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Autore: MeiyoMakoto    26/06/2014    0 recensioni
Sidney era una persona molto riservata (leggi: scontrosa). Il fatto di essere gay era affar suo, e di nessun altro. Non era una cosa da ostentare o da vivere in comunità, come una fede religiosa. L’amore era una faccenda privata. Il sesso ancora di più.
Ma stasera avrebbe fatto un’eccezione.
*
Say what you want to satisfy yourself
But you only want what everybody else says you should want
Sulle note di Grace Kelly di Mika
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sidney non suonava nei locali gay, tanto meno li frequentava.

Non partecipava ai gay pride. Non indossava vestiti sgargianti o attillati e sciarpe multicolori; in metro nessuno gli scoccava occhiate furtive, nessun benpensante poteva avere qualcosa da ridire su un anonimo in jeans e felpa che lasciava il posto agli anziani e alle donne incinta quando occorreva.

Non che fosse quello il punto. Non gli serviva l’approvazione di nessuno.

Sidney era una persona molto riservata (leggi: scontrosa). Il fatto di essere gay era affar suo, e di nessun altro. Non era una cosa da ostentare o da vivere in comunità, come una fede religiosa. L’amore era una faccenda privata. Il sesso ancora di più.

Ma stasera avrebbe fatto un’eccezione.

Si sistemò al pianoforte con la solita flemma sorniona. Il suo arrivo venne accolto da un brusio e un lieve applauso da parte dei pochi clienti già presenti all’alba delle sette di sera.

Sid si voltò verso di loro senza guardarli, gratificandoli con un sorriso di plastica.

‘Benvenuti, signore e signori.’, esordì, rigido ma non goffo. Non era mai goffo. ‘Oggi cominciamo con un pezzo un po’ speciale -se siete affezionati vi accorgerete presto che non è un genere che suono spesso. La prima canzone è dedicata a tutti gli omosessuali della nostra bellissima città, che da oggi sono liberi di amarsi come preferiscono. Dio benedica il grande Stato di New York! Ventiquattro luglio duemilaundici, signore e signori, tenete bene a mente questa data, perché oggi abbiamo fatto la storia!’

Seguì un altro applauso un po’ interdetto: il suo pubblico era venuto lì per mangiare in un posto elegante con un discreto sottofondo di vecchie canzoni, non per sentire discorsi sulla legalizzazione del matrimonio omosessuale. Sidney sorrise di nuovo e cominciò a suonare.

Non cercò Everett tra la folla, ma posò lo sguardo sulla tastiera per non rialzarlo più, come se non sapesse che lui era seduto a un tavolo appartato, nascondendo l’imbarazzo e la sorpresa dietro un centrotavola di orchidee gialle.

Come se la prima canzone non fosse dedicata a lui, e al diavolo tutti gli omosessuali della nostra bellissima città.

 

 

 

 

 

Do I attract you?
Do I repulse you with my queasy smile?
Am I too dirty?
Am I too flirty?
Do I like what you like?

 

Sei attratto da me?

Sei disgustato da me, dal mio sorriso da nausea?

Sono troppo indecente?

Sono troppo civettuolo?

Mi piacciono le stesse cose che piacciono a te?

 

 

Everett si chiese se anche gli altri spettatori avvertivano l’ironia nel tono di voce, nell’espressione un po’ triste e un po’ allettante, come un bambino capriccioso, perfino nel modo in cui le dita picchiettavano sulla tastiera, santo Dio.

Sid gli stava facendo il verso. Stava prendendo in giro tutte le moine che aveva usato per conquistarlo, solo mesi prima. Era così che lo vedeva: un bambino capriccioso e viziato? Everett sapeva benissimo di essersi comportato come uno sciocco nei primi tempi, ma che altro avrebbe potuto fare davanti al gelo di Sidney? Che altro avrebbe potuto fare se aveva perso la testa per quell’eleganza insopportabile? Perché Sidney doveva essere così in alto nella sua torre d’avorio?

Ma alla fine l’aveva vinta, quella battaglia.

