sconosciuta emozione s’insinua nel suo cuore e lo stringe con dita ossute, rendendogli impossibile pensare con lucidità. Daniel sente tornare l’amarezza e l’irritazione e parla con la bocca senza che il suo cervello la autorizzi. «Impressionarla? Devi avermi confuso con un certo principe».
Regina lo fissa ad occhi spalancati. Il suo labbro trema lievemente. Lei inghiottisce e si alza, torreggiando ora su di lui. L’espressione morbida è svanita, e il suo volto è più duro di quanto lui l’abbia mai visto. Gli occhi di lui cadono sui pugni serrati di lei prima di incontrare di nuovo i suoi occhi. La serie di parole con cui lei lo tempesta è diversa da qualsiasi cosa abbia mai sentito da lei.
«Non so cosa ti abbia preso, Daniel, e francamente non ho idea di cosa fare al riguardo. Volevo parlare con te – ho aspettato di parlarti per giorni, specialmente dopo il funerale, e dopo quello stupido ballo – ma non stai ascoltando e basta, e sembri sentire qualcosa di completamente diverso da quello che sto effettivamente dicendo. Tu mi hai sempre capita, ma adesso… non lo so. Forse questo non è un buon momento. Forse dovremmo solo lasciar perdere. Sembra che tu sia arrabbiato con me, e non ho idea del perché. Ma sai cosa? Non è giusto. Non ho fatto niente di male, non hai motivo di avercela con me».
Ogni parola che lei pronuncia gli svela che è ferita e confusa, ma c’è un margine arrabbiato nel suo discorso che risuona con l’irritazione che lui sente attualmente.
«Non so più cosa pensare, Regina. Forse mi sto comportando da stupido. Non lo so. È solo che non mi piace il principe, è tutto». Regina apre la bocca in un tentativo di intervenire, ma Daniel continua. «Non chiedermi perché, so che non l’ho mai visto e non so niente di lui, quindi capisco che è completamente irrazionale, non devi difenderlo. Sono d’accordo con te, però – in fondo questo non sembra un buon momento per parlare».
Regina richiude la bocca, e i suoi occhi lampeggiano pericolosamente. «Come desideri» sbotta. «Comunque ho cose migliori da fare». E si precipita fuori, sbattendo la porta con tutta la propria forza.
Daniel rimane seduto, gli occhi fissi sulla porta. Frammenti della conversazione continuano a riecheggiargli nelle orecchie, ed il volto arrossato per la frustrazione di Regina ondeggia davanti ai suoi occhi. Cos’è appena successo? «Non so cosa ti abbia preso» ha detto lei. Be’, neanch’io ne ho la minima idea. Che diavolo ho che non va? Mi sento così arrabbiato e amareggiato, e per cosa? Perché Regina ha una vita sociale che si confà al suo stato, e io non ne faccio parte? Lo sapeva già – l’ho sempre saputo. Sfila filo dopo filo di paglia dalla balla su cui è seduto e la sua mente corre. Se l’ha saputo per tutto il tempo, esattamente perché lo disturba adesso? Cos’è esattamente che lo disturba così tanto? Il principe? Cosa può mai avere contro di lui?
Dovrei essere felice per lei. Che razza di amico sono?
Il suo cuore sprofonda al pensiero. Il suo comportamento l’ha ferita, questo è chiaro, e per la prima volta, lui non l’ha potuto evitare. Non deve accadere mai più, giura a se stesso. Lui è suo amico e dovrebbe essere qui per lei, non contro di lei, qualunque sia la ragione di questa strana tempesta interiore di emozioni, e non importa quanti balli ci siano, o quanti principi. Vorrei che avesse trascorso quel tempo con me, però… Adesso le sue dita smettono di attorcigliare la paglia. Si tratta di questo? Sono geloso perché ultimamente lui riesce a stare con lei così tanto e io no? Sconvolto, soppesa e misura tutto ciò contro la propria mente e il proprio cuore. Il pezzo del puzzle combacia. Oh, Regina… ho fatto un casino. Daniel sospira pesantemente. Tutto questo non è altro che allarmante.
Vorrei poter parlare con te, papà. Mi farebbe comodo qualche consiglio.






NdT:
Oh, Danny, Danny, Danny…
Il prossimo aggiornamento arriverà mercoledì 2 o giovedì 3 luglio :)
Au revoir!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: SparklingLetters