Capitolo 4
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Primo giorno di
lavoro
Due grandi
occhi chiusi e insonnoliti sbucarono lentamente dalle fresche e bianche
lenzuola di un grande letto a baldacchino.
Dalle due
piccole finestre della stanza erano riflessi i fiochi raggi di luce del
sole di
primo mattino che illuminavano completamente un volto grazioso ancora
immerso
in un sonno lungo e profondo.
Una folta
cascata di capelli nero corvino separava nettamente la testa della
ragazza
addormentata dal morbido e imbottito cuscino rosa pesca e un corpo
esile e
snello si affacciava affaticato al limpido sorgere del sole.
Quest’ultimo
sembrava limitarsi alla semplice contemplazione del soggetto sdraiato
su quel
letto, piuttosto che iniziare a offrire, come ogni giorno, luce a tutta
la
stanza.
Lentamente e
affannosamente, Angelina si rigirò fra le coperte, cercando
di evitare il più
possibile i faticosi ed insistenti raggi solari, che ormai le avevano
colpito
direttamente le pigre palpebre.
Avvolse le
braccia sottili attorno al cuscino e pian pianino, la ragazza
aprì gli occhi. A
causa del troppo sonno, però, la sua vista era ancora
parecchio annebbiata e la
sua testa pulsava, come ad incitarla a restare a letto ancora per un
po’.
Le ci
vollero alcuni secondi per poter mettere a fuoco gli oggetti che stava
osservando, in particolare quelli poggiati sull’elegante e
minuscolo comodino
in legno alla sua destra: un abat-jour stranamente spenta, una piccola
sveglia,
una boccetta di profumo, una collanina d’argento, dei
fazzoletti…
Tutta roba
che di certo non le apparteneva, ma di cui non aveva fatto caso la sera
precedente probabilmente perché era talmente stanca da
essersi letteralmente
lasciata trascinare dalle braccia di Morfeo senza avere la
possibilità di poter
vedere nient’altro, se non le placide e soffici coperte di
quel letto ben
rifatto.
La ragazza
puntò da subito l’attenzione sulla sveglia e
allungò un braccio per afferrarla.
Controllando
l’orario, notò, in tutta sorpresa, che erano le
7.25.
Angelina
portò il palmo della mano sulla fronte e sbarrò
immediatamente gli occhi che
poco prima non si decidevano di aprirsi, per costatare quanto potesse
essere
stata stupida a non essersi alzata venticinque minuti prima!
IV, infatti,
le aveva avvisato dello strampalato e insostenibile comportamento di
suo padre
nel caso la sua colazione non le fosse servita almeno alle otto circa
del
mattino.
E non si
doveva trattare semplicemente di un pasto comune: Tron, infatti,
prediligeva un
servizio completo, una colazione impeccabile e unica che in
trentacinque minuti
sarebbe stato difficilissimo preparare!
Angelina
cadde subito nel panico.
-La
colazione deve essere pronta per le otto…
Sarà meglio che mi muova, o Tron mi farà un nodo
alla gola!- disse, agitando le
gambe tra le lenzuola e alzandosi dal letto a velocità
supersonica.
Per prima
cosa si guardò intorno, cercando la sua divisa da lavoro e
iniziando a frugare nell’armadio
alla sua destra.
Gli
attaccapanni appesi al suo interno reggevano vestiti stravaganti
colorati e già
stirati, come camicie e minigonne di jeans, pantaloni di seta lunghi,
maglie a
maniche lunghe scollate…
Ad Angelina
piaceva molto quel genere di cose ma in quel momento il tempo a
disposizione
per provare tutto non ce n’era perché doveva
affrettarsi a trovare la sua
divisa.
-Ma
dov’è,
insomma?- si lamentò lei a bassa voce per non arrecare
disturbo già a partire
dal suo primo giorno di lavoro.
Poi
voltò lo
sguardo sulla poltroncina di fronte al letto e notò, che
oltre ai tanti capi di
abbigliamento che IV le aveva offerto, c’era anche una divisa
bianca e nera,
quella che cercava.
-Oh, eccola!
