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Autore: Selhen    28/06/2014    2 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una notte buia e senza luna a Kamar.  Quel giorno avevo fatto tardi con le missioni giornaliere che il Consiglio delle ombre di Kamar mi aveva assegnato visto che di mattina ero rimasta a casa con un terribile mal di testa, reduce della sbornia della serata passata. A rimettermi in sesto, con uno dei suoi infusi miracolosi, c'aveva pensato Mnerunerk, e così nel primo pomeriggio avevo deciso di uscire di casa per correre a sbrigare alcune missioni strettamente necessarie.
Adesso, nel buio della fortezza di Kamar, all'ombra maestosa di quell'oscuro colosso di pietra, me ne stavo seduta sui gradini dell'entrata.
La luce sparsa e soffusa rischiarava la piazza d'un colore latteo, mentre il parlottio di voci insistenti in un'altra lingua attirava la mia attenzione.
La piazza era gremita di elisiani persino a notte fonda. Saettavano, sfrecciando a bordo delle loro nuvolette eteree, o discutevano con i guerrieri presenti degli esiti delle loro missioni.
Kamar era uno dei pochi posti in cui potevo starmene ore seduta ad osservarli senza paura di essere attaccata da uno di loro. Mi incuriosiva tantissimo il loro mondo, prestavo orecchio alle loro conversazioni, tentavo di decifrare la loro lingua.
Con non poca fatica ero riuscita a capire che la loro forma di saluto era una semplice parola: Hmeo.
Ripensai a Velkam, il singolare e unico elisiano che fino ad allora avevo conosciuto da vicino. Chissà come mai era in grado di parlarmi in perfetto asmodiano.
Non esistevano scuole o insegnanti della loro lingua ad Asmodae. Che fosse diverso ad Elysea?
I miei occhi caddero su una coppia di giovani elisiani poco lontani da me. Dovevano appartenere alla stessa legione, a giudicare dai mantelli.
La ragazza, una barda piccola e dalla pelle rosea, aveva i capelli di un biondo lucente. I suoi occhi ridenti erano azzurri, il suo viso era quasi angelico. Stava parlando allegramente con quello che supposi dovesse essere il suo compagno. Un arciere dai capelli tinti di verde scuro e dagli occhi altrettanto verdi. Anche tra gli elisiani non era strano trovare tipi stravaganti. Notai il taglio di capelli del tipo, un ciuffo ricopriva l'occhio tatuato. Che fosse una moda tra gli arcieri elisiani quella dei segni sull'occhio? 
Un piccolo sorriso mi comparve sulle labbra quando ripensai a Velkam. 
Avrei voluto potesse essere così semplice anche per me scambiarci due parole, conoscerlo; esattamente come lo era per quei due elisiani stare insieme.
Per quanto fosse un elisiano, dovevo ammettere che Velkam era un tipo interessante.
Guardai nuovamente la coppietta di elisiani accanto a me. Adesso lui le stava sorridendo, e si era esposto per lasciare alla ragazza bionda un bacio sulla fronte. Lei aveva sorriso dolcemente e si era lanciata a capofitto tra le sue braccia.
Osservai i loro corpi, erano così umani. 
I miei occhi caddero sulla mia mano chiusa a pugno. Era bianca come un cencio e quando distesi le dita l'anello al mio dito rilucette sinistro alla luce delle torce.
Il mio sguardo percorse gli artigli, mentre istintivamente l'altra mano correva alla mia schiena per sfiorare la coda fulva e candida come i miei capelli.
Guardai ancora gli elisiani, stretti l'uno all'altra e sospirai. 
Già... eravamo così diversi!
Con quei pensieri raccolsi le ginocchia su di un fianco e rimasi a fissare quei due finchè non li vidi sparire alla volta del teletrasporto, diretti chissà dove.
“Ciao”, udii alle mie spalle una voce poco familiare. Doveva trattarsi di qualcuno che era uscito proprio in quel momento dalla fortezza visto che io davo le spalle a quella che era l'entrata principale.
Non feci in tempo a voltarmi che il ragazzo che mi aveva salutata mi si parò davanti. Nascosto dalla penombra non ne potei mettere subito a fuoco il viso ma non ebbi dubbi quando i miei occhi caddero sulle sue dita tozze e per nulla affilate. Era un elisiano.
“Velkam?”, chiesi curiosa sollevando il capo a cercare il suo sguardo.
“A quanto pare...”, fece lui con un mezzo sorriso incrociando le braccia e guardandosi intorno con spavalderia.
Appoggiai le mani sul marmo dello scalino e mi misi più comoda per poterlo osservare meglio. “Cosa ci fai qui a Kamar?”, gli chiesi. Un sorriso spontaneo e amichevole mi comparve sul viso.
