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Autore: ethelsgonnabeokay    25/06/2014    3 recensioni
Non voleva parlargli per davvero. Non voleva vederlo, in verità, e non voleva più sentire la sua voce o il suo sguardo penetrante o il sorriso contro la sua pelle...
Era orgoglioso, Sam, ed era così stupido. Aveva aspettato anni, per rivederlo; senza rendersene conto gli pregava ogni notte, immerso nella convinzione che fosse solo una piccola cotta, che quei baci e quelle notti trascorse con lui non volessero dire niente, che fosse solo un'assuefazione momentanea. Continuava a sostenere che non fossero legati come Dean e Castiel, che Gabe non fosse così importante.

What If? Gabriel ha finto la sua morte, e quando torna dai Winchester Sam fa fatica a perdonarlo.
Post 5x19, Sabriel, (implied) Destiel.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Fandom: Supernatural
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Rating: PG13
Personaggi: Gabriel, Sam Winchester, Castiel, Dean Winchester
Pairing: Sabriel, (implied) Destiel
Warning: What if?
Words:  2180
Nda: Piccola one-shot che ho ritrovato sepolta nei meandri del mio computer, ho pensato che fosse abbastanza decente e ho deciso di correggerla e pubblicarla. Come avrete notato dal titolo, è ispirata a Best of me dei Sum 41.
Disclaimer: Purtroppo, nessuno di questi personaggi mi appartiene. Solo le pippe mentali sono le mie.




«Non parlare. Sta' zitto! Vattene!»
Sam si chiuse la porta alle spalle con un fragore assordante, lasciando Gabriel con un palmo di naso, a fissare il muro della camera di motel. Gli servì un momento – solo uno – per rimettersi in piedi dopo quel benvenuto così poco caloroso. Si voltò a guardare gli altri due componenti del Team Free Will; Dean, sbigottito, teneva un braccio attorno alle spalle di Castiel, che lo stava fissando con uno sguardo carico di rimprovero.
«Cosa c'è?» chiese, fingendo di non aver già letto i pensieri del fratello minore.
«Lo sai cosa c'è, Gabe. Hai sentito Sam, vero? Ha detto che ha di nuovo riposto la sua fiducia nella persona sbagliata...»
Dean si girò verso l'angelo. «Sam non ha parl-»
«Ha pensato, Dean. Angeli, ricordi?» lo interruppe Gabriel, cercando di mantenere il suo modo di fare usuale. Come se non avesse appena deluso l'unica persona di cui gli importasse davvero. «Che devo fare?»
«Digli quello che non gli hai ancora detto.»
«Ma cos-»
«Non posso, Cas! Lui non-»
«Lo fa, invece. Muoviti.»
Gabriel scomparve con uno schiocco, lasciando dietro di sé una sola piuma dorata. L'altro angelo la raccolse e se la rigirò tra le dita, prima di farla scomparire in una delle tasche senza fondo del suo trenchcoat.
«Di cosa stavate parlando?»
Castiel alzò gli occhi sull'uomo di fronte a lui. «Non l'hai notata?»
«Cosa?»
«La tensione, Dean».
«Oh...» esalò Dean, realizzando quello che gli era appena stato detto. «Figlio di-!»
«Dean!» lo richiamò Castiel, divertito.
«Come ha potuto! Di certo io non ho sedotto il suo-»
«Fratello minore?» sorrise l'angelo, avvicinandosi per baciargli una delle guance tinte di rosso.
«Oh, sta' zitto.», sussurrò Dean dandogli un bacio sulle labbra. «E di' a Gabriel che se fa del male a Sammy ne pagherà le conseguenze».

