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Autore: Miss Simple    28/06/2014    3 recensioni
"Cos'è un nome?
Quella che chiamiamo "rosa"
con un altro nome avrebbe il suo profumo"
- William Shakespeare
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando iniziò a lavorare in quella scuola di ballo passò all’incirca un mese. Gli piaceva lavorare lì, si sentiva a suo agio. I proprietari erano delle brave persone che lo trattavano quasi come uno di famiglia; si fidavano così tanto di lui che a volte, quando avevano degli impegni, lasciavano la scuola nelle sue mani.
In un primo momento nessuno seppe che, oltre Eunhyuk e Monkey, stava lavorando, finché un mattino qualcuno bussò alla sua porta con tanta insistenza. Donghae andò ad aprire con un “Arrivo” gridato e si trovò davanti un Leeteuk con un espressione seria: nessun sorriso contornava il suo bel viso e questo accadeva solo quando Leeteuk era davvero tanto arrabbiato. Donghae lo fece accomodare senza convenevoli. Stava per dirigersi in cucina per preparare un caffè quando la voce di Leeteuk riecheggiò nella stanza.
“Quando avevi intenzione di dirmelo?”
“C-cosa?” disse Donghae voltandosi verso il divano dove Leeteuk era seduto.
“Non fare come se stessi cadendo dalle nuvole. Il lavoro. Perché hai bisogno di lavorare?”
“Tu come lo sai? Oh aspetta, Eunhyuk. Giusto?”
“Non ha importanza chi me l’abbia detto…”
“Solo lui lo sapeva, quindi.”
“Donghae non è questo il punto! Ho dovuto scoprire che il MIO migliore amico sta lavorando, quando io so che non ne ha di bisogno, da qualcun altro. Quindi mi sono chiesto per quale motivo non mi abbia detto nulla e che diamine stia succedendo!” disse Leeteuk alzando il tono della sua voce. Donghae non sapeva cosa dire in quel momento, troppo sconvolto: non aveva mai visto Leeteuk così e tanto meno alzare la voce contro di lui.
“Allora?!” lo incitò.
“Allora niente! Non lo so perché non te l’abbia detto subito. È successo tutto troppo in fretta: la chiamata di mia zia, la mia sfuriata, il panico più totale…”
“Aspetta, aspetta un attimo. Tua zia?”
“Si, mia zia… Ha telefonato dicendomi che non avrebbe più sostenuto le mie spese, tranne quelle universitarie, e che se ne sarebbe andata in America, ma…”
“Ma tu hai rifiutato anche le spese universitarie”
“Esatto, non voglio la sua compassione.” disse quasi in lacrime. In quello stesso momento Leeteuk si addolcì e si avvicinò all’amico stringendolo a sé in un caloroso abbraccio. Era davvero raro vedere Donghae in un momento di debolezza: il ragazzo teneva tutto dentro di sé senza mai far trapelare alcuna emozione. L’unico davvero a capirlo era stato sempre lui, Leeteuk.
Gli raccontò tutto quello che successe quella mattina: di come era finito a lavorare nella scuola di ballo e di come fosse davvero grato ad Eunhyuk, ma quando alla fine Leeteuk disse “Bene, c’è altro che devo sapere?” Donghae negò.
C'era altro che Leeteuk dovesse sapere dal suo migliore amico? Certo che sì, ma Donghae si rifiutò di raccontargli di MONKEY86. Non era pronto, non voleva essere giudicato per aver riposto fiducia in una persona sconosciuta che si nascondeva dietro ad un monitor.
Donghae in quel mese aveva imparato a conoscere e a porre piena fiducia su MONKEY. Gli raccontava tutto ciò che gli succedeva durante la giornata, ogni minima cosa. Gli disse persino del disturbo di sonno che aveva negli ultimi mesi. Dall’altro canto anche MONKEY faceva lo stesso.
Era tutto molto strano. Era strano come due persone sconosciute erano in grado di condividere in così poco tempo tutti i momenti della giornata. Era strano come due persone sconosciute non potevano fare a meno di sentirsi tutti i giorni. Era strano come due sconosciuti non vedevano l’ora di scriversi a vicenda. Era strano come due sconosciuti stavano provando delle emozioni uno per l’altro di cui non se ne rendevano conto, finchè un giorno Donghae non gli scrisse un’email.
 
