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Autore: Oducchan    26/06/2014    4 recensioni
-È una pessima, pessima idea-
-Se la smettessi di lamentarti e invece ti degnassi di tener chiusa quella porta, magari, sono sicuro che andrà tutto bene-

Vi siete mai chiesti come sarebbe Itachi con una divisa femminile? Beh, Kisame l'ha fatto.
E Itachi ha deciso di accontentarlo.
[KisaIta] [AU, crossdressing!] [Side di Eyes-fumo di china, per chi se la ricorda ancora
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki | Coppie: Itachi/Kisame
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Fumo di china'
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Nick autore: Queen of the lower court 
Prompt: Kisame/Itachi, divise scolastiche. <3 by sushiprecotto on The Flash Point
Titolo: If I were a girl
Personaggi:  Kisame Hoshigaki, Itachi Uchiha (Deidara, Akasuna no Sasori, Iruka Umino, Kakashi Hatake)
Pairing: KisaIta
Genere: slice of life, introspettivo, sentimentale
Avvisi: AU, crossdressing
Rating: Giallo.
Note:
Buonasera <3
Visto che la sushi è stata così carina da lasciarmi un prompt per una KisaIta, ma difficilmente utilizzabile all'interno dell'universo di Naruto, ho pensato di realizzare una fic che si adattasse a un AU che avevo già creato molto tempo fa e che da tempo desideravo riprendere in mano -anche se non in maniera approfondita come avevo sperato. La storia che vi propongo ora fa alcuni riferimenti alle due già scritte, che trovate nella serie Fumo di china; non è obbligatorio che le leggiate, magari ci sono solo un apio di punti che vi suoneranno oscuri ma niente di che.

