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Autore: nuccetta    26/06/2014    9 recensioni
Un nuovo sogno, una nuova città, il disperato bisogno di voltare pagina.
Elena è bella, giovane, brillante. ha una vita difficile, ma è disposta atutto per cambiarla, costi quel che costi. Damon è affascinante, ricco, viziato, ma non ha nessuna intenzione di cambiarsi...
Elena sogna il vero amore, sogna le farfalle nello stomaco, le gambe che tremano, gli occhi che si illuminano. Damon non lo ha mai conosciuto l'amore, forse ci si è avvicinato un paio di volte, ma è stato più facile mollare.
Elena vede in Damon una via d'uscita, un'opportunità nuova, la possibilità di innamorarsi ancora, per davvero, questa volta. Damon non sa che cosa vede in Elena, o forse, semplicemente, non vuole saperlo.
ma se tutto dovesse cambiare, se gli eventi li travolgessero, se le loro vite si capovolgessero in modo inaspettato... che cosa succederebbe?
Questa non è una semplice storia d'amore, questa è la storia di quanto amare possa fare male, di quanto la paura, spesso, possa superare il cuore...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sembri così innocente ma
la colpevolezza della tua voce ti tradisce
si, sai cosa intendo
come ci si sente quando mi baci?
quando sai che io mi fido di te?
e pensi a me mentre lui ti scopa?
e potresti essere addirittura più oscena?

quindi non provare a dire che ti dispiace
cercando di mettere a posto le cose
e non sprecare il tuo fiato
perchè è troppo tardi, troppo tardi

puoi dirmi che non c'è nessun altro
ma io credo di si
puoi dirmi che sei a casa da sola
ma io vedo che non è così
puoi guardarmi negli occhi
e simulare tutto quello che vuoi
ma io so che il tuo amore è solo una menzogna
nient'altro che una menzogna
tu non sei nient'altro che una menzogna

 

Your love is a lie, Simple Plan

 

 

Nessuno conosce le regole dell'amore, nessuno può leggerle in qualche libro di algebra o geometria, nessuna filastrocca da imparare a memoria, nessuna recensione eterna e noiosa da propinare ad un saccente professore di storia della letteratura, nessuna legge, nessun sommario, nessuna guida. Perchè quando l'amore arriva non sei pronta ad accettarlo, lotti, tremi, scappi, per poi ritrovarti in una camera buia, le serrande chiuse, l'odore forte di giorni trascorsi in un letto a piangere, le lacrime salate che si sono asciugate sul tuo viso stravolto, un telefono ormai scarico dalle mille chiamate ricevute, sola a pensare che quell'amore non tornerà mai più.

Mi accuccio sul mio corpo, cercando di isolare il freddo gelido che la mia vita mi concede. Le lenzuola, in compenso, sono calde, stropicciate da urla soffocate che non ho il coraggio di raccontare al mondo, bagnate da ricordi indelebili che non possono che farmi male.

E me lo sto chiedendo ancora, mi chiedo perchè lo abbia fatto, perchè amarlo sia stato un errore, perchè nonostante tutto non abbia trovato il coraggio per affrontare noi due, quello che abbiamo creato, quello che abbiamo desiderato.

Bussano alla porta, esattamente come accade da giorni, per sette, otto volte al giorno. Ecco gli svantaggi di abitare in un hotel, circondata dalle persone che ami, da tuo fratello che continua a strillare spaventato, dalla tua migliore amica che, con la sua creatura in braccio, cerca un diversivo per poter irrompere nella camera che fino a pochi giorni fa condividevate, con il tuo amico che , anche dall'altro lato della porta, riesce a strapparti sorrisi urlandoti di quanto sia idiota suo fratello e con lui, sempre presente in quel corridoio, così arrabbiato, spaventato, pentito.

“Non voglio vedere nessuno”.

La voce è roca, segno tangibile di giorni di silenzio, ma chiunque sia lì fuori in questo momento non ha nessuna intenzione di mollare.

“Elena, per favore, apri la porta. Ho bisogno di parlarti, tesoro”.

Ed è proprio la persona a cui non direi mai di no, l'unica capace di leggermi dentro come fossi un libro aperto, l'unica in grado di portare un po' di luce in questo mio cuore da bambina.

Con i passi incerti di chi ha passato troppo tempo a contorcersi in un letto troppo grande per il suo piccolo corpo, mi alzo e raggiungo la porta. Lei è lì, bella ed elegante come sempre, con il suo sorriso buono e puro, con quel suo profumo che sa incredibilmente di mamma. Ed io mi lascio andare tra le sue braccia, rubando un po' di quell'amore che non ho avuto, abbandonandomi a lei come una bambina che ha litigato con la sua migliore amica il giorno del suo compleanno, bagnando di lacrime il suo tailleur costoso per dividere con lei un po' del mio dolore. Lei mi stringe forte, accarezzandomi i capelli, accogliendo la mia silenziosa richiesta di aiuto, concedendomi il tempo di ritrovare me stessa, almeno per qualche minuto.

“Perchè mi ha fatto questo?”.

Lo chiedo a lei, ma è come se lo stessi chiedendo a me stessa. Trovare una risposta, sentirmi meno fuori posto, meno colpevole, alla fine è questo che sto cercando.

Margaret continua ad accarezzarmi la testa, come una madre, come quella madre che mi ha lasciata andare troppo in fretta, che non ha avuto tempo di starmi vicina, di amarmi come avrebbe dovuto, come io avrei voluto.

