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Autore: Martymoli    27/06/2014    5 recensioni
"Louis?"
"Sì, Harry?"
"Grazie per avermi salvato".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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"Mamma, devo proprio?" Chiese Harry scocciato, dopo che sua madre praticamente lo trascinò fuori di casa. "Sì, devi" rispose lei, un po' scocciata dall'indifferenza che aveva suo figlio per se stesso. Perché non si lasciava aiutare? 
"No, non voglio" rispose seccamente Harry, nonostante fosse già entrato in macchina. "E... Se andasse a finire come con quell'altro dottore?" Era terrorizzato all'idea. 
Dopo ciò che era successo, non voleva più mettere piedi fuori casa. 
"Harry, lui è diverso. È un ragazzo davvero bravo, non c'è persona che ne parli male. È giovane, ha circa tre anni più di te e ne ha passate anche lui di davvero brutte. Ti giuro che questo è l'ultimo tentativo che facciamo". Harry si arrese alla faccia supplichevole della madre, sbuffando, ma si arrese. Infondo era l'ultimo suo tentativo di salvarlo. 
Anne era una madre disperata. 
Da quando aveva scoperto che suo figlio era autolesionista, aveva fatto milioni di tentativi cercando di salvarlo, ma erano stati tutti inutili. Harry non voleva combattere. Voleva solo morire. Soprattutto dopo ciò che era successo dall'ultimo psicologo da cui era andato.
Gemma, la sorella di Harry, era morta di incidente stradale due anni prima, non poteva permettersi di perdere anche lui. Era tutto ciò che aveva. 
Dopo circa dieci minuti arrivarono in una saletta, dove ogni venerdì sarebbe dovuto andare in un centro di aiuto per gli autolesionisti. Perché era lì? Lui non voleva essere aiutato.
Sbuffò, salutò la madre e decise di entrare. Vide molti ragazzi e ragazze che parlavano tra loro, sembravano tutti molto motivati ad essere felice e a smettere. Si chiese per l'ennesima volta perché era lì e si sedette, lontano da tutti. Dopo qualche minuto arrivò il ragazzo che gli avrebbe aiutati. Harry sentì il cuore battersi all'impazzata appena lo vide.
Era bassino, ma bellissimo. Aveva degli occhi grandi e blu, i capelli castano chiaro, in certe parti ordinati e in altre disordinati, le labbra sottili, ma alquanto invitanti. Perfetto.
Quel ragazzo sorrise, e Harry pensò di non aver mai visto qualcosa di più bello in vita sua. Gli occhi si ridussero a due fessure, contornati da delle rughette adorabili, e la bocca si piegò in una bellissima espressione. Oltre ad essere bellissimo era anche adorabile.
"Buongiorno a tutti" salutò con una voce abbastanza acuta, ma non fastidiosa. "Io sono Louis Tomlinson. Sono qui per aiutarvi con i vostri problemi, ma prima vi parlerò di me. 
Ho 22 anni, e studio psicologia all'università, perché tutto ciò che voglio è aiutare la gente". Harry sentì il cuore stringersi. Sentiva che quel ragazzo, Louis, era diverso dal resto del mondo. Era dolce e buono, a differenza di tutti. 
Dopo essersi presentato, raccontò la sua storia. "Mio padre ha abbandonato me e la mia famiglia quando avevo due anni. Dopo tre anni, mia madre trovò un compagno, ma mi picchiava continuamente. Lo dissi a mamma, ma lei non mi credeva. Un giorno, però, stava per uccidermi, e allora lo cacciò di casa, e ho vissuto tranquillamente per qualche anno. Poi, però, sono arrivate le scuole medie. Semplicemente non riuscivo ad introdurmi in nessun gruppo. Non ho ancora capito perché, ma io ero quello sfigato. Mi evitavano tutti. Cominciai a sentirmi tremendamente solo, e in effetti lo ero. Non avevo amici, ero emarginato da tutti. Cominciai a tagliarmi, in qualche modo mi faceva stare bene. Sono finito un sacco di volte in ospedale per infiammazioni o perché mi usciva troppo sangue, ma non avevo alcuna intenzione di smettere. Scoprono ciò che mi facevano e, oltre ad evitarmi, cominciarono a prendermi in giro, dandomi del depresso. La situazione peggiorò ulteriormente quando andai al liceo. Entrai in antipatia al figo della scuola, perciò ovviamente ero antipatico a tutti. Non avevo neanche un giorno di pace. Venivo picchiato e insultato ogni giorno. 
