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Autore: Il Saggio Trentstiel    26/06/2014    9 recensioni
Hogwarts era già in via di ricostruzione: studenti, professori, maghi e streghe che una volta avevano studiato lì lavoravano gomito a gomito, dimentichi delle differenze di casata o di sangue.
Dean Winchester non era tra loro.
Era lontano dal luogo segretissimo in cui sorgeva il castello, lontano dalle ferite ancora aperte su cui non aveva bisogno di spargere sale, lontano e basta. Però non era solo. Era in compagnia dell'unica persona con cui, in quel momento, aveva voglia di stare.

Sette anni di ricordi per Dean e Castiel condensati in sette momenti.
Storia dedicata a ThePirateSDaughter e Alioth, compagne di scleri per Supernatural e coloro che mi hanno sottilmente spinto a scoprire il mondo delle "Angstiel".
[Hogwarts!AU]
[Storia vincitrice del Premio AU al "I miei gusti, le vostre storie Flash Contest" indetto da Fefy_07 sul forum di Efp.]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean, Winchester, Meg, Master
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Era una tiepida, luminosa giornata di sole, una di quelle che in Inghilterra si vedono raramente anche d'estate; era come se il tempo stesso volesse festeggiare un evento di sì grande portata come la definitiva caduta di Lord Voldemort.
Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, aveva duellato con lui e lo aveva sconfitto, coprendosi di meritata gloria ed estirpando per sempre il germoglio del terrore dal mondo magico.
Hogwarts era già in via di ricostruzione: studenti, professori, maghi e streghe che una volta avevano studiato lì lavoravano gomito a gomito, dimentichi delle differenze di casata o di sangue.
Dean Winchester non era tra loro.
Era lontano dal luogo segretissimo in cui sorgeva il castello, lontano dalle ferite ancora aperte su cui non aveva bisogno di spargere sale, lontano e basta. Però non era solo. Era in compagnia dell'unica persona con cui, in quel momento, aveva voglia di stare.
Si sfilò la giacca di pelle di drago – dono di Sammy, quello scemo aveva speso quasi tutti i suoi risparmi per regalargliela per il suo diciassettesimo compleanno! – e si godette appieno il tepore del sole sulle braccia.
Reclinò il capo all'indietro e sorrise a qualcuno alla sua sinistra.
-Fa quasi caldo, oggi.- dichiarò con un pizzico di divertimento -Sarei già in spiaggia se non dovessi rimanere nei paraggi per Sam!-
Difficile dirlo, ma forse dopo quello sfogo giocoso il ragazzo aveva aggiunto un appena sussurrato “E per te”.
L'altro non rispose, forse intento a bearsi a sua volta dell'inusitato calore, forse perso nei suoi pensieri: Dean non parve prendersela per l'assenza di risposte. Anzi, il suo sorriso si fece se possibile ancora più ampio, come se nel silenzio percepisse comunque parole a lui gradite.
Un gatto dal pelo color cenere e con grandi occhi gialli sbucò da chissà dove e si bloccò guardingo a osservarlo. Dean ricambiò lo sguardo con curiosità, prima di scoppiare a ridere sguaiatamente e farlo così fuggire.
-Aveva lo stesso sguardo della McGranitt! Ti ricordi?-




