“Non lo so, Elena. Non lo so”.

Nei suoi occhi leggo tristezza, una luce flebile che non ho mai visto, nulla a che vedere con la donna forte e radiosa che ho conosciuto.

“Io lo amo e lui ha detto di amare me. Perchè farmi tutto questo? Perchè rovinare quello che a stento siamo riusciti a costruire?”.

Margaret si sistema meglio sul mio letto, non mi guarda negli occhi, non più, come se avesse paura, come se si sentisse responsabile di qualcosa che forse neanche conosce.

“Perchè a volte è più facile scappare, perchè un amore così forte fa paura e la paura di soffrire è il peggior male dell'universo”.

“Avevamo trovato un punto di incontro. Ci saremmo amati, senza dolore, senza sofferenze”.

“Ero un po' più giovane di te quando mi sono innamorata per la prima volta, Elena”.

Fa una pausa, una di quelle che precedono una storia, la storia della sua vita, quella che ama raccontarci quando qualcosa ci fa stare male. Io mi asciugo un paio di lacrime che sfuggono alle mie ciglia e mi preparo ad ascoltarla, a scappare dal mio dolore, a cercare una risposta in una vita che non mi appartiene.

“Lui era bellissimo, intelligente, viziato, era il classico uomo tutto d'un pezzo, quello che non si innamorava mai, che nessuna donna ne valeva le pena. Io me ne innamorai come non avevo mai fatto prima. Soffrivo, soffrivo perchè non potevo averlo, perchè ogni passo che faceva verso di me, lo costringeva a tirarsi indietro ancora di più. Ma lo promisi a me stessa: io non avrei rinunciato.

Ci scambiammo amore eterno in una notte d'inverno, fuori nevicava e lui si era aperto a me come non aveva fatto con nessun altro. Mi raccontò della sua vita, del suo dolore, di tutto quello che non aveva a che fare con me, con il motivo che lo spingeva a tenermi lontana da lui.

Quella fu la notte più bella e importante della mia vita, la notte in cui capii che senza di lui non sarei mai andata da nessuna parte, capii che per lui io ero tutto e che per me avrebbe cambiato se stesso”.

“Sembra una storia bellissima”.

“Oh, lo è, lo è stata. Ma è difficile cambiare se stessi, Elena, è un percorso lungo, che richiede tempo, sforzi, aiuto. Ci vollero pochi mesi prima che tradisse la mia fiducia”.

“E' andato con un'altra donna?”.

“Una? Dieci, venti, non saprei dirti”.

“Hai sofferto molto?”.

“Ogni giorno della mia giovinezza”.

“Com'è finita tra di voi?”.

Mi sorride con dolcezza, nel suo sguardo il dolore di un ricordo troppo lontano, ma comunque presente, il dolore di una donna che non ha smesso di amare, di lottare.

“E' finita che non è ancora finita, Lena. Dopo più di trent'anni, io riesco ad amarlo come il primo giorno, nonostante il suo carattere, nonostante mi sia difficile stargli vicino, nonostante ogni giorno mi faccia pentire della mia scelta, ma non l'ho mai lasciato andare”.

“Giuseppe Salvatore è quell'uomo?”.

“Lui soltanto. E sì, la mia vita con lui non è stata facile, le sue assenze prolungate mi hanno fatto male negli anni, soprattutto quando Damon e Stefan erano piccoli, e continuano a farmi male anche oggi, anche adesso che il suo lavoro è così importante da impedirgli di conoscere sua nipote, anche quando i miei figli hanno avuto bisogno di lui, ma a sostenerli c'ero soltanto io.

Non ci si innamora di ciò che è facile, Elena. Ci si innamora di chi ci piace, di chi ci fa stare male con la sua mancanza, di chi ci fa soffrire, ma riesce anche a strapparci il sorriso più bello”.

“Io non posso perdonarlo”.

“Non è lui che devi perdonare, perdona te stessa se dovessi capire che senza di lui non puoi stare”.

Sospiro pesantemente, forse perchè non riesco a capire ciò che vuole dirmi, forse perchè l'ho capito eppure mi spaventa, forse perchè in queste ore, in questi giorni, l'unica cosa che avrei voluto era che lui fosse qui con me.

Appoggio la testa sulla sua spalla, lei mi accarezza i capelli con dolcezza, con il rimarcato amore di una donna che sa essere leale. Sospiro e penso che, tutto sommato, questa è anche colpa mia.

 

 

 

 

Leggo e rileggo tremila volta il contenuto di una mail che il mio avvocato ha inviato qualche ora fa. E' incredibile quanto io riesca ad essere disturbato anche a giorni di distanza dal nostro litigio. Che poi chiamarlo litigio sarebbe un eufemismo, dal momento che sono riuscito a tradirla a tre ore dall'inizio della nostra relazione. Mi scombino i capelli, obbligandomi a concentrarmi su quelle quattro parole, ma la verità è che, senza Elena al mio fianco, tutto riesce ad essere incredibilmente difficile.

Mi manca in ogni cosa che faccio, in ogni attimo della mia giornata, in ogni pausa di questa vita che sta complicandosi attimo dopo attimo.

“Posso entrare?”.

Annuisco distrattamente a Stefan che adesso è immobile di fronte a me e tiene un plico di fogli nella mano. So che mi sta osservando, lo avverto dal formicolio insistente che mi solletica la fronte.