Sembrava che nella stanza di Sam fosse passato un uragano. Sul pavimento c'era di tutto: libri aperti, fogli stracciati e penne che aveva scaraventato a terra per la rabbia. Gabriel non poté fare a meno di pensare che sembrava così piccolo, steso sul letto, scosso dai singhiozzi. Solo vederlo in quello stato gli faceva venir voglia di scappare – si sentiva colpevole di tutto, di come aveva fatto soffrire Sam, di come lo faceva soffrire durante ogni minuto che passava...
«Vai via.» Gabriel si immobilizzò sentendo quella voce – lui la ricordava così calda, così dolce – rotta dai singhiozzi. «Ho sentito le tue ali, Gabriel. Va' via!»
Gabriel si avvicinò a lui cautamente, sedendosi sul bordo del letto. «Sam...» bisbigliò, poggiando una mano vicino alla sua, ma senza osare toccarlo. «Per favore, non fare così...»
«Cosa ti aspetti che faccia?» gridò il ragazzo, girandosi per riuscire a guardarlo negli occhi. «Mi hai lasciato, maledetto te! Pensavo fossi morto! E ora ti aspetti che ti perdoni? Come puoi essere così cieco? Ti odio, Gabriel, ti odio! Non ho niente da dirti!»
Sam stava gridando così forte da far tremare persino le pareti, o forse era solo Gabriel a tremare dal rimpianto.
«Sam, voglio solo...»
«Non voglio parlarti, Gabriel. Vattene, prima che me ne vada io.» Sam chiuse gli occhi e sentì le dita dell'angelo schioccare.

Quella notte, Sam non sognò. Non fece né incubi, né bei sogni: si svegliò più stanco di quando si era addormentato; stremato, si trascinò fino alla stanza del fratello. Dean, con la testa di Castiel sul petto, stava leggendo pigramente un libro sui fantasmi, cercando qualche indicazione utile alla caccia. Vide che gli aveva già preparato una delle solite tazze gigantesche di caffè nero; la prese ignorando le zollette di zucchero lì vicino, e si girò facendo scorrere lo sguardo sull'intera stanza.
«Non c'è?», chiese, fingendo un tono disinteressato.
«Chi?» rispose d'istinto Dean, riuscendo solo a fargli stringere le labbra in una linea sottile.
«No, Sam, Gabriel non è tornato a casa stanotte.» lo informò Castiel, osservandolo da sopra il libro.
"A casa", pensò Sam. "Questa è la sua casa, e l'ho cacciato, e non era tornato da nemmeno mezz'ora..." Sentì il senso di colpa impossessarsi di lui, cadergli addosso come una rete. Cercò di ignorarlo. «E Cas, sai dov'è?»
«No, Sam, mi dispiace».
Sam lasciò la tazza di caffè sul tavolo e girò sui tacchi. «Sono nella mia stanza, se...» "...Gabriel dovesse tornare". «Se scoprite qualcosa di nuovo».