“Quello che ci facevi tu, probabilmente...”, mi disse lui indicandosi l'arco sulle spalle. “Guadagnavo qualche moneta Kaharun”, ammiccò con entrambe le sopracciglia. “Come sai bene gli equipaggiamenti costano”.
Distolsi per un attimo lo sguardo da lui per fare il giro della piazza, nessuno sembrava avere fatto caso a noi.
“Sei riuscita a tornare casa sana e salva, vedo”, aggiunse con un sorrisetto che aveva ben poco di protettivo.
“Sì, me la sono cavata”, risposi sempre meno convinta di quella conversazione. “Non avevi detto che non avrebbero visto di buon occhio che un asmodiana ti rivolga la parola?”, chiesi poi sinceramente curiosa.
Velkam corrugò la fronte seguendo il mio sguardo, poi ridacchiò con sarcasmo. “Più che altro, non sarebbe vista di buon occhio un'asmodiana che da un tenero bacio ad un ufficiale elisiano”, si morse il labbro camuffando un ghigno che aveva tutta l'aria di essere una presa in giro.
Se in quel momento avessi potuto arrossire, di certo l'avrei fatto. Il tizio elisiano, a quanto pareva, sapeva come mettermi in difficoltà.
“Ma questo non succederà più, suppongo... quindi perché preoccuparsi?”, mi si sedette accanto gettando una vaga occhiata divertita alla mia coda sparsa un gradino più in alto. 
“Che poi...”, continuò, “sono i nostri superiori a volere la tregua a Kamar, quindi non vedo perché non dovrei riempire di insulti un asmodiano in un luogo in cui gli è praticamente impossibile attaccarmi”, rise sghembo e si passò nervosamente una mano a sistemare il ciuffo che gli copriva parzialmente la cicatrice. “Non è il nostro caso, si intenda, ma nessuno sa di cosa stiamo parlando”, concluse con un occhiolino.
“Come te la sei fatta?”, chiesi di getto alludendo alla cicatrice. Non avevo neanche dato attenzione alle sue parole. Ero distratta. Mi era quasi impossibile credere che stessi intrattenendo una conversazione con un elisiano, e non sapevo neanche se avessi potuto prendermi la libertà di domandargli certe cose, dato il suo alto rango. Eppure mi era venuto spontaneo.
“Cosa?”, chiese lui senza capire bene.
“La... la cicatrice che hai sull'occhio”, balbettai infine poco sicura.
Velkam abbozzò un sorriso e soffiò verso l'alto per lasciare che il ciuffo si sollevasse di qualche millimetro. “Dici questa?”, chiese indicandosela con un dito, “me la procurai in abisso contro un brutto ufficiale asmodiano che era poco propenso all'amicizia”, scrollò le spalle ironizzando. 
Per un attimo sentii il suo braccio caldo toccare il mio. Dovetti sembrargli gelida perchè si scostò all'improvviso, il che mi mise leggermente in imbarazzo.
“Siete sempre così freddi?”, mi domandò corrugando la fronte vagamente incuriosito.
“Più... più o meno”, balbettai allarmata, tormentandomi una mano con gli artigli dell'altra.
“Credevo che lo foste solo da mort...”.
Dovette accorgersi che mi ero incupita perchè si riprese quasi subito tossicchiando chiaramente imbarazzato: “Cioè... insomma... volevo dire...”.
Lo zittii sollevando una mano e annuii tristemente. “So già cosa volevi dire, e sinceramente, elisiano... mi stupisce tutta questa tua eloquenza, oggi...”, sbuffai.
“Mi daresti dell'idiota se ti dicessi che stupisce un po' anche me?”.
Mi stropicciai gli occhi stancamente prima di rispondere con tono piatto: “Decisamente”.
Notai che la mia risposta lo aveva lasciato perplesso finchè non sembrò riprendere la sicurezza di sempre.
Io, intanto, mi ero messa a guardare il cielo buio e senza nuvole quasi in trance, quando lui tornò a parlarmi in un sussurro, come se non volesse realmente disturbarmi. “Come fate voi asmodiani a essere così innamorati della notte? Vivere nel buio quasi perenne... deve essere terribile”.
Distolsi lo sguardo da quella tavola nero pece per ripuntare i miei occhi su quelli verdi e lucenti di lui. Osservai i lineamenti rosei e delicati di Velkam e sorrisi sarcastica. “Probabilmente perchè non siamo elisiani, non ci avevi mai pensato?”, gli dissi inarcando un sopracciglio.
L'angolo del suo labbro si curvò impercettibilmente. “Che creature affascinanti gli asmodiani! Letali, quanto affascinanti”.
Lo osservai a fondo per qualche secondo, poi provai ad osare con un'altra domanda.