“Hai bisogno di qualcosa?”.

“No, volevo solo portarti alcuni resoconti. A quanto pare per questa settimana non andremo in bancarotta”.

Sta sorridendo e questa è ormai una novità. La piccola Margaret ha cambiato in meglio mio fratello, non che ce ne fosse bisogno, ma è diventato più maturo, più uomo. Eppure qualcosa è avvenuto, qualcosa che lo affligge, che gli pende sulla testa come una maledettissima spada di Damocle.

“Urrà”.

“Potresti dimostrarti un po' più entusiasta”.

“In una sola giornata sono stato in grado di conquistare la ragazza dei miei sogni, tradirla e deteriorare lentamente il nostro hotel. Scusa se non faccio i salti di gioia”.

Stefan alza le spalle in un'espressione tutta sua e, per un attimo, mi sembra di rivedere il mio fratellino.

“Ok, ma questo potrebbe essere l'inizio di una nuova era. Elena ha avuto un'intuizione straordinaria”.

Inevitabilmente, al nome di Elena alzo gli occhi su di lui, permettendogli anche un moto di soddisfazione per la riuscita del suo piano.

“Che cosa c'entra Elena con questa storia?”.

“Beh, a quanto pare l'idea di trasformare la nostra sala grande in una sala conferenze è stata sua”.

“Sala conferenze?”.

“Sì. Seth Coen, il suo ex, è un giornalista abbastanza rinomato e avrebbe dovuto tenere una conferenza all'Enviroment Hotel, ma Elena è stata più veloce di lui”.

Mi metto una mano tra i capelli, come a cercare di impedire al mio cervello di focalizzarsi su quest'ultima frase, di impedire al mio cuore di odiarsi con tutto se stesso per ciò che ho combinato.

“Che ti succede adesso?”.

Mio fratello mi scruta preoccupato, io inizio a scuotere la testa, maledicendo il mio brutto carattere e la mia naturale propensione a rovinare sempre tutto.

“Ho combinato un casino”.

“Tu combini sempre casini, ma poi sei bravo ad uscirne fuori. Sempre”.

“Non questa volta, Stef. Non questa volta”.

Mi mette una mano sulle spalle, il suo sguardo è pieno di compassione e anche un po' di rimprovero, ma lo riconosco e lo accetto, così come l'ho sempre accettato in passato, conscio di essere sempre stato più astuto, ma meno corretto del mio fratellino minore.

“Sei Damon Salvatore, non dimenticarlo. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, Elena ti perdonerà, ne sono sicuro”.

“Ho fatto una cosa terribile”.

“Sei andato a letto con Meredith, lo so”.

Mi volto stupito a guardare il brontolone vicino a me.

“Caroline”.

Lo dice come a giustificarsi ed io sono uno stupido a non aver pensato che Elena non si sarebbe sfogata con la sua migliore amica, che non sarebbe rimasta per anni in una camera d'albergo a piangere per il suo amore distrutto.

“Tra l'altro, ti conviene starle lontano per un po', quando lo ha scoperto mi ha fatto paura, non la vedevo così da quando Klaus si è presentato a reclamare la paternità di Maggie”.

“Lo terrò a mente. Grazie”.

Stefan si allontana a passi lunghi, poi, si blocca un attimo sulla porta, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi timidi.

“Non mollare proprio adesso, Dam. Ci vorrà tempo, sarà difficile, ma puoi ancora riconquistarla”.

Abbozzo un sorriso di ringraziamento, felice che ci sia ancora qualcuno disposto a supportarmi, quando neanche io trovo una sola ragione per perdonare me stesso.

Alzo lo sguardo verso la cornice che Elena ha posizionato tempo fa sulla mia scrivania, noi due avvinghiati e sorridenti, quando eravamo amici, quando tutto andava bene. Poi mi sposto verso il suo ufficio, la sedia vuota da giorni, il silenzio tombale di questo posto, la mancanza di lei e del suo sorriso contagioso. Mi manca, Elena, mi manca il suo profumo, i suoi occhi incorniciati dagli occhiali da lettura, mi mancano le sue labbra mangiucchiate mentre è concentrata a far quadrare i conti, mi manca lei, con la sua gioia, i suo sospiri, il suo essere perfetta in ogni gesto, in ogni sguardo. Prendo un respiro profondo e mi alzo dalla mia sedia, questa volta deciso a recuperare ciò che ho perso troppo in fretta.

 

 

 

 

“Ti prego, Elena, mangia qualcosa, sono giorni che non metti in bocca niente”.

Caroline mi scruta preoccupata con Maggie in braccio. Io alzo gli occhi al cielo e abbozzo un sorriso stentato.

“Eh dai, Care. Ho mangiato a sufficienza, sto bene”.

“No, non stai bene, non prendermi in giro. Potresti parlare con il mio psicoterapeuta, è uno dei migliori di Manhattan, potrà di certo aiutarti più di quanto possa fare io”.

Sbuffo sonoramente, infastidita da tutte queste parole a cui non sono più abituata.

“Non ho bisogno di uno psicoterapeuta, Caroline. E poi... da quando tu ne hai uno?”

“Era un periodo difficile, ero ossessionata dai vestiti, volevo avere il controllo di tutto, cose così”.

“Beh, allora mi sa che non è bravo come dici”.

Mi fa una linguaccia, leggermente sollevata dal fatto che abbia ancora voglia di sorridere, nonostante il cataclisma che si è abbattuto sulla mia vita.