Mi dicevano che meritavo di morire, che ero inutile, che sarei stato per sempre solo, mi davano anche del grasso, del brutto, e molte altre cose. Iniziai a tagliarmi sempre di più, e a odiare me e il mio corpo. Non mangiavo più, e le rare volte che lo facevo vomitavo. Ero totalmente depresso. Provai a suicidarmi, cercando di morire dissanguato, ma mia madre mi trovò in tempo. Sono stato un anno in clinica, ed è stato l'anno per me più importante. Ho trovato molte persone meravigliose che mi hanno aiutato moltissimo. Non ho mai avuto ricadute, sono stato benissimo. Quando sono uscito ho conosciuto un ragazzo. Be', sì, sono gay. All'inizio era dolcissimo con me, ma ad un tratto iniziò a picchiarmi. Era così violento che ogni volta pensavo che sarei morto. Iniziò anche ad abusare di me. Provai di nuovo a suicidarmi, ma fui fermato da un amico che avevo conosciuto in clinica. Dopo mesi di violenza ebbi il coraggio di denunciarlo, e finalmente riuscii a vivere serenamente. Mi sono iscritto a psicologia all'università e in seguito ho deciso di aprire questo centro, volevo aiutare i giovani autolesionisti con i loro problemi. Quindi, eccoci qui". Tutti quanti applaudirono, Harry no. Non ci riusciva. Stava piangendo, e neanche sapeva il perché, e cercò di non farlo notare a nessuno. Restò zitto tutto il tempo, tranne quando disse il suo nome, poi semplicemente ascoltò gli altri, che parlavano delle loro insicurezze e dei loro problemi. Come aveva immaginato, avevano tutti una gran voglia di lottare. Perché lui invece doveva essere così fragile e privo di voglia di vivere? Perché? Si trattenne dallo scoppiare a piangere.
Dopo circa un'oretta Louis disse "bene, ora voglio che parliate un po' tra di voi, ho portato dei dolcetti e delle bevande, servitevi pure. Fate come se io non fossi qui". Tutti si alzarono, tranne Harry. Non voleva conoscere nessuno. Louis andò subito a sedersi accanto a lui. "Perché prima stavi piangendo?" Gli chiese con il tono di voce più dolce esistente. "Io... Non lo so". Rispose Harry balbettando. La vicinanza di quel ragazzo lo mandava in tilt. 
"Tu non vuoi lottare, vero?" Gli chiese poi, stringendogli la mano. Come poteva capirlo così bene? 
Harry si limitò a scuotere la testa. Louis sospirò. Sapeva che avrebbe trovato almeno un ragazzo particolarmente problematico. 
Doveva aiutarlo. Era troppo buono per lasciarlo soffrire tutto solo.
"Perché la prossima volta non ci racconti la tua storia?" Chiese speranzoso. "E a che serve? Non ci riuscirei mai. E non voglio le parole confortanti di qualcuno. Io non volevo neanche venire, mi ha costretto a venire qui. Perché non mi lascia morire e basta?" Non riuscì a trattenersi, scoppiò in lacrime.
Louis lo avvolse subito tra le sue braccia, e Harry si sentì.... Bene? 
Lo abbracciava in un modo affettuoso, e quel contatto lo fece sentire protetto. Ricambiò l'abbraccio, piangendo sulla spalla del più grande, il quale si rispecchiava un sacco in Harry. Lo vedeva indifeso, fragile, come era lui. 
