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Autore: Assasymphonie    25/06/2014    2 recensioni
Sentì sotto la lingua il sapore metallico dei gioielli che andavano ornando il collo delle dame e quello amaro della consapevolezza di non essere nel miglior posto desiderabile.
[ OswaldJack ]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jack Vessalius, Oswald Baskerville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Gold.
Personaggi: Jack Vessalius / Oswald Baskerville
Rating: Verde.
Note dell'autore: One-shot / Introspettiva / Romantica
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Gold.


Nessuno avrebbe mai potuto percepire il rintocco della scarpa contro il grande e lucido pavimento in marmo rossastro come il sangue con venature bianche come le ossa; gli occhi scuri del rampollo di casa Baskerville indugiarono appena su quell'ampia sala riconoscendo il tocco peculiare di Jack nelle dorature dei lampadari, nel grande drappo color rubino che carezzava l'ampia scalinata e nell'orchestra relegata contro le immense vetrate a sinistra. Sentì sotto la lingua il sapore metallico dei gioielli che andavano ornando il collo delle dame e quello amaro della consapevolezza di non essere nel miglior posto desiderabile.

Abbassò le iridi per qualche lento istante, la musica che rintronava accarezzando i capelli scuri come ossidiana, costretti da un invisibile fermaglio a restare sulla nuca, liberandogli così il viso affilato. Se non fosse stato per l'invito arrivato in pompa magna contro il suo naso insieme al proprietario dello stesso con quel dannato sorriso smagliante come se fosse tutto perfettamente al posto giusto, lui il tacco non ce lo avrebbe nemmeno poggiato, in casa Vessalius. Come previsto bastò che Oswald risollevasse le palpebre dagli occhi e osasse far compiere al comodo e fastidioso mantello rosso come il più brillante dei rubini, trapunto di minuscoli diamanti neri pronti a sfumarsi dalla maggiore intensità verso il bordo fino alla minore intensità sulla spalla su cui giaceva, dando l'illusione di nere fiamme svolazzanti nella brezza piacevole che scendeva dal soffitto fino al pavimento, per permettere a centinaia d'occhi di collezionarsi sulla sua figura.
Deglutì silenziosamente, stringendo le dita quanto bastava a darsi la forza di compiere ulteriori passi, risplendendo in quella giacca nera anch'essa, appena decorata da bottoni in oro zecchino ed un cravattino al collo, sovrastante la camicia bianchissima. Niuna decorazione sugli stretti pantaloni scuri e agli alti stivali, se non un vezzoso giro di oro ove questi ultimi andavano nascendo dal polpaccio. Persino troppo appariscente per Oswald Baskerville, convinto ormai di non poter più tornare indietro.
Oltrepassò la miriade di occhi e di sussurri che sembravano seguirlo come un'orda di topi, puntando diritto verso il bersaglio che si era scelto. Lo vedeva da lontano, circondato da un piccolo nugolo di damiche farfalle. Troppo rumore attorno al capo biondo del cadetto Vessalius, per questo Oswald fu costretto a dare un minuscolo colpo di tosse che, in altre circostanze, non avrebbe avuto luogo di esistere.