“Spiritosa. E comunque dico sul serio, non puoi rintanarti qui dentro per tutta la vita”.

“Non sono Raperonzolo e non ho intenzione di segregarmi in questa stanza per il tempo che mi resta, solo, ho bisogno di tempo”.

“Ok, come vuoi. Ma promettimi che non ti farai distruggere la vita da Damon Salvatore”.

Annuisco convinta, sbilanciandomi in avanti per lasciare una carezza ai pochi peli biondi che ricoprono la testa di Margaret. Avere qui la mia migliore amica e la mia dolce nipotina mi fa stare un po' meglio, mi fa sentire meno sola e, soprattutto, mi fa pensare un po' meno a lui... ok, questa è una bugia, ma almeno posso costringermi a non versare ulteriori lacrime.

Sono ancora assorta tra i miei pensieri, quando qualcuno inizia a bussare alla porta con insistenza. Come capita sempre, il mio cuore inizia ad accelerare nel petto, ma, per fortuna, Caroline non sembra accorgersi delle mie paure.

“Deve essere Stefan. Tieni, prendi Maggie, vado io”.

Allungo le braccia per ricevere la piccola, mentre Caroline, ormai rimpossessatasi della sua perfetta forma fisica, sculetta convinta fino all'ingresso.

“Che cosa ci fai tu qui?”.

Dal tono duro che usa la mia migliore amica, capisco che le mie paure, questa volta, sono fondate.

“Devo vedere Elena”.

Sentire la sua voce mi fa sussultare. Odio sentirmi così, ma saperlo qui, a pochi passi da me, mi fa ancora un certo effetto.

“No, non puoi. Lei non vuole vederti e, francamente, neanche io”.

“Care, per favore...”.

“Vattene, Damon”.

Sospiro bruscamente, svegliando anche Maggie che mi dorme tra le braccia. Vorrei non doverlo fare, vorrei chiudere gli occhi e ritrovarmi in un altro posto, ma le mie paure, i miei problemi sono sulla soglia di quella porta ed io non ho altra alternativa che accoglierle in casa mia.

“Caroline...”.

“Ti ho detto che non puoi entrare, Elen...”.

“Fallo entrare, Care”.

Entrambi mi osservano stupiti ed io non posso fare a meno di notare che lui è ancora più bello di tre giorni fa ed io lo odio per questo ed odio me stessa perchè non sono in grado di dimenticarlo.

Caroline si fa da parte per farlo entrare, poi si riprende Maggie e, lanciandomi un'ultima occhiata preoccupata, abbandona la camera lasciandomi sola con il mio problema.

“Che cosa vuoi, Damon?”.

“Scusarmi con te”.

“E' troppo tardi e non ci sono scuse sufficienti per quello che hai fatto”.

Il mio tono è duro, ferito da un mare di illusioni a cui la mia vita è andata incontro. I suoi occhi, invece, beh, i suoi occhi sono specchi di luce di cui ancora non posso fare a meno e, in questo momento, sono colmi di rimprovero, di odio per se stesso.

“Lo so, sono imperdonabile”.

“Beh, allora non abbiamo nulla da dirci”.

“Sono stato un idiota, Lena”.

“Sì, lo sei stato e adesso è ora che ti prenda la responsabilità di ciò che hai fatto”.

Reprimo le lacrime sperando di mostrarmi più forte, meno vulnerabile al suo sguardo, a quel contatto che evito, ma di cui sento un bisogno enorme.

“Stefan, mi ha detto quello che hai fatto. E' inutile che ti dica che sono stato uno stupido. Avrei solo dovuto...”.

“Aspettarmi? Avere fiducia in me? Non considerarmi una lurida puttana che ti dichiara amore e poi corre tra le braccia di un altro? Sì, avresti dovuto, Damon. Io lo avrei fatto”.

E adesso mi abbandono ai miei istinti, a quel dolore che ho cercato di nascondere, al senso di nausea e paura che la sua vicinanza mi induce.

“Ero arrabbiato, ferito e non ci ho visto più”.

“Non è una giustificazione questa. Mi hai tradita, hai tradito la mia fiducia, il mio rispetto, la nostra storia. Abbiamo lottato a lungo per noi due, abbiamo represso noi stessi per tanto tempo e proprio quando eravamo ad un passo, tu hai rovinato tutto. Perchè tu fai sempre così, perchè tutto deve andare secondo le tue ragioni, perchè non puoi fare a meno di sentirti il burattinaio indiscusso della vita degli altri. Io ti odio, Damon, ti odio e non voglio più vederti, non voglio più sentire la tua voce, non voglio più respirare la tua aria. Voglio solo che tu sparisca dalla mia vita”.

E quasi urlo, tirando fuori la mia disperazione, il mio orgoglio calpestato, la rabbia che sento per la persona che più ho amato nella mia vita.

“Dammi solo una possibilità, Elena”.

La sua voce è rotta, i suoi occhi lucidi di dolore, ma io non riesco a perdonarlo, non riesco a dispiacermi, vorrei solo che sparisse, che non fosse mai esistito.

“E' tardi per le ultime possibilità e poi noi ce ne siamo già date tante. E' tempo di capire che non può funzionare, che noi non funzioniamo”.

“Questo non è vero. Non ho mai amato nessuna come ho amato te...”.

“E allora perchè diavolo sei andato a letto con Meredith?”.

