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Autore: mgrandier    28/06/2014    25 recensioni
Una passeggiata tra gli alberi, sul filo dei ricordi, fino ad un incontro inatteso che cambia tutte le certezze di una vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Notti'
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Avanzava con passo sicuro, nonostante il terreno sotto i suoi piedi fosse un po’ sconnesso. Nella stagione calda il suolo non era coperto di foglie secche e le irregolarità risultavano abbastanza visibili, ma tra gli arbusti e le radici degli alberi secolari, qualche insidia si nascondeva comunque. I rami più sporgenti della boscaglia, che crescevano indomati da anni, non mancavano di impigliarsi, di tanto in tanto, alle sue delicate calze di seta bianca, strette sotto il ginocchio da un delicato nastro di raso. Il terriccio morbido aveva già macchiato in più punti la seta che rivestiva le eleganti scarpe di fattura pregiata, ma l’uomo non pareva curarsene.
Faticava a ricordare da quanto tempo non avesse potuto concedersi di raggiungere quella zona del parco e ora, provava una certa soddisfazione nel ripercorrere, dopo anni, quei sentieri.
Da bambino, in qualche occasione, la sua governate l’aveva accompagnato tra gli alberi, durante le sue passeggiate “di salute”, che avvenivano secondo un calendario rigidamente stilato dal medico personale di suo padre. Allora non gli era concesso lasciare il sentiero principale, né correre o avvicinarsi troppo ai tronchi, perché il suo ruolo di erede della famiglia gli imponeva di prestare particolare attenzione alla sua incolumità. Una volta cresciuto, il precettore, un uomo alto e robusto, di cui rammentava perfettamente solo la forza e il rigore dello sguardo nero come erano i suoi occhi, lo aveva condotto di nuovo in quei luoghi, ma con l’unico scopo di verificare la sua capacità di riconoscere le varie essenze arboree presenti nel parco, facendo seguito alle lunghe lezioni di botanica che avevano tenuto chiusi nella biblioteca del palazzo, tra tomi polverosi rilegati in cuoio e illustrati con dovizia di particolari.
Nella fresca penombra, sotto le fronde degli alberi, il gioco mirabile di chiaroscuri che si creava invitava la sua mente a vagare nei ricordi; avvertendo la manica della sua elegante giacca rossa impedirgli di avanzare indisturbato, l’uomo si arrestò un istante e portando la mano sinistra sul braccio destro, sfilò con decisione un ramo secco e senza foglie dal groviglio di fili rilucenti in cui si era impigliato. Con noncuranza, passò poi la mano sul leggero scompiglio che si era creato nel complicato disegno del broccato, riprendendo ad avanzare lungo il sentiero del parco, così come nell’intrico dei ricordi legati a quei luoghi.
Si rivide in sella al suo stallone grigio, mentre per la prima volta gli era concesso di allontanarsi per cavalcare nel parco, al fine di perfezionare la sua abilità a cavallo. Il giorno in cui gli era stato regalato da suo padre quel cavallo, nel suo quindicesimo compleanno, si era sentito cresciuto, fiero del suo nome e della sua posizione, pronto e deciso al suo ingresso nella Guardia Reale, per prendere il ruolo che gli spettava di diritto e che avrebbe rivestito con onore e dedizione.
In sella al suo stallone, aveva accresciuto via via la sua consapevolezza di sé e del suo rango, osservando il mondo dalla sua posizione di militare coperto di onorificenze, nobile predestinato a grandi responsabilità e capace di farsi carico di incarichi gravosi. La sua uniforme, negli anni si era coperta di medaglie e riconoscimenti, così come il suo nome era stato pronunciato con sempre maggiore rispetto fino sotto gli alti soffitti preziosamente decorati della reggia di Versailles.
Questi pensieri erano già sufficienti a rendere il suo incedere fiero e altero; ma a donare ulteriore lustro alla sua persona, nonché al suo casato, era ora sua figlio, che di occasione in occasione, si era coperto di onore dimostrando la sua abilità militare e il suo coraggio. Era certo di aver compiuto una scelta singolare, anni addietro, allorché aveva deciso di crescere la sua senta nata come un maschio e farne il suo erede, ma i suoi successi militari,  negli anni, non avevano fatto altro che confermargli quanto Oscar fosse all’altezza del suo ruolo. Anche se non sempre aveva compreso le sue scelte, come nel caso dell’abbandono dell’incarico di Comandante della Guardia Reale, ora era certo che suo figlio fosse il suo degno erede, perché dopotutto, era riuscito a dimostrarsi fermo e capace di ottenere la disciplina persino tra i soldati della Guardia Permanente. Il suo ruolo di Generale, era certo, sarebbe stato raggiunto anche da suo figlio Oscar e il lustro della famiglia sarebbe continuato accrescendosi per generazioni.
