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Autore: mormic    27/06/2014    8 recensioni
Effie ha estratto decine di nomi da quella boccia di vetro, ma i suoi unici vincitori, nonostante stiano partecipando alla loro seconda arena, sono stati estratti solo una volta dalle sue dita affusolate. Sono volontari. E questo dovrà pur fare la differenza. Una differenza che Effie dovrà affrontare come non avrebbe mai nemmeno sospettato.
E dalla sera dell'intervista di lei non si sa più nulla, fino alla fine, quando riappare provata e fragile.
Questa è la sua storia, mentre in tutta Panem è il caos della rivoluzione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Plutarch Heavensbee
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grigio e Oro'
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CAPITOLO 5
 
“Sei tu che te la prendi comoda, Heavensbee!” esclama Haymitch alzandosi di scatto dal divano, lasciandomi lì a far finta di non aver pianto.
Siano benedetti i cosmetici resistenti all’acqua.
“Poche storie, Haymitch! Adesso siamo qui, non perdiamo altro tempo!” ribatte Plutarch, beffardamente allegro, andandosi a sedere sulla poltrona alla mia destra.
Haymitch si riposiziona accanto a me, un po’ più distaccato, e il tipo che non conosco si siede sulla poltrona alla sua sinistra.
“Katniss è riuscita ad usare la spillatrice che le hai mandato” dice Plutarch, adesso serio, gli occhi azzurri fissi in quelli grigi di Haymitch.
“Sapevo che ce l’avrebbe fatta. Un problema è risolto. Speriamo che non la perdano e almeno questa sarà una cosa di cui dovremo smettere di preoccuparci” dice lui.
Vedo nei suoi occhi passare una folata di sollievo, le sue spalle rilassarsi un attimo, come si fossero alleggerite di un carico, poi, repentinamente, cambiano di nuovo atteggiamento e si contraggono di nuovo. Si sporge in avanti e posa i gomiti sulle gambe, unendo le mani. Di nuovo quel suo gesto nervoso.
“Non abbiamo molto tempo – inizia Plutarch – dovrai darti da fare, vecchio, per trovare nuovi sponsor, perché presto i ragazzi dovranno affrontare qualcosa di molto peggio della sete” dice.
Non so stare ferma, seduta ad ascoltare, così mentre loro parlano io, improvvisamente colta dalla necessità di fare qualcosa, qualsiasi cosa, mi avvicino al tavolo dei liquori e verso da bere per tutti.
“In quale settore dell’orologio sono?” domanda Haymitch preoccupato.
“In quello della nebbia. Si sono accampati per la notte. Se non si muoveranno li raggiungerà tra circa due ore” spiega Plutarch secco.
Orologio?
Velocemente la mia memoria scorre le immagini dall’alto dell’arena: il cerchio d’acqua, la cornucopia al centro, il suo braccio proteso, i dodici settori.
“Devo trovare uno sponsor entro due ore” dice Haymitch in un filo di voce.
Non c’è bisogno che mi spieghi perché sembra già solo questo una missione quasi senza speranza.
Due ore.
Impossibile.
“Alle tre sarà il turno delle scimmie” continua Plutarch.
Credo di non aver capito con esattezza di cosa stiano parlando, a parte l’orologio.
“Nebbia, scimmie, non mi sembrano dei grandi problemi…” osservo forse un po’ troppo ad alta voce.
“Non lo sarebbero se la nebbia non fosse una nuova versione letale dell’acido fluoridrico e le scimmie degli ibridi carnivori e molto affamati” spiega brevemente l’uomo che non conosco.
Il mio sguardo si sposta su di lui, a disagio. È giovane, forse sulla trentina, capello scuro. Indossa dei finti occhiali con una sottile montatura nera; finti perché nessuno a Capitol City ne ha più bisogno: i difetti della vista si risolvono a suon di laser e colpi di micro bisturi.
“Non credo ci abbiano presentati” faccio notare, piuttosto risentita.
“Colpa mia. Effie Trinket, il mio sceneggiatore, Augustus Oldage” ci presenta.
Improvvisamente, non so perché, sono arrabbiata.
“Quindi è lei che scrive questi meravigliosi colpi di scena del copione” osservo acida.
“Effie…” cerca di riprenderemi Haymitch, capendo che sto per arrabbiarmi. Cosa che per altro non succede mai.
Ma credo che oggi il vaso di Pandora sia stato aperto.
“I giochi devono essere veri, Effie. Se non diamo agli spettatori ed al presidente del buon materiale la nostra principale copertura salta. Non possiamo insospettire nessuno” spiega Plutarch.