Non era assolutamente un'idea magnifica? Doveva esserlo, perché nessuno di fronte al sorriso divampante di Jack avrebbe osato dire il contrario. Quale miglior occasione di un ballo indetto nel più sontuoso salone da ricevimenti tra i possedimenti nobiliari per appianare qualsiasi divergenza, qualsiasi problema e vestirsi dei propri abiti migliori? Opporsi sarebbe stato al limite del crudele e gli inviti erano stati spediti con solerzia, decorati d'oro come ci si potrebbe aspettare da un membro della famiglia Vessalius; e di oro Jack aveva decorato l'orchestra, i piatti, ogni angolo disponibile di quella sala in modo da farla risplendere con le mille candele e luci che aveva fatto predisporre al limite dell'illuminazione a giorno.
Ma nessuna luce avrebbe potuto mettere in ombra lo scintillio della giada incastonata su quel viso scolpito dagli angeli, che andava posandosi su ogni invitato, su ogni collo di dama e ogni petto d'uomo pronto ad un sorriso, ad  un inchino, ad una parola di puro omaggio.
E tutti rispondevano incuranti della posizione sociale al limite del precario del loro anfitrione, le dame lo cercavano nelle loro nuvole di pizzi, perle e profumi floreali per averne i favori e, magari, un ballo  domandato da quella voce ridente. Ma non era per loro che Jack era disceso dal rosso velluto sulle scale con il corpo giovane e sottile coperto da una lunga giacca color delle acquamarine che donava, come una magia, una sfumatura blu negli occhi altresì verdi intensi, decorata con talmente tanto oro lungo gli orli delle maniche ampie, agli angoli correndo sul bordo di ogni cucitura, ogni asola, ogni minimo recesso e morendo sulla schiena con un decoro a punta di lancia, fiorita lungo le spalle come una cascata scintillante.
Mai visione sarebbe potuta essere magnifica tanto quanto quel ragazzo inconsapevole del proprio stesso fascino racchiuso in un panciotto dal broccato nero, ciondolante da una catena da orologio trasversale al petto sottile o pronto a rincorrere le onde lievi dei capelli lasciati, a guisa di miracolo, liberi dalla sua usuale treccia soffocante preferendo un'alta coda alla sommità del capo, nascondendo ogni possibile decoro alla schiena ma facendo cadere fino alle ginocchia mollemente piegate dei fili tessuti dagli angeli.
Fu in una tenuta simile che alzò le iridi facendo brillare gli orecchini avuti in dono dalla sorella di quello stesso uomo per cui scivolò oltre le vaporose gonne delle signore, rintoccando melodicamente con scarpe degne di una gioielleria, appesantite da metallo prezioso il quale sembrava essere l'invitato speciale di quel ballo.
« Oswald! » Trillò come uno dei violini, cercando le mani del suo riluttante ospite e, se possibile, facendolo finire ancora di più sotto l'attenzione di tutta la sala. Lo sguardo limpido di Jack oltrepassò le labbra chiuse in un'espressione funesta, sfiorò le ciglia scure e troppo lunghe anche per una donna, corse lungo la forma delle orecchie e si fermò all'insieme, ostentando gradimento nel vedere quel viso finalmente esposto al suo sguardo giocoso fino ad ignorare i sussurri dietro la sua schiena. « Sono così felice che tu sia potuto venire! »
Era troppo, troppo tutto assieme e le spalle del maggiore si irrigidirono di scatto, impedendo a sé stesso di sciogliere la presa sulle sue dita guantate e, anzi, intensificandola per fargli capire che c'era qualcosa di sbagliato in tutto quello. « Non avrei dovuto, Jack. Lo vedi anche tu che non sono ospite grad- » La sua sarebbe dovuta risultare una frase piena di circostanza e pesante tanto quanto il tessuto giacente sulla sua spalla, ma  venne bruscamente interrotta da una musica conosciuta, intonata, amata. Neppure Oswald avrebbe potuto fermare il volgere del proprio capo verso l'orchestra e lo schiudersi di quelle labbra altrimenti sempre serrate; lo spettacolo fu talmente insolito che persino Jack osò guardare, curioso come un bambino, quell'orchestra da lui cercata fino a riconoscere il motivo. " Sul bel Danubio Blu ", questo era il titolo, e Jack ne sorrise sporgendosi di poco verso il suo ospite: era riuscito a metterlo a suo agio!
« Non sapevo lo conoscessi! » All'esclamazione seguì un breve ma profondo silenzio mentre le prime note andavano già perdendosi nell'aria fresca della sera la quale portò anche le parole sussurrate di Oswald, create solo per le orecchie dell'uomo davanti a lui. « Balliamo. »

