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Autore: roro    21/08/2008    19 recensioni
E io, io continuo a prendere questo schifo, le mani sempre più appiccicose. Perchè mai io abbia accettato di fare una cosa simile, non so. Io, che mi annoio a far tutto, sto cucinando una diabolica pizza. Io. Non so se ci siamo capiti, io non faccio niente per nessuno.
E, invece, sto cucinando quello che vuole
lei. Manco fossi un cagnolino scodinzolante come quelli lì. Sbuffo. Lamentarmi con me stesso è una cacchiata, posso solo apparire un matto. Meglio concentrarci sulla ricetta che la professoressa mi ha dato a inizio lezione.
Long-fic AU ambientata ai nostri giorni: come se la caverà InuYasha in un corso di cucina?
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cucina8 Lezioni di Cucina
Capitolo 8 - Divertimento al luna park?!



Salve!
Come ho già detto per BoY... Scusate il ritardo. Ho avuto carenza d'ispirazione (E pensare che so alla perfezione che devo scrivere! XD), e non riuscivo proprio a terminarlo. Spero comunque che il capitolo più lungo del normale vi aggradi e vi strappi una risata XD.
A dopo!







Apro di scatto gli occhi.

Non riesco... non riesco a crederci. Oggi pomeriggio ho davvero detto a Kagome che mi piace.

Devo aver fumato, non ci sono possibilità. Solo nello stato di beatitudine che - si dice - il fumo dona posso aver fatto una cosa come quella.

Davvero, non posso crederci. Per di più, quando Sango mi ha chiamato per avvisarmi che le condizioni di Miroku si erano stabilizzate, me l'ha anche passata. E ci siamo accordati per uscire domani mattina.

Domani mattina alle 9.30 davanti alla stazione.

Cavolo...

Guardo disperato l'orologio digitale.

Appena le 4.30... del 14 febbraio.

San Valentino.

Potrebbe pensare che sono un avventato, e che voglio velocizzare i tempi - come se non l'avessi già fatto quando le ho praticamente urlato che la amo. Sono un caso disperato, il mio quasi-defunto fratello aveva ragione, quando mi ripeteva che avrei fatto meglio a chiudermi in un monastero.

Ormai non ho sonno.

Eppure dovrei dormire.

Dovrei perchè domani mattina devo tentare di non fare la figura dello sfigato imbranato che vuole saltare addosso alla bella di turno.

Ma non ci riesco.

Mi passo le nocche sugli occhi, ormai conscio che il sonno non tornerà più a farmi visita, e che il caldo torpore che il letto mi dona vuole che lo abbandoni.

Faccio del mio meglio per tirarmi su, ed entro nella cucina, trascinando le piante dei piedi sul pavimento gelido.

La mia cucina al buio ricorda una casa delle streghe, ed è anche più pericolosa - la mia brutta abitudine di lasciare le varie sedie sparse per la stanza...!

Un giorno, senza neppure accorgermene, ne buttai a terra una decina. Poi, al mattino, come un matto chiamai la polizia, convito che un ladro mi avesse derubato.

Quando il poliziotto di turno mi chiese cosa mi mancava, io risporsi "Nulla. Mi ha solo buttato per terra le sedie".

Dall'altro lato della cornetta mi giunse un suono soffocato, simile ad una risata. Poi nulla.

Quel bastardo mi aveva attaccato il telefono in faccia...

Accendo la luce con un gesto autormatico, e stringo gli occhi, attendendo di recuperare la vista - dannata luce che fende le mie povere iridi! Poi apro il frigo, e prendo una bottiglia di thè freddo - un istante, e il liquido è già terminato.

Non ho nulla da fare.

Potrei... Nah, forse sarebbe meglio di no... Mmm...

Potrei provare, però!

Ridacchio silenziosamente.

Uno squillo.

Due squilli.

Tre squilli...

"Dannato bastardo, cosa vuoi?".

Oh, che bello è sentire la voce del proprio fratello maggiore quando non si riesce a prender sonno!

"Nulla, nulla", rispondo pacato, sedendomi innanzi al televisore "Volevo solo fare quattro chiacchiere".

Sento chiaramente uno sbuffo di frustrazione - non osa attaccare. Richiamerei, e Rin potrebbe svegliarsi.

Cosa da evitare assolutamente.

Rin è dolce, gentile. Una santa, in poche parole.

Ma se viene svegliata...

