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Autore: cozallineed    28/06/2014    2 recensioni
Lo guardai negli occhi, in segno di sfida, pur sapendo che non sarei riuscita a sostenere il suo sguardo a lungo. I suoi occhi erano profondi e allo stesso tempo impenetrabili. Chiunque guardasse una meraviglia del genere rischiava di rimanere intrappolato per sempre dentro quel turbine di mistero e bellezza.
Rimasi incantata a guardare quegli occhi tremendamente belli, fino a quando mi accorsi che tra le sue labbra si faceva strada un sorrisino sempre più impertinente. Distolsi immediatamente lo sguardo imbarazzata.
Lui lo sapeva. Sapeva ciò che era in grado di provocare con i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi modi di fare, i suoi modi di sfiorare. E sfruttava questa capacità a suo piacimento. E tutti ci cascavano. Ma io no, non ci sarei cascata. Mai. Lo promisi a me stessa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Suonò la sveglia. Erano le sei del mattino. Mi alzai dal letto, con la mente ancora annebbiata dal sonno. Dopo qualche minuto mi resi conto. Era arrivato il grande giorno. Cavoli, cavoli, cavoli. Quel giorno, per la primissima volta, avrei ascoltato la sua voce dal vivo. Sarebbe stato fantastico.
Andai a lavarmi e mi vestii in fretta e furia. Presi uno zainetto e ci misi dentro due panini e una bottiglietta d’acqua. Ero pronta.
Salutai i miei genitori, che erano ancora a letto, con un bacio e mi diressi verso il luogo del concerto. Durante il tragitto notai che per le strade c’erano affissi diversi poster con la sua faccia stampata. Quel concerto aveva fatto sold out. Ero così orgogliosa di lui.
Era incredibile che per fare un suo concerto avesse scelto proprio la mia città. Chissà quante persone erano venute fin qui per ascoltarlo.
L’idea che lui con la sua musica e la sua voce meravigliosa facesse provare a milioni di persone le stesse cose che provavo io mi faceva venire i brividi. Sicuramente al concerto avrei conosciuto molte persone che condividevano la stessa passione che nutrivo io per lui. Subito mi venne in mente Iris, una ragazza che avevo conosciuto via internet e che avrei incontrato per la prima volta quel giorno. Anche lei era una sua fan.
Ecco, quella giornata era un mucchio di prime volte. Ero davvero emozionatissima.
Arrivai davanti il luogo del concerto. C’erano già una ventina di persone appostate davanti all’entrata. Cercai Iris tra le persone che erano davanti a me, ma di lei nessuna traccia. Dov’era finita? Ieri mi aveva detto di essere arrivata al suo hotel e che l’indomani ci saremmo viste davanti a quell’entrata. In quel momento il mio cellulare squillò. Era lei.
“Iris?”, le dissi.
“Cassandra! Dove sei? Io sono qui davanti l’entrata del concerto!” , esclamò lei tutta agitata.
“Anche io sono qui!”, esclamai e mi girai per guardarmi in giro. Iris era esattamente dietro di me. Corsi ad abbracciarla.
“Siamo proprio due cretine!”, esclamò lei. Risi.
La guardai bene. Era così strano averla lì davanti a me, dopo mesi e mesi di chat online. Era uguale alle foto: capelli corti castani, occhi castani, bassina, magra e con un sorriso mozzafiato. Era una delle persone migliori che avessi mai conosciuto. Era l’allegria fatta persona. Era Iris.
Ci prendemmo per mano e ci mettemmo in fila, pronte a correre quando i cancelli sarebbero stati aperti. Vicino all’entrata c’erano degli agenti di sicurezza. Ne feci avvicinare uno. Era un ragazzo sui vent’anni circa.
“Mi scusi, quand’è che aprirete i cancelli?”, gli chiesi io sfoderando i miei occhi dolci, la mia arma micidiale.
“Eh, signorina, non lo so”, mi disse quello. Non lo credetti.
“Fra dieci minuti?”, azzardai io, decisa ad avere una risposta.
“…forse.”, mi rispose il ragazzo con fare misterioso. Stronzo.
