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Autore: DiDiGlee    28/06/2014    2 recensioni
Un anno dopo la loro rottura, finalmente Blaine parte per NY, sperando in una riappacificazione, ma scopre presto che Kurt ha un altro perfetto fidanzato.Tutto questo fino a che non capisce che Kurt è caduto in una relazione abusiva..
OOC!Kurt
Canon fino alla 4x06
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Blaine rimase semplicemente lì, immobile, a guardarlo andar via.
 
Non sapeva cosa fare. Dannazione, non sapeva cosa pensare. Cosa era appena successo? Cosa Kurt aveva appena confessato? Era quello che Blaine pensava? Kurt  stava davvero ferendo sé stesso?! Stava permettendo ad Andrew di fargli del male?!
 
Voleva corrergli dietro, ma i suoi piedi sembravano incollati al pavimento, mentre i suoi pensieri ruotavano in circolo. Non era nella posizione per poter giudicare Kurt. Non erano più migliori amici. Dannazione, non erano niente. Poteva solo offrire la sua mano, ma non poteva far nulla per far sì che l’altro la prendesse. Ed era ovvio che Kurt non si fidasse di lui. Perché avrebbe dovuto ascoltare quello che aveva da dire?! Forse avrebbe semplicemente dovuto rapirlo e portarlo al sicuro da Rachel, ma Kurt avrebbe fatto fuoco e fiamme, e lo avrebbe ucciso, se ci avesse provato. Che cosa doveva fare?!
 
Il suo dilemma interiore durò giusto una manciata di secondi, prima che fosse riportato alla realtà da Rachel, che gli prese la mano e lo scrollò.
 
“Andiamo, non startene lì impalato,” gli mormorò, indicandogli l’uscita. Ancora una volta, fu grato per la sua decisione. Senza di lei, probabilmente avrebbe ponderato le sue decisioni per ore. D’altra parte, era la migliore amica di Kurt, ed era nella posizione di giudicarlo.
 
Lasciarono insieme l’edificio e, usciti, videro Kurt salire sul sedile del passeggero di una macchina che Blaine riconobbe come la BMW di Andrew. Di nuovo, prima che Blaine potesse pensare a cosa fare, Rachel stava già chiamando un taxi, spingendocelo dentro.
 
“Segua quella macchina!” ordinò al tassista. “la BMW nera.”
 
“Ma non si faccia accorgere,” aggiunse Blaine.
 
“Ignori i semafori, se deve.” Dichiarò Rachel.
 
Il tassista gli lanciò un’occhiata eloquente, rendendo chiaro che non poteva fregargliene di meno, dei loro problemi, e si immise lentamente nel traffico.
 
Rachel era seduta sul bordo del sedile, lo sguardo fisso sulla macchina.
 
“Blaine,” disse, la voce bassa e seria, mentre gli stringeva forte la mano. Solo in quel momento Blaine si rese conto di quanto stesse tremando. A discapito del suo coraggio, aveva ancora bisogno di un’ancora a cui appoggiarsi. “Le cose sono molto più serie di quanto avessi immaginato. Non avevo idea,” mormorò guardandolo negli occhi. “avevo notato che ci fosse qualcosa che non andava, ma non ho mai pensato che potesse essere nulla del genere.”
 
Blaine annuì. Capiva quello a cui si stesse riferendo, ma si sentiva stranamente estraneo, alla vicenda. Tutto sembrava surreale, come se fosse bloccato in un incubo. Non riusciva a pensare a quello che stava accadendo. Kurt, che era sempre stato il ragazzo più forte, e coraggioso, e a suo agio con sé stesse che avesse mai conosciuto! Certo, conosceva anche tutte le sue insicurezze e i suoi dubbi, ma tutti hanno giornate storte, non potevano trasformasi in settimane, o mesi.
 
“Non li perda di vista!” strillò Rachel, e Blaine tornò alla realtà giusto in tempo per vedere che la macchina aveva girato l’angolo, mentre loro erano bloccati nel traffico.
 
“Vada avanti! Si muova!” urlò ancora, ma il tassista si strinse nelle spalle, indicando le altre macchine.
 