La Sala Grande sembrava rilucere d'oro, nonostante il soffitto color pece, e risuonava del chiacchiericcio di centinaia di studenti.
I novellini, i futuri smistati, avevano appena fatto il loro ingresso: i più evitavano gli sguardi divertiti dei più grandi, alcuni tremavano, uno osservava quanto lo circondava a testa alta, gli occhi accesi da un selvaggio entusiasmo.
Una donna anziana e dall'aspetto alquanto severo posò un cappello che definire “consunto” sarebbe stato un eufemismo bello e buono e questo, sotto gli occhi di tutti, cominciò a declamare una lunga, barbosa poesia sulla creazione di Hogwarts.
Tra gli applausi di tutti, Dean sbuffò sonoramente, unendo le mani solo un paio di volte.
-Che rottura i vestiti parlanti...- sussurrò alla sua vicina, una bambina paffuta dai lunghi capelli castani: lei ridacchiò e annuì.
-Hai ragione. E pensa che rottura essere un cappello...-
I due soffocarono le risate dietro le mani ma nonostante ciò la donna che aveva portato il cappello, voltatasi appena, li squadrò con occhi ardenti dietro gli antiquati occhiali.
La bimba interruppe la risata e abbassò il capo, un sorriso divertito ancora presente sul volto; Dean sostenne invece lo sguardo della donna che infine, chiamata al dovere, fu costretta a distoglierlo per prima.
-Abbott, Hannah!-
Una bambina magra e tremante avanzò fino allo sgabello che qualche istante prima aveva fatto da supporto al copricapo: una volta sedutasi, la donna le sistemò il cappello sul capo e questi urlò quasi nell'immediato.
-Tassorosso!-
Dal tavolo sistemato sotto gli stendardi giallo-neri si levò un grande applauso che si esaurì solo quando la neo-Tassorosso lo ebbe raggiunto.
Dean inarcò le sopracciglia.
-Tassorosso, sfigati fino al midollo.-
Questo scatenò un'altra salva di risatine da parte della bambina al suo fianco e, poco dopo di lei, uno sbuffo esasperato da parte di un altro ragazzino.
Dean lo osservò con aria di sfida: corti capelli nerissimi, occhi azzurri e un'uniforme lisa e troppo grande per lui.
-Qualcosa da dire, piccoletto?-
Questi scosse appena le spalle e tornò a seguire lo Smistamento senza una parola: Dean lo guardò per qualche altro istante e poi si voltò scuotendo il capo.
-Sfigato...- borbottò, incrociando per la seconda volta lo sguardo severo dell'anziana professoressa.
Era forse in possesso di un udito magicamente accresciuto? Lo aveva preso di mira?
-Masters, Megan!-
La ridanciana compagna di Dean avanzò a passo sicuro, facendogli un rapido occhiolino appena prima che il Cappello Parlante le venisse calato sul capo. Ci furono alcuni istanti di silenzio, finché lo strappo che fungeva da bocca per il copricapo si aprì, e...
-Serpeverde!-
Dean sgranò gli occhi: davvero quella ragazzina all'apparenza così in sintonia con lui era finita nella casata peggiore di Hogwarts? Anche lui ci sarebbe finito, per affinità?
Stava ancora rimuginando su questi poco felici argomenti quando la professoressa – McGranitt, gli pareva si chiamasse – declamò il nome dello studente successivo.
-Novak, Castiel!-
Dean, distratto, non riconobbe il bambino dagli occhi azzurri finché non si fu seduto e – poté giurarlo – lo ebbe guardato con disapprovazione. Pochi istanti dopo stava marciando tra gli applausi verso il tavolo dei Tassorosso.
-L'avevo detto. Sfigato.-
Stavolta però non vi furono né le risate di Meg né gli sbuffi infastiditi di Castiel – che razza di nome! – a fargli da eco.
L'apparizione di Harry Potter attirò poi completamente la sua attenzione e applaudì con forza anche lui quando il Cappello lo spedì tra i Grifondoro.
Come Dio volle, giunse il suo turno.
-Winchester, Dean!-
Avanzò con fare deciso verso lo sgabello, ammiccando di tanto in tanto agli altri studenti e completando il tutto con un sorriso beffardo all'indirizzo della McGranitt: la donna strinse le labbra ma gli posò delicatamente il copricapo in testa.
-Oh, cosa abbiamo qui?- fece una vocina dritta nel suo orecchio -Sprezzo del pericolo, voglia di mettersi in gioco e una certa esuberanza... Non ho dubbi, ragazzo mio: Grifondoro!-
Dean si alzò soddisfatto e incrociò lo sguardo dell'altera professoressa: la donna stavolta scuoteva vagamente il capo con fare esasperato, ma un sorriso appena accennato le si era dipinto sul volto.
Raggiunto il tavolo dei rosso-oro, si ritrovò a stringere mani, a ricevere fraterne pacche sulle spalle e ad allungare il collo alla ricerca di due persone: Meg gli fece una linguaccia, Castiel lo ignorò spudoratamente.
Una ragazzina così simile a lui e un ragazzino che osava tenergli testa?
Dean aveva deciso: quei due sarebbero diventati suoi amici.




























-Quella sera feci indigestione, colpa della torta di mele!- rammentò Dean con una risata.
Intanto si era alzato un vento fresco e affatto spiacevole, che smosse i suoi capelli e l'erba del prato su cui era seduto.
Probabilmente il suo interlocutore disse qualcosa ma il vento coprì le sue parole: tuttavia Dean annuì con aria seria.
-C'era vento anche quella sera. Ti ricordi?-




























La lezione di Storia della Magia sembrava non finire mai.
La voce del professor Rüf era più soporifera di una mazzata in testa e infatti Dean stava beatamente sonnecchiando e pensando alla cena.
Avvenne tutto in un attimo. Dal corridoio giunse un urlo che ebbe l'effetto immediato di metterli tutti in allarme: perfino Rüf interruppe le sue barbose spiegazioni mentre come un sol uomo gli studenti si alzavano in piedi.
Attentato nei corridoi!”
Dean fu il primo a uscire dall'aula ma lo stretto corridoio era già invaso da studenti variamente spaventati: si mise in punta di piedi e riuscì a vedere solo una figura eterea che sembrava fatta di fumo galleggiare a un metro e mezzo dal pavimento, ruotando lentamente. Quando ebbe compiuto un giro completo, Dean riconobbe in essa Nick-Quasi-Senza-Testa.
Dunque la vittima del misterioso attentatore era un fantasma? Chi aveva un potere tale da far del male a una persona già morta?
L'arrivo dei professori, le accuse di quella palla di lardo di MacMillan a Harry Potter, l'ordine del preside di tornare nei propri dormitori. Gli studenti cominciarono ad allontanarsi e finalmente Dean poté vedere la vera vittima: steso a terra, completamente immobile come pietrificato, c'era Castiel.
Non ricordava come avesse fatto a raggiungere la torre dei Grifondoro né come fosse riuscito a trascinarsi all'interno dei dormitori. Sapeva solo che si era risvegliato parecchie ore dopo, lo stomaco dolorante e l'immagine del suo amico trasformato in una statua dinanzi agli occhi.
All'esterno, intanto, il vento soffiava con forza facendo sbattere alcune imposte lontane ed emettendo lugubri lamenti.
Dean chiuse le tende del suo baldacchino e pregò che il suono del vento coprisse i suoi singhiozzi.




