Io sono in piedi, con il vassoio e quattro bicchieri pieni in mano, e tutto trema tintinnando.
Riesco a chinarmi per offrire da bere. Plutarch è il primo a prendere lo scotch, cercando di bloccare i suoi occhi nei miei. Io mi volto in fretta, girandomi verso Haymitch. So che se guarderò lo stratega negli occhi ogni mia educazione andrà a farsi benedire.
“Quindi, se il principio è lo stesso, nessuno dei ragazzi sa di essere in un orologio” osservo asciutta.
“No, nessuno” conferma Plutarch.
“Non potevamo permetterci errori. Se qualcuno nell’arena avesse reagito prima dei dodici orrori, qualcuno avrebbe potuto mangiare la foglia” spiega Augustus.
“Dodici orrori?” domando sbigottita.
“Sono gli Hunger Games, Effie. Non una passeggiata di salute” aggiunge Plutarch, con una punta di leggerezza che suona davvero fastidiosa.
“Li decimerete, così” sospiro, sentendo improvvisamente le braccia molli. Per fortuna Haymitch intercetta il vassoio prima che mi cada dalle mani. Mi lascio cadere di nuovo sul divano, sconfitta.
“Finché non capiranno di essere in un orologio e come funziona. A quel punto saranno più sicuri. Nel frattempo gli orrori serviranno, non solo a distrarre il pubblico e Capitol City dal nostro vero obiettivo, ma sgombreranno anche il campo da eventuali nemici pericolosi”. Devono resistere solo tre giorni, Effie” spiega Haymitch.
Non commento. C’è poco altro che io possa dire senza sembrare lagnosa e polemica.
“Abbiamo messo a punto il sistema di comunicazione con chi sarà nell’arena; Finnick, Mags e tutti gli altri tributi che fanno parte della causa, sono stati avvertiti prima che salissero nel loro ascensore dai loro stilisti. È stata una gran fortuna che tutti abbiano deciso di collaborare” spiega Plutarch.
“Come funziona?” domanda Haymitch scolandosi in un sorso il suo bicchiere.
Credo che berrò anche io.
“Invieremo loro del pane. Il tipo indicherà il giorno, il numero di panini l’ora della fuga. Non si dovranno preoccupare di raggiungere un punto di incontro, perché l’overcraft che stiamo preparando per l’operazione è quello con cui preleviamo i corpi nell’arena, per cui con il localizzatore a bordo riusciremo ad individuarli con esattezza. Questo comporta però che se anche Capitol City si accorgerà di quello che stiamo facendo, anche loro potranno localizzarli. Per questo, ai tributi ribelli è stato comunicato di rimuovere il cip dal braccio di Katniss e Peeta in caso di emergenza. Saranno gli unici a non sapere cosa starà accadendo” continua Plutarch.
Un terribile mal di testa comincia ad affacciarsi alle mie tempie.
E anche milioni di domande. Ma abbiamo pochissimo tempo, quindi è meglio che le tenga per me.
“Notizie dal 13?” chiede Haymitch stringato.
“Sono riuscito a mettermi in contatto poco meno di mezz’ora fa. Ecco spiegato il nostro leggero ritardo. Se tutto va come previsto il riscatto avverrà tra quarantotto ore” Plutarch si sistema meglio sulla poltrona e sorride soddisfatto.
“In quarantotto ore con tutte le trappole che avete piazzato in quella maledetta cupola potrà succedere di tutto” osserva Haymitch con una smorfia di disappunto.
“È a questo che serve il tuo lavoro. Trova degli sponsor e il modo di tenerli in vita” gli dice Plutarch freddamente.
“Ehi, amico, non ti scaldare. Lo so perfettamente quello che devo fare. Sono venticinque maledetti anni che faccio questo diavolo di lavoro” borbotta Haymitch riempiendo di nuovo il bicchiere.
“Ora, passiamo a ciò che dobbiamo chiedere alla signorina Trinket”.
Gli occhi di Plutarch si fissano su di me e sembra stiano aspettando che faccia qualcosa. Io non ho assolutamente nulla da dire, devo solo ascoltare, finalmente, ciò che mi verrà richiesto.
Perché vorrei stringere la mano di Haymitch, ora?
Incrocio le dita sulle ginocchia accavallate e aspetto.
Plutarch rimane in silenzio. August sembra impegnato a prendere non so quale tipo di appunti (non dovrebbe essere una riunione segreta?), poi mi rendo conto che la penna che ha tra le mani non ha la punta e che il blocco in realtà è un pannello di controllo ultrasottile. Credo che stia guardando i giochi mentre noi parliamo.