Non voleva parlargli per davvero. Non voleva vederlo, in verità, e non voleva più sentire la sua voce o il suo sguardo penetrante o il sorriso contro la sua pelle...
Era orgoglioso, Sam, ed era così stupido. Aveva aspettato anni, per rivederlo; senza rendersene conto gli pregava ogni notte, immerso nella convinzione che fosse solo una piccola cotta, che quei baci e quelle notti trascorse con lui non volessero dire niente, che fosse solo un'assuefazione momentanea. Continuava a sostenere che non fossero legati come Dean e Castiel, che Gabe non fosse così importante.
Non voleva ammettere di aver conservato la piuma che aveva trovato sulle coperte del suo letto, né che avesse intenzione di andare a dormire con quel foglietto che aveva fatto volare per terra quando si era svegliato, sul quale era scritto “Mi dispiace” con lettere incerte.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare contro la spalliera del letto, trasportato dal rumore della pioggia.
«Dimmi che questa volta mi lascerai parlare, e spiegare. Ho così tanto da dirti, Sam, e hai tutto il diritto di essere arrabbiato con me, ma non voglio che tu te ne vada, non voglio perderti...»
Sam riaprì gli occhi e perse un battito quando si ritrovò così vicino agli occhi di Gabriel. «Ti- ti ascolto, Gabriel».
«Sammy. Credimi, è difficile spiegare... Ho bisogno di sapere che tu mi credi. Che tu sai che non sto mentendo, che non ti direi mai una bugia. Mi credi?» chiese a bassa voce, e Sam si limitò ad annuire. «È una storia molto lunga, sai, e non credo che avrei mai il tempo di raccontarla tutta. Devi solo sapere che tu e tuo fratello – soprattutto lui – siete stati in pericolo dal primo momento in cui avete incontrato Castiel, perchè lui e Dean stavano legando troppo per un umano e un angelo, anche se si tratta del suo custode. Mi hanno mandato quaggiù a controllare la situazione – non che io volessi intromettermi, certo, ma Cas rischiava di cadere e io sono stato sempre troppo protettivo con lui... Però mi sono ritrovato nella stessa situazione. Voi Winchester siete pericolosi, da questo punto di vista. E il Paradiso ha cominciato a minacciare anche me... ma sono riuscito a cavarmela, per un po', essendo un arcangelo. Ho una forza superiore a quella di quasi tutti gli angeli. Poi è arrivata Kali, e, da un giorno all'altro, è riuscita a farmi crollare. Sapevo di starti facendo ingelosire fin troppo, sapevo che mi avresti odiato, ma non potevo metterti in pericolo, non me lo sarei mai perdonato. Stavo cercando di proteggere voi tre, ma io mi sono indebolito troppo... sarei stato d'intralcio. Avrei potuto uccidervi, con la mia debolezza».
Gabriel si fermò e riprese fiato, osservando Sam che aveva gli occhi sbarrati per la sorpresa. Gli lasciò il tempo di metabolizzare tutto quello che aveva detto, sussurrando solamente: «Non volevo ferirti, volevo solo... eri... sei la cosa più importante per me».
«Gabe, io... non capisco. Perché non me ne hai parlato? Avremmo potuto risolvere la situazione, ci saremmo riusciti. Hai così poca fiducia in me?» Sam lo guardò con quei suoi occhi da cucciolo abbandonato, lasciandolo spiazzato per un momento.
«Non è stato un problema di fiducia, Sammy. Avevo paura che ti succedesse qualcosa, e sono stato egoista e testardo. Ma mi dispiace, ti giuro che mi dispiace».
«Ti credo, Gabe, è solo che... non riesco a capire. Non capisco quello che hai fatto, non capisco cosa voglia fare adesso io. Voglio tirarti un pugno, e voglio baciarti... Ho... solo bisogno di tempo, penso. Un po' di tempo. Ma tu non devi andartene, non ti manderò via da casa tua, non di nuovo...»
«Sam, voglio chiederti una cosa e sono molto, molto spaventato della risposta».
«Cosa?»
«Non ridere, però. Puoi... abbracciarmi?»
Sam emise un piccolo singulto di gioia e gli sorrise, circondandolo con le sue braccia, tentando di non pensare a cosa stavano facendo l'ultima volta che lo aveva abbracciato in quel modo. Gabriel si raggomitolò contro di lui, beandosi del calore che lo avvolgeva. Poteva andare meglio, pensò. Avrebbero potuto ricominciare da capo, avrebbe risolto tutto.

Quella sera, Sam aveva dormito per le sue cinque ore di sonno in modo sereno, ed era rimasto per il resto del tempo a pensare. Ascoltava il respiro ritmico dell'angelo che dormiva nel letto che aveva fatto apparire vicino al suo – pensava che gli angeli non dormissero, e chissà, forse era così: sospettava che Gabriel si fosse fermato lì con lui solo per dimostrargli da subito che sarebbe rimasto, che non aveva intenzione di andarsene da nessuna parte. Erano solo le sei del mattino  quando Sam permise finalmente al suo cervello di smettere di lavorare freneticamente e concedersi un po' di riposo extra, che di sicuro non gli avrebbe fatto male.
«Buongiorno, Sasquatch!» gli canticchiò nell'orecchio Gabriel, facendolo saltare a sedere sul letto. Gabe rise e gli offrì una tazza di caffè. «Non ti avrei svegliato, ma tuo fratello dice che hanno trovato una nuova traccia. Andiamo a uccidere qualche mostro!»
«Certo, certo, Gabe, ma non esserne così euforico, è strano!» rispose Sam sorridendo felice. Si sporse verso di lui, intenzionato a dargli un bacio – e cambiò all'ultimo minuto direzione, baciandogli solamente una guancia con un gesto goffo. Gabriel fremette.

