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Autore: Blacksouls_ink    25/06/2014    4 recensioni
Mi chiamo Katniss Everdeen. Vivo nel rinato Distretto 12. Ho partecipato agli Hunger Games e li ho vinti. Ho partecipato alla terza edizione della memoria. I Giochi hanno distrutto la mia vita. Mia sorella è morta. Mia madre mi ha abbandonata. Sono rotta. Sono alla disperata ricerca di speranza. La speranza di rinascere dalle ceneri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio e sono già al settimo cielo. Niente incubi. Mi giro per condividere la notizia con Peeta, ma trovo l'altra metà del letto vuota. Un'infondata sensazione di paura cresce dentro di me. Mi alzo in piedi e corro ancora in pigiama giù dalle scale. Sto per abbandonarmi all'ansia più assoluta, quando lo scorgo in cucina che prepara la colazione. É voltato di spalle e non mi ha sentito arrivare, strano vista la confusione che ho fatto. Indossa la stessa maglia di ieri sera, nera e a maniche corte, con dei jeans sotto. Mi avvicino di soppiatto e... gli mollo un ceffone sul braccio. Subito urla, di sorpresa e dolore, e si porta la mano al braccio arrossato mentre si gira confuso verso di me. Io mi limito ad alzare le spalle ed esclamare: – Mi sono spaventata quando non ti ho visto. – Lui sembra più confuso di prima ma io mi limito ad ignorare il suo sguardo e a chiedere: – Comunque, cosa stai preparando? – Lui sembra riscuotersi e afferma: – Delle focacce al burro – Io annuisco in segno di approvazione, poi mi siedo a tavola. Lo osservo mentre finisce di preparare la colazione e non posso fare a meno di pensare alla notte che ho passato. Niente incubi. Ormai ripeto questa frase come un mantra. Questa notte è stata la prima notte dopo tempo infinito, in cui sogni di bambini perduti e coltelli non hanno rovinato il silenzio. E tutto grazie a Peeta. – Katniss stai bene? – mi chiede. Io scrollo le spalle e annuisco a lui che mi guarda preoccupato. Logico, visto che sono rimasta a fissare il tavolo per gli ultimi cinque minuti. Lui appoggia sul tavolo un vassoio colmo di focacce e una tazza di tè. Io divoro la colazione nel giro di mezzo secondo, talmente è buona. Mi accorgo solo quando ho finito che devo aver fatto una figura da morta di fame. Alzo lo sguardo su Peeta e mi accorgo che sta trattenendo una risata. Quando si accorge che lo fisso, finge un'espressione seria ma capisco che non vede l'ora di mettersi a ridere. Sospiro: – Avanti dillo che sono ridicola. – lui finalmente scoppia in una risata fragorosa che riempe la cucina. Poi sorride: – Scusa, è che sembra che non mangi da giorni, quando ieri sera ci siamo praticamente abbuffati. Ma sei bellissima lo stesso. – Aggiunge arrossendo subito. Sempre sorridendo, si alza in piedi e mi schiocca un bacio sulla fronte. Io sono rossa come un peperone e fisso intensamente il tavolo. Scavo nel legno con lo sguardo, cercando parole che non riesco a dire. La semplicità di Peeta è disarmante. Ho sempre saputo che fosse bravo con le parole ma non così tanto. Mi ha letteralmente ammutolito con sole nove sillabe. Cinque parole. Dio, quanto sono tragica. Io, Katniss Everdeen, mi faccio zittire dal ragazzo del pane. Non sia mai. Così alzo lo sguardo dal tavolo e con un sorriso di sfida rispondo: – Questo lo dici perché non mi hai mai visto quando ho DAVVERO fame, in quell'occasione sono proprio stupenda. – Ovviamente non lo penso veramente, ma l'effetto è proprio quello che volevo. Lui si blocca con il vassoio ancora in mano e si gira verso di me. Ha gli occhi spalancati e un'espressione di sbalordimento sul volto. Io mi metto ha ridere così forte che mi vengono le lacrime