La sua cucina impallidisce innanzi alla sua furia omicida - dipesa dalla mancanza di sonno.

Quella mocciosa ningen inizia ad urlare, strepitare, mollare calci e pugni, mordere, tirare i capelli, e tanto altro. Sesshomaru finge di non averne paura, ma l'ho visto impallidire, quando la sorellina ci ha mostrato per la prima volta la sua peculiarità maggiore.

"Quattro chiacchiere?", sussurra incredulo - sento un bip, deve aver acceso il portatile "E, di grazia, sciocco mezzo-demone... Perchè mai dovresti voler parlare con me?".

"Bah... Sei pur sempre il mio amato fratellone! Ogni tanto voglio parlare anche con te, sai?".

Nessuna risposta.

Se non fosse per i mugugni di Rin nel sonno, direi che ha attaccato e mi sta venendo ad uccidere.

"Sesshomaru, oggi vieni a lezione?".

"...".

"Non ti ho sentito".

Un respiro profondo, infastidito, e poi...

"Si".

Sorrido. "Sai che Rin preparerà la cioccolata?", insisto. E' così divertente prendere per i fondelli mio fratello, quando so che questi non potrà reagire.

"Naturalmente".

"Ce la farai a guardare tutta la lezione senza perdere i sensi?".

Sento un suono gutturale, che giudico una risposta affermativa, e poi una voce impiastrata dal sonno. Si è svegliata.

"I-Inu-Yasha?", borbotta Rin, strappando la cornetta dalle mani di mio fratello.

"Ehm... Si. Ciao Rin, come va?".

"Ho. Sonno", mi ringhia.

E spegne.

Mi chiude la chiamata in faccia.

Ahi... Dev'essere leggermente furiosa. Spero non si sfoghi su Sesshomaru - se mio fratello finisce nuovamente all'ospedale dovrò iniziare a fargli preparare una stanza nell'obitorio, e una tomba al cimitero.

Ma, sopratutto, se oggi Sesshomaru dovesse finire all'ospedale non potrei vederlo mentre osserva la preparazione della cioccolata di Rin. E sarebbe un atroce delitto, strapparmi un tale divertimento!

Afferro un giornale poco lontano e inizio a guardarlo.

Gli occhi mi si appesantiscono pian piano, ma non ho intenzione di addormentarmi, dato che ora sono le 6.

Pur di restare sveglio creo una pila sempre più grande innanzi a me.

Quando noto che un'altra ora è passata, decido di iniziare a prepararmi.

Ecco il primo dilemma: Cosa mettere?

Mi succede spesso di passare più di tre quarti d'ora alla ricerca di un vestito adatto, ma oggi ci metterò di più, a mio modo di vedere.

Non c'è un vestito consono.

Quando le 8.40 lampeggiano con ira sulla mia sveglia, afferro una camicia nera e un jeans dello stesso colore e li infilo senza fiatare.

La stazione è talmente lontana da casa mia che dovrò fare almeno mezz'ora di macchina - se c'è traffico. Se non c'è traffico, dovrei cavarmela in molto meno. In ogni caso, ho perso già abbastanza tempo.

Non sarò un perfetto gentelman, ma so anch'io che è da maleducati far attendere la donna con cui si esce. La ragazza può tardare, il ragazzo deve aspettare, ripeteva spesso Rin quando ancora lei e Sesshomaru non convivevano - si sposeranno tra neppure un mese, non devono preoccuparsi più, per queste cose.

Posteggio la macchina, e mi siedo sul cofano, trattenendo a stento uno sbadiglio.

Ero così impegnato a pensare alla relazione sentimentale tra quei due che ho fatto tutta la strada di corsa, senza neppure rendermene conto. Non so se è un bene, però...

Alle 10.25, in orario perfetto, la sagoma di Kagome spunta dalla folla e mi si avvicina imbarazzata.

Ha indossato un vestito celeste e, per la prima volta in assoluto da quando la conosco, ha i capelli legati in una coda di cavallo.

Sta molto... bene. Ma non è nel mio stile fare complimenti, così cerco di sorridere e le faccio cenno di avvicinarsi - "Non mordo mica".

Ride. "Sicuro?".

"Certo. Te lo direi se fossi un vampiro".

Annuisce divertita, e guarda prima me e poi la macchina. "Dove andiamo?".

Dubbio amletico.

Lo stesso che deve aver percorso anche la sua mente.

Macchina o a piedi?

Camminiamo come una coppietta o ci isoliamo nell'abitacolo dell'auto?