Dopo aver ucciso quella che si era rivelata essere una famiglia di poltergeist – impresa particolarmente facile, grazie all'aiuto dei due angeli – i quattro erano ritornati a casa, o per meglio dire da Bobby: lui non c'era, ma avevano una copia delle chiavi, per cui non dovettero nemmeno entrare dalla finestra come era successo l'ultima volta. Dean e Castiel si stabilirono nella camera vuota al piano terra, data la necessità vitale di Dean di stare il più vicino possibile al cibo, e, poiché  Sam non aveva la benché minima intenzione di rimanere vicino a loro durante la notte, salì al piano di sopra trascinandosi dietro uno spaesato arcangelo. Lo prese per mano inconsciamente, dirigendolo verso la stanza degli ospiti – che era molto grande, ma aveva un solo letto matrimoniale – e aspettò che facesse qualche commento prima di decidere come comportarsi.
«Devo dormire sul divano?»
«Gabe, devo dirti delle cose molto serie, e poi deciderai tu se dormire sul divano o meno».
«Sono tutt'orecchi!»
«Vieni qui.» Sam picchiettò il copriletto sul quale si era seduto, senza sapere – o sapendo fin troppo bene – che effetto aveva su Gabriel. «Ci ho pensato tutta ieri notte – a me e te, intendo. A noi due. Significhi così tanto per me, e credo che addirittura farmi spezzare il cuore da te sarebbe un privilegio... e mi fido tanto di te, Gabe. Tra noi due c'è qualcosa di speciale, c'è un legame che è pericoloso, l'hai detto tu – ma è così bello. E io... insomma, noi...»
Gabriel si era avvicinato a lui fino a sovrastarlo e gli aveva poggiato un dito sulle labbra. «Ascolta, Sam. Da ora in poi ti darò il meglio di me, sempre e comunque. Mi credi? Ti fidi di me?» Sam annuì con foga, lo sguardo che saettava dagli occhi color miele alle labbra e di nuovo gli occhi e di nuovo le labbra- «Posso baciarti?»
Sam annuì di nuovo, e Gabriel riempì lo spazio tra loro con decisione e impazienza, aggrappandosi a lui come alla sua ultima possibilità di salvezza, mordendogli piano le labbra fino a fargliele aprire – e poi si perse dentro di lui, spingendoselo contro fino a che non lo premette contro il materasso, sovrastandolo, e quelle mani grandi e forti gli sbottonarono delicatamente la camicia, mentre lui mordeva il collo all'altro senza dargli un modo per fuggire...

Sam si sollevò con delicatezza dal corpo dell'altro, distendendosi a fianco a lui. Gabriel li aveva circondati entrambi con sei paia d'ali dorate, sotto le quali aveva cercato la sua mano e senza una parola se l'era portata sul petto. Sammy aveva sentito il cuore del compagno battere furiosamente e lo aveva guardato con occhi pieni d'amore, cominciando a giocare con i suoi capelli per poi lasciare una nuova scia di baci lungo la clavicola e il petto, facendolo ricominciare a mormorare... Era una lingua che Sam non aveva mai sentito prima, liscia come seta, che produceva lo stesso rumore di una cascata. Eppure, nonostante non riuscisse a capire tutte le parole, sapeva bene quello che Gabriel stava dicendo. Lo guardò con i grandi occhi da cucciolo spalancati, facendogli girare la testa.
«Gabe».
«Cosa?», chiese l'angelo, sorridendo.
«Lo traduci nella mia lingua?».
«Cosa?»
«Lo sai».
Gabriel lo guardò male, giocoso, poi se lo tirò addosso e sfregò il naso contro il suo collo. «Oh, e va bene. Non c'è una traduzione abbastanza fedele, l'enochiano ha milioni di parole in più rispetto all'inglese, ma credo di poter rendere il concetto comunque. Sam Winchester, ti amo. Ti amo da un bel po' e credo che continuerò ad amarti per tanto altro tempo – e ora siamo legati, perciò non vedo alcuna via di fuga, né per te, né per me. Contento?»
Sam sorrise, al settimo cielo, e lo abbracciò così forte da rischiare di soffocarlo. «Ti amo, Gabe. Ti amo ti amo ti amo...»

I'll throw it all away, through the shadows of regret and you will have the best of me.

   
 
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