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Autore: crazyfrog95    27/06/2014    17 recensioni
Tutti odiavano Naruto Uzumaki. Lui era un demone, un mostro, e perciò andava evitato a prescindere. Ma Naruto era molto più che un semplice dodicenne. Un potere ancora più grande del Kyuubi era sepolto in lui, un'abilità perduta da secoli... Con l'aiuto del Terzo Hokage, del buffo Jiraya, dei suoi amici, e magari di... qualcuno di speciale, riuscirà a emergere dal baratro della sua solitudine, e a realizzare il suo sogno?
Salve! Questa storia mi è venuta in mente sintetizzando tutto ciò che non mi piace della storia originale, e modificandolo come piace a me. i protagonisti saranno abbastanza OOC: Naruto sarà più sveglio, Sasuke più amichevole e Sakura meno inutile. È la mia prima storia, ma non vi chiedo assolutamente di essere pietosi nelle recensioni. Anzi, vi chiedo di criticare e farmi presente tutto ciò che secondo voi non va, farò tesoro delle critiche cercando di migliorare. Detto questo, buona lettura :)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Hiruzen Sarutobi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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Un'Infanzia Difficile


Il sole splendeva sul Villaggio della Foglia. Era una giornata tipicamente estiva, con una leggera brezza che spazzava via l'umidità, rendendo il caldo torrido molto più sopportabile. Quei raggi che baciavano le foglie dalle quali il villaggio prendeva nome, si riflettevano sulla chioma dorata di un bambino, che tornava a casa dopo la lezione all'Accademia Ninja. Naruto Uzumaki aveva ormai 6 anni. Era un ragazzino piuttosto introverso, era raro che i suoi occhi azzurro cielo incontrassero quelli di qualcun altro, poiché nessuno al villaggio voleva avere a che fare con lui. 

«Demone! Mostro! Assassino!» questi erano i modi con cui gli abitanti di Konoha usavano rivolgersi a lui, mai nessuno che gli rivolgesse un gesto o una parola amichevole. Il povero ragazzo era cresciuto con questa fama, e questa pesava su di lui. Nessuno tra i suoi compagni all'Accademia voleva mai giocare con lui, perché i loro genitori li avevano avvertiti di stargli lontano. Nessuno? No, in realtà c'erano due bambini che non lo disprezzavano. 
Uno di loro era Sasuke Uchiha. Aveva più volte sentito nominare il biondino dalla sua famiglia, e quando una volta aveva chiesto alla madre chi era, e perché era trattato così, la madre gli aveva risposto con un sorriso malinconico.
«Quel bambino è figlio di una mia carissima amica, è ingiusto che tutti lo trattino come un mostro, perchè non lo è affatto...».
Questo, e il fatto che suo fratello maggiore Itachi lo trattasse come un amico, per lui erano motivi più che sufficienti per non odiarlo. Tra loro c'era un rapporto amichevole, anche se non erano proprio amici per la pelle, ma si rispettavano a vicenda.
E poi, c'era una bambina che lo osservava da lontano, senza farsi notare. Hinata Hyuga, primogenita ed erede del clan più nobile della Foglia, era rimasta fin dal primo sguardo attratta dai quei capelli color del sole e quegli occhi blu come il mare. Anche lei, una volta, aveva chiesto a sua madre chi fosse quel bambino, ma la madre non aveva saputo, o voluto risponderle. Questo alimentava la sua curiosità e l'interesse verso quel misterioso ragazzino.

A scuola non era il migliore, ma non poteva di certo dirsi il peggiore. Era forte e agile, e aveva un'energia inesauribile, mai nessuno lo aveva visto a terre senza forze. Ma per quanto fosse pacifico, nessuno lo apprezzava, nessuno lo capiva.
In realtà, al villaggio, erano pochi a sapere davvero chi fosse quel bambino: i jonin superiori, quelli che erano stati compagni e amici dei suoi genitori, e l'Hokage. 
Già, l'Hokage... Quando, sei anni prima, era tornato al villaggio con i cadaveri del Quarto Hokage e di sua moglie, e con in braccio un bambino con dei baffi sulle guancie, tutti avevano gridato allo scandalo:
«Quel bambino è la Volpe a Nove Code! Perchè allevare un mostro?! Bisogna ucciderlo subito!»

