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Autore: anqis    26/06/2014    0 recensioni
Non si mosse, lui che prima delle sei si alzava e scompariva nel cappotto troppo leggero per le strade di una Londra custode di segreti. Rimase quella mattina bianca, seduto e in attesa di qualcosa che ancora oggi non si spiega l’identità. A guardare nella più muta delle contemplazioni, le spalle larghe di un ragazzo piegarsi e crollare come la più fragile delle montagne sotto il peso di una pioggia inarrestabile.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Shoulders. 
 




È mattino presto.
Le prime luci dell’alba trapassano le tende chiare come coltelli dalla lama affilata, sciogliendosi sulle pareti bianche della camera d’albergo. Le spalle di Leon, chiare e pallide come luna che lo assiste ogni notte, vengono carezzate dal sottile vento che la finestra appena accostata lascia passare: un brivido percorre la schiena magra come la carezza di un dito tra le lenzuola sporche su cui siede.
L’orologio scandisce i pochi secondi prima del momento in cui raccoglierà le sue cose e se ne andrà. Nel frattempo socchiude le palpebre pesanti e ombrose, costellate da lunghe e folte ciglia nere. Il silenzio che regna su Londra il mattino è interrotto dal respiro pesante dell’uomo che giace al suo fianco. Si muove appena, il possibile per voltarsi nella direzione del corpo bianco e statuario che dorme avvolto dalla coperta che lui non si è disturbato di usare – neanche quella notte.
Leon, nonostante la giovane età, ha sulle spalle gracili il peso di una vita che in pochi sopporterebbero. Non si lascia ormai più stupire da niente, i suoi occhi di un azzurro sfumato non si spalancano più dalla sorpresa, ostentano a malapena del finto interesse quando il suo lavoro lo richiede – clienti bisognosi di ammirazione e domande inutili per un ego affamato e avido di apprezzamenti. Eppure, nonostante gli anni, continua a stupirsi di fronte ad un mistero che ormai ha quasi svelato in parte: Harry Styles, che anche nel sonno non pare trovare pace.
Immobile, stringe il cuscino tra le braccia muscolose su cui riposa il viso mai rilassato, perennemente distorto in una smorfia di trattenuta sofferenza. La fronte corrugata da due profondi tagli accartoccia le sopracciglia in una morsa che solo da sveglio riesce ad ordinarsi di liberare. È quando chiude gli occhi che il vero sé si mostra agli occhi di un Leon che unico spettatore tace dinanzi quell’insopportabile quadro di sentimenti e parole trattenute che se lui potesse – se solo riuscisse – distoglierebbe subito lo sguardo.
Le labbra sottili si stringono in un sottile sorriso amaro perché mai si sarebbe aspettato di poter leggere con tale facilità un viso che credeva perfetto in tutti i sensi possibili.
La prima volta che incontrò dal vivo Harry Styles pensò “questa è una delle persone più felici del mondo” e ne rise perché nonostante tutto, era venuto da lui. Aveva soltanto diciotto anni, la pelle pulita e le buone maniere di un ragazzino troppo gentile: era arrossito sotto il suo sguardo divertito e insieme annoiato, mentre borbottava a Nick Grimshaw – un insopportabile, ma assiduo cliente – che non era il caso, “non dopo la spogliarellista”.
L’altro lo aveva zittito con un movimento rilassato e sciolto della mano. “Devo rimediare al mio errore” aveva replicato circondando le spalle larghe e più alte dell’altro in un abbraccio affettuoso, “quel regalo è stata una merda, sono sicuro però che questo lo apprezzerai” e lo aveva lasciato lì, impacciato e con lo sguardo puntato sulle scarpe.
Leon aveva sollevato gli occhi al cielo, convinto che la serata non si sarebbe conclusa e che in tasca non avrebbe guadagnato nulla. Non si stupì infatti quando il cantante tirò fuori il portafoglio mentre si scusava, “accetta e ti prego: se Nick te lo chiedesse, mi sono divertito”.
Fu quando le loro mani si toccarono per la banconota tesa, che lui sollevò lo sguardo e Leon si irrigidì, preso contropiede. Perché in un attimo, gli occhi verdi e felici di Harry si era improvvisamente incupiti di  un dolore così vivo e pulsante che si sentì di arretrare di un passo e scusarsi.
“Scusa” aveva poi sussurrato ritraendo la mano e nascondendo quello sguardo estraneo dietro un sipario di ricci scuri, “Ma ho cambiato idea, spero non sia un problema.”
Leon non si dimenticò mai di quella notte. Di come varcata la soglia della camera d’albergo, venne costretto al muro e catturato dalle mani bianche e grandi di Harry. Il ricordo del modo in cui lo guardò dritto negli occhi e di come nascose le lacrime premendo con forza contro le sue labbra, è vivo in lui ogni volta che si incontrano e Harry con imbarazzo gli sorride come per chiedergli perdono. Nella sua memoria sono incise quelle ore di buio, sospiri abbandonati da una bocca umida di lacrime, gemiti arrabbiati. Si tocca il polso e può ancora sentire la mano che lo trattenne contro il materasso e quella che si strinse al suo fianco, più forte dopo ogni spinta sempre più profonda in lui. E sul suo collo, bianco e delicato, c’è ancora quel sussurro, quel nome pronunciato che lo fece chiudere gli occhi e stringere i riccioli, quel viso ancora più contro di sé.
Louis, Louis, Louis.
Ciò che vorrebbe scordare invece è il mattino dopo. Il risveglio – lui che mai si addormenta in un letto sconosciuto – brusco causato dalle lacrime calde che scesero lungo il suo collo, bagnandogli le clavicole e il cuore. Harry che si sollevò a sedere, gli diede le spalle e si premette al petto le ginocchia puntute per colmare un vuoto che Leon si rese conto aveva soltanto tagliato e insanguinato, allargato. Non si mosse, lui che prima delle sei si alzava e scompariva nel cappotto troppo leggero per le strade di una Londra custode di segreti. Rimase quella mattina bianca, seduto e in attesa di qualcosa che ancora oggi non si spiega l’identità. A guardare nella più muta delle contemplazioni, le spalle larghe di un ragazzo piegarsi e crollare come la più fragile delle montagne sotto il peso di una pioggia inarrestabile.
Il sole poi era sorto, le spalle di Harry furono celate da una maglietta bianca e quella tela di tempere scolorite e sciolte nascoste da un sorriso e gli occhi che avevano ingannato persone, macchine fotografiche e giornali, lui stesso.
Nudo, Leon aveva seguito ogni movimento dell’altro – i barcollamenti, i passi incerti, le mani che cercavano qualcosa che lì non c’era – fino alla porta. Si era aspettato di vederlo subito scomparire oltre la soglia che avrebbe tagliato al mondo l’inglorioso spettacolo dell’ennesima caduta di un semplice umano, ma Harry si era fermato.
“Scusa” aveva mormorato senza voltarsi, “avete.. gli stessi occhi.”
E così se n’era andato, lasciando in Leon la certezza che si sarebbero visti di nuovo.
E così accadde, tante e troppe volte.
 