-Certo che sei stato sfortunato.- rifletté Dean -Di tanti non Purosangue nella scuola....-
Rabbrividì appena nonostante il clima tutt'altro che freddo. Scacciò con un gesto una grossa ape che doveva averlo scambiato per un fiore e rimase a guardarla mentre ronzava via, socchiudendo gli occhi di fronte al baluginio del sole.
Riflessi dorati parvero materializzarsi attorno all'insetto sempre più lontano e un ghigno nacque spontaneo sul volto di Dean.
-Veloce e luccicante.- si voltò appena a sinistra -Ti ricordi?-




























In ogni angolo del castello si respirava un'aria animata, quasi elettrica. La finale del torneo di Quidditch sarebbe iniziata di lì a poche ore e gli unici colori presenti a Hogwarts – nelle sciarpe, negli striscioni, nelle coccarde – erano il verde e l'argento di Serpeverde e il rosso e l'oro di Grifondoro.
-Segnerò un punto per te, Brown!- gridò Dean a una ragazza riccioluta -E uno per te, Patìl!-
Le due amiche ridacchiarono e lo salutarono con la mano, un po' rosse in volto: Dean si voltò soddisfatto verso i suoi amici.
Meg sbuffò e gli diede un pugno scherzoso sul braccio.
-Sei il solito imbecille! Spero che non segnerai neanche un punto!- -Lo speri in quanto Serpeverde o in quanto gelosa?-
Meg finse di pensarci su un istante prima di ghignare.
-In quanto Serpeverde fino al midollo.-
Dean ghignò a sua volta.
-Potrei dedicare un punto anche a te, sai? Sarebbe divertente vedere come reagirebbero i tuoi concasati...-
Mentre i due ridevano, Castiel alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo: inarcò le sopracciglia e si schiarì la voce.
-Quidditch. Buono solo per creare più attriti tra le casate.-
Dean roteò gli occhi e si sedette accanto all'amico, lanciando un'occhiata rassegnata al pesante tomo di Incantesimi che stringeva tra le mani. Meg si avvicinò e con gesto rapido glielo sottrasse, scatenando le sue proteste.
-Niente studio, oggi! Tu verrai alla partita con noi, anche perché...- ridacchiò -... Non mi sembravi così critico quando Diggory ha preso il Boccino contro i Grifondoro!-
Dean borbottò imbarazzato – la sconfitta gli bruciava ancora – mentre Castiel si mise subito sulla difensiva.
-Era stato bravo, tutto qui!- -Certo, come no.- replicò Meg beffarda -Sembravi uno Kneazle davanti a un topo!-
Castiel arrossì violentemente ma venne salvato da Dean che, messogli un braccio attorno alle spalle, lo trasse a sé.
-Non fare la Serpeverde a tempo pieno, Meg! Il nostro Cas apprezza semplicemente il buon gioco, tutto qui: il che vuol dire...- sorrise con aria astuta -... Che stasera mi adorerà letteralmente!-
Infine Castiel si era convinto ad andare ad assistere alla partita, mosso principalmente dalle insistenze di Dean. Si trovava in una tribuna piena di chiassosi Grifondoro con alcuni compagni di casata, tutti ben decisi a tifare i rosso-dorati come testimoniavano i loro incitamenti.
-Fatele nere, quelle serpi maledette!- -Leoni staccate la testa ai serpenti!-
Castiel si sentiva a disagio – in fondo la sua migliore amica era proprio una di quelle “serpi” – poi la partita cominciò e lui dimenticò ogni sentimento negativo.
Si ritrovò a gioire a ogni punto dei Grifondoro, a inneggiare ai singoli giocatori, a urlare con rabbia di fronte ai falli dei Serpeverde. Quando Dean segnò il suo quarto punto consecutivo, poi, gridò fino a farsi dolere la gola.
In quella il Cacciatore effettuò una brusca sterzata e volò dritto verso la loro tribuna: tutti poterono vedere come il ragazzo avesse indicato gli anelli avversari e poi, in un solo fluido gesto, qualcuno tra il pubblico.
Castiel raggelò: non aveva indicato lui... Vero?
Si voltò per puro istinto, aspettandosi di trovare Meg al suo fianco pronta a dileggiarlo, invece incontrò lo sguardo stupito e il volto paonazzo di Lisa Braeden.
-Ha indicato... Me?- esalò la ragazza, apparendo sul punto di svenire.
Castiel avvertì una morsa allo stomaco che niente aveva a che fare con l'eccitazione per il match e annuì tentando di mostrarsi partecipe.
-Penso proprio di sì, Lisa.-




























-Povera Lisa!- commentò Dean non senza una certa dose di rimorso -Quando me lo raccontasti decisi di confermare quella teoria... Anche se in realtà stavo indicando qualcun altro. Qualcun altro che, invece, non ci era arrivato.-
Piantò i suoi occhi verdi sull'altro come sfidandolo a contraddirlo: nessuna risposta giunse da parte del suo interlocutore, dunque Dean sospirò e riprese a parlare.
-Sei sempre stato un po' lento a capire certe cose... Ti ricordi?-




























