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Autore: adaubartol    25/06/2014    0 recensioni
una storia scritta di getto, pensando alla guerra e alle lacrime. siamo nel periodo della guerra in vietnam, in una famiglia e in una vita come tante. una riflessione, un pensiero, uno sfogo.
spero la leggiate con piacere, visto che è qualcosa di diverso dal solito.
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ed è così che va e forse è così che deve andare. Il mondo scorre veloce dietro una finestra dai vetri rotti, schegge, pezzi di vetro e pezzi di cuore, una sigaretta spenta e una Molotov fumante. E abbiamo vinto, canti di gioia, e la bandiera a stelle e strisce che spicca nel fumo sembra quasi una bandiera bianca. Ci arrendiamo alla vittoria che poi è una sconfitta, ma a nessuno interessa perché finchè si ha da bere e da cantare va tutto bene. E il motivo di combattere ormai tutti se lo sono scordato, ma si va avanti a testa alta e con i paraocchi a contornarci il viso. Ottimo lavoro, umanità. Vincitori morali di una guerra mai combattuta, dietro al fronte le loro dita sporche scavano in cerca di libertà, e le impronte scure e sudate si mischiano con la pelle candida del viso. Là dove l'innocenza incontra la guerra, è là che finisce. Un solco, un baratro, un pozzo senza fondo. Gli occhi di Mark osservano il corpo morto di un cuore battente per la patria, sgranati come poche volte si ricordava fossero stati. Sono azzurri come il cielo di primavera senza nubi a coprire il sole, troppo puri e cristallini per essere eternamente macchiati dal sangue. Ma Mark non piange, perché nei suoi 11 anni ne ha viste di cose troppo brutte persino per un adulto. Foglie arancioni vengono calpestate dai suoi scarponcini color nocciola, come se nulla fosse. Fragili ed effimere come la vita su un campo di battaglia, come recitava Ungaretti. Scrick, scrock. Milioni di vite calpestate, messe a tacere. Ma ormai è noto che sia così, tutti fanno il loro dovere senza far domande, perché in guerra non si chiede, si risponde a quesiti che nessuno ha mai posto. La guerra è la truce risposta dell'uomo al suo stesso caos. Lo sterminio più totale, per evitare il disordine. E il mondo pare una stanza ordinata, se fai attenzione ad evitare le ossa. Scrick, scrock.
Un aereoplano vola nel cielo, facendo tornare nella mente di Mark quegli aerei cattivi, che lanciavano bombe sulla sua città.
Lui li guardava spaventato, con i suoi occhi inesperti da bambino di 6 anni. Quelle esplosioni gli facevano tremare le ossa, una sensazione che difficilmente si è riuscito a togliere dalla pelle, perché ormai la paura lo accompagna come una cicatrice. Sul fianco destro, per essere precisi. Il piccolo Mark non capisce e, come ogni bambino che non ha alternative, urla disperato, o almeno ci prova. Ma le bombe hanno orecchie, come i muri fatiscenti della sua vecchia casa. ''Hey piccolo. Stai tranquillo. Ti insegno un trucchetto, ok?'' sorride il papà con un sorriso inquietantemente simile a quello dei pagliacci del circo. Il piccolo Mark annuisce, con le lacrime che gli rigano il viso, arrivando sulla mano dalla pelle olivastra di Mr. Roberts. ''Stringimi la mano. Stringila più forte che puoi. Poi chiudi gli occhi e pensa alla pace. La vedi?'' Mark non capisce. ''Che cos'è la pace, papà?'' Il sorriso di Mr. Roberts è un sorriso triste e malinconico, di quei sorrisi che fanno più male delle lacrime. ''La pace è un cielo senza questi brutti aerei. È quella che papà prova a portare a casa, ogni volta che esce vestito di verde. È una stanza bianca dove tutti sono uguali e nessuno ha voglia di litigare. È tutto quello che ti fa stare bene, piccolo. Avanti, ora prova a pensarci. Stringi la mia mano, fallo ogni volta che avrai paura. Sei un soldato, i soldati non hanno paura.''
Ma le bombe erano arrivate comunque, nonostante i pensieri felici. E non esisteva quella stanza bianca, e nessuno ti voleva mai bene davvero. E Mark lo sapeva, forse lo ha sempre saputo. Così alza gli occhi al cielo, verso quell'aereo, stringe la mano senza vita dell'uomo davanti a lui e chiude gli occhi. I soldati non hanno paura.
  
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