MISCARRIAGE
– AND IF…
1.
Reasons
Paura.
Paura e freddo erano le uniche due sue sensazioni mentre
percorreva quel vicolo buio.
Si strinse di più nel giubbotto leggero che portava, guardando le porte di
legno quasi marcio scorrerle di fianco.
Rilesse il bigliettino stropicciato che stringeva in mano: l’inchiostro si
era sbiadito tante erano le volte che l’aveva aperto e tenuto dentro la tasca.
Si fermò davanti ad una casetta, forse quella nello stato migliore rispetto
alle abitazioni di quella stradina angusta.
Era arrivata.
Deglutì un paio di volte. Era ancora in tempo per tornare indietro…
Alzò il braccio con il pugno serrato e si preparò a colpire la superficie
scura della porta.
Finalmente si mosse ma la sua mano si bloccò a
mezz’aria.
Non poteva farlo.
Aveva paura, aveva freddo, tremava miseramente e avrebbe voluto
dimenticarlo, ma non poteva farlo.
Il ricordo, la sofferenza e il terrore di quel giorno la colsero e un
fastidioso movimento all’altezza dello stomaco provvidero a far riaffiorare
quei sentimenti.
I suoi gemiti imbarazzanti, il
dolore sia fisico che morale e l’ingente bisogno di fuggire le bruciarono la
pelle come se non fosse solo un ricordo ma stesse
accadendo in quello stesso istante. Serrò gli occhi e dopo essersi voltata
cominciò a correre nella direzione da cui era venuta.
Non lo voleva.
Non lo voleva…non era suo! Ma non poteva ucciderlo; era vivo, respirava ed
era dentro di lei.
Era il frutto di una notte di violenza, sofferenza e vergogna. Ma non aveva
alcuna colpa, nessuna. E lei non aveva il diritto di ucciderlo, di impedirgli
di venire al mondo e di avere una vita propria.
Ma lei non lo avrebbe mai amato, lo sapeva. Era giusto farlo nascere a quel
modo? Senza l’amore dei propri genitori, senza l’amore di una madre?
No, non lo era. Ma ancor meno lo era privarlo della vita. Che diritto aveva
lei per decidere dell’esistenza degli altri, persino di quella di suo figlio?!
Magari avrebbe potuto darlo via…sì, magari ad una famiglia che avrebbe
potuto volergli bene, sicuramente più di quanto potesse dargliene lei: una
ragazza madre sola, senza un lavoro e nemmeno la volontà o il solo desiderio
di donargli l’affetto minimo necessario.
Perché lei non poteva amarlo. Non lui che non faceva altro, con la sola sua
presenza, che ricordargli quanto avesse sofferto, quanto detestasse lui e suo padre.
Sì, era una buona soluzione… sì, poteva…
-Ah…ma quella non è Momomya-san? –
- Sì! Sì! È lei! Ma allora è vero! –
- Beh, mi sembra piuttosto evidente a questo punto…è innegabile che sia
incinta! –
- Ma lei e Aoyama-kun non si erano lasciati diverso tempo fa? –
- Già, pare che sia proprio per questo: lei l’ha tradito con un altro che
l’ha pure messa incinta! È stato proprio Aoyama-kun a dirlo a Matsure-kun! –
- Puah! Che sgualdrina…con un ragazzo così perfetto come Aoyama-kun come ha
fatto solamente a pensare di tradirlo?! –
Ichigo sorrise amaramente e, senza dar tuttavia troppo peso a quei ormai
frequenti maligni bisbigli, si affrettò ad allungare il passo, ignorando
stoicamente le sue compagne di scuola, impegnate a spettegolare su di lei alle
sue spalle, discutendo freneticamente ogni qual volta la vedevano passare,
lungo i corridoi scolastici, su quella storiella così abilmente imbastita dal suo adorabile ex-fidanzato, per
giustificare il suo stato, nonostante la recente rottura.
Istintivamente si portò una mano al ventre oramai inequivocabilmente
rigonfio e si sistemò la maglia, come a nasconderlo, prima di entrare in
classe, come se effettivamente la cosa servisse.
Nuovamente ignorò i commenti di compagni e professore e si sistemò
faticosamente al suo posto.
Distrattamente, con la coda dell’occhio notò come le sue ex-migliori amiche
la stessero fissando con aria combattuta. Anche loro avevano creduto a quella
storiella e l’aveva abbandonata, così come i suoi genitori, abbattuti dalla
vergogna…
Una stretta al cuore la colse nel ripensare alla reazione dei suoi quando, saputa la notizia del bambino, non avevano neppure voluto sapere cosa realmente fosse
successo e l’avevano letteralmente cacciata di casa con la sola promessa di
mandarle mensilmente un assegno per il mantenimento, suo e del bambino.
Concentrò la sua attenzione sull’entrata del professore in classe per
distogliere il pensiero da quei ricordi così dolorosi e si dedicò completamente
alla lezione.