agli occhi. So che è una reazione esagerata, ma è proprio buffo. Lui assume un'espressione indignata. Io continuo a rotolarmi dalle risate ma riesco a dire: – Dovresti vedere la tua faccia! – lui cambia espressione e capisco che ha accettato la sfida: – Nessuno, però, può resistere al mio fascino! – replica con espressione altezzosa. Allora rispondo: – Sì, certamente, ma io sono semplicemente fantastica. – Lui fa una risatina: – Quello non lo metto in dubbio. – Per un secondo rimango spiazzata, poi mi riprendo e continuo il giochetto: – oh, certo, ma chi può resisterti con quegli occhi.– ho il respiro affannato, tanto mi sto sforzando a dire quelle cose. Senza rendercene conto, siamo lì nel mezzo della cucina, a lanciarci complimenti contro. Lui solleva un sopracciglio e ribatte: – Dovresti vederti con i capelli al vento, sei sublime! – io arrossisco: – Tu sei carino! – e lui risponde: – E tu bellissima!– E tu stupendo! – E tu meravigliosa! – E tu fantastico! – E io ti amo!– Okay, questo mi ha zittito. Un silenzio imbarazzante cala sulla cucina. Lo ha detto. Ha detto che mi ama! Non che non lo sapessi, ma sentirglielo dire, beh mi mette a disagio. Lui arrossisce (dio, com'è carino quando arrossisce, aspetta che?) e balbetta: – Ehm, sì io, ehm... non volevo... insomma, sì...ma- Lo interrompo posando le mie labbra sulle sue. Le sue mani sono subito intorno ai miei fianchi e le mie attorno al suo collo. Le nostre bocche combaciano alla perfezione e non posso fare a meno di attirarlo sempre di più verso di me. Sento il suo battito accelerato e mi esce un sospiro. Solo Peeta è capace di provocarmi tutte quelle sensazioni insieme. Come un sogno, mi tornano alla mente tutti i momenti migliori degli ultimi giorni. Le risate, i baci, le carezze, gli abbracci, e capisco che ho bisogno di Peeta. Mi accorgo che quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco di Gale, acceso di odio e rabbia. Ho abbastanza fuoco per conto mio. Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può ancora essere bella. E solo Peeta è in grado di darmi questo. Così, quando finalmente ci stacchiamo, e lui sussurra: – Tu mi ami. Vero o falso? – io gli rispondo –Vero–
Mi risveglio la mattina dopo. Mi stropiccio gli occhi e subito mi rendo conto che non sono nel mio letto. Muovo il braccio e colpisco il braccio di Peeta. Oddio: Peeta! Sono sdraiata sul divano, accoccolata tra le braccia del ragazzo del pane, con le sue braccia intorno alle mie spalle. Provo a scostarmi lentamente, ma mi accorgo che non ce la farei senza svegliarlo, così ci rinuncio. Mi rigiro all'interno del cerchio descritto dalle sue braccia e lo guardo in faccia. É molto carino mentre dorme: i ciuffi di capelli biondi gli ricadono sulla fronte, ha la bocca socchiusa e il suo respiro è lento e regolare. Decido di svegliarlo con un bacio. Santo cielo, di questo passo diventerò la protagonista di un romanzo rosa. Poso lentamente le mie labbra sulle sue, lui sbatte le palpebre e apre gli occhi con un mugolio confuso. – Buongiorno. – esclamo sorridendo. Lui assume un'espressione gioiosa e afferma: – Altro che buon giorno, oggi è il giorno più bello della mia vita! – Io arrossisco, sapendo a cosa si riferisce. Gli ho detto che lo amo. Io, Katniss Everdeen, ho detto di amare Peeta Mellark. Beh, che c'è di strano, io lo amo, quindi perché non dirglielo. – Ti amo– ripeto con voce tremante. Lui mi bacia immediatamente. Sento quell'ormai familiare sensazione di fame che mi assale ogni volta che lo bacio. Voglio un altro bacio, e un altro, e un altro e un altro. Lui mi accontenta. Ci baciamo come se non ci fosse un domani, come se dovessimo non rivederci mai più. In quel momento, la porta di casa mia si spalanca. La persona che entra non è Sae, però. Il silenzio che avvolgeva la stanza viene spezzato dalla risata di Haymich, che esclama: – Beh, era ora, dolcezza! –