Proseguendo la sua passeggiata, immerso nei suoi pensieri, l’uomo non si accorse, se non quando gli fosse ormai a pochi metri, del cavallo che era fermo alla destra del sentiero che stava percorrendo.
Fissò lo sguardo sull’animale, una bestia scura, elegante, evidentemente ben curata, del tutto simile ad alcuni dei cavalli di proprietà della famiglia Jarjayes; era fermo, con le briglie minuziosamente avvolte ad un ramo basso e robusto. Sulla sella aveva notato che qualcuno aveva lasciato un involto di stoffa che alla luce tremolante filtrata tra le fronde, appariva di colore blu intenso. Si avvicinò posando una mano sulla sella e afferrando, con l’altra, la stoffa incuriosito da quella presenza non prevista. Non gli ci volle molto, dispiegando l’involto blu, a riconoscere la giacca dell’uniforme dei soldati della Guardia Permanente e il pensiero dell’uomo corse immediatamente all’attendente del figlio. Certamente il ragazzo si era inoltrato per una passeggiata nella tenuta, come era sua abitudine fare fin da adolescente, e aveva lasciato lì il suo cavallo per proseguire a piedi tra gli alberi, fino a raggiungere il fiume. Conosceva bene quel bravo ragazzo, che fin da bambino era cresciuto nella sua casa; rimasto orfano, aveva raggiunto la nonna, governante a Palazzo Jarjayes da una vita, ed era divenuto compagno di giochi e poi attendente di suo figlio.
Riponendo la giacca sulla sella, il Generale proseguì la sua passeggiata, ritornando ai suoi ricordi e alle sue considerazioni. Non si era mai pentito della sua scelta: la compagnia di quel giovane aveva fatto sì che Oscar crescesse davvero come un ragazzo e poi come un uomo, un uomo vero. Li aveva visti crescere fianco a fianco, combattere, studiare, sostenersi a vicenda … e insieme avevano affrontato Versailles e, ora, la Guardia Permanente. Lui le era stato sempre accanto, dimostrando la sua dedizione e la sua correttezza nello svolgimento dei suoi compiti. Il Generale era fiero di quella scelta, perché sapeva che quel ragazzo era stato determinante per la crescita di Oscar, per la sua carriera e per il lustro della famiglia Jarjayes.
Oscar, una esistenza destinata alla carriera militare come un uomo, come il figlio maschio che non aveva avuto, aveva sopportato una vita di addestramenti, sacrifici e impegni gravosi, la stessa vita che aveva avuto per sé a suo tempo … e certamente quella vita non sarebbe stata sopportabile, per lei, senza il sostegno di André. Di questo doveva rendergli merito: quel ragazzo aveva svolto i suoi compiti in modo esemplare, accanto a Oscar.
Alzando lo sguardo, tra i tronchi e i cespugli, ora l’uomo poteva intravedere il bagliore quasi accecante della luce del sole pomeridiano riflessa dalla superficie dell’acqua del fiume. Quella danza di luci lo costrinse a ridurre gli occhi chiarissimi ad una fessura, impedendogli, mentre continuava ad avanzare, di mettere a fuoco l’immagine della piccola radura in riva al fiume. Il fastidio provocato da quell’abbaglio, lo costrinse a fermarsi e a chinarsi leggermente, portandosi in una zona d’ombra.
Fu allora che i suoi occhi poterono scorgere una figura nella penombra, stesa a un paio di metri dall’acqua. Immaginò di chi potesse trattarsi … se il cavallo e la giacca erano rimasti poco indietro, quello doveva essere André. Restò un istante ad osservarlo, chinandosi sui talloni, per assicurarsi che quello steso al riparo delle fronde fosse proprio l’attendente di suo figlio e non un estraneo introdotto furtivamente nella tenuta. Intuiva che fosse steso e che si stesse sostenendo con un gomito, perché riusciva ad indovinare la sagoma della sua schiena sollevata da terra.