Questa volta urlo per davvero, senza trattenermi, senza pensare che decine di persone mi staranno ascoltando e si chiederanno cosa diamine starà succedendo nella camera 606. Ormai non penso più a niente, non mi preoccupo più di nessuno.

“Ti ho già detto che ho sbagliato, non posso tornare indietro nel tempo, benchè sia l'unica cosa che vorrei”.

“L'hai detto, non puoi. Ed io non posso fingere che non sia mai successo”.

“Io ti amo...”.

Lo dice con un filo di voce e qualcosa in me si muove. Qualcosa di piccolo, come un battito appena percettibile, un soffio leggero che crea un terremoto.

“Io no, non più. Ho smesso di amarti quella sera e non c'è più niente che tu possa dire o fare. E' tutto finito! Appena mi sarà possibile, recupererò le mie cose e andrò via da qui. Mi licenzio, Damon”.

Scuote nervosamente la testa ed io non l'ho mai visto più indifeso di così, più piccolo di così.

“No, tu non puoi andartene. Non puoi lasciarmi qui, Elena. Non rovinare tutto, ti prego”.

“Non rovinerò tutto, a quello ci hai già pensato tu”.

“Non puoi avere smesso di amarmi, non puoi...”.

“Non ho smesso di amare quel ragazzo, quello che ho conosciuto mesi fa, quello che ho pensato di conoscere per tutto questo tempo. Ma ho smesso di amare te, l'uomo che eri prima, quello che non ti ha mai abbandonato, quello che realmente sei”.

Mi osserva colpito, poi abbassa lo sguardo e annuisce arrendevole.

“Ti amo troppo per vederti infelice. Se è questo che vuoi, rispetterò la tua scelta”.

“Grazie”.

“Grazie a te, per avermi illuso, anche se per poco, di aver sconfitto la parte di me che più odio”.

Mi volta le spalle con un gesto deciso, poi si incammina lentamente.

“Damon?”.

Si blocca per un attimo, girandosi e concedendomi di affogare un'ultima volta nel suo sguardo.

“Non arrenderti proprio adesso. L'uomo che credevi di essere diventato è lì dentro e aspetta solo di uscire. Solo che non ero io la persona che avrebbe dovuto tirarlo fuori. Non smettere di credere nell'amore”.

“L'amore è un'illusione, Elena. Tu eri l'amore ed io non sono stato in grado di tenerti con me. Spero che tu possa trovare qualcuno che ti renda felice come io non ho fatto, qualcuno che tenga a te più di quanto possa tenere a se stesso. Perdonami se sono stato un tale fallimento”.

Lo guardo allontanarsi senza avere il coraggio di dire un'ultima parola. Rimango sola con me stessa, con questa voglia di lui che lotta per uscire, con questa lotta interiore che mi chiede di amarlo ancora, che mi chiede di non rinunciare a lui. Ma io non sono un soldato ed il coraggio non è mai stata la mia qualità migliore. Rimango qui con la delusione di non avere vinto la mia battaglia, la delusione di non essere stata in grado di amarlo nel modo giusto, la delusione di avere sbagliato dal principio.

 

 

 

 

La stanza è vuota ed io sono solo, solo come non sono mai stato. Non ho mai avuto problemi con il silenzio, non ho sofferto di solitudine in nessun modo. Ero troppo orgoglioso per ammettere di avere bisogno di qualcuno, troppo egocentrico per stare male con me stesso, eppure qualcosa è cambiato, io sono cambiato. Dicono che gli uomini siano in completa evoluzione, che il cambiare li spaventi, ma per me non funziona così. Io mi odio proprio per questo, perchè non sono stato in grado di cambiare, perchè sono rimasto l'uomo egoista e ruvido che ero, quell'uomo che non ha avuto il coraggio di cambiare neanche per l'unica persona che gli ha stravolto la vita.

Stappo una bottiglia di Bourbon, una delle più invecchiate, una di quelle che tenevo per le grandi occasioni. Beh, la grande occasione è arrivata, è arrivato il giorno della verità, quella verità che mi tiene ancorato ad una vita che non voglio, ma che comunque mi appartiene. Non c'è redenzione per me, non c'è speranza, solo l'immagine di un destino che non posso cambiare, che mi ha fatto suo per sempre, che mi terrà prigioniero fino a quando esalerò il mio ultimo respiro.

Non posso fare a meno di pensare alle parole di Elena, all'odio che riempiva i suoi occhi, a quel dolore che sputava fuori, un dolore che non ho potuto risparmiarle in nessun modo.

“Posso farti compagnia?”.

L'ultima voce femminile che avrei voluto sentire, mi solletica seducente l'orecchio. Non alzo nemmeno gli occhi per guardarla, mi fa schifo esattamente come mi fa schifo quello che ho fatto con lei.

“No, non puoi”.

“Siamo nervosetti, signor Salvatore”.

“Che cosa vuoi, Meredith?”.

“Te. Ti basta questo?”.

“Non abbiamo combinato già abbastanza casini insieme?”.

Lo chiedo a me stesso, quasi a voler ironizzare sulla mia vita che sta andando a rotoli, come a voler dimenticare che da oggi in poi non ci sarà più pace per la mia anima.

“Dipende dai punti da vista, Damon”.

“Ho perso la mia ragazza, il mio onore, ho perso me stesso. Direi che di casini ne abbiamo combinati, eccome”.