Io mi stacco da Peeta e mi impegno per mantenere un'espressione infastidita, ma sto morendo di imbarazzo. Sento però, anche un'inspiegata voglia di abbracciarlo, cosa che faccio immediatamente. Mi butto tra le braccia di quello che ormai per me è un secondo padre. Mentre lui mi stringe imbarazzato, sento il suo odore di alcool, stranamente familiare. Lui sussurra: – Peeta è riuscito a trasformarti in una protagonista da romanzetti sdolcinati, eh dolcezza? – So che però anche lui è felice di vedermi. Mi rallegro al pensare che finalmente è tornato nella mi vita qualcuno dalla mentalità così simile alla mia. Rido sommessamente e rispondo: – Questo mai. – Lui si stacca e abbraccia anche Peeta. Insieme ci sediamo a tavola e Haymich, che tanto per cambiare ha portato una bottiglia di liquore, inizia a parlare: – Allora? Siete finalmente riusciti a dichiararvi? – io arrossisco immediatamente, è diventata un'abitudine, e fisso Peeta. Lui viene in mio soccorso e afferma con un sorriso impertinente: – Anche se fosse, non sono affari tuoi. – Haymich, che nel frattempo ha stappato la bottiglia, ribatte, ridendo: – Quello no di sicuro, non voglio entrare nei dettagli della vostra vita amorosa, ne ho già abbastanza della- uhm no niente. – borbotta. Io mi incuriosisco: – No, no adesso ci dici cosa significa quel “niente”. – lui ci ripaga con la nostra stessa moneta ed esclama: – Non sono affari vostri – Io e Peeta allora ci guardiamo e ci capiamo al volo. Lui prende fiato e dice: – Okay, ci siamo dichiarati. Siamo stati degli stupidi a non capirlo prima eccetera, eccetera. Ma ora devi dirci cosa vuol dire quel “niente”. – Haymich sospira e risponde a bassissima voce, tanto che mi devo avvicinare per sentire: – Io ed.. ehm Effie, stiamo... insieme. – Io per un secondo rimango a bocca aperta, e vedo che la reazione di Peeta non è tanto diversa, poi chiedo incredula: – La nostra Effie? – L'interrogato annuisce e farnetica: – Si, beh, dopo l fine della guerra è cambiata... sai si è tolta il trucco e.. i capelli sono meno, sì insomma è bionda e..- io lo interrompo – Sai che ti prenderemo in giro fino alla morte vero? – Lui annuisce mesto e io lo tranquillizzo, anche se avrei una voglia matta di rinfacciargli tutto contro: – Lo sai che adoro Effie, ma mi sembra solo un po' strano, diciamo un po' tanto strano. – Lui si stringe nelle spalle ed esclama: – É la vita, a volte succedono le cose che non potremmo mai immaginare. – io annuisco, ben sapendo che ha ragione, ma lascio perdere l'argomento. Parliamo di mille argomenti diversi, finché non è pomeriggio e lui decide di tornare a casa. Io sono d'accordo, sapendo che fra poco sarà troppo ubriaco per trovare la strada di casa. Mentre esce dalla porta, barcollando per l'alcool, ci urla: – Ricordatevi di restare vivi! – a questa frase, io e Peeta ci sciogliamo in una risata malinconica. Poi ci guardiamo in silenzio, non sapendo che cosa fare. Lui dice: – Kantiss, volevo parlarti anch'io di una cosa.