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Autore: ClodiaSpirit_    26/06/2014    1 recensioni
Darren, un ragazzo ricco con una vita a dir poco perfetta. Una nuova scoperta lo porta quasi all'esasperazione, a perdere se stesso. Saprà non lasciarsi sfuggire via la sua vita? Cosa avrà in serbo per lui il destino? Chris, un ragazzo povero ma ricco d'animo, cresciuto senza la presenza dei suoi genitori e che ha saputo cavarsela fino ad adesso. Tutto si ricollega nel giorno in cui qualcuno fradicio e zuppo d'acqua si presenta davanti alla sua porta. Che cosa lo aspetterà?
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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¦ Roberta' space: Hola! Scusate ma, le vacanze sono vacanze. E io e clà ci stiamo rilassando. Sì, la pacchia. Dormire, fare quel che si vuole rfgrtgtrgtr me gusta mucho. Anche se, io sono già stata al mare e ancora lei no. Muahahaha. A quanto pare da me c'è un tempo migliore u.u Come state? Vi siamo mancate? Bene, qui c'è un bel colpo di scena. Meglio dei film O: Okay, non esageriamo che è meglio. Comunque, siamo quasi alla fine lettori.
Altri tre, quattro o anche meno, chi può dirlo, capitoli. Già piango. No, okay, me ne vado via. Adios!





There you are
In a darkened room
And you're all alone
Looking out the window
Your heart is cold and lost the will to love
Like a broken arrow
Here I stand in the shadows 
Come to me, Come to me 
Nobody wants to be lonely
Nobody wants to cry
My body's longing to hold you
so bad it hurts inside

 
C h a p t e r  31.



Il Globe Theatre era una magnifica testimonianza del passaggio di William Shakespeare che, con le sue opere, era destinato ad essere per sempre il miglior drammaturgo della storia inglese. Era un teatro dalla pianta esagonale con un'apertura al centro per far entrare la luce. All'interno le travi in legno davano un tocco di semplicità nel complesso. Un palcoscenico rotondo troneggiava su un lato della platea, piena ormai di nobil donne e nobil uomini che aspettavano l'inizio dello spettacolo. Chris aveva le palpitazioni già da un'ora ed erano cominciate quando mancava ancora un bel po' per arrivare. Comportandosi quasi indifferentemente i due varcarono l'ingresso dopo aver pagato i biglietti e si ritrovarono nella folla. Era necessario assistere all'opera in piedi, poiché non c'era abbastanza spazio. Chris lanciò uno sguardo a Darren che sorrideva compiaciuto guardando davanti a sé. «Non dirmi che dovremmo stare ammassati» esordì. Darren si girò e arricciò il naso. «Certo che no!» indicò qualcosa in alto. «Ho prenotato due posti lì sopra » Chris si illuminò quando vide gli spalti liberi.       
Percorsero un paio di gradini e raggiunsero il punto indicato da Darren. La vista era ovviamente migliore sebbene il Globe Theatre non godesse del privilegio dell'altezza. Chris alzò lo sguardo e quasi si commosse alla vista delle stelle che brulicavano in cielo, come se fremessero anche loro dallla voglia di assistere all'ennesimo racconto del vecchio e caro Shakespeare. Si sedettero e si diedero la mano, sorridendosi a vicenda. Una voce profonda riecheggiò placando il brusìo della folla.         
«Lo spettacolo ha inizio, signori e signore. Buona permanenza



                                                                             
Lo spettacolo si era appena concluso e gli spettatori si stavano riversando fuori in fila indiana. C'erano persone che commentavano quello appena visto e garbò a tutti. Darren rideva alla vista di Chris che gesticolava talmente euforico da avere le guance spennellate di un rosso sbiadito. «Estremamente fenomenale, la cosa migliore che io abbia mai visto...dopo te, s'intende.» commentava ogni piccolo dettaglio, estasiandosi al ricordo di quella opera d'arte. Darren sorrideva, tremendamente intenerito, esprimendosi totalmente d'accordo.                             
«Grazie per avermi concesso un pezzo di paradiso» disse, guardandolo con gratitudine.                                                                                                              
 
 
 