Voleva scoprire tutto su quel ragazzo, e voleva salvargli la vita.
Gli altri si resero conto di ciò che stava succedendo, e subito accorsero a chiedergli cosa fosse successo, ad abbracciarlo e coccolarlo. Harry per la prima volta in vita sua si sentì davvero amato. 
Sua madre aveva ragione ad averlo mandato lì. "Allora, ce la racconterai la tua storia?" Chiese di nuovo premuroso. Harry sta volta annuì e sorrise leggermente.
Dopo esattamente una settimana, Harry era lì, seduto accanto a Louis. Stava per raccontare la sua storia, era nervoso, non gli piaceva parlare davanti agli altri, e una parte di lui non voleva essere aiutato, ma sapeva che tutti avrebbero cercato di farlo. Perché lo spaventava essere felice? "Allora, puoi iniziare" gli sussurrò Louis, sorridendogli teneramente. "Due anni fa è morta mia sorella, in un incidente d'auto. È stato davvero un colpo duro, io ci tenevo, anzi, ci tengo, davvero tanto a lei. Non sono più uscito di casa per tanto tempo, però avevo degli amici, e mi sono stati vicini. Poi però un gruppo di bulli a scuola mi ha preso di mira. Io... Ho sempre avuto poca autostima, che è totalmente crollata, quando mi sono sentito dire certe cose. Poi hanno iniziato anche a picchiarmi. La prima volta mi sono tagliato per la prima volta, e mi faceva stare bene. Mi fa stare bene. Oltre che per sfogare il dolore che provo è un modo per punirmi, perché io mi odio e penso che sia colpa mia tutto ciò che mi è successo. Ho continuamente istinti suicidi, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Un giorno mia madre ha scoperto i miei tagli, e mi ha mandato da un sacco di psicologi, ma era tutto inutile, perché non voglio essere aiutato. Poi, un paio di mesi fa, ero da uno psicologo, e lui.... Ha abusato di me. Sì, uno psicologo. Invece di aiutarmi mi ha distrutto ancora di più. Non ho più voglia di vivere, non ho forza, nulla. Non so per quanto altro tempo riuscirò a continuare". Aveva cercato di trattenere con un immenso sforzo le lacrime, ma quando finì di raccontare quelle scesero come fiumi in piena, e si mise a singhiozzare, scosso dalla lacrime, tenendosi la testa tra le mani. Louis prontamente lo strinse a sè, mentre gli altri, dispiaciuti, non sapevano bene cosa fare. Spesso non si sa cosa fare quando si vede una persona così piena di dolore. Quando però tornò a sedersi vicino agli altri, tutti iniziarono a coccolarlo e a dirgli che loro c'erano. Per la prima volta non si sentì disturbato dalle attenzioni, anzi, quella sensazione gli piaceva. Che quella fosse la volta buona per salvarsi? L'idea di essere felice non gli suonava più tanto male, infondo.
Quelle due ore purtroppo passarono velocemente, a Harry iniziava piacere stare lì, riuscì perfino mangiare qualcosa nell'ora dedicata alla comunicazione tra i ragazzi. Qualche istante prima che Harry se ne andasse, si sentì chiamare da Louis, il quale gli sussurrò all'orecchio "ti va se ci vediamo e sentiamo anche quando non ci sono gli incontri?" Non sembrava quasi più Louis, con quel viso rosso e pieno di imbarazzo. Harry annuì sorridendo, e il più grande gli diede un biglietto con su scritto il suo numero. Contento, Harry lo salutò e andò subito a casa. Parlò con Louis quasi tutto il giorno. Non pensò alla lametta neanche per un secondo, mangiò molto più del solito e non vomitò nulla. Quel ragazzo lo stava davvero salvando. Era così dolce, premuroso e buono con lui. Si sentiva amato e protetto, cosa che non aveva mai provato. Iniziarono a vedersi o a sentirsi per telefono praticamente ogni giorno, ed Harry si sentiva in paradiso quando era con Louis. Lo ascoltava, lo lasciava sfogare, e gli prometteva sempre che l'avrebbe protetto. La prima volta che glie l'aveva detto, Harry era terrorizzato. Pensò che adesso diceva così, ma poi l'avrebbe abbandonato e l'avrebbe trattato male, come facevano sempre tutti con lui. Quando poi Louis se ne andò ebbe una tremenda ricaduta, piangeva in un modo disperato, certo che presto sarebbe stato abbandonato. Sua madre subito chiamò Louis, il quale tornò subito da Harry, praticamente strappandogli la lametta dalle mani, rassicurandolo dicendogli che non l'avrebbe mai abbandonato. Harry iniziava a sentirsi felice. Magari ciò che provava non era felicità, ma almeno non era depressione. Un giorno provò qualcosa che doveva essere per forza felicità. 