“Ma vada sul marciapiede!” Gridò Rachel con rabbia, facendo saltare Blaine. Il conducente, però, non sembrava considerare ciò che Rachel gli aveva detto, e accese la radio.
 
“Bene, ce ne andiamo!” gettò un paio di banconote da un dollaro sul sedile anteriore e saltò fuori dalla cabina, per  continuare il loro inseguimento a piedi. Blaine doveva correre, per starle dietro. Girarono dietro l’angolo, e vide la macchina nera svanire all’interno di un garage.
 
“Grazie a Dio, il centro commerciale.” Disse Rachel , affrettandosi. “Stanno davvero andando a fare shopping. Li troveremo lì.”
 
“Rachel, aspetta,” disse Blaine, trattenendola per il braccio. “Che cosa faremo, dopo averli trovati?!”
 
Lei lo guardò, pura disperazione nei suoi occhi. “Non lo so,” rispose lei, scrollando le spalle. “Qualcosa. Qualsiasi cosa.”
 
Si avvicinarono all’ingresso dell’edificio, trovando i corridoi sorprendentemente affollati, per essere sabato mattina. “Turisti,” mormorò Rachel, cercando vi vedere sopra le teste delle persone che camminavano davanti a lei.
 
Ripresero a camminare, tenendosi per mano in modo da non perdersi, ma Blaine aveva ancora la sensazione che Rachel avesse bisogno di quel contatto fisico, al momento. Aveva bisogno di un amico, avendo perso Kurt. Blaine conosceva quella sensazione.
 
La stava guardando, quando tirò fuori il telefono con la mano libera e scorrendo i contatti.
 
“Che stai facendo?” chiese nervosamente. “Chi vuoi chiamare?”
 
“Ti sembro calma?” chiese nel panico, con il telefono sull’orecchio. “Ho bisogno di sembrare calma. Non posso chiamare, sembrando sul punto di andare fuori di testa.”
 
“Chi stai chiamando?” ripeté lui.
 
“Ciao, Burt!” disse Rachel al telefono, come se stesse entrando in iperventilazione. “Sono Rachel, come va? Accidenti, non ci sentiamo da secoli!”
 
Per una frazione di secondo, Blaine si era arrabbiato perché Rachel stesse trascinando il padre di Kurt in quel casino, ma poi si era reso conto che era l’unica cosa giusta da fare. Burt doveva sapere che cosa stesse succedendo a suo figlio.
 
“No, va tutto bene,” cinguettò lei. “Dimmi, quanto ci metteresti, per venire qui? No, non è successo niente, sto solo chiamando perché penso che Kurt abbia bisogno di te. Lui non lo ammetterebbe mai, e non ti chiederebbe di venire, ma credo che abbia davvero bisogno di vederti. Quindi, se potessi organizzarti per venire in un paio di giorni, sarebbe fantastico. E non dirlo a Kurt! È una sorpresa, va bene?”
 
Riattaccò, dopo aver sentito Burt dire di essere sulla strada. “Ti sono sembrava strana?”
 
“Penso solo che tu abbia spaventato Burt a morte,” sorrise Blaine, sentendosi completamente sollevato, ora che ne avevano parlato con un adulto. “Ma era la cosa giusta da fare, Rachel.”
 
“Beh, sta arrivando. È tutto ciò che conta.”
 
“Non posso credere che Burt non ne sappia niente,” disse Blaine, salendo su una scala mobile. “Voglio dire, come mai lui non sa nemmeno che Kurt è andato a vivere con Andrew?”
 
“E’ complicato,” disse Rachel, sbuffando. “Non sono nel loro momento migliore.”
 
Cosa!?” Blaine fissò Rachel totalmente incredulo. “Hai appena detto che Kurt e suo padre non si parlano?!”
 
“Beh, non più delle solite chiacchiere.”
 
“Che cosa è successo?” insisté Blaine, avvicinandosi a lei.
 
“Beh, le cose vanno abbastanza male, a dir la verità,” sospirò lei, passandosi le mani sui capelli.
 