 
Si stavano dirigendo verso casa, percorrendo vicoli stretti e angusti, tipici dei paesini limitrofi alla grande città. Ormai era tardi, i residui della pioggia inumidivano le strade e l'aria.
Non c'era quasi nessuno se non coloro che facevano parte della brutta vita. Una carrozza si avvicinò a loro. Darren la guardò e gli sembrò familiare ma continuò a camminare, facendosi scivolare addosso pensieri superflui. Quando però la stessa accostò, Darren ebbe una brutta sensazione. Afferrò Chris e lo incitò a camminare più velocemente. Con la coda dell'occhio vide scendere qualcuno e dirigersi verso di lui. Darren si sentì stringere il polso. Un movimento innaturale lo lussò e quasi lo ruppe. Le sue paure erano diventate realtà: urlò e digrignò la bocca da cui fuoriuscì un grido soffocato di terrore. Un uomo incappucciato ma dal ghigno malefico tirava Darren a sé, strattonandolo come se fosse una bambola di pezza. Chris non riusciva a proferire una parola ma piangeva, tenendo forte la sua mano, lottando contro una forza superiore. Ad un certo punto un altro uomo strisciò fuori dalla carrozza come un'ombra e prese Chris per i fianchi, dividendolo da Darren. Urlò.                                    
«Lasciateci andare!» nessuno sembrava rendersi conto di nulla. L'uomo teneva teneva nelle mani un coltello. All'ennesimo tentativo di Chris di raggiungere Darren, glielo puntò sotto il collo e premette la lama piano. «Parlate e finirà male.» Chris deglutì e si fermò, guardando Darren venire portato via da quell'uomo robusto.
«Travis!» gli sentì dire. Il coltello fu scostato e Chris spinto per terra. Aprì gli occhi e si accorse che la carrozza era scomparsa.  Aprì gli occhi e si accorse che la carrozza era scomparsa. Cominciò a piangere, battendo i pugni per terra fino a farsi male. Si sentiva inutile e sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato.  Dove poco prima la lama fredda era stata poggiata, fitte di bruciore andavano e venivano. Chris si toccò e si accorse di stare perdendo sangue copiosamente. Rigolini di sangue tracciavano il suo collo fino a sporcare il completo di suo padre. Con la vista offuscata si alzò e piano, contando piano i passi, e cercando di non sforzare le gambe, si diresse verso casa.
 
 

 
Marie sentì bussare. Si alzò e si diresse verso la porta. «Chi è?» chiese. Nessuno rispose e dallo spioncino non si vedeva un granché. Spalancò la porta e si trovò davanti il suo più grande incubo. Chris era davanti la porta, in piedi ancora per poco. «Chris, Dio santo!» lo prese e lo adagiò sul divano. Lui non riusciva a capire più nulla, era stordito e non parlava. Il suo collo era ormai quasi totalmente rosso e faceva contrasto con la sua pelle bianca, forse anche troppo. In più, aveva qualche livido sulla faccia, che tendeva a farsi più scuro. Provò ad alzarsi, ma appena lo fece quasi cadde, e Marie lo sostenne e lo rimise a sedere.                  
«Che ti hanno fatto, figlio mio?» chiese Marie, spaventata. Chris non rispose, aveva lo sguardo fisso e sembrava fissare nel vuoto, come se, intorno a sé non ci fosse niente tranne che un punto fisso, ma invisibile allo stesso tempo. «Ora chiamo il dottore, stai qui» afferrò la giacca e volò fuori, correndo più veloce che poté. L'ambulatorio del dottor Lawrence si trovava a tre minuti da casa. Arrivata, lo trovò chiuso, ma decise di fare un tentativo: suonò e picchiò sulla porta, ripetutamente, poiché il giovane dottore abitava sopra l'ambulatorio in un piccolo monolocale. «Dottore!» urlò Marie. Una finestra sopra di lei si aprì e il dottore fece capolino. «Ma chi è che fa questo baccano?» il dottore, si grattò la testa e rivolse subito il suo sguardo di sotto. «Dottor Lawrence, mi aiuti» Marie era disperata, quasi scoppiava in lacrime ripensando a com’era combinato suo figlio. «Signora Marie, che succede?» «Il mio Chris...deve venire subito, é bianco e perde sangue. Non mi parla, non reagisce » piagnucolò. «Mi aspetti, preparo l'essenziale» il dottor Lawrence si sfilò il pigiama, indossò i suoi abiti, mise tutto l'occorrente dentro la borsa e scese giù. Quando arrivarono, Chris era ancora sul divano ma un po' meno ansimante. Il dottore lo guardò e capì. Si avvicinò e notò il taglio all'altezza della giugulare. Ripulì il sangue incrostato e sentenziò che non fosse poi così profondo da toccare nervature varie. Inoltre aveva la fronte calda e impregnata di sudore, segno di una febbre acuta.