Ma il Sandaime non aveva mai badato alle critiche. Aveva tenuto Naruto in casa con sè, sfidando le critiche di chiunque, e lo aveva allevato come un nipotino assieme a suo figlio Asuma, che per il biondino era ormai divenuto come uno zio. In casa dell'Hokage Naruto aveva conosciuto Konohamaru, nipote del Terzo, e aveva stretto con lui un rapporto bellissimo, lo considerava come un fratellino, e insieme a lui passava dei bellissimi momenti di gioco e delirio.

Già, perché, nonostante fuori casa nessuno lo avvicinasse, il suo atteggiamento cambiava completamente all'interno delle mura domestiche. Si trasformava in un ragazzino allegro e spensierato. Si era abituato a vedere il Sandaime come un nonno, ed era cresciuto senza sapere del demone che portava dentro di sè. 
Hiruzen ricordava benissimo quando, una volta, il piccolo Naruto era tornato a casa in lacrime, perché dei bambini più grandi lo avevano picchiato.

*Flashback*
«Sandaime... Perchè tutti mi trattano così? Cosa ho fatto di male? Tu lo sai?» Gli aveva chiesto piangendo. Hiruzen lo aveva abbracciato, ridendo sommessamente, come faceva ogni volta, per il modo in cui il piccolo lo chiamava. Aveva infatti sentito altri chiamarlo così, e aveva fuso quel titolo onorifico con un atteggiamento confidenziale, tipico di un bambino. Anche se gli anni erano passati, quell'abitudine gli era rimasta. «Vedi Naruto» gli aveva risposto triste l'Hokage «Tu sei speciale, gli abitanti del villaggio hanno paura di te, perchè non capiscono quanto tu lo sia. Sono stupidi. Non odiarli, perchè non è colpa loro, ma neanche colpa tua. Dai retta solo a chi ti tratta amichevolmente, un giorno riuscirai a farti amare da tutti. Adesso sei ancora troppo piccolo per sapere perchè, ma quando sarai più grande, ti prometto che ti racconterò tutto. Però tu devi promettermi che non ti metterai nei guai. Siamo d'accordo?».
Il piccolo lo aveva guardato dubbioso ma alla fine aveva annuito.
«Fidati di me» Aveva concluso con un gran sorriso, e il piccolo Naruto aveva risposto con un sorriso dolcissimo.
*fine flashback*



Sotto la supervisione del maestro Iruka Umino, uno dei pochi che non odiavano Naruto, in Accademia erano soliti allenarsi nel Taijutsu, affrontandosi a coppie. Tutti erano felici di avere l'occasione per suonarle a Naruto, ma non era facile sopraffare uno instancabile come lui. L'unico che riusciva a combattere con lui alla pari, era anche l'unico che non provava lo stesso piacere degli altri nel farlo.
Sasuke Uchiha non si divertiva a picchiare Naruto, perché non lo odiava come tutti, ma lo rispettava e lo considerava un ottimo avversario. Fu proprio durante uno di questi allenamenti, in un momento in cui si trovava in svantaggio, che risvegliò per la prima volta l'abilità innata del suo clan, lo Sharingan.
Da allora, suo padre, che aveva assistito allo scontro, iniziò ad allenarlo nell'uso dei suoi occhi, in modo che diventasse forte come suo fratello maggiore, che nel villaggio era considerato l'ANBU più potente, e ne era il capo.

Ma in quei giorni successe una cosa terribile.
Durante una notte, il clan di cui faceva parte il piccolo Sasuke venne completamente sterminato da suo fratello Itachi. Sasuke era l'unico sopravvissuto.
Questa tragedia lo aveva sconvolto. Per giorni si era chiuso in se stesso, allontanando chiunque cercasse di consolarlo, bambino o adulto che fosse. Naruto aveva saputo ciò che gli era successo. Faticava a crederci, aveva conosciuto Itachi, ed era suo amico, lo aveva sempre aiutato, non credeva che avrebbe mai potuto compiere un atto di tale malvagità...