Erano già alcuni mesi che si conoscevano, e Harry ormai era innamorato perso di Louis, però non gliel'avrebbe mai detto. Se l'avesse respinto, cosa per lui praticamente ovvia, sarebbe totalmente crollato a pezzi, e nessuno avrebbe più potuto fare qualcosa per lui. Un giorno, erano entrambi seduti sul divano, a guardare un film, Harry come al solito stava tra le braccia di Louis, il quale lo coccolava, riempiendolo di carezze, stringendolo, e ogni tanto lasciandogli un bacio sulla guancia o sulla fronte. Harry si beava della dolcezza del più grande, gli faceva scogliere il cuore. Improvvisamente Louis lo baciò. Così, senza alcuna aspettativa da parte del più piccolo, che si sentiva il cuore battere all'impazzata. Harry ricambiò il bacio, assaporando il sapore delle labbra della persona che tanto amava. Quel bacio durò tanto tempo, esplorarono l'uno la bocca dell'altro, con i cuori che battevano all'impazzata per quel dolce contatto che avevano entrambi tanto atteso.
Quando si staccarono Louis disse "ti amo, Harry. Amo il fatto che riesco a rispecchiarmi in te, perché anche io ero fragile e indifeso come te. Amo la tua dolcezza, la tua bontà, tutto. Amo i tuoi ricci, amo passarci le mie dita. Amo i tuoi occhi, così facili da leggere ma nessuno l'ha mai fatto. Amo il tuo sorriso e amo sapere che sono io a provocartelo. Amo semplicemente te, Harry".
Harry, con gli occhi che brillavano per la gioia, sussurrò "ti amo anche io, Louis". Gli diede un veloce bacio a stampo, aveva paura di risultargli troppo appiccicoso. Poi Louis fece una cosa che non aveva mai fatto. Prese il braccio di Harry, alzò la manica e iniziò a baciargli i tagli, uno per uno. Nessuno l'aveva mai fatto, e sulle guance di Harry scorrevano lacrime di gioia. Sarebbe stato salvato, non ne aveva più dubbi.
Iniziarono a vedersi ancora più frequentemente di prima, e la madre di Harry non poteva essere più felice per suo figlio. Quando stavano insieme di baciavano in continuazione, si davano nomignoli dolci e si ripetevano continuamente quanto si amassero. 
Gli altri del gruppo di sostegno notarono che qualcosa era cambiato. Gli sguardi che si lanciavano, decisamente non semplicemente da amici, gli abbracci che si davano, il modo decisamente più affettuoso con cui Louis parlava ad Harry rispetto agli altri, tutto ciò non passò inosservato sotto gli occhi dei compagni del gruppo, i quali cominciarono ad essere invidiosi, vedevano Harry come una sorta di "favorito". Inizialmente non ci diedero troppo peso, ma poi non riuscirono più ad evitare di notare i loro comportamenti. Stavano odiando Harry. Intendevano fargliela pagare.
Non sapevano neanche loro il motivo preciso, ma l'avevano totalmente preso in antipatia. Un giorno gli fecero qualcosa di terribile. 