Meredith mi accarezza lasciva il petto, bella come un diavolo su misura venuta a pungermi nel profondo, a farmi ritrovare quell'uomo che si è perso in un mattino di qualche mese fa, ma che, a quanto pare era solo in superficie.

“Damon Salvatore fatto a pezzi da una donna? Questa dovrei aggiungerla al mio diario”.

“Tu non hai un diario”.

“No, è vero. Ma potrei procurarmene uno, se è questo che vuoi”.

“Piantala di venderti, Meredith, con me non funziona”.

“L'altra sera non dicevi così”.

“L'altra sera non ero in me”.

“Elena ti fa mettere in dubbio te stesso, lei non ti accetta per come sei. Ma io... beh, io riuscirei ad apprezzarti in ogni aspetto, sotto qualunque sfumatura”.

“Io l'ho ferita”.

“Sì, ma non prima che lei ferisse te”.

“Stava solo cercando un modo per salvare il mio albergo. Sono stato un idiota a pensare di poter trovare la pace tra le tue braccia”.

Mi sorride incantevole, vittima di una bellezza di cui è pienamente consapevole, una bellezza che fa male.

“Sì, a quanto pare è corsa ai ripari attraverso Seth Coen, ma questo non vuol dire che tra loro non ci sia stato niente. Lui è il suo grande amore, l'uomo che ha amato più di qualunque altra cosa al mondo, l'uomo con cui aveva intenzione di condividere la vita. Tu sei solo una variabile impazzita sbucata fuori all'improvviso, il mezzo ideale per dimenticare un ricordo che fa male, la prospettiva giusta per ricominciare”.

“Questa è una bugia, lei mi amava”.

“Amava quello che avresti potuto offrirle: la possibilità di iniziare da capo”.

Sbatto il pugno sul tavolo con vigore.

“Stai zitta, tu non sai niente di lei, non sai niente di noi”.

“No, è vero, io non so niente, ma lui sì”.

Si accovaccia su stessa per rovistare nella borsa. Mi sbatte volutamente il suo sedere in faccia, mostrandomi sfacciatamente il contorno delineato e perfetto del perizoma che si intravede sotto la gonna attillata e trasparente. Torna al suo posto, porgendomi un foglio fresco di stampante, io lo afferro con le mani tremanti. Ci sono scritte solo poche righe, ma bastano a farmi morire dentro.

“A quanto pare Elena è tipo da diario segreto, ma è anche così ingenua da lasciarlo in una cartella del suo computer. Deve avere molta fiducia nelle persone, se non immagina che chiunque possa entrare nei suoi pensieri più intimi”.

Io neanche la ascolto più, leggo e rileggo quelle poche parole, cerco una spiegazione, una scusa che possa farmi capire che non è così, che mi sto sbagliando, che il mio mondo ha ancora senso di esistere.

 

Ho bisogno di cambiare vita, di dimenticare tutto, di dimenticare lui. Oggi io e Damon abbiamo fatto sesso su questa scrivania, mi sentivo morire dentro, ma ho dovuto farlo, Lui ha bisogno che io mi faccia spazio nei suoi pensieri, che faccia in modo che abbia fiducia in me e credo di essere sulla strada giusta. Manca poco e la famiglia Salvatore sarà distrutta per sempre”.

 

“Che cosa significa?”.

“Significa che Elena ha fatto il doppio gioco per tutto questo tempo. L'altra sera, dopo aver accidentalmente dimenticato il suo telefono sul tavolino, mi ha telefonato. Mi ha chiesto di andare a recuperarlo. Lei ti conosce meglio di chiunque altro, sapeva che ti avrei trovato così e ha fatto leva sul tuo dolore e sulla mia attrazione nei tuoi confronti per farci finire a letto insieme. Abbiamo fatto esattamente ciò che lei voleva che facessimo”.

“No, tu stai mentendo. Tu non l'hai vista, era a pezzi, io l'ho ferita...”.

“Elena è una ragazza dall'animo fragile. Giocare con te la stava uccidendo e ha deciso di tirarsi indietro. Sta lavorando per qualcuno, qualcuno che vuole vederti fallire, qualcuno che ti odia più di quanto nessun altro abbia mai fatto”.

“Vattene via. Sei una bugiarda. Vattene via”.

Inizia a mancarmi il respiro. Non posso crederci, Elena non lo avrebbe mai fatto, non posso neanche pensare che sia in grado di fare una cosa del genere.

“Non mi credi? Allora dai un'occhiata a questo”.

“Che cos'è?”.

“L'ho stampato poco fa. E' l'elenco di tutte le conferenze che si terranno in questa settimana a New York e il nome di Seth Coen non c'è”.

“Deve esserci un errore, c'è sicuramente una spiegazione”.

“Tu dici? E allora perchè non risulta essere iscritto all'albo dei giornalisti? Ti dico io com'è andata: hanno organizzato una conferenza che non è mai esistita, hanno usato dei contatti falsi per riempire le camere dell'albergo e per evitare che qualcun altro possa prenotare, dopo di che avrebbero trovato una banale scusa, una giustificazione al fatto che la conferenza fosse stata annullata e voi avreste perso i guadagni di un intero week end”.

“Elena non mi farebbe mai una cosa del genere. Lei mi ama. E' stata solo colpa mia”.

“Tu dici? E allora guarda questo”.

Mi allunga un altro foglio. Questa volta lo riconosco perfettamente, è il bilancio mensile delle finanze dell'hotel, Elena se n'è occupata personalmente un paio di settimane fa, quando tutto andava bene, quando noi avevamo ripreso a parlare.