 
**

 
Chris si mosse piano, non si ricordava neanche dove era. Aprì piano gli occhi. La sua vista si riempì di bianco. Fece fatica ad aprirli del tutto. Un po' di bende fasciavano il suo collo e anche le sue gambe. Cercò di farsi forza con le braccia, per tirarsi su, ma quel poco, lo fece gemettere di dolore. Il ricordo di qualcuno che si allontanava, lasciandolo sospeso come in un sogno, ma che in realtà era realmente accaduto. Un immagine fusca sempre più nitida. Il tonfo, mentre cadeva a terra, dopo aver sentito la lama quasi trafiggergli il collo e le urla di Darren, che veniva portato via. Si morse le labbra quasi a farle sanguinare e si maledisse per non aver potuto fare niente. Così, ad una ad una, senza poterle fermare, lacrime amare scesero agli angoli dei suoi occhi. Pianse, e scosse, fitte al petto aumentavano con lo scorrere di quel pensiero e delle lacrime che aumentavano il ritmo. Voleva restare solo con quello che non aveva fatto. Perché Darren era davvero troppo per lui. Era il suo sostegno, la sua forza mancante nei momenti bui. Mentre questi pensieri gli scuotevano la testa, Marie entrò in camera, con due cuscini e avvicinatasi al letto li adagiò dietro la sua testa. Ricordò la chiacchierata con Marie, di qualche secondo prima, o forse ora, dopo di essere stato messo a letto. Le aveva raccontato tutto, e prima che iniziasse a ribellarsi e a uscire di casa, lei lo aveva subito messo a tacere e intimato di dormire e di evitare il tutto per un po’. Ma adesso, adesso avrebbe preferito farlo prima, sputare tutto ciò per cui si sentiva inutile e debole.                                                                                    
« Amore mio, finalmente ti sei svegliato. » Marie arrivò, e si mise seduta accanto a Chris, abbozzando un sorriso di sollievo e baciandolo sulla fronte. Ma Chris non la stavo guardando. Il suo sguardo era fisso nel vuoto. Marie se ne accorse. Il suo cuore piangeva alla vista di suo figlio in quelle condizioni.
«Come stai? » Marie lo vide stanco, spento.                                                              
«Come dovrei stare? Non posso muovermi, non posso alzarmi. » cominciò a dire, con voce rotta. «Non posso fare niente, non ho fatto niente!" continuò questa volta gridando. « Lo hanno preso! E non ho fatto niente per impedire che accadesse. Niente! » continuò, sgolandosi, le lacrime che uscivano a fiocchi. Si asciugò gli occhi bagnati con le sue mani, ma non fece altro che peggiorare la situazione. Marie gli prese la mano e cercò di calmarlo.                                                                                                       
« L'ho perduto. E non so nemmeno dove sia ora. Se stia bene o no. Se gli sia successo qualcosa…» sentì il suo cuore quasi cedere e farsi piccolo più del dovuto. « ed é tutta colpa mia... »
« No, non dirlo neanche per sogno. Nessuno dei due avrebbe potuto prevedere che arrivassero quei due uomini. Chissà con quali intenzioni poi…» Marie cercò di tranquillizzarlo. Chris la guardò un attimo, per poi riprendere a piangere più forte, più dolorosamente. Le fitte aumentavano così come i battiti. Non poteva prevedere cosa gli avrebbero fatto, a parte i respiri affannati, gli occhi rossi e la stanchezza, evidente sul suo viso, ma sicuramente quello non sarebbe stato niente, in confronto a Darren da solo, preso e portato chissà dove, senza poterlo rivedere o avergli potuto dire niente prima che lo portassero via.
« Capisci? Avrei potuto fermarli. Avrei potuto... » disse fievolmente, quasi sussurando. « fare qualcosa. E adesso, non c'è più. Se ne é andato.» Marie lo abbracciò stretto, e i singhiozzi si persero ancora più rumorosi sulla sua spalla.
« Per me lui è tutto. Senza di lui non sono niente, niente…» e così, Marie lo strinse di più a sé.
 