La cosa mi irrita.
“Sono ancora tutti vivi, giusto?” domando improvvisamente, nervosa.
Sento Haymitch non riuscire a trattenere un verso che riconosco come risata.
Plutarch tossisce, nasconde i colpi dietro un pugno e le guance gli si arrossano.
Il signor Oldage alza gli occhi dal piccolo schermo, ma li tiene sempre nascosti dietro il suo finto paio d’occhiali. Il suo colorito se ne è andato, assieme alle sue parole.
“Si, signorina Trinket” riesce a dire quasi balbettando.
“Bene, allora possiamo anche spegnere, momentaneamente, no?” chiedo cercando di non dimenticare la cortesia di cui sono sempre capace, anche quando nella testa vorticano solo possibili insulti.
Oggi è più difficile.
“Non può, Effie. Dobbiamo avere sempre tutto sotto controllo” spiega Plutarch.
Trattengo a stento uno sbuffo spazientito. Il loro controllo non servirà a tenere vivi i miei ragazzi. Servirà solo a vederli morire in diretta.
“Va bene” acconsento controvoglia.
Plutarch mi squadra ancora prima di riprendere il discorso. Haymitch invece è intento ad osservare il suo bicchiere. Sembra leggermente divertito.
“Effie – Plutarch passa al mio nome per sembrare più amichevole, lo so – abbiamo bisogno che tu stabilisca un contatto utile con Tigris Dumas” conclude rapidamente.
Mi da l’impressione che abbia voluto stringare in questa semplice frase mille segreti che non conosco.
“Tigris? La stilista?” chiedo allibita.
Tigris Dumas è una vecchia stilista che ha partecipato ad almeno trenta edizioni degli Hunger Games. Ha cominciato giovanissima come membro dello staff preparatori del distretto 4, facendo una rapida ascesa fino a diventare una delle più ambite stiliste non solo dei Giochi. Qualche anno prima era misteriosamente scomparsa dalla circolazione e si era dimessa, cosa alquanto rara, senza una valida motivazione.
Non capisco cosa possa avere a che fare con tutta questa storia.
“Sì, la stilista. So da fonti sicure che è ancora a Capitol City e, vista la sua repulsione per gli Hunger Games e soprattutto per il sistema, potrebbe essere un elemento cardine con il collegamento alla Capitale, dopo il riscatto dei tributi” prosegue fornendo spiegazioni che mi creano solo altre domande.
“Repulsione per gli Hunger Games?” domando ripetendo ciò che ho appena ascoltato.
È Haymitch questa volta a rispondermi.
“Tigris ha abbandonato il suo lavoro perché non sopportava più l’idea di vestire ‘ragazzi sacrificali che venivano mandati al martirio come dimostrazione di virilità di un sistema dittatoriale e oppressivo’ – dice imitando goffamente la sua voce – non credo riuscirò più a dimenticare questa frase” ammette bevendo.
A quanti bicchieri siamo?
“E dal momento che Cinna non potrà più seguire Katniss…” ricomincia Plutarch, ma lo interrompo con veemenza. Qualcosa qui non quadra.
“Che sciocchezza! Cinna non lascerebbe mai Katniss!” esclamo ingenuamente.
Guardo Haymitch, sperando che abbia una buona spiegazione anche questa volta, ma lui rimane silenzioso e torce entrambe le mani attorno al bicchiere.
“Cinna è stato fatto prigioniero questa mattina” liquida brevemente Plutarch.
Haymitch sgrana gli occhi e io ho un forte giramento di testa che non mi permetterà di alzarmi dal divano, che è quello che vorrei fare, perché la notizia è a dir poco sconvolgente.
La confusione che mi attanaglia non mi permette neanche di realizzare che vorrei piangere.
“Plutarch! – esclama Haymitch, quasi abbaiandone il nome – Effie non sapeva di Cinna!” esplode.
Non sapevo cosa? Cos’è che devo sapere? Perché Haymitch sembra tanto scosso adesso?
“Bè, avresti dovuto dirglielo” controbatte lo stratega.
“No che non avrei dovuto! L’avrei spaventata a morte! Esattamente come hai fatto tu adesso!”.
Haymitch si alza dal divano e comincia a percorrere a grandi passi tutto il salotto.
“Sta bene?” domando tremante.
“Non sappiamo se sia effettivamente ancora vivo. Dopo aver fatto bruciare a Katniss l’abito da sposa sul palco delle interviste, ha dichiarato guerra aperta a Snow, dimostrando di essere un ribelle. Il loro intervento è stato tempestivo”.
