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Autore: Hybris_    26/06/2014    1 recensioni
La vita di una ragazza in un paese del sud, piccolo e isolato. Un mondo dalle proprie regole, per molti versi fermo a settant'anni fa.
***
“Una donna deve trovare marito prima dei venticinque anni, dopo è troppo vecchia"
Lei di anni ne aveva ventidue, e già iniziava a sentirsi una zitella.
Si sentiva bella, Teresa. Non si rendeva conto che gli sguardi che riceveva non erano d'invidia ma rivelavano un divertito disprezzo da parte di ragazze che tra l'altro non erano da meno, quanto a presenza e intelligenza.
Ma era quella la loro vita: prepararsi, farsi vedere, criticarsi a vicenda e ricominciare, nell'attesa di sposarsi.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vite d'altri tempi'
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Non sono una brutta ragazza” si ripeteva, fissandosi allo specchio.
Il giorno prima, durante la processione, non ne aveva vista nessuna che le fosse sembrata alla sua altezza, e in chiesa la guardavano tutte, invidiose. Eppure perchè nessuno la chiedeva?
Era solita ripeterlo spesso alla sorella minore: “Una donna deve trovare marito prima dei venticinque anni, dopo è troppo vecchia, in decadenza”.
Lei di anni ne aveva ventidue, e già iniziava a sentirsi una zitella. Alcune delle ragazze della sua età, con e quali era cresciuta ed aveva frequentato la scuola fino alle medie, erano madri da tempo. Sposatesi a diciotto anni, avevano uno o due bambini ciascuna, che puntualmente, non ancora del tutto in grado di occuparsene, affidavano alle proprie madri, nonne quarantenni che avevano ormai superato ogni traguardo della vita di una donna, e accompagnavano le figlie nel medesimo percorso.
Forse questa era la volta buona. Forse qualcuno l'aveva notata. Durante la funzione, mentre le donne sfilavano dietro al santo nella strada principale, gli stretti vicoli erano un formicolare di uomini che, a piedi o in motorino, si accalcavano per guardare le ragazze da marito. Queste dal canto loro, con il viso rivolto in avanti, facevano finta di non vederli: gli occhi bassi nascosti dai lunghi capelli, avevano imparato prestissimo come guardare senza che qualcuno lo notasse. Perchè le ragazze serie non alzano mai lo sguardo su un uomo che non è il loro. Teresa sapeva come comportarsi. Da quando aveva compiuto undici anni, insieme al cucinare e allo svolgere i lavori domestici, aveva imparato a domare il suo carattere esuberante e litigioso, a limitare in pubblico il suo linguaggio sboccato dall'intonazione troppo alta. La sua naturale tendenza al troppo, che non aveva altri modi per sfogarsi, si manifestava nei vestiti appariscenti, nel trucco esageratamente marcato sul viso dai tratti vagamente scimmieschi, nei tacchi altrissimi sui quali non sapeva stare in equilibrio e che, complice una postura scorretta e i maldestri tentatvi di ancheggiare, la facevano sballonzolare rendendo il rumore dei suoi passi simile a quello degli zoccoli delle mucche, che ogni tanto sfuggivano a qualche pastore invadendo le strade del paese.
Dovevo andare a scuola - pensava - quelle del liceo sono già fidanzate, e molte sono più brutte di me. È perchè a loro le vedono di più!” .
Non pensava minimamente che il motivo per cui i ragazzi preferivano “quelle del liceo” fosse per il più alto livello di istruzione. E del resto, non era così. Sapeva bene quali erano le caratteristiche che una moglie doveva avere, oltre alla bellezza: ubbidienza e serietà. E lei le aveva. Quindi sì: il problema era che non si faceva vedere abbastanza. Odiava il fatto di vivere in periferia, in un vicolo cieco di una traversa della strada principale, isolato, non passava mai nessuno da quelle parti. Per farsi guardare doveva andare a trovare qualche vicina dalla casa “più visibile”, portare la spazzatura al cassonetto, o inventarsi qualcosa da comprare all'alimentari. Era così che occupava le sue giornate. Tutte le domeniche andava in chiesa, e aspettava con ansia i matrimoni o le feste religiose, occasioni in cui poteva sfoggiare gli abiti nuovi e i capelli neri troppo cotonati, con qualche meche bionda.
Si sentiva bella, Teresa. Non si rendeva conto che gli sguardi che riceveva non erano d'invidia ma rivelavano un divertito disprezzo da parte di ragazze che tra l'altro non erano da meno, quanto a presenza e intelligenza.
Ma era quella la loro vita: prepararsi, farsi vedere, criticarsi a vicenda e ricominciare, nell'attesa di sposarsi. Era difficile nascesse della vera amicizia tra di loro, troppo impegnate a controllarsi reciprocamente, nell'attesa che una delle compagne “di chiesa” o di scuola facesse un passo falso: guardare un ragazzo o tirare fuori il cellulare in pubblico (perchè se una ragazza possiede un cellulare sicuramente lo usa per sentire il fidanzato segreto, ed è una cosa veramente riproveole), in modo da poterlo subito raccontare alle altre. Questo si traduceva, nelle ragazze che avevano cara la propria reputazione, in un costante stato di all'erta che non le abbandonava mai. Una volta che comprometti la tua reputazione sei finita: nessuno vorrà più sposarti. E i modi per compromettersi erano veramente molti, tanti che le “più serie” solevano spesso affermare che “le brave ragazze del paese si contavano ormai sulle dita di una mano” per concludere contando le amiche presenti, tra gli sguardi d'intesa.
Non le era mai successo. Da prima che raggiungesse l'età in cui si comincia a ricevere proposte di matrimonio – tredici anni – si era sempre comportata in modo impeccabile. Pensava fosse questione di tempo. Ma il tempo passava, e tutte le sere lei guardava il padre con l'aria di chi si aspetta di ricevere una notizia, la tanto attesa 'mbasciata*, ma l'uomo accendeva il televisore e taceva, anch'egli preoccupato per il futuro di quella figlia alla quale già aveva costruito la casa da portare in dote, come de tradizione.


E così Teresa cammina, avanti e indietro tra la chiesa, l'alimentari e le case delle vicine. Si fa bella e aspetta, fiduciosa nel destino, giorno dopo giorno.
Il marito arriverà.


















*proposta di matrimonio

 
   
 
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