“Non capisco”.

“Guardalo meglio. Mi è capitato tra le mani ieri pomeriggio e da lì ho iniziato a capire tutto. Il bilancio dice che l'hotel ha avuto un ricavo netto di 35,000 dollari, ma un ricavo operativo di 66,000 dollari. Le è bastato invertire i due ordini, avrebbe potuto spacciarlo per un semplice errore, un errore che, però, a voi potrebbe costare tutto. Fidati di me, non appena potrà scapperà via, inventerà la classica scusa, ti dirà che non può più stare sotto il tuo stesso tetto e avrà il tempo necessario per stabilirsi definitivamente lontano da qui, il tempo necessario per non guardare il vostro albergo fallire e le vostre chiappe essere trasportare definitivamente in gattabuia. Per voi è finita, Damon”.

Ricontrollo velocemente i conteggi e mi tornano alla mente i ricordi di quel pomeriggio.

 

Sai, Damon?! Con un bilancio del genere Klaus non potrà fare proprio niente contro di voi e con un ricavo netto di sessantaseimila dollari abbiamo i conti coperti per almeno, stando ai miei calcoli, altri undici mesi”.

Sono contento che almeno uno di noi due sia fiducioso”.

Elena mi osserva sorridente, poi mi spintona leggermente con la spalla.

E dai, non essere catastrofico. Dico sul serio, dobbiamo solamente farci venire un'idea per non essere ancora ostacolati da lui”.

E tu ce l'hai?”.

Ehi, sei tu quello dalla mente brillante. Tira fuori qualcosa che possa attirare il maggior numero di persone, se riuscissimo a raggiungere un ricavato pari anche solo alla metà di quello ottenuto questo mese, non ci sarà Mikaelson che tenga, te lo assicuro”.

Le sorrido soddisfatto, oltre ad essere la migliore persona che io abbia mai conosciuto, Elena è anche un'ottima partner a livello lavorativo e, con Stefan in questa condizione di semicoscienza, sono fortunato ad averla al mio fianco.

Per adesso, pensa ad inviare il bilancio. Non vorrei complicare ulteriormente le cose, non rispettando le scadenze”.

Ok! Aggiungo solo quest'ultima cosa e... inviato! Adesso possiamo occuparci di Klaus e delle sue cattive intenzioni di farci finire in bancarotta”.

Te l'ho mai detto che sei il mio angelo custode?”.

Almeno tre volte nelle ultime tre ore”.

 

Forse me lo sono meritato. Forse è stata la giusta punizione a ciò che ho fatto in passato, al dolore che ho inferto, alla persona che ero. Forse dovevo innamorarmi per capirlo, forse l'ho capito troppo tardi. Eppure non riesco a credere che possa averlo fatto, che per tutto questo tempo mi abbia mentito, che abbia giocato con i miei sentimenti come io ho fatto a lungo con i suoi. Lei non può, lei è Elena, lei non è me. Non può esserlo.

Esco velocemente dall'ufficio sotto lo sguardo attento e trionfante di Meredith.

“Dove stai andando?”.

“A chiarirmi le idee”.

 

 

 

“Non puoi davvero volerlo fare”.

Infilo le ultime maglie nella valigia. Ho gli occhi gonfi per le lacrime, ma non voglio dare a Caroline un ulteriore scusa per soffrire.

“Non c'è più nulla che mi tenga qui”.

“Ci siamo io, Maggie, Stefan, tuo fratello. Le persone che ami sono tutte qui dentro. Non puoi andartene, Elena”.

Lascio per un attimo ciò che stavo facendo e stringo le mani alla mia migliore amica.

“Lo so. Voi siete la mia famiglia e sarà dura separarmi da voi. Ma ho bisogno di tempo, tempo per pensare, per crescere, tempo per dimenticare”.

Lo dico con il groppo in gola. Caroline annuisce con gli occhi ancora colmi di lacrime, è la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto e lei sa ciò che è giusto per me e sa che non è qui che troverò la pace.

“Dove hai intenzione di andare?”.

“Credo che mi trasferirò a Brooklyn. E' un po' isolato e pericoloso, ma almeno non rischio di fare brutti incontri”.

Provo a sorridere, ma la verità è che sto morendo dentro. Damon mi manca, mi mancano le nostre chiacchierate a notte profonda, mi manca il contatto timido e sbagliato delle sue mani, mi manca quello che avevamo costruito, quello che era nostro, quello che lui ha rovinato in un battito di ciglia.

“Mi mancherai immensamente”.

“Sarò solo dall'altra parte del ponte, Care. Potrai venire a trovarmi tutti i giorni e porterai con te la piccola. Sarà come se niente fosse cambiato”.

“Ma sarai cambiata tu, sei già cambiata tu. E questo mi fa paura”.

La stringo in un abbraccio profondo, respirando quel suo profumo di mamma che me la fa sentire ancora più vicina, poi lascio scappare una piccola lacrima salata sul suo golfino ocra.

“Ho bisogno di andare avanti e allontanarmi da questo posto è la mia unica possibilità. Damon mi ha fatto male ed io adesso devo pensare a curarmi le ferite”.

“Hai mandato la lettera di licenziamento?”.

“Lo farò domani per mail. Ma tu devi promettermi che non dirai a nessuno dove mi trovo. Neanche a Jeremy, ci penserò io a lui”.