Harry stava aspettando fuori dalla saletta  Louis, che stava prendendo delle sue cose. Gli altri notarono che Harry era solo, così agirono. "Harry, vieni un momento?" Disse una, facendo voce e sguardo dolci. Annuì sorridendo e la seguì. Non sapeva ciò che sarebbe successo. Notò che erano quasi tutti lì, ma continuava non capire. "Bene bene" disse uno "il cocco di Louis è qui".
"Che volete da me?" Chiese Harry. Stava cominciando a spaventarsi. 
Non avrebbero potuto fargli del male, no? Anche loro erano autolesionisti, quindi avrebbero dovuto capire ciò che significava subire del male. Ma non fu così, purtroppo. Nel giro di qualche secondo si ritrovò a terra. I ragazzi lo picchiavano, mentre le ragazze lo riempivano di insulti. Harry non sapeva cosa facesse più male. Capì che erano gli insulti a ferirlo di più, quando una di loro disse "Louis ti sta  vicino solo perché gli fai pena. Non aspettarti che provi qualcosa per te".
 Non era così, vero? Louis lo amava. Gliel'aveva detto tante volte. No, non era vero che gli stava vicino solo perché gli faceva pena. Non era possibile.
Rimase lì, inerte, a subire i pugni, i calci e tutti gli insulti. Tutto durò circa cinque minuti, che a Harry parvero un'eternità. Quando finirono si dileguarono, mentre Harry si alzò a fatica, sentì il cellulare squillare, era di sicuro Louis, ma non rispose, tanto era quasi arrivato.
Louis si spaventò un sacco quando lo vide. Aveva la faccia piena di licidi, e gli occhi pieni di lacrime. "Harry, amore, che ti è successo?" Chiese tutto preoccupato. Non rispose, si mise tra le sue braccia e pianse disperatamente. Louis temeva di aver capito cosa fosse successo, ma non voleva crederci. "Sono stati i ragazzi del gruppo a farti questo?" Harry annuì, debolmente, continuando a singhiozzare e piangere. Louis sentì la rabbia impossessarsi di sé. Come avevamo potuto? Già non tollerava che qualcuno facesse del male al suo Harry, ma soprattutto l'aveva mandato fuori di sé il fatto che fossero stati proprio i ragazzi del suo gruppo, che avrebbero dovuto sapere cosa significa ricevere ciò che avevano appena fatto ad Harry.
"Piccolo, adesso ti porto a casa e mi prendo cura di te, ok?" Sussurrò col tono più dolce possibile. "Non mi farai del male, vero?" Chiese Harry spaventato. Era scosso. "Non potrei mai, amore mio" gli sussurrò, lasciandogli un bacio a stampo. "Su, vieni" lo incitò poi, sorridendogli leggermente. Per il tragitto in macchina non si dissero niente, ma quando Louis sentiva Harry piangere o singhiozzare gli stringeva la mano, ed Harry si calmava un po'. 
Arrivati a casa di Louis subito si misero sul divano, dove il più grande si prese cura di lui. Gli medicò le ferite e lo baciava continuamente. "Tu non stai con me solo perché ti faccio pena, vero?" Chiese Harry tremante. "Amore, ma che dici? Io sto con te perché ti amo". Poi lo baciò con dolcezza, stringendogli le mani, per fargli capire che lui ci sarebbe sempre stato. In quel momento anche Louis era distrutto. Odiava vedere il suo Harry stare male, e pensava che fosse anche colpa sua se quei ragazzi non avevano ancora capito che bisognava essere buoni con la gente. Si sentiva anche deluso, sia da se stesso che da loro. Cercò di non farlo capire ad Harry, perché in quel momento doveva pensare solo a lui. Harry però lo notò, e abbracciò in modo affettuoso il suo Louis, il quale appoggiò la testa sulla spalla del più piccolo, che iniziò a coccolarlo. Restarono in silenzio a coccolarsi per un sacco di tempo, le parole sarebbero state superflue. Avevano solo l'uno bisogno delle braccia e delle labbra dell'altro. Dopo tanto tempo di assoluto silenzio Louis chiese Harry "amore, si è fatto tardi, ti va di mangiare qualcosa?" Quello scosse la testa, dicendo di non avere fame, e Louis si sentì di nuovo invaso dalla rabbia. Stava avendo una ricaduta, per colpa delle stesse persone che gli avevano detto che l'avrebbero aiutato. Stava di nuovo iniziando a non mangiare più, e temeva che avrebbe potuto tagliarsi. Questa gliel'avrebbero pagata.