Ed era stato Sid a lasciarsi viziare e coccolare, oh, sì. Che scendesse dal suo maledetto piedistallo, non gli era dispiaciuto farsi trattare come un principe, dopotutto. Perché Everett lo adorava.

 

 

 

I could be wholesome
I could be loathsome
I guess I'm a little bit shy
Why don't you like me?
Why don't you like me without making me try?

 

 

Potrei essere salubre,

Potrei essere detestabile,

Credo di essere un po’ timido

Perché non ti piaccio?

Perché non ti piaccio senza dovermi sforzare?

 

Everett accusò il colpo.

Gli veniva quasi da piangere davanti a quell’attacco implacabile. Ricordava fin troppo bene quanto fossero stati goffi quei primi tentativi di avvicinare Sidney, organizzando una successione di cene fra amici al ristorante dove suonava (“Sì, c’è un posto davvero carino dove devo assolutamente portarvi. Credetemi, è davvero un bel posto, musica dal vivo, ottimo cibo e vini più vecchi di me.”). Avrebbe preferito andarci da solo, poterlo osservare e ascoltare con comodo, ma non aveva osato: non voleva che i camerieri cominciassero a ricordarsi di lui. Però si era arrischiato a rimanere indietro ogni volta a fine serata per “fare i complimenti al pianista e due chiacchiere con lo chef” mentre gli altri chiamavano un taxi per farsi portare a casa.

E Dio, come si era sentito ridicolo ogni volta… Sidney non era una persona facile da approcciare. Aveva sempre accettato con malcelato fastidio i complimenti per la performance e respinto con aridità qualsiasi altro tentativo di conversazione. Ma ne era valsa la pena quando finalmente aveva acconsentito a dargli il suo numero -Everett ricordava perfettamente che era stata la prima volta che lo aveva visto sorridere senza finzioni. Ogni notte, appena spenta la luce, si sforzava di riportare alla mente l'immagine di quel sorriso. Era diventato un rituale quotidiano.
Tutto questo gli era sempre sembrato così pittoresco, una storia d’amore da romanzo. Non era venuto lì quella sera per farsi braccare così, ma per parlare con Sid. Stavolta era venuto da solo; d’altra parte era un’emergenza. Non avevano mai litigato così prima d’ora.




 

I tried to be like Grace Kelly
But all her looks were too sad
So I try a little Freddie
I’ve gone identity mad!


I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Why don't you walk out the door!

 

 

Ho provato ad essere come Grace Kelly

Ma tutti i suoi sguardi erano troppo tristi

Così ho provato a fare un po’ come Freddie,

Sto avendo una crisi d’identità!

 

Potrei essere marrone

Potrei essere blu

Potrei essere violetto come il cielo

Potrei essere offensivo

Potrei essere viola

Potrei essere quello che ti pare

Devo essere verde

Devo essere cattivo

Devo essere di più di tutto

Perché non ti piaccio?

Perché non ti piaccio?

Perché non te ne vai via!

 

Sidney cantava il ritornello con ferocia, le dita che scorrevano senza sforzo sulla tastiera.

Si rifiutava di essere blu, marrone, viola, si rifiutava di essere solo quello che voleva Everett, e soprattutto si rifiutava di essere una Grace Kelly come quella stronza innocente della sua bellissima moglie. Si rifiutava di provare quella rabbia che gli mozzava quasi il fiato proprio adesso. Non riusciva a togliersi dalla testa quella foto, come se ce l’avesse ancora davanti agli occhi, pescata di malavoglia dal portafoglio di Everett, una bionda troppo graziosa che teneva in braccio un bimbo sorridente.

“Si chiama Daisy. Ci conosciamo da quando siamo nati. Le voglio bene, Sid. Non in quel modo, lo sai benissimo, ma non voglio ferirla. E lui è Peter, come mio padre. E’ una gioia. Vorrei tanto potertelo presentare… Ti amo, Sid. Lo sai, vero? Non ho mai amato nessuno così.”

Non riusciva a non pensare a quella foto. Erano troppo belli, tutti e due.