Le possibilità di replicare si avvicinarono allo zero mano a mano che Oswald trascinava un sorpreso Jack al centro della sala mentre i violini trillavano veloci: non gli regalò la possibilità di obbiettare nemmeno quando arrivò a cingergli con la destra la vita sottile e con la sinistra quella mano già sua. Scese un silenzio sepolcrale lungo tutti gli invitati ed Oswald deglutì, in quel momento come poco prima: vedeva la confusione e l'imbarazzo sul viso del ragazzo e se ne curò quanto bastava a costringerlo, con gli occhi e l'avvicinarsi fino a permettere ai petti e a quell'oro che portavano di attrarsi, a posare la mano libera chiusa in un piccolo e sottile guanto in seta bianca contro la spalla coperta dal mantello.
Furono attimi di confusione che si risolsero in una presa salda e in una risatina imbarazzata; eppure, per Jack, persino ballare un valzer con Oswald Baskerville era un prezzo troppo insignificante per il sorrisino soddisfatto che incurvò verso l'alto le labbra sottili dell'amico.
L'imbarazzo prese il posto della sorpresa quando percepì i movimenti sicuri dell'algido moro nel condurlo seguendo le onde della musica volutamente più alta ora, ed a ogni passo pareva di poter sfiorare una nuvola col piede ed una stella con il tacco; quando mai Oswald aveva palesato tutta quella bravura nel crearsi un cerchio di vuoto attorno e nel percorrerlo col collo proteso in avanti e gli occhi capaci di sciogliere quelle pietre verdognole, ora se possibile ancora più blu?
Mai. Per questo ne era tanto soddisfatto, quando anche solo il semplice pensiero di potersi trovare in una situazione simile con Jack sfiorava l'assurdo; lo lasciò andare solo per una giravolta che il biondo eseguì sempre più sorpreso ma Oswald, dall'alto della sua posizione, lesse anche qualcos'altro. Quella stessa intima soddisfazione, quella profonda passione che li portò ad essere più sciolti uno tra le braccia dell'altro, incapaci per natura di distogliere la propria attenzione verso niuno e niente. Poteva vedere Jack sorridere, i lunghi capelli agitarsi sulla sua schiena e quel profumo metallico circondare il breve spazio tra di loro.
Era come un sogno costruito di cerchi ondeggianti, di parole appena sussurrate e di sbuffi divertiti, così somiglianti ad una risata. Jack parlava poco e sorrideva tanto, riservando le proprie attenzioni a quel calore sprigionato dalle mani di un Oswald sempre attento ad ogni parola ora preziosa più che in tanti altri momenti.
« Avresti dovuto dirmelo che sapevi ballare così bene. » Un lievissimo accenno di rimprovero rimaneva acquattato sul fondo della gola di Jack, splendendo in un angolo di labbra appena sollevato verso la curva dello zigomo. Oswald rispose sbuffando e girando sul posto, seguendo il ritmo incalzante di quei violini che sembravano sempre più vicini, pronti per essere toccati e nelle cui note perdersi era diventato così facile. « Tu non hai mai chiesto. »
Vi fu un attimo di silenzio prima che le labbra di Jack osassero schiudersi per mostrare la lingua pronta a parlare ed ancora una volta la musica, Oswald e il suo corpo furono pronti a zittirlo. Il volume si era alzato e il moro non perse l'istante in cui accellerare il ritmo dei giri, riuscendo addirittura a sorridergli dalle palpebre abbassate e le labbra incurvate, regalando a Jack più che un ballo e sottraendogli respiro, parola ed un paio di battiti del cuore.
« Per questo motivo ho chiesto io. » Possibile che Jack avesse perso anche l'uso delle gambe perché quando Oswald si allontanò dal suo corpo, esitando per un attimo nello stringergli la mano con la punta delle dita, ebbe quasi un mancamento: una vera fortuna che vi fosse l'altro ancora così vicino il quale prontamente torno nella posizione primigenia, serrandogli la vita nella stretta del suo braccio per impedirgli di cadere e facendo salire quelle stesse, sottili dita, alle labbra nell'ultimo spasimo di musica. Che ella fosse finita era fuori da ogni dubbio, così come il color rubino che decorò la porcellana nel momento in cui essa trovò rifugio tra le lame di ossidiana che erano quelle braccia, protetto nuovamente da una selva di gonne che già avevano dimenticato, nelle loro menti frivole ed eccitate dall'arrivo di nuovi ospiti, il vero inizio di una tragedia. Sporcata da una risata soffusa e uno schiocco di labbra contro pelle infuocata e quanto mai viva in grado di fondere l'oro della sua stessa gabbia.

.Fine.
   
 
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