To:MONKEY86
Non so cosa mi stia succedendo, sarò davvero diventato matto e avrò bisogno di un grande aiuto da uno specialista ma… Avevi detto che avrei imparato a conoscerti e a fidarmi di te.
Ne ero scettico all’inizio ma i giorni passano ed è successo: mi fido di te.
Forse, no, sicuramente mi hai indotto a fidarmi di te con le tue parole. Sai, sei un bravo oratore. Ho cercato di  capire cosa stesse succedendo dentro di me, ma nonostante io studi psicologia, non ne ho la più pallida idea. Posso dirti che mi sono davvero affezionato a te e che magari un giorno potremmo anche smetterla di parlare tramite email.
Voglio vederti.
From: MONKEY86
Mi hai sorpreso con quest’email. Giuro. Ne sono davvero felice.
Anch’io provo le stesse cose che provi tu, ma mentre tu non sai cosa sia, io, invece, l’ho capito. Non ti dirò nulla, però. Devi scoprirlo da solo.
Voglio vederti anch’io ma non è il momento, ti prometto, però, che succederà.
Dai tempo al tempo.
 
Era tempo che voleva? Allora Donghae avrebbe dato tempo a questa persona, non voleva in nessun modo forzare le cose. Voleva che tutto proseguisse in modo naturale.
Quello, però, non era l’unico rapporto che si era rafforzato. Nella sua vita c’era qualcun altro: Eunhyuk.
Da quando aveva iniziato a lavorare in quel posto, Eunhyuk era una delle persone che vedeva più spesso, oltre i suoi amici. Era solito venire lì ad allenarsi insieme ai suoi amici per le varie competizioni a cui prendevano parte. A volte faceva delle lezioni speciali ai ragazzini  che volevano apprendere l’arte dell’hip hop e della break dance.
In tutto ciò che faceva metteva l’anima sia quando ballava per sé, sia quando insegnava: il ballo era la sua anima. Magari un domani Donghae quando avrebbe cercato la parola “danza” nei vocabolari, accanto come significato avrebbe trovato il nome di Eunhyuk.
Donghae sarebbe stato per sempre grato ad Eunhyuk: non tutti avrebbero fatto quello che ha fatto lui. Quale estraneo avrebbe trovato un lavoro ad un altro sconosciuto? Nessuno. Eunhyuk, però, era diverso. Si era sempre dimostrato una persona altruista nei suoi confronti, aveva speso il suo tempo libero cercando di aiutarlo a lavoro quando i signori Kim non erano presenti.
Un giorno gli disse che avrebbe iniziato delle lezioni speciali e che lui sarebbe stato il suo unico allievo, ma Donghae non era convinto e non voleva di certo approfittarsi del tempo libero di Eunhyuk.
Erano diventati così vicini che a volte capitava di uscire insieme e andarsi a divertire.
E così quella sera era una di quelle sere che i signori Kim avevano lasciato Donghae a chiudere la scuola. Aveva gli ultimi documenti da controllare, le iscrizioni erano cresciute rispetto l’anno scorso. Quando tutto fu sistemato negli archivi e stava per andarsene, in lontananza sentì della musica. Pensò in un primo momento che qualche insegnante avesse dimenticato lo stereo acceso. Si diresse, quindi, verso la musica che suonava nell’ultima aula. La porta era aperta e l'immagine che lo colpì era quella di un corpo che trapelava sensualità: perle di sudore correvano lungo il collo e si fermavano sulle clavicole dove venivano assorbite dalla stoffa della maglietta.
Conosceva bene di chi era quel corpo, l’aveva visto ormai centinaia di volte ballare, ogni passo era fatto con precisione, naturalezza e passione.
Quando alzò lo sguardo verso il viso del ballerino non aveva dubbi sull'identità: Eunhyuk, tutto concentrato come se non ci fosse niente e nessuno a circondarlo, come se stesse ballando nel vuoto. Donghae si appoggiò allo stipite della porta e osservò il ballerino senza fiatare.
Quando la musica finì, Eunhyuk si trovava davanti allo specchio ad osservare la sua posa finale con tanto di fiatone, ma i suoi occhi catturarono il riflesso di qualcuno. Quel qualcuno lo conosceva bene.
“È da tanto che sei qui?”
“Eh? Quanto basta.”
“Ti piace?”
“Molto… è sempre un piacere vederti ballare.” gli disse Donghae rivolgendogli un sorriso.
“Già…”mormorò Eunhyuk mentre si dirigeva nel suo borsone per prendere un asciugamano per tamponare quel sudore che ancora scivolava dal suo viso.
“Senti Donghae, hai da fare stasera?”
“Mmh… No, nulla di particolare. Perché?”
“Che ne dici di venire con me ad un party da un mio amico?”
“Non saprei....”
“Oh, dai! Non farmi andare da solo. Non conosco nessuno lì, mi farebbe davvero piacere avere qualcuno con me che conosco!” Donghae ci pensò un po’, in fondo non aveva nulla da fare a casa e sicuramente non avrebbe dormito un granché neanche stanotte. 
“V-va bene ma devo andarmi a cambiare.”
“Oh, non c’è di bisogno! Sei perfetto così come sei, non è nulla di ufficioso.” gli sorrise “Però devi aspettarmi qui un attimo, faccio una doccia e andiamo.” detto ciò Eunhyuk si diresse verso le docce e Donghae decise di aspettarlo all’ingresso della scuola.
 