-Ballo?- domandò Castiel con voce strozzata -Del Ceppo.- confermò un'agitata Lisa -E Dean mi ha invitata! Ti rendi conto?-
Oh, sì, Castiel se ne rendeva conto. Vedeva gli sguardi che si scambiavano i due quando si incrociavano nei corridoi, sentiva le risatine delle amiche di lei ogniqualvolta Dean le sorrideva, sentiva il suo stomaco contrarsi con violenza tutte le volte che ci pensava.
Lisa lo strappò dalle sue fosche riflessioni.
-Tu che lo conosci bene... Cosa ne dici?- -In che senso?- fece in tempo a domandare lui prima che Lisa uscisse dall'aula in disuso eletta a suo camerino e si mostrasse in tutto il suo fulgore.
Era bellissima, inutile negarlo: i capelli appena mossi le ricadevano in onde morbide e delicate sulle spalle, una sottile collana dorata luccicava attorno al suo collo sottile e il lungo abito color crema che indossava era perfetto sulla sua pelle abbronzata.
Sorrise dinanzi allo stupore di Castiel, illuminandosi ancora di più.
-Devo prenderlo come un segno positivo?-
Lui deglutì, annuendo a scatti.
-Certo... Certo che sì! Sei bellissima, e Dean impazzirà.- si costrinse ad ammettere.
Lei lo abbracciò e gli schioccò un bacio sulla guancia.
-Ora rientro a cambiarmi. Spero che i capelli resistano così fino a domani sera!-
Ridacchiò felice e si chiuse la porta alle spalle, porta su cui poi si appoggiò Castiel. Si sentiva svuotato, esausto, anche se non aveva fatto niente di più che accompagnare Lisa a provare il suo abito per il ballo.
-Però, carina la Braeden.-
Castiel si voltò e vide Meg sbucare da dietro un'armatura arrugginita poco più in là.
-Che ci fai qui?- -Ti cercavo.- fu la risposta immediata di lei -Dobbiamo parlare.-
Sembrava molto seria, cosa ben diversa dal solito, e fu questo a preoccupare Castiel: il ragazzo bussò alla porta dell'aula e tossicchiò.
-Lisa? Mi sono ricordato che devo riportare un libro in biblioteca, o Madama Pince mi ucciderà!-
La risata argentina della ragazza al di là dell'uscio riecheggiò.
-Vai pure, io ho quasi finito. E grazie per avermi accompagnata!-
Castiel bofonchiò un rapido “non c'è di che” e seguì Meg lungo il corridoio fino a una scalinata deserta: appena arrivati, lei si voltò verso di lui ed esibì una sorprendente faccia tosta.
-Vieni con me al Ballo del Ceppo.-
Non era una domanda né un invito, era un ordine vero e proprio. Il Tassorosso scosse forsennatamente il capo.
-No, grazie, pensavo di restare in camera a...- -... A roderti di gelosia per Dean?-
A quelle parole il ragazzo si sentì mancare il fiato come se avesse ricevuto un pugno dritto nello stomaco. Gelosia? Per Dean? Cosa...?
-Non negare, Cas, si vede lontano un miglio. O forse lo vedo io perché ti conosco.-
La bocca di Castiel rimase ostinatamente chiusa e Meg si lasciò andare a un sorrisetto che sapeva insieme di vittoria e sconfitta.
-“Chi tace acconsente”.- recitò -Andiamo insieme al ballo, come amici, e tu eviterai di affogare i tuoi dispiaceri nello studio.-
Non disse una parola, Castiel, ancora sconvolto dalle parole di Meg. Dozzine di interrogativi gli frullavano per la testa: cosa stava dicendo? Perché andare al ballo? Era davvero così evidente la sua...?
-Va bene.-
Meg gli diede un buffetto sulla guancia.
-Fatti bello, non voglio farti sfigurare troppo stasera!- scherzò, voltandosi poi senza un'altra parola e scendendo la scalinata verso i sotterranei.
Castiel rimase imbambolato per diverso tempo, prima di ricordarsi del vecchio abito da cerimonia speditogli da suo fratello Gabriel, ancora impeccabilmente piegato sul fondo del suo baule.
Sospirò e si allontanò verso la Sala Comune, pronto ad affrontare una serata terrificante.
In realtà, come ammise poi a se stesso e a Meg una volta terminate le danze, era quasi riuscito a divertirsi. Quasi perché ogni volta che Lisa rideva per una battuta di Dean – perfetto nel suo semplice abito scuro – o lui la faceva volteggiare in pista, Castiel sentiva il desiderio di andarsene. Ci pensava Meg ogni volta a distrarlo, a porgergli qualcosa da bere o a farlo voltare con una scusa. O, come in quel momento, a baciarlo. La mente intorpidita di Castiel non realizzò subito cosa stava accadendo: lui rispose al bacio per qualche istante, separandosi da Meg di scatto non appena si rese conto di quanto sbagliato fosse quanto stessero facendo.
Meg sorrise, un sorriso triste che mai le aveva visto sul volto.
-Mi piaci, Castiel, ma forse è meglio che tu rimanga il mio irraggiungibile Unicorno.-
Gli diede un ultimo bacio sulla guancia e si allontanò, lasciandolo solo nel giardino gelido e illuminato a festa.




