“Pochi giorni dopo che voi due avete rotto, Kurt ha parlato con suo padre e, beh, a quanto pare Burt ha detto qualcosa sul fatto che voi due foste troppo giovani per essere seriamente impegnati, e che fosse naturale, guardarsi intorno, a quest’età. Ha detto che, prima di incontrare sua madre, ha avuto diverse ragazze. Kurt era davvero sconvolto, e gli ha risposto di non aver bisogno di andare con altri ragazzi, perché sapeva già che fossi tu quello per lui, e che se tu, al contrario, avessi sentito il bisogno di provare altri ragazzi, lui si rifiutava di essere la seconda scelta.”
 
Blaine rabbrividì. “Non è mai stato la seconda scelta,” mormorò. “Se l’andare con quel ragazzo mi ha insegnato qualcosa, è che Kurt sarà sempre l’unico.”
 
“Il fatto è che Burt ti ha difeso,” continuò lei. “Naturalmente era arrabbiato con te per averlo tradito, ma ha anche detto a Kurt che forse voi due avreste dovuto prendervi una pausa per capire le cose. E Kurt era così arrabbiato! Mi ha detto qualcosa riguardo al fatto che Burt una volta gli avesse detto di non buttarsi via in giro, e che adesso gli stesse consigliando l’opposto, ma che lui non volesse uscire con altre persone, soltanto per capire, alla fine, che l’unica cosa che vuole sei tu.” Fece una pausa, prendendo aria e guardandolo. “Il che, ovviamente, è una cosa che non ammetterà mai, con te, dopo quello che hai fatto.”
 
“Ma poi tu lo hai incoraggiato a incontrare altri ragazzi,” terminò Blaine, rassegnato. “E ha incontrato Andrew.”
 
“Come potevo sapere che razza di persona fosse?!” rispose lei, sulla difensiva, ma suonando comunque colpevole.
 
“Quindi Kurt non parla con suo padre da allora?” chiese Blaine, incredulo.
 
“Burt mi ha chiamato un paio di volte, perché Kurt ignorava le sue telefonate,” gli spiegò Rachel. “Sono riuscita a convincere Kurt a smettere di comportarsi da bambino e a parlare con suo padre, ma, per quanto ne so, non hanno mai più parlato seriamente. È solo un bla bla di cose poco importanti, ora come ora.”
 
“Quindi va piuttosto male,” disse Blaine, appoggiandosi a una ringhiera.
 
“Già.” Confermò Rachel. “Ecco perché spero che Kurt faccia cadere i suoi muri, una volta faccia a faccia. Ha bisogno di ricominciare a fidarsi di suo padre. A dir la verità, è da un po’ che sto pensando alla possibilità di coinvolgere Burt, ma non ho mai avuto una buona ragione per interferire. Adesso vorrei averlo fatto prima.”
 
“Pensi che Burt avrebbe potuto prevenire qualcosa di tutto questo?” disse Blaine, catturando con lo sguardo la gente che faceva compere sotto di loro, ma riferendosi, ovviamente, al disordine che Kurt aveva ammesso di avere in testa.
 
“Non lo so,” disse lei, stringendosi nelle spalle. “Ma quando mi sento triste i miei papà riescono sempre a farmi stare meglio, e Kurt ama suo padre, ma immagino che in questo momento stia spingendo tutti via.”
 
Blaine stava per replicare, quando colse con lo sguardo la giacca blu di taglio militare che Kurt stava indossando poco prima. Strizzo gli occhi, nella speranza di vederci meglio, e squadrò velocemente il ragazzo che la stava indossando- occhiali, capelli acconciati elegantemente e una palese faccia da poker. Era decisamente Kurt.
 
“Laggiù!” indicò a Rachel, afferrandole il braccio. “Corriamo, o rischiamo di perderlo nella folla.”
 
“C’è Andrew, con lui?” chiese Rachel, mentre si dirigevano verso le scale mobili.
 
“Non l’ho visto, ma è probabile.”
 
Certo che era vicino a Kurt, non allontanandosi mai più di dieci centimetri da lui, mentre si facevano largo nella folla. Blaine e Rachel gli tennero dietro, ma a distanza, nascondendosi velocemente ogniqualvolta Andrew si girasse.
 
Li seguirono dentro un negozio di abiti da uomo, nascondendosi dietro una rastrelliera. Blaine sapeva di starsi comportando come uno stalker, ma Rachel era con lui.
 