“Come conosci la lingua asmodiana?”.
Lui ammiccò simpaticamente prima di rispondere con un tono tanto irritante da ricordarmi Shad.
“Non credo che questo ti riguardi...”, si alzò in piedi scrollandosi i pantaloni. “Per oggi ti ho concesso fin troppe risposte... il bello del mistero si estinguerebbe”, terminò con sguardo birbante grattandosi il mento.
Scrollai le spalle arresa. Ero pronta a una risposta del genere, e per me, in quel momento, quel dettaglio non era essenziale da conoscere, quindi non replicai.
Rimanemmo in silenzio per qualche altro secondo. Io persa nei miei pensieri e lui nei suoi. Stavo guardando la folla di elisiani intorno a noi,e forse era stata una mia impressione, ma c'era qualcuno che ci guardava sospettoso. 
All'improvviso qualcuno chiamò Velkam. Ci girammo insieme verso il punto da cui era provenuta quella voce. Riconobbi l'elisiano assassino dai capelli rossi, Gaar. Quando mi notò lui ammiccò nella mia direzione, dando segno di avermi notata, poi la sua attenzione si concentrò su Velkam a cui fece cenno con un dito, invitandolo a raggiungerlo.
Fu nel momento in cui i due elisiani si confusero tra la folla, non molto lontani da me, che i miei occhi caddero su un portale che si era appena formato nei pressi del teletrasporto, lasciando uscire uno spirito del vento seguito dal suo proprietario. Shad.
Imprecai. Adesso sì che le cose si mettevano male. Andai in panico. Se Shad avesse notato Velkam nelle vicinanze sarebbe successo il finimondo.
Raccolsi all'improvviso armi e bisaccia sperando di sfuggire al suo sguardo, ma lui voltò troppo presto gli occhi nella mia direzione. La sensazione fu quella di rimanere inchiodata sui gradini della fortezza, senza sapere realmente come comportarmi. Dovevo avere un'aria talmente smarrita che Shad lo percepì, perchè corrugò la fronte perplesso.
“Buonasera Selh, qualcosa non va?”, disse poi allegramente raggiungendomi fino a sfiorarmi i capelli con una mano.
Abbassai lo sguardo imbarazzata mentre dentro di me pregavo che non si accorgesse della presenza di Velkam, poco distante da noi.
“Ciao Shad, certo che no...”, lo salutai tentando di spostarmi per far sì che lui ruotasse e desse le spalle al gruppo di elisiani che conoscevo. “Qual buon vento?”, aggiunsi tentando di apparire disinvolta.
“Ti cercavo, e sapevo che ti avrei trovata a Kamar a guadagnare Kahrun”.
Ridacchiai. “Sono davvero così prevedibile?”. Mentre facevo quella stupida domanda percorsi i suoi muscoli asciutti con lo sguardo. Avrei potuto sporgermi solo per un momento, sfiorarlo con una scusa qualunque. 
Ogni volta che lo avevo troppo vicino il mio autocontrollo andava in tilt, ma nonostante ciò, mi imposi di restare al mio posto.
“Di che devi parlarmi?”, gli chiesi portandomi la bisaccia a tracolla.
“Volevo il resoconto dettagliato di  ieri pomeriggio”, disse con finta indifferenza e mi zittì con lo sguardo quando provai a ribattere indignata.
“Sì, che lo farai!”, tuonò austero poggiandomi delicatamente un dito sulle labbra per zittire i miei dinieghi.
“Velkam mi ha solo aiutata a sfuggire ad un gruppo di balaur, tutto qui...”, dissi arresa.
“Ti ha aiutata?”, rise sarcastico inarcando un sopracciglio.”Con quale secondo fine?”.
Incrociai le braccia. “Nessun secondo fine Shadow, rilassati”.
Lui mi prese un polso con impeto, ma lo lasciò subito dopo rendendosi conto di essere in mezzo a una folla.
“Nessun elisiano fa niente per niente, Selhen”, sibilò ammonitore.
“Velkam non è così”. Mi surriscaldai. Volevo fargli capire che non c'era niente di male nell'essere risparmiata da un nemico che probabilmente non era come tutti gli altri. Non doveva fare di tutta l'erba un fascio.
“Velkam...”, continuò Shad infervorato ad alta voce, “è molto pericoloso per qualunque essere con coda e artigli che respiri”, ringhiò. “Perchè non capisci, Selhen?”.
“Non è vero!”, contestai debolmente. Non riuscivo più a sostenere il suo sguardo gelido e bruciante al tempo stesso.
I miei occhi andarono alle sue spalle, là dove notai con sgomento che l'elisiano aveva udito il suo nome quasi urlato da Shad, e si stava avvicinando. Probabilmente si era sentito chiamare in causa.