-Tu e Meg... Non ci volevo credere!-
Il sorriso di Dean stavolta era pieno di amarezza.
-Non sapevo cosa pensare, di te, di lei... E di me! Ero geloso, amico!-
Per un po' gli unici rumori udibili furono lo stormire delle fronde e il cinguettio degli uccelli.
Dean si voltò verso i rami degli alberi che si muovevano appena, carezzati dal vento, e sui quali dei paffuti volatili saltellavano incuranti della loro presenza.
-Chissà se qualcuno ha un Patronus a forma di fringuello... Ti ricordi?-




























Harry Potter l'aveva chiamata “Stanza delle Necessità” e a Dean parve un nome quantomai appropriato.
Dopo un iniziale senso di smarrimento aveva cominciato a capire il meccanismo di quella stanza incredibile e adesso, dopo mesi di riunioni clandestine al suo interno, sapeva come divertirsi.
Si concentrò più che poté e sul tavolino accanto a lui comparve una bottiglia: vuota, ovviamente, come voleva la Legge di... Gramp, o qualcosa del genere. Castiel avrebbe saputo spiegarglielo.
Lo cercò con lo sguardo e lo vide nel suo solito angolo, la bacchetta magica spianata davanti a sé, grossi sbuffi di fumo argentato che ne venivano fuori.
C'era tensione tra loro, più o meno da quando lui e Lisa si erano lasciati due mesi prima. Castiel, concasato e amico della ragazza, non aveva perso tempo nell'accusarlo di averla illusa, usata e ferita; Dean, dal canto suo, non si era fatto scrupoli nel replicare che Castiel avrebbe anche potuto trovarsi una ragazza per sfogare la sua irritazione invece di fare il terzo incomodo con lui e Lisa.
Meg, l'unico elemento del terzetto a non avercela con nessuno, si divideva tra un Castiel profondamente ferito e un Dean lacerato dal rimorso. Eppure i due non si rivolgevano ancora la parola. Neanche la presenza di Sam, finalmente giunto a Hogwarts e smistato in Corvonero, riusciva a mitigare il suo dolore.
-Concentratevi su qualcosa di bello, il ricordo più felice che avete!-
Dean sbuffò e agitò la bacchetta senza impegno: dalla punta di essa scaturì solo un impalpabile filo argenteo che svanì un istante dopo.
Come attratto magneticamente, tornò a puntare lo sguardo verso Castiel che stranamente non sembrava cavarsela tanto meglio. Fu un attimo. Un solo, glorioso attimo che parve durare un'eternità.
I loro sguardi si incrociarono, le labbra di Dean tremolarono e lui si sentì pervaso da un'irragionevole senso di felicità e completezza.
-Expecto Patronum!-
La sua fedele bacchetta di acacia produsse un lampo accecante che si solidificò in una maestosa e ruggente tigre: qualche studente applaudì colpito, ma un ruggito dall'altro lato della stanza fece sobbalzare tutti. Davanti a un incredulo Castiel stava un'agile lince d'argento.
-Cas...- mormorò Dean, il cuore che batteva come impazzito, quando la porta della Stanza delle Necessità si aprì.
I Patronus presenti si volatilizzarono all'istante, compresi la tigre e la lince, ma Dean e Castiel non si tolsero gli occhi di dosso: furono entrambi appena consapevoli che un elfo domestico era entrato, aveva tentato di lanciarsi nel caminetto acceso e stava gridando qualcosa di inconsulto.
Fu la voce di Potter a riscuoterli.
-Scappate!-
Senza riflettere, i due si corsero incontro e si strinsero in un rapido abbraccio prima di seguire la fiumana di studenti in preda al panico fuori di lì.
Corsero a perdifiato, i polmoni in fiamme e i cuori a mille, preoccupati che da un momento all'altro qualcuno potesse intercettarli ed espellerli.
-I... Bagni...- ansimò Castiel, afferrando Dean per una manica e trascinandolo in una stanza sulla destra. Scivolarono sulle piastrelle ma riuscirono miracolosamente a rimanere in piedi, finché Castiel aprì un'altra porta e la oltrepassò, chiudendo se stesso e Dean in un gabinetto.
I due si appoggiarono l'uno all'altro, tentando di riprendere fiato e con le orecchie tese a captare qualunque rumore.
-Oh mio Dio...- -Cas...- -Oh mio Dio!- quasi urlò il Tassorosso -Verremo espulsi!- -Cazzo, abbassa la voce!-
Dei passi fuori dalla porta dei bagni e l'uscio si spalancò.
-Chi c'è? Ho sentito delle voci!- domandò Draco Malfoy con inconfondibile voce strascicata.
Castiel, ancora preso dal panico, cominciò a respirare affannosamente e fin troppo rumorosamente: Malfoy si lasciò andare a una risata soddisfatta.
-Dove ti nascondi, piccolo Babbanofilo? Alohomora!-
I due ragazzi ancora nascosti udirono una porta spalancarsi con violenza, poi un'altra, poi un'altra ancora... In tutto ciò, Castiel continuava a intervallare respiri affannosi a singulti spaventati, con Dean che tentava di tranquillizzarlo senza parlare.
Merda...” pensò, udendo i passi e la voce beffarda di Malfoy avvicinarsi sempre di più: e fu proprio la parola “merda” a fargli ricordare qualcosa.
Tappò la bocca di Castiel con una mano e con quella libera frugò in una delle tasche del mantello: trionfante riuscì a estrarre un sacchetto di carta pieno zeppo di Caccabombe.
Prese un bel respiro e svuotò tutto il contenuto nel gabinetto accanto a loro: i nauseabondi oggetti si attivarono a contatto con la ceramica e sprigionarono il loro odore mefitico.
Malfoy, ormai a pochi passi, cominciò a tossire e arretrò lentamente.
-Per Salazar, che schifo!-
Venne quasi colto da un conato e si affrettò a ritirarsi: non valeva la pena impregnarsi di quell'odoraccio per acchiappare qualcuno che, a quanto sembrava, aveva anche seri problemi intestinali.
Fu solo quando la porta del bagno sbatté che Dean liberò la bocca di Castiel e si affacciò cautamente dal cubicolo: il bagno era maleodorante e, per fortuna, di nuovo vuoto.
Si voltò con un sorriso verso l'amico per trovarlo arrabbiato come non mai.
-Cas?- tentò, stupito dalla sua espressione infuriata: il Tassorosso lo spinse di lato e uscì tossendo dai bagni, incurante della presenza della Squadra di Inquisizione nel castello. Dean imprecò e lo seguì, altrettanto noncurante.
-Cas! Cazzo, fermati!- -Tu!-
Si fermò di botto, tanto che Dean rischiò di finirgli addosso, e gli puntò un dito accusatore contro.
-Tu mi hai trascinato nell'ES, tu mi hai quasi fatto espellere, tu mi hai costretto a puzzare di merda...-
Dean era ammutolito. Mai in quasi cinque anni di amicizia aveva visto Castiel perdere le staffe a quel modo. Faceva quasi paura, ma Dean non si allontanava di un passo.
-... Tu sei un idiota!-
Ci furono almeno dieci secondi di silenzio assoluto prima che Dean reagisse in qualche modo, poi scattò in avanti, afferrò Castiel per il colletto della camicia e lo baciò con foga.
Il Tassorosso non era preparato a quel gesto così improvviso e irragionevole, ma sentì che finalmente qualcosa era andato al posto giusto.
Esitante, rigido e impacciato all'inizio, poi via via sempre più coinvolto e inebriato. Dean morse il labbro inferiore del ragazzo che gemette appena prima di schiudere le labbra e far sì che la lingua di Dean si insinuasse tra di esse.
Le mani di entrambi si muovevano come impazzite, sfiorandosi, stringendosi, afferrando ciocche di capelli e spalle. L'orologio batté dieci rintocchi, il coprifuoco era finito da un pezzo. A Dean e Castiel non importava.
Si presero tutto il tempo che gli serviva per chiarirsi e scusarsi senza bisogno di parlare, poi fu Castiel a interrompere la lunga e focosa sequela di baci.
-Dean...- -Violetta.- -Cosa?-
Dean ghignò, ma alla luce delle torce era palese il suo imbarazzo.
-Profumi di violetta. Come quelle caramelle del cavolo che ti ostini a mangiare.-
Scoppiarono a ridere nello stesso momento, le lacrime che scorrevano sui loro volti, miste di gioia e commozione.




