“Cosa stiamo facendo?” le mormorò all’orecchio.
 
“Stiamo aspettando che lo lasci solo,” replicò Rachel. “Non può stargli attaccato per sempre.”
 
Ma sembrava proprio il contrario. Andrew era una persona molto fisica, e sembrava che la sua mano fosse attaccata alla schiena di Kurt, o al suo braccio.
 
Blaine sapeva quanto a Kurt non piacesse essere costantemente toccato, o almeno non in pubblico, ma forse era così solo al liceo, o in Ohio. Forse a New York era diventato più rilassato, nel permettere quel genere di cose. Blaine desiderò di aver potuto fare quel genere di esperienze insieme. Aveva sempre desiderato di poter tenere la sua mano in pubblico, un giorno, ma non avevano mai avuto la possibilità di farlo, a Lima.
 
Kurt selezionò svogliatamente qualche maglietta, ma Andrew gliene passò delle altre, puntualizzando quanto sarebbero state bene su di lui. blaine si piantò le unghie nei palmi per impedirsi di urlare dalla frustrazione.
 
Dunque Kurt si diresse verso i camerini, e finalmente Andrew lo lasciò solo per cercare altri vestiti. Blaine colse l’occasione e si affrettò verso i camerini, intrufolandosi in quello di Kurt e tirandosi la tenda alle spalle.
 
Kurt urlò dalla sorpresa. “Blaine! Cosa-”
 
Ma Blaine era altrettanto pietrificato quanto Kurt, mentre fissava il petto dell’altro a bocca aperta.
 
“Che diamine stai facendo qui?” lo riprese Kurt, stringendosi addosso la maglietta che stava per indossare, come se si stesse nascondendo per timidezza. Ma era troppo tardi. Blaine aveva già visto i lividi che gli ricoprivano il petto pallido e le braccia. “Oh Dio, Kurt-”
 
Il volto dell’altro si trasfigurò in una maschera di pietra. “Esci, Blaine.”
 
“No, Kurt. È stato- è stato Andrew a farti questo?”
 
“Smettila di seguirmi, Blaine, è inquietante!” mormorò Kurt, stringendosi la maglietta al petto e rintanandosi nell’angolo del cubicolo. “E non azzardarti a giudicarmi!”
 
“Non ti sto giudicando,” gli rispose l’altro. “ma mi piacerebbe da morire mettergli le mani addosso, per quello che ti ha fatto.”
 
“Lui non-” cominciò per la centesima volta, ma Blaine lo zittì.
 
“Ti ha spinto contro il muro, afferrandosi così forte da lasciarti i lividi, ti ferisce fisicamente, Kurt. Questo è bullismo, e tu non puoi più nasconderlo. Ti sta facendo del male, e ho un perfetto ricordo di te che fai un discorso dove affermi di rifiutarti di essere una vittima, di rifiutarti di lasciare chiunque essere una vittima. Che ne è stato, di lui?”
 
“Non è bullismo, se tu vuoi quello che ti viene inflitto,” replicò a bassa voce, e per un secondo si fissarono a vicenda, entrambi scossi da quelle parole.
 
“Forse sono masochista, chi lo sa.” Proseguì stringendosi nelle spalle. “Tutto quello che so è che il dolore fisico mi distrae dal dolore che sento dentro.”
 
Blaine scosse lentamente la testa attonito, mentre le lacrime premevano per uscire. “Se sei tu a chiederlo- è autolesionismo.” Disse con un filo di voce.
 
Kurt aprì la bocca per dire qualcosa, quando sentirono una voce da donna cantare If My Sister’s in Trouble, da Sister Act.
 
Kurt alzò lo sguardo allarmato.
 
“E’ Rachel?” domandò Blaine, ma Kurt gli aveva già messo la sua giacca sulle spalle, spingendolo sulle ginocchia. “Abbassati,” ordinò, facendolo nascondere dietro una sedia.
 
Un secondo più tardi, sentirono la voce di Andrew provenire da fuori.
 
“Kurt, piccolo? Dove sei?”
 
Blaine si lamentò, ma Kurt si mise un dito sulle labbra, intimandogli di stare zitto.
 