To:MONKEY86
Ehy, ho appena finito di lavorare… so che ti avevo detto che stasera avremmo parlato fino al mattino ma… Eunhyuk mi sta trascinando ad una festa.
Ti ricordi di Eunhyuk? Il mio nuovo amico? Bhè, si lui.
Comunque questo non vuol dire che non potremmo sentirci lo stesso. Sai che mi manca parlare con te.

 
Quando Eunhyuk fu pronto si diressero in casa di un certo Kim Jongwoon che aveva messo su un party alla “American Pie” dove alcool e musica assordante regnavano. Eunhyuk tirò con sé Donghae all’interno del party e si diressero verso un ragazzo dai capelli corvini, occhi contornati da un filo di matita nera e un aurea enigmatica.
“Ehy Jongwoon!”
“Il signorino Lee ci ha degnati della sua presenza.” gridò il padrone di casa attirando l’attenzione di tutti per un attimo, li guardarono in silenzio per qualche secondo e prima di gridare un “URRA’” generale alzando i loro bicchieri pieni di birra.
“Oh, cosa abbiamo qui?” continuò il ragazzo indicando Donghae.
“Lui è un mio amico, Donghae. Lui è Jongwoon, Jongwoon. Lui è…”
“Lui è Donghae.” finì Jongwoon per lui “Bhè visto che sei amico di Hyuk, puoi chiamarmi Yesung. Adesso scusatemi ma devo andare a vedere cosa sta combinando quel matto di Heechul con i fusti di birra.”
“Heechul è qui?”
“Si, è tornato dal suo viaggio.”
“Oh, bene! Devo farmi raccontare tutto.”
“Sì, ma non stasera. Avrete tempo per parlare. Adesso vado.” stava quasi per lasciare quando si girò verso i due ragazzi e li guardò quasi con aria di sfida “Ah, prepara psicologicamente Donghae: il B.O.A.T quest’anno ha qualche variante” cosi dicendo ritornò sulla sua strada.
“B.O.A.T?”
“Sì un gioco, vedrai!”
Donghae non sapeva se voleva davvero partecipare ad un gioco dove sicuramente l’alcool ne era parte integrante (se non del tutto il protagonista). La serata continuò tranquillamente, si stava divertendo. Eunhyuk, come a solito, si era dimostrato di ottima compagnia. Aveva conosciuto un po’ di gente, comprendendo che essi a loro volta conoscevano Hyuk.
“E tu non conoscevi nessuno qui, eh?”
“Bhè, non conosco i tre quarti dei presenti quindi… e poi volevo che venissi, tutto qui.” disse con un’alzata di spalle.
Donghae non rispose, prese il suo telefono e vide se MONKEY avesse risposto ad una delle sue email, ma nulla.
 