Shad raggelò quando si voltò trovandoselo alle spalle.
“No, no, vi prego, continuate pure...”, aveva detto l'elisiano incrociando le braccia con un sorriso di scherno. “Stavo giusto per andare a prendere uno spuntino da consumare mentre assistevo”.
“Velkam!”, lo richiamai. Dovevo fare in modo che si calmassero le acque o quel giorno ci sarebbe saltata fuori una bella rissa.
Tu!”, sputò Shad inchiodandolo con lo sguardo.
“Io?”, replicò Velkam tranquillo mantenendo le braccia conserte mentre lo guardava con falsa curiosità.
Gli occhi di Shad brillarono di una rabbia sopita, un luccichio rosso e sinistro aveva trasfigurato per un momento il suo sguardo.
Poggiai una mano insicura sul suo avambraccio. “Shad, non ne vale la pena”, gli mormorai vicino.
“Stanne fuori, Selhen”, sibilò lui afferrando Velkam per il giubbino in cuoio.
“Ehi, ehi, asmodiano...”, stava dicendo Velkam con un tono totalmente trasfigurato. La sua voce aveva assunto una chiara sfumatura di presunzione mentre fissava Shad con sguardo sprezzante.
“Se hai qualche problema da risolvere c'è sempre l'abisso, vero Gaar?”, aveva aggiunto chiamandosi accanto il compare, il quale, con la solita aria di scherno, teneva tra le mani l'elsa delle sue spade, minaccioso.
“Spera solo di non incontrarmici, lurido elisiano”, ringhiò Shad scoprendo i denti in un gesto di chiara ostilità.
“L'ultima volta non ti è andata tanto bene, mi sembra. Vero Shadow?”, continuò Velkam con fare sfacciatamente provocatorio.
“Puoi star tranquillo, Velkam, che la prossima volta non te la caverai tanto facilmente!”, sibilò tra i denti.
Velkam rise sonoramente allargando le braccia. “Che arrivi in fretta quel giorno allora! Muoio dalla voglia di ficcarti quella freccia alla gola che non ti ha mai ucciso, quel giorno di qualche anno fa”.
“Smettetela!”, mi lamentai tirando Shad per un braccio. “Shad, ti prego...”.
“Sta' lontano da lei, sporco elisiano”. Terminò Shad con gli occhi accesi dalla furia asmodiana, “o ti giuro... ti giuro, che se vengo a sapere che l'hai incontrata un'altra volta, vengo a stanarti in quella topaia elisiana in cui ti nascondi, e ti ammazzo con le mie mani!”.
Velkam scrollò le spalle. “E mi impediresti tu di fare con lei quello che voglio?”.
Spalancai la bocca offesa e un po' ferita da quelle parole che mi colpirono come una stilettata al cuore.
Shad ghignò soddisfatto dalla mia reazione. “Visto Selhen? Mai fidarsi di un schifoso elisiano”. Proferì lanciandomi un'ultima occhiata truce prima di aprire un portale e gettarvisi dentro seguito dal suo spirito del vento.
Il varco rimase a galleggiare nell'aria, mentre ferita guardavo Velkam che si stava grattando il capo con la solita aria da falso innocente.
Non aggiunsi altro. Che credevo? Di aver trovato un elisiano diverso dagli altri? Aveva ragione Shad. Nessun elisiano faceva niente per niente e Vekam era solo un falso doppiogiochista che aveva riconosciuto in me una potenziale ingenua spia che gli avrebbe spiattellato ogni movimento delle truppe asmodiane nel momento in cui saremmo entrati più in confidenza.
Scossi il capo con una sensazione di smarrimento crescente nelle viscere.
“Selhen...”, stava dicendo Velkam protendendo la mano per fermarmi, ma mi ero già lanciata nel varco di Shad senza voltarmi.
Non volevo sentire cosa avesse da dirmi, per quel giorno avevo sentito anche abbastanza.
Il varco mi risucchiò familiare e mi portò dritto davanti casa di Shad.
Ero confusa, spaesata, smarrita, ma di una cosa ero certa. Da quel momento, di Velkam non avrei voluto più sentire parlare.



Ed ecco a voi la traccia che ho associato a questo capitolo cari lettori ^^
http://www.youtube.com/watch?v=bhL5_O9ajh0
Eh sì, ho deciso che da adesso in poi assegnerò una traccia a mo' di colonna sonora, per ogni capitolo. In questo modo potrete ascoltare i migliori pezzi del gioco fonti delle mie ispirazioni.
Per chi volesse conoscere le immagini dei miei personaggi, ripeto anche qui, contattate in privato.
Bacione e spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento.
Fate sapere che ne pensate nelle recensioniiii <3
Un bacione, la vostra autrice.
  
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