– io annuisco, invitandolo a proseguire – l'altro giorno ho visto il vostro libro sulle piante e mi è venuta un'idea. Non possiamo permetterci di dimenticare tutte le persone morte in questa guerra, dobbiamo fare in modo che l'eco del loro ricordo non svanisca come quello di tanti tributi morti durante i primi anni degli Hunger Games. Perciò avevo pensato di e un libro in cui scriviamo i nostri ricordi di quelle persone. Possono essere Finnick, Cinna, Boggs, Prim– e così si lancia nel racconto della sua idea, che io trovo semplicemente perfetta. So Peeta è molto sentimentale, ma oggi non potrei essere più d'accordo con lui. Dobbiamo ricordare. Quando finisce di parlare io mi limito ad annuire, sorridente. Lo abbraccio e lo stringo forte a me. Sento le mie lacrime scorrere lungo il suo petto. Sono lacrime di gioia? Tristezza? Malinconia? Non lo so, ma so che Peeta conosce la risposta. Lui conosce tutto di me. Gli afferro la mano, colta da un pensiero improvviso, e lo trascino fuori di casa. Lui non fa domande, nemmeno quando lo costringo a scavalcare la recinzione. Sì, lo sto portando al lago. Quando arriviamo, osservo il panorama estasiata, subito imitata dal ragazzo del pane. Il sole si riflette sulle acque leggermente mosse dal venticello primaverile, creando uno scintillio di mille scaglie dorate. Tutt'intorno, i fiori rosa e gialli, contornano lo stagno e creano un'armonia di colori meravigliosa da guardare. Lo porto sulla riva del lago e insieme ci sediamo, uno accanto all'altro. Mi accorgo che ci stiamo ancora tenendo per mano, ma non mi ritraggo. Dopo qualche minuto di silenzio propongo: – L'acqua è tiepida, ti va un bagno? Stiamo nell'acqua bassa, se vuoi. – dico, sapendo che non sa nuotare molto bene. Lui si sforza di sorridere e annuisce, ma vedo che non è sicurissimo. Lo trascino in acqua, sempre tenendolo per mano, finché l'acqua non mi arriva alla vita. Allora non resisto più e mi tuffo. Lui mi segue con un piccolo gemito. Io nuoto, avvicinandomi al centro del lago, dove l'acqua è più profonda. Lui mi segue, goffamente, ma vedo che è in difficoltà a restare a galla. Velocemente lo raggiungo, infatti sta iniziando ad annaspare. Lo afferro e lui si aggrappa a me per non andare sotto. Stiamo così, abbracciati, bagnati e affannati. Lui non si rende conto di aver iniziato a galleggiare perché mi sta baciando. Mi afferra per la vita e mi attira a lui. Io lo bacio come prima che Haymich ci interrompesse, come se quella fosse l'ultimo giorno, l'ultimo giorno con Peeta. Gemo a questo pensiero e gli metto le mani nei capelli, giocando con quei ciuffi biondi dai riflessi dorati. Restiamo così per sempre, poi mi stacco e lo riconduco verso la riva. Mentre cammino sul fondale sabbioso, pesto qualcosa di duro. Vado sott'acqua e afferro l'oggetto che ha attirato la mia attenzione. Riemergo sotto gli occhi di Peeta e alzo l'oggetto alla luce del sole. Quello risplende e riflette gli occhi di Peeta fissi nei miei. Una perla. LA perla. Sembra un segno del destino. Gliela mostro e lui sorride. La chiudo nel pugno e lui prende la mia mano nella sue e la bacia. Un semplice gesto, che però mi provoca mille brividi lungo il braccio. Io mi sporgo e lo bacio. Le sue labbra rispondono subito alle mie. Completa, sono completa. Capisco che non ne avrò mai abbastanza di quei baci. Il “per sempre” di una fiaba non mi basterebbe. Ma giuro, che farò di tutto per rendere il nostro, un “per sempre” senza fine.





NOTE DELL'AUTRICE: 
Ciao a tutti, sono arrivata alla fine di questa fanfiction e per prima cosa voglio ringraziarvi tutti per aver recensito, seguito, aggiunto tra le preferite,  ho anche solo letto la storia. Sono un po' triste che sia finita, ma ne sono abbastanza (?) soddisfatta. La parte della "gara" tra Katniss e Peeta non mi piace molto, ma l'ho trovata una cosa alternativa ed un modo per dimostrare che Katniss è cresciuta e non si lascia "mettere i piedi in testa" da Peeta. In ogni caso, il finale mi piace molto. Grazie per essere arrivati fino qui, vi adoro tutti, alla prossima, Gio
   
 
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