Batto una, due, tre volte le palpebre, nella speranza che gli occhi riassorbano le lacrime. Ma non riesco a respirare.
Cinna è il migliore. Un genio assoluto. Un uomo di buon cuore.
Non posso credere che… non riesco neanche a formulare il pensiero.
Avrà mai fine questa giornata?
Qualsiasi parola cerchi di far uscire dalle mie labbra, mi si strozza in gola.
“Effie, sei l’unica che può avvicinare Tigris senza destare sospetti. Uno dei tuoi compiti da accompagnatrice è occuparti di eventuali sostituzioni per defezioni dello staff, giusto? Se questi Giochi non fossero una farsa, cosa accadrebbe se Katniss dovesse vincere di nuovo? Avrebbe bisogno di uno stilista! Ora: ufficialmente Plutarch dovrebbe comunicarti che Cinna è stato rimosso dall’incarico, quindi tu hai il diritto di cercare un rimpiazzo, contattando gli stilisti che ritieni più idonei. I contatti con loro, se effettuati da te, non potrebbero destare alcun sospetto. Ecco perché ti stiamo chiedendo di raggiungere Tigris Dumas” conclude Haymitch.
Forse ho ascoltato solo la metà delle parole che ha pronunciato. Il resto lo sentivo rimbalzare contro il cilindro di cristallo dentro il quale mi sento di essere finita.
Costringo il mio cervello a lasciare andare l’argomento Cinna velocemente, perché vedo Plutarch già ai blocchi di partenza, pronto a scattare dalla poltrona.
Non mi lascia neanche il tempo di reagire, di assimilare ciò che mi hanno detto, di capire in cosa realmente mi sto infilando quando aggiunge.
“Hai quarantasette ore per stabilire il contatto, dopo di che, alle undici di sera, dovrai essere assieme ad Haymitch sul tetto del centro di addestramento, il campo di forza sarà disattivato e potremmo venire a portarvi via. Se per un qualsiasi motivo non dovessi riuscire a farcela, trova un posto dove nasconderti, perché non credo che Snow vorrà lasciare qualcuno di noi, e per noi intendo chiunque abbia avuto contatti diretti con i tributi negli ultimi cinque anni, libero di fare la propria vita. Troverò il modo di farti avere una lista di contatti sicuri”.
Ascolto quel fiume di parole cercando di non dimenticare neanche una virgola.
Poi mi torna in mente lo stesso pensiero che mi aveva immobilizzata prima di entrare nella camera di Haymitch.
“Plutarch – lo fermo mentre già si sta alzando – Katniss non è incinta” dico rapidamente, afferrandolo per un polso.
“No, lo so - scambia una rapida occhiata con Haymitch - Snow mi ha già chiesto di fare rapporto sulla questione. Sarò costretto a dirgli che non ho nessuna prova al riguardo. Che non sono stato ragguagliato su nulla. Che non mi hai avvertito di nessun particolare problema. Questo ci lascia due speranze, lo sai: Snow potrà credere che Peeta si sia deliberatamente inventato tutto o credere che il team, e in particolar modo tu, abbia scelto di non dire nulla. Certo, la tua nuova preoccupazione di voler sembrare una squadra a tutti i costi non aiuterà. Ma se conosco Snow, non si è bevuto neanche una virgola della storiella del bambino. In ogni caso, a questo punto, non fa molta differenza” conclude, aspettando una mia risposta.
Ma non ho niente da dire. Ha ragione.
Adesso capisco perché Haymitch mi ha tirata dentro questa faccenda. C’ero già dentro con tutte le scarpe.
Non avevo capito la gravità della questione, fino a quell’attimo davanti la porta.
Haymitch ha trovato una via di fuga anche per me.
Sono scossa a tal punto che quando Plutarch e August si alzano per andare via, riesco solo a farfugliare dei saluti veloci, guardali andare via e osservare in piedi, a bocca serrata, che si chiudono la porta alle spalle.
Il mio silenzio vale più di mille altre parole.
Haymitch si avvicina e mi abbraccia di nuovo, posando il suo mento sulla mia testa.
"Non avere paura, bocca di baci. Ce la faremo".
 
Salve a tutti!
Mi scuso enormemente per il lungo tempo di attesa per questo capitolo, ma ho avuto giorni movimentatissimi!
La nostra Effie Trinket è ufficialmente un nuovo membro della ribellione!
Non vedo l’ora di andare avanti e spero di farlo il prima possibile!
Per adesso.. spero vi piaccia!
Recensite, ve ne prego!
Mor
   
 
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