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Autore: OmegaHolmes    25/06/2014    4 recensioni
"John Watson era un’esplosione di colori e di vita.
Amava il mondo, amava la vita, amava la sua famiglia e i suoi amici.
Anche se non aveva una famiglia come tutte le altre, a lui non importava.
Era felice delle piccole cose: del the troppo caldo, dei suoi amati maglioni di fronte al camino acceso, della neve che presto avrebbe ricoperto la città, delle stelle troppo brillanti e lontane nel cielo, delle sue Converse rosse un po’ sgualcite, ma soprattutto… del raro sorriso del suo migliore amico, Sherlock Holmes."
Johnlock AU: Teenlock
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Avevo scritto un capolavoro di commento che nessuno avrebbe mai letto, ma è arrivato quel rompiscatole di Mycroft (mio fratello) e ho dovuto chiudere tutto.
Ad ogni modo, non ho mai scritto due capitoli nell stessò giorno, nè pubblicati. evidentemente la pioggia è ispiratrice.
Vi auguro una buona lettura,
Ally


Il biondino si sedette sul letto, con in grembo alcuni cerotti, disinfettanti e garze.
Sherlock rimaneva a capo basso, guardandosi le ginocchia, stringendo i pantaloni tra i pugni.
-Scusa…- disse John.
Il moro rimase in silenzio a guardare terra.
Come avrebbe potuto dirglielo?
“Ah sai John, il tuo ragazzo, cioè IO, sono stato mandato a prostituirmi in Russia. Spero che la cosa non ti crei problemi.”
Chiuse gli occhi, mordendosi il labbro per il bruciore sulle ferite profonde.
-Brucia?-
-Mh…-
 