"Dove vuoi tu", rispondo, cercando di bloccare il tremito della mia voce. Spero lei abbia un'idea. In caso contrario, gireremo intorno all'argomento a lungo.

Molto a lungo.

"Mmm... Facciamo un giro a piedi, poi si vedrà". Mi prende la mano, sorridendo cordiale, e inizia a camminare.

Sembra quasi una bambina, alle prese con un gioco nuovo - spero che non mi getti via appena invecchio, però! Sarebbe deprimente - per me, almeno.

Camminiamo per un po' tra la gente, ancora mano nella mano - arrossisce ogni qualvolta sente la mia presa farsi più solida, per paura di lasciarla allontanare troppo -, finchè non la sento emettere urletti eccitati.

"Inu-Yasha, Inu... Un luna-park!".

Indica con l'indice una moltitudine di giostre colorate, per poi osservarmi supplichevole.

Non può voler andare al luna-park! L'ultima volta che ci sono stato avevo 7 anni, e papà mi mandò con Sesshomaru.

Per poco non ci rimettevo la testa...

Dato che, all'epoca - e anche adesso -, mio fratello era alla continua ricerca di un modo per sbarazzarsi di me, mi fece salire da solo sulle montagne russe, senza dirmi di legare le cinture di sicurezza.

Lascio ampio spazio all'immaginazione...

"Inu?".

Scuoto il capo.

"Ti prego".

Faccio di nuovo segno di diniego, ma lei corruga le sopracciglia.

"Te ne prego... Non ti chiederò mai più nulla!".

"D'accordo", concedo, mentre mi dona un sorriso entusiasta e mi lascia un bacio sulla guancia.

"Andiamo?".

Non aspetta la risposta, trasciandomi letteralmente dietro di sè.

Detesto le luci colorate dei luna-park, specie di mattina, quando il sole picchia e le lucine rosse e blu danno fastidio. Ma lei sembra contenta, mentre passiamo da una giostra all'altra.

Casa delle streghe.

Tiro al bersaglio.

Persino le montagne russe per cui, ripeto, ho una vera fobia.

Ma quando mi indica i pony... quell'assurda giostrina con i cavalli su cui si sale... No, quella no.

"Ma... Ma aveva detto che avresti fatto tutte le giostre con me", mormora.

In effetti, prima di entrare nella prima giostra - quell'assurdo baraccone che avrebbe dovuto farmi venire la pelle d'oca -, ricordo che mi ha strappato una promessa simile.

Bene, mi sono fatto fregare.

Quando, demoralizzato, mi indica il cavallo che ha scelto - bianco, con la sella blu e le rifiniture argentate - per poco non svengo.

"Kagome... Uno meno vistoso no, eh?".

Inclina il capo di lato. "Ma quello sembra il cavallo del principe azzurro", balbetta.

E mi fa cedere.

La carico sul cavallo, salendo poi dietro di lei.

Con un gemito, la giostrina parte, accompagnata da una melodia classica che non so riconoscere, ma che sembra adatta all'occasione.

Contrariamente alle mie aspettative, poi, sulla giostra ci sono solo coppie sorridenti.

Nessun bambino.

Kagome sorride, affondando le mani nella chioma morbida del cavallo giocattolo, tirando le redini e guardando anche me. "Non trovi sia divertente?".

Bah... Divertente non è il termine giusto, tesoro.

"Rilassante. Direi rilassante".

Qualche altro giro, poi il gioco si arresta, e scendo con un balzo - prima di sollevarla e posarla al mio fianco.

Girovaghiamo ancora un po' per il parco, prima di venire richiamati dai morsi della fame.

"Dove andiamo a pranzo?", domanda, carezzando il pupazzo a forma di coniglio che ha vinto al tiro al bersaglio.

"Er... Cerchiamo un locale aperto".

Finiamo col litigare - lei vorrebbe attraversare la strada ed andare alla pizzeria, io vorrei entrare nel fast-food proprio accanto a noi. Così decidiamo di pranzare al ristorante.

E' un piccolo locale appartato, con le pareti rosse e i tavoli tondi. Non c'ero mai stato - ma neppure lei sembra avere familiarità con il posto, perchè balbetta indecisa, quando un cameriere ci domanda quale tavolo preferiamo.

Quando finalmente decidiamo, si sono fatte le 14.40, e stiamo letteralmente svenendo - io non ho fatto colazione, e neppure lei, da quanto ho capito.