Dean si asciugò furtivo una lacrima birichina, sperando che l'altro non l'avesse notata.
Abbassò lo sguardo e cominciò a strappare qualche filo d'erba, rigirandoseli poi tra le dita.
-Sembrava tutto così semplice e immediato...- si rammaricò -E invece non lo era. Tutto stava diventando buio e noi siamo stati travolti dal cambiamento. Ti ricordi?-




























Urla. Pianti. Caos. Luce di centinaia di bacchette.
Dean scansava e spintonava studenti spaventati, un unico ritornello nella testa.
Mangiamorte a Hogwarts. Marchio Nero nel cielo.”
Non trovava suo fratello, non trovava Castiel.
Fendette la folla più rapidamente che poté, voltandosi davanti a ogni ragazzo di alta statura, trattenendo il fiato quando intravedeva degli occhi azzurri.
-Dean!-
Un'ondata di sollievo lo colpì come un maglio: allargò le braccia e strinse a sé Sam, già alto quasi quanto lui, ma così piccolo e fragile in quel momento.
-Sammy...- cercò di tranquillizzarlo, come quando erano piccoli e lui si svegliava preda degli incubi. Quella volta, però, l'incubo era reale. Come avrebbe potuto tranquillizzarlo?
-È morto, Dean...- esalò tra le lacrime -Morto...-
Fu solo la presenza fisica di Sam a evitargli di cadere sul prato. Morto. No, non poteva essere.
Fece per muoversi verso la massa più rumorosa di persone, quand'ecco le voci alzarsi disperate, una dopo l'altra.
-È morto!- -Silente è morto!- -No, no!-
Dean si odiò per aver provato una minuscola, inquantificabile sensazione di sollievo. Silente morto equivaleva a dire che erano tutti condannati. L'ultimo baluardo contro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era caduto, e solo un adolescente magro e smunto si frapponeva fra lui e la conquista del mondo magico. Castiel, però, era ancora vivo.
Si ritrovò a piangere assieme a suo fratello, battendogli debolmente una mano sulla schiena: la luce delle bacchette che si accendevano, un muto tributo allo straordinario preside di Hogwarts, illuminò un volto a breve distanza da loro.
Gli occhi erano arrossati dal pianto, le labbra tremavano e tutto in lui gridava dolore. Ma era lì. Lì per stringere lui e Sam, lì per sussurrargli parole di conforto, lì per promettergli che sarebbe andato tutto bene. E Dean si sarebbe aggrappato a lungo a quelle promesse.




