 
 **
 
 
La carrozza percorse una strada ciottolosa e accidentata. Il corpo inerte di Darren balzava ma era sostenuto dall'uomo incappucciato. Lo stesso spostò una tendina e notò che erano vicini. Da lontano riusciva a vedere la figura del padrone che, dalla finestra, osservava la carrozza con sguardo speranzoso. L'uomo sorrise compiaciuto e sonnecchiò sul sedile.               
 Darren aprì gli occhi. L'odore di tanfo, di marcio e di acqua sporca, penetrò le sue narici fino a fargli salire la nausea. Cercò di muoversi ma aveva le braccia dietro le spalle e le mani legate. Gli doloravano i polsi. Si alzò e in punta di piedi raggiunse la finestrella, che era l'unica in quella specie di caverna che fungeva da prigione. Il cielo era viola e l'oscurità si era nascosta dietro ai monti. L'aria fresca faceva muovere le piante del panorama. Strinse gli occhi e gli sembrò familiare. Si abbassò e passeggiò, sgranchiendosi le gambe. Aveva muscoli indolenziti che faticavano a muoversi. Si abbandonò per terra. Ogni attimo fluttuava nella sua mente, ricordava gli occhi di Chris e come tutto fosse accaduto così velocemente. Avrebbe voluto reagire ma qualcosa lo aveva bloccato. Qualcosa che non aveva riconosciuto. Non era lui che agiva e ne era sicuro. Pianse quando rimembrò la faccia terrorizzata di Chris e la lama che affiancava il suo collo. Avrebbe voluto proteggerlo ma era stato incapace e si sentiva uno schifo. Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri fu un armeggiare confuso di chiavi che lì, risuonava tremendamente. Provò ad alzarsi ma il dolore ebbe la meglio. Rimase seduto, sconfitto. Un raggio di luce comparve non appena la piccola porticina, che Darren aveva notato solo dopo, si aprì. Una lanterna era sorretta dallo stesso uomo che l'aveva trascinato in quella carrozza. Era scortato dal suo scagnozzo, Travis. L'uomo indossava un completo nero, forse quello che nascondeva sotto il mantello. «Ah, siete sveglio» sorrise amaro. Fece segno a Travis di slegarlo. «Vi riportiamo alla luce.» Darren si scostò con tutta la forza e guardò il ragazzo male. «Su, non fate i capricci. Vi porterò in un bel posto.» Darren si fermò e si lasciò slegare. Fu sorretto dai due uomini che lo aiutarono a percorrere i corridoi di quel castello. Ricordava di aver visto tutto quello da qualche parte ma non riusciva a pensare. Arrivarono in una grande stanza e fu abbandonato sul letto. Travis e l'uomo uscirono e Darren aprì gli occhi. Si trovò davanti una serva. Si allontanò. «Tranquillo, non vi faccio nulla, signorino Darren. » disse sorridendo lievemente. Era una donna di mezz'età e dagli occhi chiari. «Però é meglio che riposate. Ecco, tenete, vi farà stare meglio.» Darren si guardò attorno e rabbrividì. «Dove siamo? » chiese, accettando il calice che la donna gli stava porgendo. « Nella vostra stanza. Non ricordate, signorino Darren? » Darren sbiancò. Era tornato a casa sua? Quella reggia da cui il padre l’aveva cacciato e gli aveva fatto passare le pene dell'inferno? Al solo pensiero gli saliva il ribrezzo. Non aveva intenzione di vederlo, no. Non l'avrebbe perdonato per avergli procurato così tanto dolore. Avrebbe voluto urlargli in faccia che ormai era felice  con un uomo . Sì, esatto. Chris sarebbe stato il suo universo, per sempre. Nessuno avrebbe avuto l'autorità di proibire questo. Sarebbe andato contro tutti e tutto a costo di tenere con sé l'amore della sua vita.                                                     
In quella casa l'unica persona che lo avrebbe sostenuto, sarebbe stata sua madre.                                 
«Sei cresciuto, amore mio. Va, esplora il mondo. Abbatti le barriere in cui ogni persona del nostro rango é costretta a vivere. Fai ciò che non ho potuto fare io; osserva e poi descrivimi tutto, fammi sognare. La cosa più importante che tu possa fare é amare, sempre. Che sia una donna o un uomo. Sì, ti amerei lo stesso, non ostacolerei mai la tua vita. Sii libero di donare il tuo cuore a chi pensi se lo meriti. Si vive solo una volta.»
Gli aveva detto una sera, mentre aspettavano che la pioggia finisse. A Darren salì il magone e pianse. Riversò tutto il dolore sugli abiti ormai sudici e lo fece davanti a quella serva. «Signorino, che succede? » «Non vi preoccupate. Andate pure. » «No, dovete vestirvi e lavarvi.»
«Farò io, tranquilla.» gli rivolse un sorriso e si asciugò le lacrime. La donna tentennò e biascicò un «va bene, ma chiamatemi se necessario», scomparendo poi dietro la porta. Darren si guardò attorno. Afferrò i vestiti e si diresse verso il bagno. Riempì la vasca di acqua, ci aggiunse un pezzetto di sapone pregiato e vi si infilò dentro. Si bagnò il viso e dopo essere stato per un po' a fissare il nulla senza muoversi, scivolò sotto il pelo dell'acqua, urlando tutti i sentimenti.
   
 
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