Bene! Adesso mi vesto, spero solo che sia della mia misura, altrimenti
sono nei
guai!- costatò lei, togliendosi il pigiama e afferrando la
veste infilandosela
con rapidità.
Era
comodissima, per fortuna.
Poi
aprì di
nuovo l’armadio sulla cui porta era attaccato uno specchio
lungo tutta la
superficie.
Si
guardò
incredula dalla sua stessa bellezza.
-Però,
in
questa famiglia hanno dei buoni gusti- affermò Angelina tra
sé a sé, mentre si
rigirava su sé stessa per ammirare il suo look da cameriera
umile ma attraente.
Nella casa
di campagna, non le avrebbero certo permesso di lavorare con una divisa
di quel
genere: per i suoi genitori, infatti, vestirsi troppo attillati non era
mai
stato un buon esempio da parte di una ragazza e questo infastidiva non
poco la
giovane Angelina, che nel frattempo cercava di togliersi dalla testa il
passato
per guardare al presente.
Più
frenetica che mai, prese da uno dei cassetti del comodino una spazzola
e si
pettinò i lunghi capelli con cura, facendo attenzione ai
nodi e cercando di
apparire il
più carina possibile.
Quando ebbe
terminato, tirò un lungo sospiro di sollievo e
uscì di corsa dalla stanza.
Ciò
che le
si presentò fu tutt’altro che piacevole.
Difatti, non
appena aveva messo piede fuori dalla camera, si rese conto di essersi
già
smarrita nel bel mezzo di un lunghissimo corridoio che conduceva in
chissà
quale parte della casa.
La sua
reazione fu di sgomento oltre che di fastidio.
-Oh no, e
adesso dove devo andare? Io non ho la benché minima idea di
dove si trovi la
cucina. Ora mi toccherà perdere tempo a cercarla e di
conseguenza, fare tardi
la colazione per la famiglia- si lamentò lei a bassissima
voce, girando la
testa qua e là disorientata e confusa.
-Anzi, prima
di andare in cucina, mi conviene andare in bagno dato che ho la faccia
sporca e
decisamente poco gradevole- decise Angelina dopo aver dato un ultimo
sguardo al
suo viso in un piccolo specchio appeso nel corridoio.
Prima di
ritrarsi dal suo stesso riflesso, però, Angelina si accorse
di un altro giovane
volto dietro di lei, virile, gelido e molto serio che
l’osservava.
La ragazza
lanciò un piccolo grido e si girò di scatto verso
la statuaria e imponente
figura del primogenito di Tron.
-Oh, scusi,
non sapevo che lei fosse sveglio. Ha bisogno di qualcosa?- chiese lei
tentando
in tutti i modi di non cadere vittima dello sguardo impenetrabile di lui
che la
metteva notevolmente in imbarazzo.
-Io credo
invece che sia tu quella più bisognosa in questo momento-
affermò lui, sempre
mantenendo quella postura raffinata e perfetta.
Angelina
concordò con lui facendogli un sorriso e mettendosi una mano
nei capelli.
-Beh,
sì, in
effetti, è la prima volta che mi trovo a lavorare in un
luogo così vasto e
sinceramente non so ancora bene dove si trovino le varie
stanze…-
V fece
qualche passo in avanti verso di lei, facendola impallidire a
dismisura.
-Non
preoccuparti, è comprensibile che tu ti senta disorientata.
Ti guiderò io per
il momento- annunciò V.
-La
ringrazio molto per l’aiuto. Io adesso però vorrei
andare in bagno, mi potrebbe
dire dove si trova?-
Angelina non
vedeva l’ora di togliersi di dosso lo sguardo glaciale e
misterioso del giovane
V che le indicò solennemente la quarta porta a destra nel
corridoio.
Entrò
chiudendo la porta a chiave e scivolò per terra finendo
seduta sul freddo
pavimento in marmo del maestoso bagno.
La nuova
arrivata sorrise avida e ripensò ai rigidi occhi blu di V
che l’avevano inquietata
tantissimo, ma di cui era stranamente molto attratta.