Sospirò, sopraffatto dai ricordi della morte di Albus Silente. Un uomo più che straordinario se, a quanto diceva Potter, aveva organizzato la sua morte per salvarli tutti da Voldemort. Un eroe, un eroe come...
-Come te, Cas. Un vero e proprio eroe.-




























-Stupeficium!- -Avada Kedavra!-
Dean schivò l'ennesima maledizione, Schiantando senza pietà il Mangiamorte che aveva tentato di ucciderlo e scagliandolo giù dalla torre di Astronomia.
Tutto era una macchia confusa di panico e adrenalina, tutto sapeva di morte e paura.
Aveva affidato Sam al Prefetto della sua casata – quando? Una vita fa? – e poi era corso a prepararsi per combattere.
Combattere per suo fratello, per il loro mondo, per Castiel. Castiel che non vedeva da un anno, Castiel che era braccato in quanto Nato Babbano, Castiel che era miracolosamente ancora vivo e nascosto chissà dove.
Un lampo di luce bianca, un Sortilegio Scudo e un altro Mangiamorte andò a fare compagnia al suo compagno giù nel giardino.
Venne oltrepassato dalla Sprite e da alcuni studenti con delle grosse piante in vaso: pur stupito, continuò a scagliare fatture su ogni sagoma ammantata di nero che individuava, un ringhio animalesco che gli saliva ogni volta dalla gola.
-Incendio!-
La fiammata lo colpì di striscio, gettandolo a terra e bruciandogli un fianco: strinse i denti per il dolore e cercò a tentoni la propria bacchetta, rotolata chissà dove, l'orribile risata della morte che già riecheggiava nelle sue orecchie.
-Stupeficium!-
La luce rossa passò sopra di lui, abbastanza vicina da smuovergli i capelli e abbastanza rapida da Schiantare il Mangiamorte prima che potesse ucciderlo. Si voltò verso colui o colei che l'aveva appena salvato e il suo cuore traboccò di gioia.
Lui, Castiel, Cas era lì, il lungo trench acquistato quell'estate svolazzante nel vento della notte, l'espressione seria e spaventosa di chi era pronto a uccidere per salvare chi amava.
In un attimo fu accanto a Dean e lo aiutò a rialzarsi.
-Sei ferito.- constatò con voce dura, accennando alla pelle ustionata del ragazzo che si intravedeva dallo strappo nella divisa.
Era più magro di come lo ricordava, più segnato e più duro. Ma era sempre Castiel, sempre quel Tassorosso studioso e che odiava il Quidditch, sempre quel ragazzo che con lui e Meg formava un improbabile terzetto.
-Meg?-
La domanda spiazzò Dean che, sostenuto da Castiel, stava affrettandosi a rientrare nel castello.
-Stava coordinando l'evacuazione con gli altri Prefetti. Non so altro.-
Castiel annuì e continuò a trascinarlo quasi di peso lungo le scale tremanti, lungo un corridoio, finché non fu Dean a bloccarlo.
-Cas...-
Questi si voltò e, incapace di resistere oltre, prese a baciarlo con una passione indicibile. A entrambi sembrava di essere tornati a due anni prima, alla fuga dai Serpeverde e a quel bacio violento in un anonimo corridoio del sesto piano.
Si separarono quando un'esplosione li gettò quasi a terra e, bacchette levate, cominciarono un duello contro due Mangiamorte.
Castiel combatteva con una ferocia che Dean non gli aveva mai visto né, tanto meno, gli avrebbe attribuito: colpiva, parava e contrattaccava senza esitare, senza paura.
Lui a sua volta diede il meglio di sé, pietrificando uno dei due Mangiamorte e avvicinandosi a Castiel per aiutarlo.
-Reducto!- -Expulso!-
Le loro voci sembrarono unirsi mentre, colpito da due violenti incanti, il Mangiamorte schizzava all'indietro e colpiva con violenza una parete, accasciandosi poi in una pozza di sangue.
Dean si voltò verso Castiel e riuscì a sorridergli.
-Ti amo.- gli uscì detto, prima che potesse fermarsi. Il Tassorosso sorrise, tornando per un istante quello studente timido e silenzioso di cui si era innamorato.
-Ti amo anch'io.-
Fu un attimo: Dean sentì un colpo violento alla schiena, come se un toro lo avesse caricato e colpito, e l'istante dopo stava volando contro una parete.
L'impatto fu durissimo e il dolore percorse come una scarica tutto il suo corpo. La voce di Castiel era solo un'eco lontana, la sua immagine un alone sfocato di colore beige su cui spiccavano, vividi come sempre, i suoi occhi azzurri.
Urla, dolore, lampi di luce. Dean vide il mondo girare vorticosamente e l'oscurità lo avvolse, gelida come ghiaccio e spaventosa come la morte.