John si sentiva malissimo.
Che cosa gli era accaduto?
Con delicatezza medicava i tagli, che apparivano provocati da qualche arma di tortura davvero strana, insomma… non erano provocate da frustini, ma… da catene.
Le lacrime gli annebbiarono la vista quando vide quello che appariva come un…
-…succhiotto… S-Sherlock…h-hai un orrendo succhiotto sulla schiena…-
Il moro lasciò scoppiare dalle labbra un gemito, susseguito da un rantolo: -M-mi…-
“Sherlock sta…piangendo?”pensò John sgranando gli occhi, alzandosi dal letto e inginocchiandosi di fronte a lui.
-Ehi…Sherlock…Non sono arrabbiato con te…- gli accarezzò il volto impassibile dal quale lentamente dei lacrimoni gli rigavano il volto.
-I-io…io non sto piangendo, ok?- disse con voce tremante il moro.
John sentiva il cuore stritolato in una morsa letale che lo faceva sanguinare senza pietà.
Cercando di essere forte e non piangere disse:-Sherlock… va tutto bene…-
-No! Non va bene! Non va bene, John!- urlò il moro guardandolo con gli occhi disperati e colmi di dolore che bruciava così tanto che non aveva mai avuto la forza di buttare fuori.
Il biondino lo guardò disperato, perché non aveva mai visto il moro così ed iniziò a sentirsi in colpa: per aver fatto la vittima mentre Sherlock era stato torturato, di avergli dato del bastardo, di aver creduto che non gli fosse mai importato nulla di lui, di non averlo cercato abbastanza.
-Mi sono dovuto prostituire, John.- disse come una ventata gelida il moro.
John si sentì il Mondo crollargli addosso:
-C-cosa…T-tu….?-
Non riusciva a crederci… Sherlock… che provava ribrezzo per ogni tipo di rapporto sessuale, aveva dovuto…
Il moro lo guardava con gli occhi gelidi, come se aspettasse una risposta orrenda dal suo ragazzo, come se dovesse defenestrarlo, dargli un pugno in faccia, perché sì, lui era un verme, lui si era prostituito, si era offerto, puro com’era, a uomini depravati e senza contegno.
John, che non riuscì più a trattenere quelle lacrime più dolorose di 12 pugni, lo abbracciò, affondando il viso nel suo petto glabro, bagnandolo con le sue lacrime.
Il giovane Holmes sgranò gli occhi…
-John…-
-Perché non me l’hai detto prima? Sarei…sarei venuto a salvarti…avrei..avrei ucciso chiunque per te, Sherlock… Cosa…cosa ti hanno fatto…?-
Lo strinse più forte scoppiando in singhiozzi disperati.
Il suo Sherlock era stato violato.
Poteva sentire il suo cuore esplodergli in petto, il sangue scorrergli nelle vene, lui e Sherlock erano una cosa sola.
Lui era suo, solo suo e lo avevano toccato.
-Io li ammazzerò….li ammazzerò tutti…- ringhiò a denti stretti.
Sherlock gli posò una mano sul capo, con delicatezza.
-No, John.-
-Sì, invece! Voglio vederli urlare, voglio farli soffrire! Voglio spaccargli tutte le ossa!- urlò con il cuore colmo di rabbia e gli occhi fervidi di orgoglio.
-No, John…- ripetè il moro dolcemente.
-Perché?! Perché no?!-
-Perché la vendetta ed il rancore portano alla distruzione del mondo. Solo la giustizia può fare il suo corso… e la mia giustizia l’ho già avuta, John.-
-E come?-
Gli occhi di Sherlock divennero l’inferno, John ne era certo, se l’inferno fosse esistito in terra, sarebbe stato come gli occhi del ragazzo di fronte a sé in quel momento.
-Prendendoli per i loro piaceri, annegandoli nelle loro ossessioni ed infine renderli indipendenti da me. Dal mio sangue, dalla mia intelligenza e dalla mia parte peggiore. Obbligarli a fare quello che non avrebbero mai fatto e firmare un patto con il diavolo. Infine prenderli a calci d’ astuzia e farli strisciare sul destino che la vita aveva già scritto per loro e godere di questa visione.
Questa è stata la mia vendetta e la mia giustizia, John.-
Aveva parlato con gli occhi gelidi come l’iceberg che guardava il Titanic scagliarsi contro, impassibile senza un minimo di pena.
Il piccolo Watson lo aveva guardato a bocca aperta e senza parole: non aveva mai visto Sherlock parlare così, con quel demone negli occhi.
Poi il moro chiuse gli occhi, sospirando: -Mi dispiace…-
Il biondino trasalì: -Sherlock… non devi dispiacerti. Sei stato obbligato a farlo.-
-Sì… John…- lo guardò profondamente –Per me ci saremo sempre solo io e te, contro il resto del mondo.-
Risentendo gli occhi riempirsi di lacrime, John scattò in piedi, abbracciandolo e riempiendogli il volto, i capelli, le labbra, il collo, il petto di baci, sentendo Sherlock mugolare a quei baci disperati, allo stesso tempo, consolatori.
-Io ti amo…- sussurrò tra un bacio e l’altro, con il volto mascherato di lacrime.
-Io ti amo e non permetterò…mai più che ti accada qualcosa… solo io e te…solo noi due, Sherlock…Nessuno ti toccherà più perché altrimenti io lo ucciderò con le mie stesse mani. Gli prenderò il collo e glielo spezzerò… nessuno deve toccare il mio Sherlock.-
Il moro tirò il collo all’indietro beandosi di quell’amore malato e disperato.
Perché quello era un amore di solitudine, di dolore, di discriminazione, che il mondo non avrebbe capito mai come due così diversi come Sherlock Holmes e John Watson si potessero completare.
Loro si amavano, sopra ogni cosa.
Sopra ai banali uomini, alle depravazioni, all’amore comune, all’odio che invadeva i cuori umani.
Loro erano migliori di ogni altra cosa, loro erano l’amore infinito.
John affondò le mani nei capelli di Sherlock e continuando a baciarlo, lo fece coricare salendo su di lui.
-Tu sei mio…sei solo mio… nessuno potrà averti, hai capito?-
John era annebbiato dalla gelosia che uomini non degni di quella mente superiore lo avessero toccato senza le cure, i pregi che quella pelle, quelle labbra, quell’anima meritavano.
Scese a baciargli i lividi sul petto, senza malizia né depravazione, solo con il cuore sanguinante di un uomo che ama.
-…tu non sei un demone, Sherlock….tu sei un angelo…sei una fenice, che risorgerà sempre dalle ceneri…-
Il moro non capiva tutte quelle attenzioni, quelle parole, non capiva nulla, perché quando le labbra di John erano su di lui ogni ragionamento logico si annullava, il turbinio della sua follia si placava in un oceano di sensazioni e … sentimenti?
Erano sentimenti quelli?
Sì, lo erano ed appartenevano solo a John.
Quando il biondo tornò su a baciargli il petto, il collo, la mandibola ed infine le labbra, Sherlock fermò il suo capo con entrambe le mani e lo guardò in un modo strano, che John non seppe mai classificare, perché era così umano che non sembrava reale:
-Io non ho un cuore, John. Il mio cuore sei tu.-
Watson sgranò gli occhi e rimase immobile, mentre Sherlock gli accarezzava la guancia, baciandogliela dolcemente sotto lo zigomo.
Infine, rimasero abbracciati a lungo, persi ognuno a inseguire i propri incubi e demoni.
 
Quando John riaprì gli occhi, era ancora sul petto pallido e nudo di Sherlock.
Si alzò e lo guardò, innamorato, sussurrando:
-Da oggi ha inizio una nuova Era, Sherlock. Quella di Sherlock Holmes e John Watson, contro il mondo intero.-
Gli baciò la fronte e lo coprì, lasciandolo riposare, uscì dalla stanza andando dalla sorella e mamma.
  
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