“Sono qui,” disse, sporgendo la testa oltre la tenda, ma tenendola ferma, in modo tale che Andrew non potesse vedere all’interno.
 
“Guarda cosa ho trovato: è tutta glitterata. Ti piace?”
 
“Il colore non tanto,” rispose seccamente.
 
“Ti sei cambiato i jeans? Fammi vedere,” Andrew stava per spostare la tenta, ma Kurt la tenne ferma. “No! Non vuoi che le persone mi vedano mezzo nudo, non è vero?!”
 
C’era qualcosa, nella sua voce. Non era una sfumatura maliziosa, ma più una minaccia. ‘non vuoi che le persone vedano i lividi che hai lasciato sul mio corpo.’
 
Prese un paio di pantaloni dalla pila dietro di lui e li passò al ragazzo. “Puoi prendermi un paio di una taglia più piccola? E vedi se trovi una cintura che ci stia bene, ok?”
 
“Tutto, per te, piccolo.” Detto ciò sparì, e Blaine lasciò andare il fiato che stava trattenendo. Quando Kurt si era girato per parlare con Andrew, Blaine aveva potuto osservare i lividi sulle sue spalle, sulla spina dorsale e sui fianchi. Alcuni si stavano già ingiallendo, altri invece erano ben evidenti, nelle loro sfumature porpora, viola e blu, facendo sentire Blaine male, guardandoli.
 
Kurt si girò a fronteggiarlo, notando l’espressione sul suo volto.
 
“Girati,” gli ordinò e, quando l’altro non accennò a muoversi, lo fulminò con lo sguardo. “Girati e fammi rivestire.”
 
Esitante, Blaine fece come gli era stato detto. “Perché stava cantando?” chiese Blaine, ancora scosso.
 
“Oh, io e Rachel abbiamo un codice segreto.” Lo informò Kurt con una risatina. “Ogni canzone da Sister Act significa pericolo in agguato.
 
Blaine ridacchiò, ma più per i nervi e la tensione, che per il divertimento. “Perché proprio quel musical?”
 
“E’ una scusa come un’altra per cominciare a cantare senza motivo, ed entrambi amiamo Sister Act,” rispose Kurt, abbottonandosi la camicia, mentre Blaine ne spiava i movimenti con la coda dell’occhio. “Inoltre, mi ricorda Mercedes, e quanto lei sia forte, e mi incoraggia. La giacca, per favore.”
 
Blaine si girò e lo aiutò a indossare la sua giacca, ponendogli poi le mani sulle spalle e guardandolo attraverso lo specchio di fronte a loro. I loro occhi si incontrarono nel riflesso.
 
“Ti rivoglio indietro, Kurt.” Gli sussurrò all’orecchio. “Non voglio vivere senza di te; l’anno passato è stato un inferno. Ho cercato di rispettare il tuo desiderio e di non parlarti, ma mi sei mancato da morire. Ogni giorno era una tortura.”
 
“E’ tutto quello che anche io volevo, allora,” disse Kurt, la voce rauca. “L’unica cosa che volevo era stare con te, Blaine.”
 
“Allora dammi ventiquattro ore,” lo pregò. “per provarti che ti amo.”
 
Kurt lo guardò nello specchio, un sorriso che gli si formava sulle labbra. “Proprio come nella canzone?”
 
“Come nella canzone,” ripeté Blaine.
 
“Non sei cambiato di una virgola,” disse Kurt. “Sei ancora il ragazzo che mi ha conquistato cantando Teenage Dream, ma io sì. Io sono cambiato,” disse Kurt. “Non sono più la stessa persona.”
 
“Lo so,” disse Blaine, stringendogli le spalle. “E ti amo tanto quanto ti amavo allora, perché non importa quanto tu possa cambiare, nel profondo tu sarai sempre Kurt Hummel, il figlio di un meccanico che viene da una cittadina dell’Ohio. Sarai sempre il ragazzo con un sogno enorme e il bisogno di essere libero e di crearsi un mondo che fosse tutto suo.”
 
“Sono stanco di sognare.” Sospirò l’altro, girandosi e fronteggiandolo. “La realtà è una puttana, e i grandi sogni non sono altro che stupide illusioni.”
 
“Ventiquattro ore, è tutto quello che chiedo.” Mormorò, facendosi più vicino. “A partire da ora.”
 