Infatti, esattamente una settimana dopo, stava impazientemente aspettando tutti, e voleva proprio vedere se avrebbero mai fatto qualcosa ad Harry, il quale non era andato, aveva troppa paura. 
Quando nella sala c'erano tutti, iniziò a parlare "ho saputo ciò che avete fatto a Harry l'altra volta. Non vi vergognate neanche un po'? Proprio voi che trattate qualcuno così. Voi che ne avete passate tante. Tra l'altro con qualcuno molto più indifeso di voi. Sapete che ha avuto una ricaduta? Io ho fatto tanto per non farlo più soffrire. E adesso non mangia di nuovo più. Si è anche tagliato! Ora, alzi la mano chiunque gli abbia fatto del male. E se scopro che è stato anche qualcun altro sarà ancora peggio". Lentamente circa la metà delle persone presenti alzò la mano. "Bene, voi non verrete più in questo gruppo".  "Ma...." Tentò di ribattere una. "Ho detto che voi non verrete più" disse Louis alzando la voce "non so, magari soffrire un altro po' vi farà  cambiare". Sapeva che era stato un po' troppo rude, ma era totalmente preso dalla rabbia. Il giorno prima Harry si era tagliato, e lui non era riuscito a fermare in tempo, l'aveva trovato in bagno, con la lametta in mano, il polso sanguinante e le lacrime agli occhi. Questo l'aveva fatto arrabbiare ancora di più.
Per tutto il tempo non rivolse mai la parola a quelli che avevano fatto del male a Harry, e li evitò anche dopo, nonostante cercassero di parlargli.
Louis di dedicò ancora di più ad Harry, non lo lasciava mai solo, lo baciava continuamente, gli ripeteva sempre quanto lo amasse e che per lui era perfetto. Lo faceva distrarre, spesso lo portava, anche se di peso, fuori di casa e si facevano un giro, ovviamente mano nella mano. Harry si sentì sempre meglio, fino a quando si riprese totalmente. Ci volle del tempo, ma finalmente Harry tornò a sorridere, a mangiare regolarmente e non si tagliava quasi più. Tutto merito di Louis. Amava quel ragazzo in un modo quasi eccessivo, ma non poteva farci niente. Era colpa sua se era così perfetto. Louis, dal suo canto, era sempre più fiero di Harry. L'aveva trovato totalmente distrutto, ora invece stava diventando sempre più forte. Era troppo modesto per ammettere che era tutto merito suo. 
"Sai, Louis?" Disse un giorno Harry, mentre Louis era a casa sua "a volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non ti avessi mai incontrato. Probabilmente non sarei ancora qui".
Louis gli rivolse il più sincero dei suoi sorrisi, amava quando gli diceva queste cose. "Sono sicuro che ti saresti comunque salvato. Tu sei forte". "Sei tu la mia forza" rispose e posò delicatamente le sue labbra su quelle del più grande, il quale ricambiò. Dapprima fu un bacio molto dolce, che poi però diventò sempre più appassionato. 
Le loro lingue si intrecciavano, i loro respiri si affannavano, e l'aria stava diventando sempre più pesante e tesa. Louis si stese su Harry, continuando a baciarlo con foga. Quando però iniziò a mettere le mani sotto la maglia di Harry, quest'ultimo si spaventò. E se Louis fosse stato violento? Terribili ricordi affollarono la sua mente. Louis capì ciò che stava pensando, e lo tranquillizzò, sussurrandogli all'orecchio "non ti farò del male, stai tranquillo". Harry si rilassò, e continuarono. Louis gli sfilò la maglia ed Harry fece lo stesso con lui. Louis ricoprì di baci il petto del suo amato, il quale era scosso da mille brividi, poi ribaltò le posizioni e fece lo stesso con Louis. 