Era morto?
Riaprì lentamente gli occhi, le palpebre pesanti come piombo e subito il dolore tornò a farsi sentire come se fosse stato appena picchiato con dei manici di scopa in ogni centimetro del corpo: gemette e subito una figura gli si fece vicina.
-Dean! Grazie al cielo ti sei svegliato!-
Era Meg?
Strizzò gli occhi e mise a fuoco la figura della sua migliore amica: Meg aveva la veste squarciata all'altezza dello stomaco e una fasciatura al braccio sinistro ma per il resto sembrava incolume.
Tentò di parlare ma la ragazza gli si accovacciò vicino e gli mise un dito sulla bocca.
-Non parlare, ora. Madama Chips!- gridò poi e l'infermiera caracollò verso di loro, l'espressione esausta e preoccupata.
-Oh, Winchester, sei sveglio! Hai preso un brutto colpo, ho medicato le ferite superficiali ma dovrai prendere dell'Ossofast per le costole rotte.-
Mentre la donna versava una pozione in un bicchiere appena evocato, Dean sentì che poteva arrischiarsi a parlare.
-Castiel?-
Meg tacque. Madama Chips tirò su col naso. Il gelo calò nuovamente su Dean.
Si rivide l'anno precedente, aggrappato a Sam e spaventato che Castiel fosse... Dio, non riusciva a pensarlo neanche in quel momento!
L'infermiera gli avvicinò il bicchiere di Ossofast alla bocca e lo costrinse a trangugiare la pozione.
-Il signor Novak è vivo.- sentenziò.
Dean si sentì invadere dal sollievo. Castiel, il suo Castiel era vivo. Allora perché Madama Chips aveva pronunciato il suo nome con voce così tremante? Perché Meg – Meg, per Merlino, non una ragazzina frignante – stava piangendo?
-Uno studente... Ha visto tutto.- proseguì la Chips -Lei sbalzato contro la parete e svenuto e il signor Novak che combatteva per difenderla...- -Sta bene? Cazzo, Madama Chips, mi dica se sta bene!-
Aveva alzato troppo la voce e le costole urlarono di dolore con lui. Meg gli passò una mano tra i capelli e scosse impercettibilmente il capo.
-È vivo.- ripeté, la voce rotta dal pianto -Ma è stato colpito da una magia oscura molto potente...-




























Dean si asciugò gli occhi. Non si era reso conto di aver cominciato a piangere.
-Sei un eroe, Cas.- esalò -Se non fosse stato per te, io sarei morto.-
Calò il silenzio, rotto solo dai sussurri del vento e dal furioso tambureggiare del suo cuore contro le costole di nuovo integre.
Dean prese una mano di Castiel, seduto immobile e silenzioso al suo fianco, e se la portò al petto.
-Il mio cuore... Batte ancora grazie a te. E per te, Cas.-
Nessuna reazione, nessuna risposta. Attorno a loro il meraviglioso giardino del San Mungo, costruito per accogliere i reduci della Seconda Guerra Magica, volutamente paradisiaco come per voler esorcizzare gli orrori del conflitto appena terminato, apparve sfocato.
Le lacrime scorrevano inarrestabili sul volto di Dean che non si curò né di trattenerle né di asciugarle.
Una Medimaga dall'uniforme verde acido si avvicinò lentamente e fece un sorriso triste.
-Signor Winchester? È l'ora della terapia per il signor Novak.-
Dean annuì ma strinse più forte la mano di Castiel. Sarebbe voluto rimanere lì, abbracciarlo e baciarlo, stringerlo come la loro prima notte di passione in una squallida camera della Testa di Porco. Con infinita dolcezza riportò la mano di Cas dove si trovava prima, posata immota e patetica sul prato.
Si alzò e tirò su lentamente l'altro ragazzo, ripulendo il suo trench consunto e macchiato dai fili d'erba che vi erano rimasti attaccati.
-Tornerò domani, Cas.- promise, mettendo le mani ai lati del suo volto e carezzandolo dolcemente -Verrò con Sam e Meg, vogliono fare due chiacchiere con te anche loro.-
Sam e Meg, suo fratello e la sua migliore amica, le sue ancore di salvezza. Erano di nuovo un terzetto, come prima dell'arrivo di Sam a Hogwarts, ma l'assenza di Castiel pesava come un macigno su tutti loro. E sul suo cuore.
Quando il dolore interiore fu troppo forte, Dean lasciò un bacio delicato sulla fronte di Castiel e si allontanò lentamente.
-Tornerò domani.- ripeté -Tornerò sempre, Cas. Ti amo.-
Sussurrò “Orchideus” e una violetta, fragile e delicata, comparve nella tasca superiore del trench di Cas.
Dean voltò poi le spalle a lui, Castiel Novak, ex Tassorosso, eroe della Seconda Guerra Magica con la mente irrimediabilmente danneggiata da un incantesimo oscuro. Per Dean sarebbe rimasto sempre e solo Cas.
La Medimaga prese Castiel sottobraccio e lo sospinse gentilmente verso la struttura che lo ospitava. Non una parola, non un gesto da parte di lui. Solo una lacrima solitaria che dall'occhio destro gli scivolò lungo la gota, fino a cadere sui petali della violetta.










Ti amo anch'io.
   
 
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