Gli prese il volto con ambo le mani, ignorando il modo in cui Kurt sbatteva le palpebre, gli occhi spalancati e allarmati.
 
“Sto per baciarti,” gli disse in un soffio, e chiuse la distanza tra di loro, appoggiando le sue labbra su quelle di Kurt.
 
Kurt si lamentò, ma non si mosse, e Blaine incrementò la pressione sulle sue labbra, assaporando il suo sapore, mentre il suo corpo ricordava tutto ciò che c’era stato fra di loro. Poteva sentire Kurt cedere, arrendersi nel bacio, mentre ricordava.
 
La mano destra di Kurt andò a posarsi sulla guancia di Blaine, toccando e carezzando la pelle fino al mento come se non avesse voluto fare altro. Blaine si spinse verso la sua mano, amando il contatto, ma la mano si stava già allontanando, affondando tra i suoi capelli e tirandoli.
 
Blaine si pressò contro Kurt, respirando pesantemente e assaporando il modo in cui le labbra di Kurt si muovevano sulle sue, e il modo in cui le sue mani ora gli accarezzavano le braccia, le dita dolorosamente conficcate nella pelle, ma a Blaine non importava, fin tanto che il dolore era causato da lui.
 
Non lo lasciò andare, aspettando l’inevitabile momento in cui Kurt si sarebbe staccato per respirare. Aveva conquistato le sue labbra, ancora così familiari, con il loro meraviglioso calore e la morbidezza della sua lingua, con il modo in cui erano capaci di baciarsi per ore, perdendosi nell’esplorarsi a vicenda, non avendone mai abbastanza…
 
Kurt emise un lamento, allontanandosi da lui e spingendosi contro il muro, con uno sguardo negli occhi che era puro dolore.
 
“Kurt-” esordì l’altro, ma Kurt scosse la testa, quindi afferrò i suoi occhiali e li inforcò.
 
“Non lasciare che Andrew ti veda,” borbottò, poi scappò via.
 
Blaine lo seguì all’istante, non lasciandolo scappare così facilmente di nuovo.
 
Uscendo dai camerini, Blaine vide che Rachel stava trattenendo Andrew chiedendogli consigli per degli accessori. Prima che Andrew potesse girarsi e vederli, Kurt si girò e lo prese per le braccia, nascondendolo in un angolo. “Ti ho detto di non farti vedere,” ripeté affannato.
 
“Non ho intenzione di nascondermi ancora,” rispose l’altro testardamente. “Lascia che mi picchi un’altra volta, non mi interesse. Non mi faccio indietro.”
 
Kurt sbuffò. “Questo non è coraggioso, Blaine. È stupido. Hai già avuto un ricordo del vostro ultimo incontro sulla tua faccia.” Allungò la mano, come se volesse toccargli il piccolo livido sul mento, ma poi si fece indietro, allontanando la mano come se bruciasse.
 
“Non lascerò che tu vada via con lui.” insisté Blaine.
 
Si fissarono a vicenda, finché Kurt non emise un sospiro rassegnato.
 
“Non me ne vado, va bene?” promise. “Solo lascia che mi occupi di lui, così che non ci interrompa, ok?”
 
Blaine annuì. Era molto di più di quanto avesse osato sperare.
 
“Stai lì!” ribadì, come se Blaine fosse stato un cane, e lo fulminò con lo sguardo, mentre si avvicinava agli altri due.
 
“Rachel!” la salutò Kurt con un veloce abbraccio e un occhiolino. “Lo so, ti avevo promesso di aiutarti. Andrew, ti dispiacerebbe se andassi con Rachel per circa un’ora?”
 
“Affatto,” rispose Andrew con un sorriso accattivante. “Ma non mi unirò a voi. Senza offesa, Rachel, ma le cose da donne non mi allettano affatto.”
 
“Perché non vai avanti verso Starbucks e non mi prendi un caffè?” chiese Kurt. “Se non assumo caffeina, credo che presto mi addormenterò in piedi.”
 
Blaine osservò il gruppetto lasciare il negozio, poi Andrew girò a destra verso la caffetteria, mentre Kurt prendeva Rachel a braccetto e la guidava verso Victoria’s Secret.
 