"Sei pronto, piccolo?" Chiese il più grande al riccio, che appariva ancora teso. Annuì, e strinse i denti. Louis non gli avrebbe fatto del male, lo sapeva. Infatti lo penetrò con dolcezza, con amore. Ogni suo movimento era mirato a non fargli male. Harry provava solo piacere.
E anche quando Louis accelerò le spinte Harry percepì solo l'amore che il più grande metteva nei suoi movimenti. Harry venne prima di Louis, e quando finirono si buttarono sfiniti nel letto. "Ti amo, Louis" gli sussurrò Harry. "Ti amo, Harry" e si addormentarono l'uno nelle braccia dell'altro. 
Continuò così per vari mesi. Harry stava finalmente bene, ormai neanche pensava più a tagliarsi. Passavano come al solito le giornate a baciarsi, ora anche a fare l'amore, e a dirsi cose dolci. Si amavano e basta. Purtroppo però questa felicità di Harry si spezzò all'improvviso. Louis all'inizio non si accorse di niente, ma poi iniziò ad essere tutto più evidente. Harry non sorrideva più, e se lo faceva era un sorriso forzato, e mangiava sempre meno. Louis non sapeva che fare, si limitava ad abbracciarlo più spesso e a ripetergli più frequentemente quanto lo amava. Ma non bastò. Un giorno notò che Harry aveva dei lividi sul corpo, e dei nuovi tagli sulle braccia. A questo punto doveva sapere cosa fosse successo al più piccolo, il quale però non voleva dirgli niente.
"Amore, perché non mi dici che hai?" Chiese un giorno Louis esasperato. Aveva appena trovato Harry in bagno mentre si faceva del male. "Io... Non ho niente. Mi mancava la lametta e basta".
"Harry, non è vero. È da giorni che vedo che stai male. Perché non mi dici che hai?"
"E perché devo per forza dirtelo?" 
Sbottò Harry, facendo spaventare Louis. "Sono stanco della tua apprensione! Se non te lo voglio dire non te lo dico, basta!" 
Louis stava facendo uno sforzo sovrumano per non piangere. Non si era mai rivolto così a lui, soprattutto quando cercava di aiutarlo. "Tanto a te non importa cosa sta davvero succedendo" continuò Harry.
"Mi aiuti solo per soddisfazione personale. A te non importa nulla di me". Era totalmente fuori di sé, non si rendeva conto di ciò che stava dicendo e dell'effetto che le sue parole stavano facendo su Louis.
"Ma che stai dicendo? Io volevo solo  aiutarti, perché ti amo! Ma evidentemente tu non provi lo stesso per me. Sbrigatela da solo, se è questo che vuoi" detto questo uscì dalla casa di Harry e scoppiò a piangere. Perché Harry gli aveva detto quelle cose? Perché? Si allontanò in lacrime, col cuore spezzato. 
Harry lo sentì piangere e finalmente si rese conto di ciò che aveva fatto. Aveva fatto soffrire il suo amore, dicendogli cose che non pensava affatto. Si sedette a terra e pianse anche lui. Stava passando una cosa orribile e di cui si vergognava, non voleva dire nulla a Louis, ma aveva davvero esagerato. 
"Oh, ma guarda un po'. La mia cara puttanella piange" sentì Harry, e si mise a tremare. Era Nick, che in passato era stato suo amico, ma era da qualche giorno che si divertiva a picchiarlo e stuprarlo continuamente. Era questo il segreto che nascondeva a Louis.
"Come... Come sei entrato?" Chiese terrorizzato. "Ha davvero importanza?" Rispose quello, con un ghigno malefico stampato sul volto.
"E adesso mi diverto un po' con te".