To:MONKEY86
Non so perché non rispondi, ma in ogni caso mi sto preoccupando.
Non vuoi parlarmi perché non ho mantenuto la promessa?
Appena puoi mi rispondi, per favore?
 

“Bene! Diamo inizio alla vera festa!” la voce di Yesung si propagò per tutta la stanza catturando l’attenzione di tutti i presenti “Anche quest’anno avremmo il nostro B.O.A.T” I presenti gridarono in segno di approvazione “Quindi dividetevi in due squadre e che il gioco abbia inizio”.
Il gioco prevedeva bicchieri di birra posizionati sul tavolo che i giocatori non potevano toccare fino all’inizio del gioco. Quando il gioco iniziava i giocatori di ogni squadra dovevano bere tutto il contenuto del proprio bicchiere fino all’ultima goccia. Terminato dovevano porre il bicchiere sulla testa in modo da dimostrare di non aver barato. Ma quest’anno Yesung aveva aggiunto a ciò un’altra parte di un altro gioco: appena il bicchiere avesse subito la sua verifica si posizionava all’estremità del tavolo e con un colpo secco sotto il bicchiere i partecipanti dovevano far capovolgere il bicchiere in modo che arrivasse sul tavolo a testa in giù, chi non riusciva doveva rifare tutto daccapo.
Quindi nuovo bicchiere, nuova birra, nuova prova e in tutto ciò Donghae era davvero negato: furono più i bicchieri di birra ingurgitati che quelli capovolti.
A fine serata non era in grado di ritornare a casa da solo, ma per fortuna con lui c’era Eunhyuk che lo accompagnò nel suo appartamento, dove lo fece stendere sul suo letto.
“Donghae ti preparo qualcosa per il dopo sbornia, credo che ne avrai di bisogno.”
“G-graz-ich-ie, in cucina dov-ich-vreb-ich-be esserci qualcosa.” Eunhyuk si diresse in cucina e cominciò a preparare un infuso che gli aveva insegnato suo nonno, vecchio lupo di mare. Quando ritornò nella stanza di Donghae, il ragazzo stava già dormendo. Eunhyuk si avvicinò cautamente posando la tazza sul comodino e si sedette vicino a lui. Lo guardò per un istante, la sua mano spostò un ciuffo di capelli dalla fronte di Donghae e lentamente si avvicinò al suo viso fino a poggiare le sue labbra delicatamente sulla estremità di quelle del ragazzo. A quel contatto il viso di Donghae  fece una piccola smorfia e Eunhyuk ebbe paura di averlo svegliato.
MONKEY” disse un Donghae ancora privo di sensi.
Eunhyuk a quella parola lo guardò confuso prima che le sue labbra si tirarono in un sorriso scuotendo la testa.
“Spero che almeno oggi potrai dormire.” si alzò dal letto e se ne andò.
Non passò molto tempo quando Donghae fu devastato da un senso di nausea nel sonno e da quei brividi di freddo. Si svegliò e, senza capire la ragione, automaticamente portò le sue dita all’estremità delle sue labbra e rimase a fissare il vuoto accompagnato da tutti gli effetti collaterali dell’alcool.

Quella fu una lunga e interminabile nottata.
  
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