Ordiniamo il primo piatto del menù, e lo trangugiamo, senza neppure commentare la cottura del prodotto e la preparazione.

Stesso per il secondo e per il dolce.

Ma almeno usciamo dal locale soddisfatti.

"Kyah...", esclama, stiracchiandosi. Ha un'espressione di pura gioia sul volto.

"Kyah al quadrato, oserei dire. Era tutto molto buono".

Annuisce, guardandomi di sottecchi. Poi apre la borsetta, e inizia a ricercare qualcosa.

Non la disturbo, continuando il cammino al suo fianco.

Mi volto solo quando sento che qualcuno mi sta tirando la maglia.

"Cosa c'è?", mormoro. E' arrossita e mi porge un pacchetto.

E' uno scatolo rosa, con dei fiocchi colorati ed un piccolo cuore.

Una confezione da cioccolato.

Da cioccolato di San Valentino.

Lo prendo, e quasi non mi scivola di mano - sono tremendamente sudato. "S-Sicura? Vuoi davvero darmi il cioccolato di San Valentino?".

Fa cenno di si con il capo. "L'ho preparato per te. Quindi si, è tuo".

Slancio improvviso.

Le afferro il polso.

La volto.

La bacio.

Avvampa, ma risponde al bacio, passando le braccia intorno al mio collo.

Il pupazzo a forma di coniglio preme cade al suolo, accompagnando la sua borsetta.

Mi sembra di sentire qualcuno che ci invita ad andare da un'altra parte, quindi ci stacchiamo.

Ha il fiatone e mi osserva confusa. "S-Scusa", balbetta. Penso non sappia neppure perchè si sta scusando. Dev'essere una cosa istintiva, naturale.

Mi piace anche questa sua versione così timida ed impacciata, comunque...

Ci chiniamo contemporaneamente per recuperare le sue cose, sparse sul marciapiede, entrambi con un sorriso gemello sulle labbra - quando osservo il suo, noto che ricorda terribilmente quello di Rin quando mi parla di Sesshomaru. Impallidisco un po'.

Se io ho quel sorriso...

Kagome ha quel sorriso...

Rin ha quel sorriso...

Anche Sesshomaru sorride così?!?

Un groppo alla gola mi impedisce di dar voce alla mia preoccupazione - solo uno suono strozzato esce dalla mia bocca, attirando l'attenzione di Kagome.

Le sorrido, lasciandole intendere che non è nulla di grave, e poi le porgo la borsetta.

Siamo in ritardo.

E non ci importa.

Guido piano, tanto l'edificio dove si tiene il corso è a due passi, e parliamo del più e del meno.

Finchè Kagome non se ne esce con: "Chissà oggi se avrò l'occasione di incontrare tuo fratello!".

Mi volto di scatto, quasi tamponando la Smart rossa davanti a noi. "R-Rin ha detto anche a te che voleva portare mio fratello?".

Fa cenno di si, e leggo nei suoi occhi una muta preghiera. "Ehm... Dovrei darti le mie condoglianze?", domanda. E' seriamente preoccupata. Non posso che compatirla.

"Se vuoi... Ma non sarà poi così traumatico, erediterò tutta la fortuna di casa Taisho", le confido, tanto per alleggerire l'aria. Funziona.

"Ah! Allora tu aspetti la sua morte", ridacchia coprendosi con una mano le bocca.

"Si", freno "Siamo arrivati".

Parcheggio nell'unico posto libero - accanto alla macchina di Sesshomaru, segno evidente che è venuto anche lui - e scendo.

Voglio proprio vedere la faccia di mio fratello!

Allora?
Non so che dire, spero comunque vi sia piaciuto... Pensate che mancano solo due capitoli alla fine! ç.ç Come passa il tempo!
Ringrazio, prima di tutti, Meg, Aryuna e KaDe, che hanno commentato il mio spoiler sul mio blog (Se vi interessa, c'è il link nella mia scheda XD).
Anche qui niente ringraziamenti, ma come sempre...
RINGRAZIO:
ChocolaKagome
kaggychan95
crilli
AvinPhi
7919
ary22
Yunie88
Connie91
luchia nanami
Aryuna
KaDe
kirarachan
mikamey
Davvero mille grazie a tutte voi! Mi fa sempre tantissimo piacere sapere che ne pensate della fan fic ^^.
Baci a tutti, cercherò di aggiornare al più presto!
   
 
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