Tentò di ritrovare il suo aplomb mentre iniziava con noncuranza la strofa successiva. Era quasi riuscito a pronunciare l’ultima frase del ritornello senza apparente rancore:

Perché non te ne vai?

Perché non la lasci?

Perché l’hai sposata?



 

How can I help it
How can I help it
How can I help what you think?
Hello my baby
Hello my baby
Putting my life on the brink
Why don't you like me
Why don't you like me
Why don't you like yourself?
Should I bend over?
Should I look older just to be put on your shelf?

 

Che posso fare

Che posso fare

Per cambiare quello che pensi?

Ciao, baby

Ciao, bello mio

Mettendo la mia vita al limite

Perché non ti piaccio?

Perché non ti piaccio?

Perché non ti piaci?

Dovrei piegarmi?

Dovrei sembrare più vecchio solo per avere un posto sul tuo scaffale?

 

 

Sid si lasciò scappare un sorriso febbrile nella sua ritrovata impeccabilità.

Sapeva benissimo quanto fosse tagliente l’accusa pronunciata con quella calma. Sapeva di essere crudele.

Era la stessa crudeltà con cui poche ore prima aveva voltato le spalle ad Everett e se ne era andato senza una parola, senza reazioni.

“A quanto pare da oggi potremmo sposarci.”, aveva osservato alzando gli occhi dal suo Ipad e passandolo ad Everett con un sorriso scherzoso.

Lo aveva visto irrigidirsi.

“No.”, aveva esalato lui prima di poterselo rimangiare.

C’era stato qualche istante di silenzio teso.

“Prego?”

“Sono già sposato, Sid.”

“Che cosa?”

“Con la mia migliore amica. Ho un bambino. Non avevo ancora capito… E non ero mai stato innamorato. Non lo sono mai stato prima d’ora.”
“Basta stronzate e spiega.”

 


I tried to be like Grace Kelly
But all her looks were too sad
So I try a little Freddie
Ive gone identity mad!

I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Why don't you walk out the door!



Say what you want to satisfy yourself
But you only want what everybody else says you should want

 

Dì quello che ti pare per darti soddisfazione

Ma vuoi solo quello che tutti gli altri dicono che tu debba volere.

 

Una bella moglie, un bel bambino, una bella casa grande in cui Sid non aveva mai messo piede, una bella macchina grande che non serviva a niente nel traffico di New York ma faceva il suo dovere durante le vacanze a scarrozzarli avanti e indietro dalla bella casa grande al mare, ogni quattro anni votare un democratico amico di papà che aveva tutti i contatti, un lavoro che pagava troppo bene per troppo poco impegno…

Un bambino viziato. Everett era un viziato che non aveva mai fatto una scelta in vita sua, che si era accorto solo a trent’anni che non gli piaceva scopare con la sua bella moglie bionda. Sidney l’aveva inquadrato fin dal primo momento; come aveva fatto a scordarsene? Come aveva fatto ad innamorarsene?

 




 

I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Walk out the door!

 

L’ultima frase era quasi urlata.

Vattene! Non ti voglio più vedere!

Staccò le dita dalla tastiera e si concesse uno sguardo verso il tavolo più appartato. Ma era vuoto; un cameriere stava raccogliendo la foderina di cuoio con il conto. Lo sguardo di Sidney saettò su tutti i tavoli, mentre un applauso scrosciante e il brusio delle varie conversazioni copriva per qualche istante il silenzio lasciato dal pianoforte. Ma Everett non c’era.

Sidney si alzò per bere un sorso d’acqua dalla caraffa appoggiata sul pianoforte. Poi si rimise a suonare.

 

 

 

 

 

 

 

Sidney aveva orari da musicista: non tornava mai a casa prima delle tre di mattina e non era mai a letto prima delle cinque. Ma dormiva da un pezzo quando Everett suonò al citofono.

“Devi capire che ti amo, Sid.”

Sidney lo lasciò sulle spine per parecchi istanti prima di aprire il portone.

  
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