Blaine attraversò velocemente l’atrio e li raggiunse, sentendo Kurt parlare a bassa voce a Rachel. “Per favore, smettetela di seguirmi, Rachel. Non voglio che vi facciate del male.”
 
“Non voglio che nemmeno a te venga fatto del male, Kurt,” disse Rachel, tirando su con il naso. “Sai che Andrew è capace di ferire le persone, ancora di più se stai con lui.”
 
“E’ la ragione per cui ho scelto di stare con lui,” confessò in un sussurro. “E’ l’unica cosa che mi ha portato da lui. Non vedi?! È tutta colpa mia, ma non voglio che faccia del male ai miei amici, e se tu e Blaine continuate così, finirete per farlo arrabbiare. Me ne occuperò da solo. Voglio che voi ne rimaniate fuori.”
 
“Non puoi seriamente aspettarti che noi ti lasciamo da solo, Kurt,” disse Blaine. “Ti aiuteremo. È questo che fanno gli amici.”
 
“Non avrei potuto dirlo meglio,” disse Rachel, facendogli un occhiolino cospiratorio.
 
Kurt si fece più dritto, l’espressione cauta. “E allora perché sento come sei voi due non mi steste aiutando affatto? Capisco che siate preoccupati per me, ma non è necessario. Andrew non mi fa del male, quando io non gliene do ragione.”
 
“Va bene. Quindi, per quale motivo lo fa?” gli chiese Blaine con aria di sfida. “Tipo quando dimentichi di comprare il dentifricio, o russi troppo forte?”
 
Kurt alzò il mento, l’espressione testarda sul viso. “No è più tipo quando scopre che ho baciato il mio ex ragazzo nei camerini.”
 
Gli occhi di Rachel si spalancarono per l’eccitazione. “Vi siete baciati?!”
 
“Rachel,” disse Kurt, irritato.
 
“Il punto è,” proseguì Blaine, mortalmente serio. “Non posso correre il rischio che ti venga fatto del male, Kurt. Non importa la ragione. Non posso lasciare che mi metta le mani addosso.”
 
Kurt alzò gli occhi al cielo, facendo del suo meglio per non sbottare. “Non essere così drammatico! Sentite, so che avete buone intenzioni, ma al momento state solo complicando le cose. Smettetela di farmi pressioni. Per favore! Sono davvero esausto. Non posso discuterne adesso.”
 
“Allora smettila di discutere e vieni a casa con noi.” Disse Rachel.
 
Kurt emise un respiro tremolante. “Non posso semplicemente scappare così,” disse. “Devo parlare con lui e affrontare i miei problemi.”
 
“Siamo qui per te,” rispose Rachel con la gola secca. “Sto per abbracciarti.” Disse stringendolo forte. Kurt appoggiò il mento sulla sua testa, ricambiando l’abbraccio.
 
“Ora devo parlare con lui, però,” mormorò tra i suoi capelli. “Devo dirgli che mi trasferisco. Ne sarà probabilmente grato, perché sono un pericolo per il suo portafogli, e non può permettersi di farmi rompere qualche altra cosa.”
 
“A una condizione,” disse Rachel, trattenendolo per un braccio. “Devi darmi l’indirizzo di casa sua. Ho bisogno di sapere dove devo mandare la polizia.”
 
Kurt ridacchiò. “Va bene, te lo dirò, ma niente polizia, Rachel. Non siamo in un film.”
 
Kurt digitò l’indirizzo sul telefono di Rachel e la abbracciò. “Ti chiamo dopo.”
 
“No, no, no,” li interruppe Blaine. “Tu non tornerai affatto da lui!”
 
“Non sarebbe giusto se sparissi e basta,” replicò Kurt. “E poi, sa dove abita Rachel, quindi devo parlargli.”
 
“No, non devi!” ribatté. “E chi se ne frega di cosa sia giusto, per una persona del genere?! Non serve a niente, parlare a una persona così! Va via e basta!”
 
“Basta, Blaine. Non sei tu l’eroe, in questa storia, e io non sono la damigella in pericolo. Non ho bisogno di essere salvato, specialmente non da te.”
 