“Te lo prometto, Lena. Ti voglio bene”.

“Ti voglio bene anche io, tesoro. Adesso, però, fammi finire di sistemare le mie cose. Prima vado via da qui, prima potrò ricostruirmi un'altra vita. Un'altra volta”.

Asciugo i residui di acqua dalle mie guance e torno ad occuparmi delle mie valigie. Caroline continua a scrutarmi nervosa, forse in attesa di una mia crisi di nervi, ma questa volta non sarà così, questa volta riuscirò a voltare pagina.

 

 

 

 

Tutta questa sofferenza mi fa schifo. Era meglio prima, era molto meglio prima. Certo, forse sarò stato una pessima persona, forse avrò attirato ira funeste e, talvolta, piatti di ceramica che mi sfioravano la testa, ma non c'era niente che un buon bicchiere di Bourbon non riuscisse a dimenticare.

Oggi mi trovo qui, in una specie di gabbia infuocata, solo con i miei pensieri, con i miei sentimenti calpestati, con il desiderio che questo sia solo un incubo. L'amore fa davvero schifo ed io non sono fatto per queste cose. Butto giù l'ultimo sorso prima di decidermi a prendere l'iniziativa. Ho bisogno di sapere, di guardarla negli occhi e capire quanto ci sia di vero in questa storia, ho bisogno di crederle un'ultima volta, di sapere che in tutto questo tempo lei non ha finto di amarmi.

Prendo le scale per fare più veloce. L'hotel si è svuotato da un pezzo, ma forse è solo la conseguenza della nuova operazione Klaus-Elen... no, non voglio neanche pensarlo.

Raggiungo con poche falcate la sua porta, tutto sembra a posto e allora mi convinco che il disastro maggiore sta accadendo dentro il mio cuore. Busso prepotentemente contro l'ebano duro, urlando dentro di me il suo nome, sperando con tutto me stesso che lei sia ancora lì dentro, che magari sia addormentata, o che stia facendo il bagno. Qualsiasi cosa, ma non che se ne sia andata, dando vita alla mia paura più grande.

Un ticchettio coinciso e coordinato mi entra nelle orecchie. Ho la vaga sensazione di conoscerlo e, infatti, non appena volto lo sguardo, una chioma bionda, particolarmente agitata, si sta dirigendo verso di me dall'altra parte del corridoio.

“Care, dov'è Elena?”.

“Se n'è andata poco fa”.

Tiro un pugno contro il muro, ma forse l'effetto del Bourbon, o il rumore del mio cuore che si frantuma sul pavimento, non mi consentono di sentire dolore.

“Dannazione, no”.

E sono arrabbiato. Sono arrabbiato con Caroline che non l'ha fermata, sono arrabbiato con me perchè l'ho persa per sempre, sono arrabbiato con lei perchè ha buttato a segno il suo tiro: rovinarmi definitivamente.

“Che cosa volevi che facesse? Se non l'avessi tradita, forse, a quest'ora sarebbe ancora lì. E probabilmente tu saresti con lei”.

“Tu non capisci, Elena ci ha...”

“Cosa? Elena ci ha cosa?”.

E vorrei dirlo, vorrei urlare ciò che mi ha fatto, massacrarla a parole come lei ha fatto con le azioni, ma di amare non si può smettere da un momento all'altro, di amare, forse, non si può smettere mai.

“Elena ci ha abbandonato e senza di lei la mia vita non ha senso”.

“Avresti dovuto pensarci prima”.

“Lo so”.

Rimango immobile in quel corridoio deserto. Caroline si allontana arrabbiata, ma non potrebbe mai esserlo come lo sono io in questo momento. Perchè, è vero, anche lei è stata ferita, anche lei è stata presa in giro, anche lei è stata usata, ma, a differenza mia, lei questo non lo sa.

 

 

 

 

 

 

Eccomi di nuovo qui, con il solito ritardo, ma comunque presente, nel caso voi voleste passare qualche attimo del vostro tempo in mia compagnia.

Beh, la situazione non è delle migliori. Elena piange e soffre, Damon soffre, Margaret soffre, Caroline soffre... in poche parole tutti soffrono.

Dopo una lunga chiacchierata con mamma Salvatore e un incontro-scontro con Damon, Elena prende la sua decisione: partirà alla volta di Brooklin, rifacendosi una nuova vita, una vita che non comprenda il suo amore perduto.

La situazione potrebbe essere, però, recuperabile dal momento che Brooklin è a pochi passi da Manhattan, ma un evento impensabile a sconvolto la vita del maggiore dei Salvatore. Meredith gli ha propinato una storia strana, distorta, ma anche piuttosto lineare e priva di coincidenze. A quanto dice lei, Elena ha tradito la società collaborando con Klaus! In un primo momento, Damon non vuole crederci, si costringe a non farlo perchè questa sarebbe per lui un'ulteriore sconfitta. Ma, proprio in concomitanza con questa confessione, Elena decide di anticipare la sua partenza e, quando lui correrà da lei per chiederle spiegazioni, le non ci sarà già più. Adesso, voi cosa ne pensate? Siete convinte, come Damon, che Elena tramasse alle sue spalle, o pensate che sia tutta un'invenzione della bella Meredith per acchiapparsi l'affascinante capo?

In attesa di sapere un vostro parere, vi saluto, sperando di potere ritornare presto.

Un bacio, Anna

  
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