Di Marie Christine
Si era detta che la memoria non sarebbe svanita.
Quell'allegra accozzaglia di colori e suoni non sarebbe scomparsa. L'aveva rivissuta ogni giorno, per imprimerla come un tatuaggio nella testa. Avrebbe impedito al tempo di fare il suo corso, strappare i bordi labili e già consunti dei profili, ammortizzare e ingrigire i colori.
Il rosso della maglietta e l'argento sfavillante sui denti.
Eppure...
Sfuma nel bianco, sfuma nel bianco.
Eppure la sua risata suonava già come una risata al parco giochi, ieri.
E un'altra dalla finestra di una casa, il giorno prima.
Sfuma nel bianco, sfuma nel bianco.
I fiori non sono nemmeno marciti, ma ritrova già l’oceano dei suoi occhi negli occhi di altri. E la curva delle sue labbra su labbra di altri.
E non è rabbia, quella che le sale in gola ogni sera. È amarezza. Un’amarezza liquida e calda come la bile, e quasi
sfuma nel bianco.
Ed è triste.
Come una palla dimenticata in un
cortile.
*
Dedicata a I. con tanto affetto.