*Flashback*
Tornava dall'accademia, dopo la lezione sugli shuriken, e aveva voglia di mangiare qualcosa, magari un po' di ramen...  Aveva già l'aquolina all'idea...Mentre tornava a casa, lungo la strada, un movimento vicino a un cespuglio attirò la sua attenzione. Si avvicinò, vedendo un gatto che si allontanava verso il boschetto lì vicino. Preso dalla curiosità di vedere dove andasse, lo inseguì, senza accorgersi di dove andava, e dopo alcuni minuti finì per perdersi. 
Vagando tra gli alberi, in cerca di qualcosa che potesse aiutarlo a orientarsi, a un certo punto sentì il terreno mancare sotto i suoi piedi, e cadde nel vuoto, restando aggrappato con le mani al terreno, penzolando nel vuoto. Inconsapevolmente si era avvicinato troppo ad un precipizio, il cui limite non si vedeva perchè coperto dalle foglie, e senza accorgersene, per seguire quel gatto aveva messo un piede in fallo, e sarebbe precipitato per metri, se avesse mollato la presa. Si teneva aggrappato con tutte le sue forze, ma dopo alcuni minuti di tentativi falliti di risalire, cominciò a stancarsi. Le sue dita stavano perdendo la presa, e lui non sapeva cosa fare. La paura lo aveva invaso, gli occhi cominciarono a lacrimare. 
A un certo punto, non ce la fece più. Le sue dita intorpidite mollarono la presa, e lui d'istinto chiuse gli occhi mentre precipitava. Ma mentre era in caduta libera, sentì un paio di braccia prenderlo al volo, e, aprendo gli occhi, vide un ragazzo moro, con profonde occhiaie, che saltava da un ramo all'altro, avvicinandosi al terreno sottostante e atterrando con delicatezza, poggiandolo a terra con cautela. Alzò gli occhi sul suo salvatore, e questo gli fece un sorriso. «Devi stare attento a dove vai, o rischi di farti male. Questa zona è pericolosa, ci sono molte buche in cui è facile cadere, perchè le foglie e i rami le nascondono. Per fortuna passavo da queste parti e ti ho visto in tempo.». 
Per lui era una cosa nuova: nessuno al di fuori di casa sua era mai stato gentile con lui. «Tu chi sei?» Gli chiese, incuriosito. 
Questo rispose sorridendo «Io sono Itachi Uchiha. Vieni con me, ti offro un gelato». 
*fine flashback*



Da quel giorno, Naruto adorava letteralmente Itachi. Lo aiutava quando gli altri bambini lo aggredivano, lo teneva fuori dai guai, giocava con lui quando ne aveva il tempo, e gli aveva fatto conoscere il suo fratellino, Sasuke, che aveva la sua stessa età.
Ora Sasuke era lì, in piedi in un angolo del giardino, senza che nessuno avesse il coraggio di avvicinarsi. Ma Naruto non poteva lasciarlo da solo, e così gli si avvicinò.


Sasuke sentì un rumore di passi vicino a lui, chi era che si stava avvicinando? Si voltò, e a poca distanza da lui c'era Naruto. Non voleva farsi vedere così, gli occhi arrossati dalle lacrime, voleva dimostrarsi forte, come il nome del suo clan. Non voleva la compassione di nessuno.
Ma gli occhi di Naruto non esprimevano compassione. Di scatto, senza che se ne rendesse neanche conto, Naruto lo aveva abbracciato. Sasuke rimase paralizzato. Il suo primo istinto fu di spingerlo via, ma non ci riuscì. Si sentiva stranamente meglio, quel gesto valeva più di mille parole: era come se Naruto stesse urlando "Non sei solo".
Senza volerlo neanche impedire, Sasuke si ritrovò a piangere sulla spalla di Naruto, senza più l'impulso di allontanarlo. Da quel giorno, tra loro nacque un legame unico. Non andavano d'accordo, si punzecchiavano continuamente, ma si volevano bene. Ognuno sapeva che poteva contare sull'altro. Era come se fossero fratelli, non legati dal sangue, ma da qualcosa di più forte.
E così gli anni passavano...

   
 
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