La
raffinatezza, l’eleganza e la diffidenza di V
l’avevano lasciata di stucco
perché tutte queste caratteristiche non facevano parte
assolutamente del
carattere di IV!
“A
dire il
vero quel bel fusto di V non sembra neanche suo fratello. E’
così freddo, come
se non provasse emozioni. Un esemplare unico e raro. Come faccio a non
rimanerne affascinata?” rifletté lei dopo essersi
alzata per dirigersi verso il
lavabo.
Si
sciacquò la
faccia accuratamente con acqua gelata e poi afferrò
dolcemente un asciugamano e
con questo si tamponò la pelle del viso.
Si
osservò
nuovamente allo specchio e sorrise in modo sadico.
“Non
ha
nemmeno l’aria di un uomo interessato ad avere una relazione.
Che peccato,
sarebbe bello poter sfoggiare il mio fascino per farlo cascare ai miei
piedi”
concluse lei con un’espressione delusa.
Trasportata
da seducenti emozioni, la ragazza uscì finalmente dal bagno
e vide V in piedi
qualche metro più avanti che l’aspettava.
-Eccomi, ho
finito- comunicò Angelina al figlio del suo padrone che nel
frattempo si stava
accarezzando la lunga chioma argentata con aria inquieta.
-Perfetto.
Ora seguimi, ti porterò in cucina- disse V, voltandosi dalla
parte opposta e
riprendendo il cammino accompagnato dalla nuova cameriera.
Quest’ultima
lo seguiva in silenzio e per tutta la durata della camminata, lei non
faceva
altro che osservare ininterrottamente i lunghi e flessuosi capelli del
ragazzo
con desiderio. Non aveva mai visto una tale preziosità e col
passare del tempo,
le veniva sempre più un’irresistibile voglia di
sfiorarne alcune ciocche con
una mano per poi assaporare il loro profumo, rimettendo in circolo
l’azione
devastante dei neuroni nel suo corpo scosso da una fatale attrazione
per quel
ragazzo così diverso dall’esilarante fratello
minore IV e dal bambinesco padre
Tron.
V, accortosi
delle strane occhiate che la ragazza gli rivolgeva, si girò
e domandò
incuriosito: -C’è qualcosa che non va?-
Lei scosse
la testa.
-Oh no,
niente di che. Mi stavo solo domandando… ecco…-
-Che cosa?-
interruppe lui, volendo già entrare nel nocciolo della
questione.
Angelina
aveva pochissimo tempo per riflettere su una scusa fattibile per
giustificarsi,
tant’è che rigirò le proprie dita, si
morse il labbro e guardò
vagamente per terra.
Poi
rialzò
la testa e rispose:
-Ecco…
come
dicevo, mi stavo solo chiedendo come sarà suo fratello
III… Ieri sera IV non ha
avuto il tempo di parlarmene…-
V, dopo aver
accertato il dubbio della ragazza, assunse la posizione di prima e
ritornò a
camminare scendendo al piano inferiore tramite dei ripidi scalini in
marmo.
-Capisco.
Non temere Angelina, lo conoscerai tra poco- affermò con la
sua solita
freddezza.
Lei
però era
molto più curiosa di quanto apparisse, così pose
ulteriori domande.
-Mi scusi se
mi intrometto, V, ma mi dica… Com’è
III? Di sicuro è molto educato e ligio alle
regole, dal momento che ieri, per esempio, era tardi e lui era
già a dormire…-
-Non hai
tutti i torti. III è un ragazzo sensibile, perciò
vedi di comportarti di
conseguenza. Comunque sia, non ho intenzione di dirti altro. Come ti ho
già
detto, fra pochissimo lo conoscerai di persona. Guarda, siamo
arrivati…-
annunciò V entrando nell’immenso soggiorno e
indicando con l’indice una porta
già spalancata sul fondo che conduceva ad un altro corridoio.
Stranamente
Tron non si era ancora fatto vivo, ma Angelina fu comunque scossa dalla
preoccupazione dato che ormai erano già le otto in punto e
la colazione non era
ancora stata preparata.
