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Autore: Feliveli    27/06/2014    1 recensioni
Io,che non ero ne spigliata,ne sicura di me stessa. Io,che prima di parlare formulavo la frase nella mia testa,perchè altrimenti nel dirla mi sarei impanicata,impicciata.
Io che non ero mai abbastanza per me stessa.
Io,che un giorno non ressi più. Che impugnai la lametta. Che vidi il sangue uscire e mi sentì incredibilmente viva. Io,finalmente capace di sbagliare,di prendere in mano le redini della mia vita.
Questa one shot è per chi si è perso,un po' come mi sono persa io,ma non permetterà a niente e nessuno di spegnere la propria luce,un po' come non lo permetterò io.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I bled just to know I was alive La prima volta che ho inciso la mia pelle con una lametta avevo più o meno 13 anni. Una vita vuota e deludente alle mie spalle mi aveva portato ad una totale apatia nei confronti di tutto e di tutti. Le mie giornate passavano lente,scandite dalle campanelle di scuola e dal suono scoppiettante dei popcorn nel microonde. E la mia vita non si muoveva. Io non mi muovevo. Dal divano al letto. Dal letto al divano. E la vita mi sfuggiva dalle mani,come un autobus in corsa. Dovevo trovare un modo per fermarla. In quel periodo avevo di quelle amicizie di cui le mamme ed i papa' non andrebbero fieri. Ragazze con le maglie sempre un po' troppo scollate,ragazzi con i pantaloni calati,sempre con qualche cosa da fumare fra le dita. Ed io non avevo neanche mai provato una sigaretta. Sbagliai tanto,o forse tutto. Sbagliai quanto basta per avere la conferma di essere ancora viva. Sembra stupido,non è vero?
Ma scommetto che anche tu che stai leggendo almeno una volta nella vita ti sei sentito spento,morto. E magari anche tu hai sbagliato tanto,o forse tutto. O magari lo stai facendo proprio ora. E ti senti solo,inadatto,sempre cosi fottutamente fuoriluogo. Già,ti capisco. Ma prendiamo un bel respiro e proviamo a continuare il racconto.
Ecco,dicevo..frequentavo ragazzi più grandi di me con cui non mi sentivo mai a mio agio,non portavo maglie scollate e non sapevo neanche come baciarlo un ragazzo. Le ragazze del gruppo parlavano di preservativi e di sbronze. Ed io non bevevo neanche il crodino. E cosi fui allontanata dalla comitiva o,come sostengono loro,mi allontanai.
La mia vita torno' a riacquistare la monotonia che aveva prima,tutta televisione e popcorn,che oltretutto iniziai a comprare già pronti visto che in casa non c'era più il microonde.
Mi buttai a capofitto nello studio,nella lettura ed iniziai pure a scrivere. Ma non ero mai soddisfatta di quanto studiassi,di cosa leggessi,o di come scrivessi. Io non ero mai abbastanza per me.
Alessia non era mai abbastanza per se stessa.

Avevo sentito parlare dell'autolesionismo da una coppia di amici in un bar,il loro tono severo e contrariato mi aveva colpita: ne parlavano come si parla di una rapina a mano armata,di un minorenne trovato con una dose di chissa' quale merda,o come di un padre che ammazza la moglie ed i figli. Uno dei due aveva beccato la figlia che usciva dal bagno con il braccio insanguinato e non l' aveva presa tanto bene. "Ha tutto,le abbiamo sempre dato tutto ciò di cui aveva bisogno". Raccontava.."Voleva uscire?La facevamo uscire. Voleva saltare un giorno di scuola? ebbene restava a casa. La verità è che sti pischelli d'oggi non sono mai soddisfatti,non so mai contenti".
Eccola la,ci risiamo. Di nuovo criticati in massa,etichettati come la generazione dei coglioni.
Pagai il mio cornetto e me ne uscii.
Feci il tragitto fino a casa ripensando a quella ragazza,al suo gesto non troppo diverso da quello che avrei voluto fare io. Che poi avrei fatto.
Era il periodo prima degli esami ed io non avevo voglia di studiare. A casa ero sempre sola,mia madre lavorava tutto il giorno,mio padre,data la separazione da mia madre,era andato via di casa e mio fratello lo aveva raggiunto nella nuova casa da poco. Ed io ero sola. In tutti i sensi.

Mi presi una cotta per un ragazzo di classe mia,dalle spalle larghe e con il viso su cui faceva capolino già un primo strato di
peluria.Diventammo ottimi amici,niente di più. Mi raccontava della ragazza che gli piaceva,di quanto fosse spigliata,sicura di se stessa. Mi raccontava di quanto questa cosa lo facesse impazzire.Ma ad impazzire ero io. Di gelosia. Io,che non ero ne spigliata,ne sicura di me stessa. Io,che prima di parlare formulavo la frase nella mia testa,perchè altrimenti nel dirla mi sarei impanicata,impicciata.
Io che non ero mai abbastanza per me stessa.
Io,che un giorno non ressi più. Che impugnai la lametta. Che vidi il sangue uscire e mi sentì incredibilmente viva. Io,finalmente capace di sbagliare,di prendere in mano le redini della mia vita. Che divenni la protagonista del racconto dei due tizi al bar il cui padre però non l'avrebbe mai scoperta,perchè viveva in un'altra casa con il fratello,lontano.
Fu la prima,ma non l'ultima volta. Lo facevo perchè la vista del sangue mi dava la conferma che nonostante l'anima fosse morta,il corpo non lo era. I BLED JUST TO KNOW I WAS ALIVE. Il cuore batteva e se lui era riuscito a sopravvivere all'impatto,anche l'anima sarebbe rinata.

Oggi molte cose sono cambiate,io sono cambiata. Ho vagato per diversi ospedali alla ricerca della cura che guarisse la mia anima ferita,uscendo delusa da ciascuno di essi. MA NON BASTA CAMBIARE OSPEDALE PER GUARIRE L'ANIMA. E questo lo si capisce solo con gli
anni. Oggi io di anni ne ho quasi 16,un bagaglio piuttosto pesante alle spalle,di cui però vado fiera.
Cosi come dovresti andarne fiero tu,che stai leggendo la mia storia,che forse ti ci specchi,che forse stai cercando ancora il tuo di ospedale,che vorresti che la tua anima guarisse o che almeno si svegliasse. Che ti senti sbagliato,inadatto,insicuro. Che per sentirtici un po' meno fumi un'altra sigaretta. Fino al filtro. Fino a sentirti male. Fino a che trovi la forza necessaria per cercare l'ennesimo ospedale.
Ecco,io non ti conosco,ma voglio dirti ciò che avrei voluto che qualcuno dicesse a me quando ero io ad affondare.
Semplicemente voglio dirti di ricordarti che la vita non si ferma di fronte a nulla. Che per un giorno di merda devi avere la forza di inventartene altri dieci migliori,che il sole la mattina alla fine sorge sempre. Che forse dovrai aspettare un po',ma che un giorno ti svegliarai e ti renderai conto che quello è il tuo nuovo giorno,il tuo nuovo punto d'inizio,la tua nuova base.

Lo so,non sono nessuno io. Ma avrei voluto che qualcuno dicesse a me queste parole,che mi desse speranza.
Quindi oggi lo scrivo qui,forse a qualcuno servirà. Perciò se tu sei quel qualcuno,tieni
duro! NEVER GIVE UP. Non mollare mai. E aspetta il tuo giorno nuovo,perchè vale sempre la pena di viverlo.
  
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