Eccomi tornata con un'altra ff questa volta una remus/dora
grazie a lambretta per aver letto e commentato le mie precedenti ff^^
Non
lasciare mai la mia mano...
Non ci credo! Non ci voglio credere! Credevo di essere,
almeno un po’, importante per lui, almeno un pochino... ho gli occhi offuscati
dalle lacrime, non vedo niente, corro su per le scale e dentro la prima camera
che trovo, al numero dodici di Grimmauld Place, e mi barrico dentro. Sento le
lacrime bruciarmi gli occhi e rigarmi il viso.
Con la mente torno, contro la mia volontà, a dieci minuti
fa, ho messo un attimo la testa fuori dalla porta d’entrata per controllare che
non ci fossero Babbani e li ho visti.
Remus Lupin,
mister-non-mi-posso-innamorare-di-te-perché-ti-ferirei, stava tutto abbracciato
con una biondina tutta curve.
Avevi ragione, Remus, non dovevo innamorarmi di te, ma l’ho
fatto, e adesso mi sono tagliata...
E allora, cosa vuoi che sia un’altro
taglio...
Mi guardo attorno cercando qualcosa di acuminato, non sarà
difficile da trovare, questa casa è un pericolo vivente, e in fatti, eccolo lì
su un armadio un pugnale di una trentina di centimetri, però lo riconosco,
nonostante le lacrime, è il pugnale di Sirius, mi giro per osservare la sua
stanza e sul comodino c’è una foto dei Malandrini da giovani, eccolo lì, tra
James e Sirius, ha i capelli un po’ lunghi e nel suo sguardo non c’è quella
malinconia che lo caratterizza, sono pieni di voglia di vivere libero e forse
anche di innamorarsi, ma non di me...
Vado sicura verso l’armadio e prendo il pugnale, me lo
rigiro tra le mani, è finita. Tiro su la manica la manica della veste, alzò il
pugnale e chiudo gli occhi, è un secondo, un dolore acuto al polso
sinistro...
Poi il buio.
Apro lentamente gli occhi, la luce mi dà fastidio, mi
guardo attorno, vedo tutto sfocato, sembra una stanza al San Mungo, mi guardo
attorno mente riacquisto lentamente la vista, il polso sinistro è fasciato ma si
vede chiaramente una chiazza rosso sangue dove mi sono tagliata, poi tutto
quello che è successo mi cade addosso, Remus, la biondina, la camera di Sirius,
la foto, il pugnale...
Mi guardo nuovamente attorno e lui è lì, seduto vicino a
me, ha il viso pallido e tirato, forse si avvicina la luna
piena,
“Buongiorno”, mi fa, “hai dormito per due giorni di fila.
Hai perso un mucchio di sangue... Sirius ci ha messo due ore per trovarti...
“
Fa una pausa, come aspettandosi una risposta, che non
arriva.
Sospira. “perché l’hai fatto?” mi chiede poi, ed eccola lì,
la nota di compassione e di tristezza che caratterizza il suo essere così...
così... perfetto... e incredibilmente... dolce...
Mi lascio sfuggire un sospiro e scivolo sul cuscino. Non
rispondo, oh no, scordatelo.
“ti sei tagliata la lingua oltre che qualche vena?“ mi
chiede ma nella sua voce non c’è traccia di sarcasmo, anzi è un po’
seccata.
Questa ridicola scenetta si è ripetuta per una
settimana.
Stavo iniziando a calmarmi quando il giorno dopo tutto
ricominciò, Remus e la biondina stavano parlando con il dottore e lui la cingeva
con il braccio.
No, no, no! Non ancora... perché? Non potevi... che ne
so... avvertirmi? Prepararmi? Lo sai che sono innamorata di te e me la porti
qui! cos’è vuoi fare le presentazioni? Dirmi quando sarà il matrimonio?
Invitarmi? Cosa vuoi ancora da me? Non puoi lasciarmi in pace? Sposati con
quella pu***na, ma non venirlo a raccontare a me!
E un'altra volta, perdo il controllo di me stessa e mi vedo
mentre tolgo la fascia insanguinata, che inizia a sanguinare e in poco tempo il
lenzuolo è completamente rosso. Servono un paio di minuti perché se ne
accorgano.
Poi il buio.
Quando apro gli occhi, Remus sta camminando avanti e
indietro al mio letto, il mantello rattoppato svolazza a qualche centimetro da
terra, sembra il mantello di Piton, mi getta una rapida occhiata, e,
accorgendosi che sono sveglia, si blocca, irrigidendosi e inizia a
urlare:
“perché? Spiegami il perché lo fai! Non posso, anzi, non
voglio credere che tu abbia fatto questo perché sei gelosa di me, non puoi
essere così pazza!” si calma e si siede vicino a me. “perché?” ripete di
nuovo.
Anche ridotta in quello stato, indebolita e inebetita,
riesco a notare che per la prima volta si è finalmente lasciato andare e ha
tirato fuori quello che ha dentro e forse è questo che mi fa
sorridere.
“adesso perché ridi? Perché mi sono lasciato andare? Non
riesco a controllarmi... sta notte c’è la luna piena e... aspetta! Tu l’hai
fatto per Eva!” esclama con l’aria di uno che capisce qualcosa
all’improvviso.
Eva? E questa chi è? La biondina tutta curve? È così che si
chiama? ‘sta t**ia...
“Eva! La bionda che era con me, non l’hai mai vista? È
vero! Tu eri di turno quando è arrivata! È mia cugina di secondo
grado!”
Ovvio io non c’ero quando hai annunciato il tuo matrimonio
con... tua cugina? Aspetta forse ho sentito male? Cugina? Ops... ho fatto un po’
di casino... sono stata una stupida avrei dovuto
pensarci...
Inizio a piangere.
“scusa” dico, tra i singhiozzi. Ho la voce rauca di chi non
parla da tempo e per di più è rotta da singhiozzi
incontrollabili.
E in quel momento in cui io sono così debole e vulnerabile,
lui mi abbraccia, sono così sorpresa che non me ne rendo nemmeno conto subito,
forse è così anche per lui.
“non credevo... fosse... tua... tua cugina... io...” dico
cercando di controllarmi “te l’ho detto... un milione... di volte... ti
amo”.
Mi stringe forte, sento le sue guance ruvide di barba non
fatta da giorni contro la mia pelle, e mi perdo nel suo profumo, questa volta
sono completamente cosciente di me stessa, mente alzò appena la testa e appoggio
le mie labbra sulle sue, in un bacio timido e casto. Incredibilmente risponde
con un bacio ancora più appassionato... le nostre labbra unite in un bacio
meraviglioso e dolcissimo, nonostante le mie lacrime, continua a tenermi stretta
e lì, tra le sue braccia mi sento protetta e al sicuro e so che niente potrà mai
ferirmi se lui sarà al mio fianco e il al suo. Mi addormentai dopo
poco.
Quando mi sveglio la mattina dopo lui è lì al mio fianco
che mi stringe la mano, ha un aspetto orribile, ma si vede perfettamente che è
felice di essere dov’è e il suo sguardo assomiglia un po’ di più a quello che
avevo visto nella foto dei Malandrini, gli stringo la mano fortissimo. Gli
bisbiglio: “non lasciare mai la mia mano”
“mai”.