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Autore: adaubartol    25/06/2014    0 recensioni
"Oggi sono tornati i signori con il camice bianco.
Non so te, Giulia, ma a me fanno paura.
Tutti alti e robusti, con i loro costumi da fantasmi che fanno più paura dei fantasmi veri.
Una volta l'ho visto, un fantasma.
Aveva la faccia della mamma e sorrideva.
Allora gli ho sorriso anche io, perché io, alla mamma, le voglio bene.
Non ricordo bene cosa mi ha detto, perché poi sono arrivati i signori con il camice bianco e hanno fatto uscire la mamma.
Dicono di non averla vista.
Ecco perché penso che sia un fantasma, ha senso non è vero?
Per me ha senso."
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cara Giulia,
scrivo questa lettera a te perché non so bene a chi scrivere.
Voglio scrivere e basta.
Anzi, devo scrivere.
Perché poi sarebbe brutto svegliarsi senza questa lettera.
Oggi sono tornati i signori con il camice bianco.
Non so te, Giulia, ma a me fanno paura.
Tutti alti e robusti, con i loro costumi da fantasmi che fanno più paura dei fantasmi veri.
Una volta l'ho visto, un fantasma.
Aveva la faccia della mamma e sorrideva.
Allora gli ho sorriso anche io, perché io, alla mamma, le voglio bene.
Non ricordo bene cosa mi ha detto, perché poi sono arrivati i signori con il camice bianco e hanno fatto uscire la mamma.
Dicono di non averla vista.
Ecco perché penso che sia un fantasma, ha senso non è vero?
Per me ha senso.
Comunque oggi la mamma non c'era, i signori con il camice bianco sono venuti a trovare solo me.
Ogni volta mi parlano a lungo, mi fanno domande sulla mamma e sul papà.
Mi hanno chiesto anche di te, oggi, lo sai?
Io non ho saputo dirgli molto perché, in realtà, io molto su di te, non lo so.
So che hai i capelli lunghi e rossi, e a me piacciono tanto i capelli lunghi e rossi.
No, in realtà no, non mi piace il rosso, ma mi piacciono i tuoi capelli.
Anche loro hanno detto che sono belli, poi hanno riso.
Non capisco perché ridano di me.
Ma che cosa vogliono?
Ma perché non mi lasciano in pace?
Oggi mi sono arrabbiato molto con loro.
Se ne sono andati subito, uno di loro (quello più alto), voleva anche mettermi una siringa nel braccio, ma io l'ho cacciato.
Ho fatto bene, Giulia?
Quando mi sono messo una siringa nel braccio mi sentivo bene, poi, ad un certo punto, ho visto tutto nero.
C'era la mamma, io l'ho vista.
Il papà non lo vedo mai, invece, ma penso che vada bene così.
Tu come stai, Giulia?
Spero tanto che tu capisca la mia calligrafia.
Scusa se le lettere tremano un po', la mia mano continua ad avere freddo, pure se siamo ad agosto.
È tutto tanto bianco qui, Giulia, e a me il bianco non piace.
Non mi piace neanche il rosso, in realtà, e questa lettera sta diventando troppo rossa per continuare a scrivere.
Non è come i tuoi capelli, è un altro rosso.
Mi stanno portando via.
Non so cosa sia successo, so solo che la mano non ha ancora smesso di avere freddo e che il mio braccio sta sputando veleno.
Così ho capito.
Pensavo me la dovessero togliere quella roba dentro al braccio, così ho fatto da solo.
Fa male.
È come se uscisse tanto inchiostro rosso dal mio povero braccio.
Il rosso non mi piace, neanche questa lettera mi piace più.
Vorrei strapparla, ma ho voglia che arrivi da te.
Che anche se hai i capelli rossi, tu non sei rossa, tu sei blu come il cielo.
Il blu mi piace tanto.
Da piccolo volevo volare, lo sai Giulia?
E la mamma mi prendeva in braccio, facendo il rumore dell'aereoplano con la bocca.
Quando non c'è niente di bello nella stanza bianca, mi piacerebbe poter vedere il cielo blu da una finestra.
Ma la finestra non c'è.
Forse hanno paura che io possa volare via.
Ora mi sa che devo salutarti, i signori con il camice bianco mi hanno detto di sdraiarmi su un lettino bianco.
Che brutto il bianco.
Almeno questo foglio, non è più bianco.
Scusami per le macchie rosse, ho scritto di fretta perché sto venendo a prenderti.
C'è anche la mamma.
Ecco, in questa stanza la finestra c'è.
Magari ora, mi fanno volare.
  
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