Angelina si
mise a fianco di V e lo seguì fino all’entrata
della maestosa cucina.
-Wow! Che
meraviglia!- esclamò lei entusiasta mentre girovagava
davanti ai fornelli e ai
vari cassetti e credenze.
V le rivolse
un piccolo sorriso.
-Spero che abbia
capito la strada. Ad ogni modo, non preoccuparti per la colazione. Oggi
è il
tuo primo giorno di lavoro e Tron mi ha incaricato di comunicarti che
puoi
iniziare anche adesso a prepararla, non c’è
fretta. Da domani in poi, però,
inizierai ad alzarti almeno un’ora prima, chiaro?-
Angelina
annuì.
-Non si
preoccupi. Adesso mi è un po’ più
chiaro il percorso. Col tempo, imparerò anche
a orientarmi nelle altre parti della casa. Per adesso, può
bastare. La
ringrazio molto per l’aiuto-
V
abbassò la
testa e uscì dalla cucina.
-Non
c’è di
che. Del resto sei appena arrivata. Se dovessi avere bisogno, non
esitare a
rivolgerti a me, mi raccomando. Io vado da Tron, quando avrai finito,
raggiungici-
-Va bene
signore-
Finalmente
sola, Angelina si guardò intorno e vide, come prima cosa,
una credenza in alto
piena zeppa di tazze di porcellana, piattini e servizi da tè
da far invidia a
chiunque.
La ragazza,
con l’aiuto di una sedia, aprì la credenza e
cominciò a contare:
-Allora,
preparerò il tè per Tron, per IV, per quello
splendore di V e per III… In tutto
sono quattro tazze. Bene!-
Con cautela,
prese quattro tazze e i rispettivi piattini poco alla volta e li
appoggiò tutti
sul vassoio d’argento sopra il tavolo al centro della cucina.
Poi
aprì un
cassetto accanto al
frigorifero e trovò
quattro cucchiaini che posò a fianco di ciascun piattino,
seguiti da dei
piccoli tovaglioli, dei biscottini ai cereali, marmellata
all’albicocca e
croissants vuoti o al cioccolato.
Successivamente,
prese una teiera sulla quale preparare l’infuso. Dopo un
quarto d’ora di lavoro,
la colazione per la famiglia fu finalmente pronta e Angelina
afferrò soddisfatta
il vassoio e si avviò verso il salone, dove intanto era
incominciato un baccano
assurdo: TV a tutto volume come la sera precedente, risate a tutto
spiano di
Tron…
Angelina
scoppiò a ridere.
-A quanto
pare Tron è di buon umore perfino alle 8 e un quarto di
mattina. Caspita,
allora IV aveva ragione riguardo suo padre!-
Ad un certo
punto, mentre lei rideva a più non posso, uno spintone la
colse di sorpresa e
la fece quasi cadere per terra insieme al servizio da tè.
-Ma che
diavolo…
Ehi, attento a dove mette i piedi, mi ha quasi fatto rovesciare la
colazione!-
gridò lei infuriata.
-Oh, mi
scusi, signorina, mi sono inciampato per la fretta. Si è
fatta male?-
Una voce
dolce e gentile colse la sua attenzione e Angelina, presa dalla rabbia,
si
voltò per vedere il profilo di un giovane ragazzo dagli
occhi verde smeraldo
che la fissava mortificato e dispiaciuto.
L’aura
di
rabbia che Angelina aveva appresso svanì d’un
colpo, lasciando posto ad una
magica sensazione di armonia nel suo cuore.
Quell’esile
corporatura magrolina, quei morbidi capelli color confetto e
quell’atteggiamento
educato la fecero subito intuire di che persona si trattasse.
Lei sorrise
maliziosa.
-No, tutto a
posto, sono io che mi devo scusare… Non avrei dovuto urlarle
in quel modo-
Il ragazzino
si meravigliò e sbarrò gli occhi.
-Non si
preoccupi, signorina. Sono io che sono molto sbadato- concluse lui
divertito e
arrossato.