-Retasu attenta!!! –
Troppo tardi, la pila di piatti che l’ex mew mew
reggeva instabilmente fra le mani, rovinò a terra seguita da un rumorosissimo
suono di porcellana distrutta. Minto si portò una mano al viso poi si alzò per
andare ad aiutare la sua amica.
-Ah…dov’è Ichigo quando serve?! – brontolò,
piegandosi con scopa e paletta tra le mani. Purin le si
avvicinò e con aria estremamente ingenua e una vocina ancora
terribilmente infantile le sussurrò gentile vicino, cosicché solamente loro potessero
udirla.
- Minto onee-chan, Ichigo ci ha detto che non sarebbe più venuta perché gli
impegni scolastici stavano diventando troppo onerosi da sostenere, ricordi? –
l’ex-mew bird si portò le mani ai fianchi e la guardò con aria seccata.
- Certo, e io sono una comune plebea…!!
Andiamo…Purin, non crederai davvero a quella colossale menzogna?! Io ho la stessa età di Ichigo e ho mille altri impegni
indubbiamente più gravosi dei suoi, oltre la scuola e ci sto dietro benissimo!
Le sue sono tutte scuse per non venire al lavoro qui al caffè! –
- Non credo sia così…secondo me c’è qualcos’altro
sotto…Ichigo non avrebbe mai lasciato noi e questo lavoro per una cosa simile…-
la voce calda e riflessiva di Zakuro si levò all’improvviso, facendo voltare le
sue compagne, sorprese.
- Già…io sono d’accordo con Zakuro-san, anche se…insomma…può anche essere
che Ichigo abbia compreso l’importanza dello studio…no? – un pesante silenzio
calò alle parole di Retasu, come per sottolineare quanto assurda fosse quell’ipotesi, nel caso della rossa. Fu Minto la prima
a riprendere la parola.
- Oh..queste sono tutte scuse…l’unico studio che
quella plebea scansafatiche vuole approfondire è quello su Aoyama-kun…- sibilò
acida.
- Mi dispiace contraddirti Minto onee-chan, ma a quanto ne so io, Ichigo e
Aoyama onii-chan si sono lasciati diversi mesi fa…- all’uscita di Purin tutte
le ragazze teserò le orecchie.
- Cosa? Perché? – domandò la mora, incuriosita.
- Non so…l’ho incontrata tempo fa e parlando così del più e del meno mi ha
rivelato di averlo lasciato…sembrava così triste…comunque non ha voluto dirmi
il perché, mi ha solamente detto che non andavano più d’accordo e…-
- Che succede qui?! Non dovreste lavorare voi
altre? – una profonda voce maschile interruppe il discorso di Purin e quando le
ragazze, sorprese, si voltarono, si ritrovarono davanti l’inconfondibile figura
sempre più affascinante e autoritaria del loro capo, Ryo Shirogane.
L’espressione di Purin, come folgorata a quella vista, si fece
improvvisamente furba.
-Oh…nulla…stavo solamente dicendo loro che ho incontrato Ichigo onee-chan
tempo fa e mi ha detto di aver lasciato Aoyama onii-chan…- fece, con tono vago,
come se la cosa non le interessasse minimante.
Un guizzo sorpreso e, perché no, anche compiaciuto, passò per gli occhi
gelidi del biondo americano che però mantenne un
espressione totalmente indifferente, deludendo la piccola scimmietta, già
pronta a gustarsi l’espressione attonita che sarebbe dovuta comparire sul suo
volto.
-E allora? Per una cosa simile avete smesso di lavorare? Forza riprendete
quello che stavate facendo! – sbottò voltandosi per tornare in camera sua.
Le ragazze fecero spallucce e fecero quanto era stato loro ordinato.
Ryo, nel frattempo, una volta giunto in camera
raccolse la giacca di pelle e le chiavi della moto e si diresse verso l’uscita.
Aveva bisogno di pensare. E quale luogo migliore per farlo, se non quel
paradiso solitario che era la spiaggia privata della sua casa al mare…?
Bene, dopo tanto tempo, eccoci qua!
Sì, dovrei effettivamente continuare le altre mie ff, ma la mia cara little sister, ha tanto insistito che io
facessi questo lavoro…che non ho saputo dire di no. Ad ogni modo, questa
mini-ff (sarà al max di 4-5 chap.) è dedicata a lei ( anche
se non lo merita in realtà! Traditrice della categoria!!!),
infatti questo mio schizzo mentale, come vi ho già anticipato, non è altri che
una “what if” della one-shot “Miscarriage-
non potevo considerarlo mio” della mia carissima Hypnotic Poison.
Ovviamente, per capirci qualcosa in questa piccola ff dovreste leggere la sua
(non è poi che un misero sforzo visto che è una
one-shot ed inoltre è molto bella e piacevole da leggere!)