 
If I were a girl


-È una pessima, pessima idea-
-Se la smettessi di lamentarti e invece ti degnassi di tener chiusa quella porta, magari, sono sicuro che andrà tutto bene-
Kisame impreca tra i denti, aumentando la presa ferrea con cui stringe la maniglia della porta dell’aula in cui sono andati ad imboscarsi. Controlla ancora una volta il corridoio ―intravede un docente sbucare all’inizio delle scale, ma sparire quasi subito in una delle altre aulette, e ricomincia a respirare serenamente.
-Seriamente, Itachi- borbotta, grattandosi nervosamente la nuca e voltando il capo nell’altra direzione, nonostante sappia che da lì non può arrivare nessuno –Se qualcuno nota la nostra assenza proprio nel bel mezzo del festival, il professor Umino non ci andrà molto leggero...-
-Rilassati- gli risponde l’altro, alle sue spalle. Kisame vorrebbe voltarsi, giusto per curiosità, che tutto quel susseguirsi di fruscii di stoffa e crepitio di tessuto ha oltremodo stimolato la sua fantasia; ma ha promesso di tener d’occhio la situazione finché il compagno non avesse finito, che a quanto sembra nel suo contorto modo di pensare Itachi ha in serbo qualcosa per lui, qualcosa che non ha voluto assolutamente rivelargli durante la loro fuga dall’attività organizzata dalla loro classe (non che avesse particolarmente insistito, quando Itachi lo aveva preso per mano intrecciando le dita tra loro gran parte delle sue rimostranze si erano rapidamente spente).
 –E in ogni caso ho chiesto a Deidara di coprirci. Se Umino-sensei o Kakashi-sensei chiedono dove siamo, io mi sono sentito poco bene e tu mi hai molto zelantemente riaccompagnato a casa-
Hoshigaki emette uno sbuffo, irritato.
-Come se ci credessero, dopo quel che è successo il semestre scorso- ringhia, cercando di non far trapelare la nota stressata che il ricordo gli procura, immancabile –Non dovrei nemmeno...-
-Lo so- Itachi lo interrompe subito, pacato ma irrevocabile come al solito. Kisame deglutisce, desideroso di replicare ma incapace di trovare qualcosa da aggiungere per comunicargli ulteriormente l’irrequietezza che lo stare con lui nella stessa stanza, da soli, senza che nessuno che sia un ragazzino con tendenze dinamitarde lo sappia, gli provoca. Proprio in quel momento, con il suono di una cintura lampo che viene chiusa, i rumori provenienti dall’Uchiha cessano completamente, e lo sente fare un singolo passo verso di lui.
-Puoi voltarti, Kisame-
E Kisame, stupidamente, ruota immediatamente sui tacchi, pronto a subissarlo di domande riguardanti il motivo per cui l’ha trascinato di peso lì dentro. Salvo rimanere a bocca aperta, la mandibola a penzoloni, e gli occhi che rischiano di schizzare fuori dalle orbite.
Itachi sembra non dar peso alla sua reazione. Si sistema un’ultima volta la gonna pieghettata, si raddrizza il colletto alla marinara della giubba, si ravvia i capelli scostando un paio di ciuffi dalla fronte pallida. Poi alza lo sguardo, verso di lui, con quella sua espressione così plastica e neutra in cui si insinua sottile un tenue sorriso.
-Come sto?- chiede, senza mostrare la minima inflessione vocale. Kisame lo fissa, completamente allibito.
-...Sei in uniforme scolastica- gracchia, quando finalmente riesce a recuperare la funzionalità della muscolatura temporomandibolare. Deglutisce, anche, perché si sente la bocca terribilmente secca.
-Esatto- ribatte Itachi, ancora del tutto indifferente alla cosa, come se per lui non facesse la minima differenza.
-...Uniforme femminile- e sa di essere e di suonare terribilmente idiota, così, ma Kisame sente il bisogno di confermare che quello che sta vedendo è reale e che nel drink che si è fatto versare poco prima di lasciare la caffetteria non ci fosse qualche strana sostanza allucinogena aggiunta a tradimento da Sasori.
-Sì- e stavolta il sorriso di Itachi si allarga di un millimetro. Si avvicina in silenzio alla grossa cattedra in noce, il suono delle scarpette che rimbomba sul pavimento ad ogni passo, e vi si appoggia appena, reclinando il capo sulla spalla per osservare le venature del legno.
Kisame sbatte le palpebre un’altra volta, trattenendosi a stento dallo strofinarsi gli occhi, e getta una rapida occhiata fuori dalla porta.
-...Chi diamine te l’ha data?!?-
Itachi si stringe nelle spalle, totalmente noncurante dei dettagli che l’hanno portato ad indossare gli abiti che al momento ha indosso.
-Ho chiesto a Konan se mi prestava una delle sue divise di scorta- mormora, e Kisame fa una fatica d’inferno ad udirlo, che ha le orecchie ovattate dal rimbombo del proprio battito cardiaco e gli gira un poco la testa –Avevi detto che ti sarebbe piaciuto provare, e così...-
L’aveva detto, in effetti, l’Hoshigaki, aveva detto che gli sarebbe piaciuto vedere che aspetto avrebbe avuto Itachi Uchiha avvolto in abiti femminili. Aveva detto che gli sarebbe piaciuto vedere se l’incarnato pallido, le forme delicate del viso e le minute cesellature del suo corpo androgino avrebbero conservato una parvenza di mascolinità o se avrebbe potuto passare tranquillamente per un esponente dell’altro sesso. Però era stata un’esternazione senza sentimento, priva di una particolare premeditazione, senza un reale intento di andare effettivamente a controllare quali potessero essere i risultati di un tale esperimento. Per quanto si fosse ritrovato, recentemente, terribilmente coinvolto nei confronti della persona del suo compagno di classe e avesse trovato in lui molti più aspetti di cui restare ammaliati di quanto avesse solamente osato immaginare neanche un anno prima, si riteneva ancora una persona di gusti semplici e lineari, vagamente normali, e non interessato a siffatte fantasie semplicemente troppo... lontane dalla sua personalità.
Evidentemente, si sbagliava. Per quanto l’idea non attiri un particolare interesse nei suoi confronti, il trovarsi innanzi un Itachi del tutto a suo agio con una gonnella che a stento raggiunge il ginocchio e lascia all’aria un’ampia porzione delle sue gambe, nonostante le lunghe calze bianche che gli inguainano i polpacci, e con una maglietta sciancrata che non ha forme morbide da riempire e gli ricade larga sul petto, i lacci del fiocco che gli incorniciano il collo pallido... tutto sommato, non è affatto male.
-Stai... bene- mormora, lasciando finalmente la dannata porta e avvicinandosi di un passo –È strano, ma stai bene. Ti dona- e si concede un piccolo ghigno che scopre i suoi canini affilati e dona un guizzo di malizia agli occhi blu –Anche se stai bene con tutto, tu-
-Lo prenderò per un complimento- è la risposta, del tutto fiacca e vacua, che riceve. Ma al contrario dell’indifferenza che permea la sua voce, le iridi nere di Itachi, lucide e sporgenti per la malattia, hanno comunque un baluginio di affetto, mentre inconsciamente allarga le braccia per accoglierlo e gettargliele poi al collo.
-Lo è, idiota- lo rimbecca il compagno, continuando a sorridere e affondando il viso contro la sua spalla, annidandolo tra il collo e i lunghi capelli neri e sciolti. La sua grande mano callosa gli risale l’addome, fermandosi sul petto e aprendosi contro il suo sterno.
-...mi manca la cravatta- sbuffa, non trovando il famigliare appiglio cui aggrapparsi per costringere quel frigido del suo compagno a chinare il capo a ricevere il bacio d’ordinanza. Itachi osserva le sue dita lisciare irrequiete la stoffa, prima di guidare i due capi del fiocco tra di esse.
-C’è questo, no?-
Kisame non trattiene una risata, il fiato caldo che si disperde sulla pelle tiepida che il tessuto chiaro non copre. Itachi viene scosso da un brivido, e lui non manca assolutamente di notarlo. Lascia perdere la casacca, preferendo far scendere entrambe le mani alla vita sottile per avvolgergliele attorno i fianchi e sollevarlo di peso, con un fluido movimento che lo porta a farlo accomodare sulla suddetta cattedra e ad allargare un pochino di più le gambe. Itachi ha un sussulto, e Kisame solleva il viso per guardarlo negli occhi.
-Itachi...-
La sua voce è una carezza rozza, un po’ brutale ma affettuosa, e l’Uchiha non ha intenzione di farsi coccolare, oggi. Stringe la presa sulle sue spalle per attirarlo più vicino, finché non riesce ad avvolgere le gambe attorno alle sue anche e a premere il petto contro quello muscoloso di lui, il capo sollevato per inseguire la sua bocca.
-Sono una dolce e piccola liceale indifesa, Kisame- mormora, così vicino alle sue labbra che sembra che voglia fargli ingoiare le parole –Dovresti approfittarne...-
E Kisame le deglutisce, le dita che aumentano la presa così tanto che probabilmente lasceranno qualche livido sulla pelle chiara, e lascia che le mani abbandonino i fianchi e scorrano più i basso, verso l’orlo della gonna e le ginocchia, prima di intrufolarsi sotto, carezzando e graffiando la carne soda delle cosce snelle.
-Ti prenderò in parola- risponde, e nella sua voce vi è intrisa una tale concentrazione di desiderio, che prima ancora che raggiunga il suo membro Itachi sta già gemendo senza particolare controllo.
   
 
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