-Possiamo
esserlo tutti nella vita. Una volta ogni tanto, può
accadere- continuò
Angelina, anch’ella molto rallegrata per la situazione.
Entrambi si
scambiarono uno sguardo d’intesa e lui, con gentilezza
allungò la mano per
stringergliela e timidamente, si presentò:
-Ad ogni
modo, io mi chiamo III, signorina…-
-…Angelina-
lo interruppe lei con un sorriso a trentadue denti.
-Ok, piacere,
Angelina. Vedo che è lei la nuova cameriera-
affermò III, sempre con un
dolcissimo sorriso stampato sul suo candido viso.
-Esatto. Suo
fratello IV mi ha trovato per strada ed è stato
così gentile a portarmi qui. Tuttavia
questa casa è così grande, penso che mi ci
vorrà del tempo prima che possa
orientarmi come si deve-
-Non si
preoccupi, Angelina. In questo l’aiuterò io-
propose III con le gote sempre più
arrossate per l’imbarazzo. Lui non aveva mai parlato
apertamente con una
ragazza prima d’ora… Le uniche con cui aveva
stretto una tenera amicizia erano
state solo alcune bambine dell’orfanotrofio dove aveva
trascorso, allora col
nome di Michael Arclight, il periodo tra l’infanzia e
l’adolescenza, più
precisamente a partire dai dieci anni di età fino ai
quattordici anni, ovvero nell’anno
in cui suo padre era ritornato dopo il tradimento di Faker.
Michael era
sempre stato un ragazzino molto timido e impacciato e contrariamente al
fratello IV, allora Thomas Arclight, il successo con le ragazze non era
il suo
punto forte e la sua tenera ingenuità lo aveva portato pian
piano alla
solitudine.
Per questo, III
era felice di aver conosciuto una ragazza così solare ed
intelligente come
Angelina e non vedeva l’ora di stringere amicizia con lei.
-Grazie, caro
III lei è così gentile e premuroso. Possiamo
darci del “tu”?- domandò
felicissima rimettendo in piedi alcune tazze vuote che erano cadute
dopo
essersi schiantata contro il ragazzino.
-Ma certo,
Angelina.
Mi fa davvero piacere sapere che noi due siamo diventati amici. Che ne
dici se
andassimo insieme in salotto e ti facessi accomodare insieme alla mia
famiglia?-
-Oh, tu mi
stai viziando troppo, III. Non credo che a Tron o a V faccia piacere.
In fondo,
sono solo una cameriera e niente di più- disse umilmente
Angelina, sempre più
colpita dal caldo affetto che gli dava il giovane III, nonostante si
fossero
conosciuti da pochi minuti.
-Lascia
almeno che ti aiuti con questo vassoio pesante- ribadì III
prendendo la teiera
piena di tè fumante per alleggerire il contenuto del vassoio.
-Sei
così
gentile, ti ringrazio, III-
-Figurati-
Entrambi si
lanciarono tenere occhiate e si diressero insieme nel grande salone,
contenti ed
estasiati.
Angolino
dell’autrice:
Ciao a tutti
e bentornati! :D Molti di voi avranno sicuramente dovuto affrontare gli
esami
questo mese, ragion per cui ho deciso di dedicarmi a questa storia un
po’ meno
del previsto. Come sono andati? Spero bene a tutti voi! :)
Anch’io sono stata
molto impegnata, e per chi magari attendeva con ansia il nuovo
capitolo, chiedo
umilmente scusa, come sempre… Come vi è sembrato
l’incontro di Angelina e III?
Io penso di averlo reso il più semplice possibile, senza
focalizzarmi troppo
sul loro lato psicologico… Semai l’ho fatto per
quanto riguarda l’attrazione iniziale
della protagonista per il gelido V xD In generale, il capitolo non
è un granché,
ma spero che vi sia piaciuto comunque, anche perché
è il più importante per capire
il seguito della fic! :) Come al solito, ringrazio e mando un abbraccio
a tutti
coloro che mi sostengono, mi mandano recensioni o leggono soltanto.
Veramente,
per me è un’emozione senza confini :D
A presto con
un nuovo chappy!
vennalyrion96