 
 
 
Buongiorno,
 
mmh, sinceramente non so cosa dire. Credo sinceramente di essermi svegliata con questa trama nella testa, quindi deduco di averlo sognato nel dormiveglia prima di aprire gli occhi. Alzata, mi sono subito data alla stesura senza pensarci troppo e se ora pubblico è soltanto perché mi conosco: potrei finire per cancellare la os o come al solito, lasciarla a prendere polvere nella memoria della chiavetta.
Non mi aspetto molto, è stato più un “bisogno” ecco. Inoltre mi sono innamorata del personaggio di Leon che immagino bellissimo (capelli neri lunghi e mossi fino le spalle, una rasata laterale, corpo diafano e bianco, occhi dello stesso colore di Louis), quindi potete considerare la pubblicazione e la os come un capriccio, se volete. Spero comunque che qualcuno abbia apprezzato questo vomito di pensieri e parole, e come sempre apprezzerei molto i vostri pareri a riguardo – giusto per sapere se ho commesso l’ennesima cazzata oppure no (magari ahah)
Sto cercando un titolo per la serie in cui raccoglierò tutte le os Larry che in questo periodo stanno prendendo il controllo di me, se aveste un’idea per il titolo scrivetemi qui, su ask e o su facebook!
Grazie per esservi fermate,
 
Anqi.
 
 
ps. Qui potete trovare l’ultima Larry che ho scritto: Occhi Sporchi, se voleste darci un’occhiata :)



 
   
 
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