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Autore: TheLordOfDarkness    26/06/2014    0 recensioni
Dopo il fantomatico scontro fra i Guardiani e il re degli Incubi, i giorni passavano indisturbati, finchè in Pitch non si accese una strana consapevolezza, che lo porterà progressivamente ad una presa di coscenza tale da stravolgere la sua intera esistenza.
Genere: Fantasy, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Dentolina, Jack Frost, Pitch, Sandman
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio. Dopo il suono prodotto da Pitch solo il silenzio. Gli incubi, consapevoli di ciò che era accaduto, fluttuarono avvolgendolo come un boa constrictor, delicatamente; lo fecero assopire, e lo depositarono poco più sotto in una zona meno in vista. Sdraiato sulla ruvida pietra, aprì gli occhi, e pronunciò debolmente fra sè e sè : " Lei... non... è... possibile..." e mentre faceva ciò, degli Incubi si apprestavano ad avvicinarsi. Chiuse istantaneamente gli occhi, simulando d'essersi addormentato, e sollevando di poco una palpebra si accorse che si stavano allontanando, e pensò: "Adesso ho capito." Gli Incubi, ogni volta che percepivano un cambiamento emotivo non conforme ai dettami dell'oscurità, rinnovavano in Pitch la sua devozione attraverso un piccolo soggiogamento dell'arbitrio: Pitch era consapevole di essere il Signore degli Incubi, ma, a quel punto, era altrettanto anche per loro? La sua volontà di scoprire i suoi sentimenti era più forte della sua devozione all'oscurità, ma ogni volta che pensava ad alta voce o faceva intendere questo ai sui Incubi, essi rimuovevano dalla sua mente il momento in cui aveva formulato quel pensiero, facendolo tornare il solito Signore delle Tenebre di sempre. Divenuto consapevole di questa verità, pianificò di creare un doppione d'ombra, dalle sue stesse fattezze e movenze, dotato di libero arbitrio anch'esso, di modo tale che gli Incubi non s'insospettissero dello scambio. L'unico modo per riconoscere chi era il vero Pitch, una macchia bianca sull'avambraccio sfuggita durante la creazione, era nascosta sotto l'oscura veste. Era una notte di luglio, l'afa notturno, impercettibile per Pitch, donava alla radura un'aspetto ancor più secco, e il "tenebroso" si apprestò ad allontanarsi dalla caverna; si voltò nuovamente, gli Incubi erano impegnati a fluttuare intorno a Ganger Pitch (il doppione così soprannominato dal vero Pitch) ed approfittando del momento, guizzò fuori dall'apertura del tunnel, ed istantaneamente si diresse verso il luogo dove dimorava la Fatina dei dentini. Giunto in Egitto, nel meriggio, decise di riposarsi un attimo; il vicino mercato de Il Cairo produceva suoni assordanti, fra vecchie lampade, piedistalli d'ottone spacciati per d'oro, piante esotiche e leccornie di ogni genere, e L'oscuro decise di svagarsi un po': prese delle mele e le infilò nelle mani di quattro o cinque passanti, facendo andare su tutte le furie i venditori. Diede inizio ad una schermaglia fra venditori ambulanti e compratori; lampade, candelabri, pentoloni volavano in ogni dove, e lui, appogggiatosi ad una colonna di basalto, si soffermò ad osservare la scena col suo solito ghigno compiaciuto. Dopo essersi divertito a sufficinza, situatosi nel bel mezzo del deserto, costruì una tenda di filamenti d'ombra; dispose due travi di solida ombra in maniera tale da formare una base quadrata, e dagli angoli erse in verticale altrettante travi, concludendo la struttura con drappi di fuligine e denso fumo nero, formando un cubo. "Sabbia..." pensò fra sè e sè "Chissà come starà quell'accidioso...", pensando al suo fallimento contro Sandman, l'uomo dei sogni, speranzoso della sua possibilità di essere corrotto dal punto di vista onirico. Mentre si sdraiò sul pavimento dell'ombrosa costruzione, resa invisibile agli occhi umani, fissò il soffitto per attimi incessanti, mentre le idee turbinavano nella sua mente come un uragano; si addormentò. Si vide, al centro della radura, circondato dai suoi Incubi che nitrivano ferocemente verso di lui, e dalla voragine sotto lo scheletrico letto usciva Ganger Pitch, fiero, l'abito attorniato da spuntoni d'ombra, sulle spalle, sui gomiti, sulle ginocchia, a mo' di armatura, le iridi non più giallo-grigiastro come quelle dell'originale, divenute rosso amaranto, scure; brandito un oscuro arco, scagliò con la forza di un miliardo di tempeste una saetta d'ombra, dritta al cuore di Pitch. Istantaneamente si svegliò, consapevole riguardo cosa significasse quel sogno: "Gli ho donato il libero arbitrio, e cosa su questa Terra vieta che non possa davvero rimpiazzarmi?". Uscito dalla tenda, accortosi dell'oscurità che lo attorniava, decise di riiniziare il suo viaggio verso "fatata dimora". Parole, grida, preghiere udiva al suo passaggio da nazione a nazione, ma non se ne avvedeva, pago della sua determinatezza a scoprire il futuro; nessuno lo vedeva aggirarsi nella steppa russa, nessuno scrutava in cerca di neri guizzi il Pantheon di Atene, nessuno si aggirava timoroso di scorgere ombre malefiche fra le varie foreste, il tempo scorreva, indisturbato, e come lui Pitch, fra le alte fronde degli alberi e le titaniche cattedrali all'avanguardia degli uomini, stanco ma costantemente determinato.
  
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