In quel momento, tenendo lo sguardo sulla figura ancora un po’ confusa, si rese conto che l’uomo probabilmente non fosse solo. Guardò meglio, assottigliando ulteriormente lo sguardo e riconobbe dalla capigliatura e dal fisico che quello doveva essere proprio André. In quel frangente ebbe la certezza anche che il giovane fosse in compagnia, perché osservando meglio la scena, il Generale si accorse che stesa a terra si intravedeva un’altra persona, proprio lì, accanto al soldato. Gli pareva che il giovane si fosse già abbassato più volte sulla figura stesa al suo fianco, indugiando su di essa. Lo aveva visto rialzare il busto e aveva intuito due braccia sottili raggiungerlo e richiamarlo a terra.
Al Generale sfuggì un sorriso: il ragazzo probabilmente aveva approfittato di un attimo di pausa durante il rientro a palazzo, per un incontro privato … in fondo si trattava di un uomo e poteva comprendere le sue esigenze. Era sinceramente affezionato ad André, quasi come ad un figlio, e ne riconosceva, oltre che il bell’aspetto, che non lo aveva mai fatto sfigurare accanto ad Oscar, un’indole riflessiva, riservata e pacata, che si era rivelata utile nel suo ruolo di attendente. Era colto, perché aveva studiato accanto ad Oscar, ma si era rivelato comunque dotato di un intelletto naturalmente vivace e predisposto allo studio, e anche questo era stato sempre di stimolo ad Oscar. Prima o poi quel ragazzo avrebbe certamente sentito il bisogno di vivere la sua vita di uomo e a Palazzo Jarjayes certo non mancavano, tra le cameriere, ragazze graziose adatte allo scopo; probabilmente, anzi, per le sue indiscutibili qualità, gli sarebbe stato possibile aiutarlo a concludere un’unione più conveniente, magari con la figlia di qualche famiglia della borghesia benestante di Parigi. Per la stima e l’affetto silenzioso che portava nei confronti di quell’uomo, il Generale fu certo che meritasse il suo appoggio, qualora avesse manifestato il desiderio di sposarsi.
Aveva istintivamente abbassato lo sguardo a terra, risolvendosi a tornare sui suoi passi per non disturbare il giovane e la sua dolce compagnia, mentre con la memoria e un mezzo sorriso correva ai propri focosi incontri amorosi di giovane trentenne, e ai sospiri che le sue amate avevano lasciato tra le sue braccia. Lanciò un ultimo sguardo verso il fiume e, dal movimento che vi scorse, comprese che fosse meglio non avvicinarsi oltre alla riva: il giovane si stava evidentemente togliendo la maglia con un gesto ampio delle braccia sopra la testa.
Camminando spedito, il Generale tornò rapidamente al cavallo di André, notando che nel frattempo aveva chinato il capo a terra, iniziando a strappare quei pochi fili d’erba che erano riusciti a crescere nel sottobosco. Si avvicinò di nuovo allo stallone, e si accorse che la giacca blu di André ora giaceva a terra, tra le zampe del cavallo; istintivamente, per quella sorta di reverenza che provava nei confronti delle uniformi militari, si piegò per raccoglierla.
Fu in quell’istante che, avvertendo tra le mani una stoffa morbida e tastando delle rigide ed elaborate decorazioni, si rese conto di un particolare: quella che aveva tra le mani non era la giacca da soldato che aveva preso dalla sella pochi minuti prima, ma una giacca da ufficiale, decorata di alamari dorati e medaglie, con la spilla a otto punte che contraddistingueva le origini nobili del suo proprietario …
Si voltò e si accorse che l’altra giacca, quella da soldato, era ancora là dove l’aveva lasciata, sulla sella. La giacca tra le sue mani era … non riuscì nemmeno a concludere quel pensiero. Sgranò gli occhi, passando il suo sguardo su tutto quello che lo circondava, assalito da una morsa alla gola mentre la realtà che era sempre stata sotto i suoi occhi, si faceva chiara e viva anche nel suo cuore di padre.
Una sola parola uscì dalle labbra del Generale, sussurrata quasi con fatica: “Oscar …”
 
 
  
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