In quel momento Louis era a casa sua, ancora con le lacrime agli occhi. Era vero, Harry era stato davvero uno stronzo, ma aveva di sicuro qualche segreto terribile che gli stava nascondendo. Doveva subito andare da lui e dirgli che sapeva che non pensava davvero ciò che gli aveva detto e che avrebbe aspettato per sapere ciò che nascondeva, se lui non si sentiva pronto. Si asciugò le lacrime, e subito si diresse a casa di Harry. Quando arrivò quasi gli si ghiacciò il sangue nelle vene. 
C'era Harry steso a terra, con le mani e le gambe legate, i pantaloni abbassati e la maglia alzata, che urlava e piangeva disperatamente, e un ragazzo che non aveva mai visto che lo stava picchiando a sangue, e gli stava per sfilare i boxer. 
"Leva subito le tue manacce da lui!" Urlò Louis, buttandosi addosso a Nick. "Louis... Aiuto..." Sussurrò Harry, e Louis si girò un attimo a guardarlo. Era terrorizzato, tremava e piangeva, ed era totalmente ricoperto di lividi e ferite. "Che cazzo gli hai fatto?" Ringhiò furiosamente Louis. "Sai, stavo giusto per divertirmi a sfondargli il culo, perché mi hai interrotto?" Furioso, Louis stava per sferrargli un pugno, ma Nick lo bloccò. "Io adesso ti pesto perché ci hai interrotto, ma non qui. Non voglio sentire quello che urla ancora più forte, cosa che farà se ti picchio davanti a lui. Mi sta forando i timpani". Sussurrò Nick con un ghigno malefico. In un attimo si divincolò dalla presa di Louis e lo trascinò in un'altra stanza. Louis tentò di colpirlo per primo, ma Nick lo precedette. Tempo un attimo e Louis era a terra, e Nick lo stava tempestando di pugni e calci. Louis si chiese come poteva essere racchiusa tanta violenza in una persona, e rabbrividì pensando a ciò che avrebbe potuto fare ad Harry.
"La prossima volta giuro che ti ammazzo" disse Nick, mentre Louis era a terra, semi svenuto e senza forze. Sentì Harry urlare appena Nick tornò da lui. Doveva reagire. Si alzò a fatica, prendendo in mano la prima cosa pesante che gli capitò a tiro. Si trascinò verso la stanza dove erano Nick ed Harry. Ci vedeva sfocato, ma doveva resistere. Colpì sulla nuca Nick, che svenne. Si stava sfilando i propri pantaloni. Slegò Harry, poi non riuscì più a resistere e perse i sensi. 
Quando si svegliò si sentì steso di qualcosa di comodo, doveva essere il letto di Harry. Sentì anche cerotti e bende sparsi per il proprio corpo. 
Confuso, aprì gli occhi e vide Harry seduto accanto a lui, pieno, molto più di lui, di fasciature. "Amore mio" disse sorridendo Harry. Louis si sedette sul letto, accanto a lui, e lo abbracciò. "Amore, dov'è Nick?" Chiese Louis preoccupato. "Appena si è svegliato gli ho urlato contro di non avvicinarsi mai più né a me né tantomeno a te. Era ancora debole e sono riuscito a sferrargli qualche pugno ed è scappato. Però..." Harry si fermò per qualche secondo e prese a singhiozzare, e Louis lo strinse più forte. "Se non ti avessi cacciato non sarebbe successo nulla. È colpa mia, mi dispiace". Poi scoppiò a piangere. Louis per un po' non disse nulla, si limitò ad abbracciarlo, poi quando Harry si calmò gli asciugò le lacrime e gli disse "non potevi saperlo, ok? Non ti preoccupare, amore mio. L'importante è che adesso stiamo entrambi bene, felici e soprattutto insieme". Harry non rispose, semplicemente si avventò sulle sue labbra, assaporandone il sapore che tanto gli piaceva.
"Louis?"
"Sì, Harry?"
"Grazie per avermi salvato".
  
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