Per far passare il tempo, io e Iris ci raccontammo un po’ quello che ci era successo negli ultimi giorni.
Ad un tratto, senza preavviso, i cancelli vennero aperti e tutti cominciarono a correre. Lasciai la mano di Iris e cominciai a correre anch’ io a più non posso. Stavo correndo per conquistare il mio posto. Mi sentii una valorosa combattente. Risi a quei pensieri.
Stavo per arrivare. Quando toccai la transenna, emisi un gridolino di gioia. Per fortuna Iris era dietro di me e riuscì a prendere il posto vicino a me. Avevamo entrambe il fiatone.
“Certo che è stata una bella corsa!”, esclamò lei guardandosi indietro. 
“Già”, le dissi io ridendo.
Ci sedemmo a terra e cominciammo a scherzare un po’. Man mano che passavano le ore, il caldo si faceva più asfissiante e la gente era sempre più numerosa.
Osservai un po’ la gente che stava dietro di me. Tutti litigavano per avere il posto migliore ed erano sgarbati tra di loro.
Dov’erano finiti i valori che ci trasmetteva LUI con la sua musica?
Mi alzai e mi girai verso il palco, dove c’erano diversi tecnici che stavano preparando gli strumenti e la sceneggiatura. Chissà quanto lavoro c'era dietro ad ogni suo performance.
Improvvisamente sentii Iris che parlava con una ragazza che era riuscita a prendere posto dietro di noi.
“Ciao mi chiamo Iris! Tu come ti chiami?” , chiese lei.
“Ciao, mi chiamo Ellie!”, rispose l’altra ragazza.
“Che bello essere qui tutte insieme!” , esclamò Iris. “Da quanto sei una sua fan? Qual è la tua canzone preferita?”, cominciò a domandare la mia pazza amica a Ellie.
“Oh, ma io non lo seguo per la sua musica.”, rispose Ellie con un sorriso.
Io e Iris ci guardammo stupite, poi tornammo a guardare Ellie.
“E allora perché lo segui?”, intervenni io.
“Perché è bello.” , rispose semplicemente quella, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Ah.” , rispondemmo io e Iris all’unisono. Ero a dir poco sconvolta. Quella ragazza non era una sua fan. Se aveva voglia di seguire qualcuno per la bellezza, che andasse dietro a qualche modello. Non ad un cantante.
Mi sedetti e mi cacciai gli auricolari alle orecchie. Ne avevo abbastanza di tutte quelle stupidaggini.
La mattinata passò e anche l’ora di pranzo, ed io non avevo toccato cibo.
Dopo l’episodio di Ellie non ci eravamo più azzardate a tentare di fare amicizia con altre ragazze. Piuttosto passammo le ore a cercare di conoscerci meglio e a farci tante foto insieme alla nostra amata transenna. Chissà quando ci saremmo riviste dopo quella giornata.
Le ore passavano in totale allegria e spensieratezza.
Mancava mezz’ora.
Ormai era buio, io avevo la schiena a pezzi e le gambe doloranti.
La sua band entrò e cominciò a sistemarsi con i vari strumenti. La tensione era palpabile. Mancava solo lui.
Il cuore batteva fortissimo.
All’improvviso la band cominciò a suonare e lui entrò correndo e sorridendo. Cominciò a ballare come un bambino iperattivo, poi si fermò, e cantò.
La sua voce. Dio, dal vivo era dieci volte più bella. Le emozioni che provavo a casa ascoltandolo non erano niente in confronto a quello che provavo in quel momento.
E chi se ne fregava della gente che litigava per il posto. Chi se ne fregava della gente come Ellie. Chi se ne fregava della mia schiena e delle mie gambe doloranti. Chi se ne fregava se l’indomani mi sarei svegliata senza voce.
L’importante in quel momento era essere con lui. Noah.
Esistevamo solo io, lui, e la sua musica.
Mi sentii bene.



Salve a tutti! :3 Scusatemi, dovevo pubblicare il capitolo ieri, ma non riuscivo a esprimere bene quello che volevo dire! Spero di non aver fatto disastri con questo capitolo. Il prossimo sarà un po' più intrigante :3 Un bacio a tutte!
   
 
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