Detto questo, Kurt girò sui tacchi e se ne andò. Blaine non poté fare a meno di seguirlo.
 
“So di non essere un eroe, Kurt!” lo chiamò. “Sono solo l’idiota innamorato che ha commesso un errore, e che comprende il tuo odio!” disse, una volta raggiunto l’altro, ma inconsapevole del fatto che la gente stesse cominciando a fissarli. “Ma non posso guardarti camminare dritto nella tana del lupo.”
 
Kurt si fermò per lanciargli un’occhiata irritata, ma quando guardò nei sinceri, preoccupati occhi dell’altro, il suo sguardo si addolcì.
 
“Io non ti odio, Blaine. Non ti ho mai odiato,” lo corresse Kurt, permettendogli di vedere tutta la sua vulnerabilità, “Volevo, ma non ho potuto. Immagino di averti amato troppo da poter essere capace di odiarti.”
 
“Quindi cosa? Invece di odiare me hai cominciato ad odiare te stesso?!” chiese Blaine, cercando di mettere insieme i pezzi.
 
Lo uccise vedere Kurt stringersi nelle spalle. Si passò le mani sul viso, come se stesse pensando, ma Blaine capì perfettamente che stava solo cercando di coprirsi il viso.
 
“Devo davvero andare, Blaine. Ne parliamo domani, va bene?” Kurt ricominciò ad allontanarsi, ma Blaine lo bloccò nuovamente.
 
“Come puoi ignorare il fatto che ti amo, Kurt?!” disse Blaine, le braccia spalancate, la disperazione udibile nelle sue parole. “Sono qui, in piedi davanti a te e ti sto dicendo che ti-amo e che sei la persona più importante nell’intero universo, per me. Come puoi semplicemente andare via?!”
 
“Lo dici soltanto perché ti faccio pena,” replicò Kurt, come se non fosse per niente toccato da ciò che Blaine gli aveva detto, ma la sua voce rotta tradiva la sua freddezza.
 
“No!” Blaine sospirò esasperato. “A dir la verità, in questo momento provo pena solo per me stesso, perché tu sei troppo testardo per credermi.”
 
La risposta arrivò inaspettata, e Kurt non poté far a meno di sorridere. “Sei davvero un idiota, Blaine Warbler,” rispose con un ghigno.
 
“Lo so,” rispose. “Sono un idiota e sono disperato. Sì, ho commesso un errore. Un errore enorme, ma ti sto implorando, Kurt. Non voglio che tu diventi soltanto qualcuno che una volta conoscevo.”
 
“Cosa vuoi sentirti dire, da me?!” chiese l’altro, esasperato. “Non posso farti nessuna promessa.”
 
Dammi una possibilità,” lo pregò. “Dimmi cosa devo fare per dimostrarti che sono serio. Qualsiasi cosa, Kurt! Ti prenderei la luna e le stelle, se me le chiedessi.”
 
Kurt incrociò le braccia al petto. “Non voglio la luna e le stelle,” disse, “Ma-”
 
“Sì?” Blaine sembrava un cucciolo.
 
“Ti ricordi la mia spilla a forma di ippopotamo?”
 
“Cosa? Certo, perché?”
 
“Riportamela,” rispose.
 
Blaine aggrottò le sopracciglia, confuso. “Cosa vuoi dire? L’hai persa?”
 
“Andrew l’ha presa e nascosta da qualche parte, perché pensa che sia brutta e non vuole che la indossi.” Spiegò Kurt.
 
“Va bene,” accettò l’altro. “Te la riporterò indietro.”
 
“Non preoccuparti,” disse seccamente. “Ho già cercato dappertutto, nell’appartamento. Non ho idea di dove l’abbia nascosta. Molto probabilmente l’ha già buttata nella spazzatura da tempo.”
 
“Suona alquanto impossibile, allora.” Disse abbassando il capo e aggrottando le sopracciglia.
 
Kurt si strinse nelle spalle. “Non più impossibile della luna e delle stelle,” replicò dolcemente, e si diresse verso la caffetteria, dove Andrew lo stava aspettando.
 
Blaine voleva seguirlo, ma Rachel lo prese per un braccio. “Cosa facciamo, adesso?”
 
“Ho un piano,” disse Blaine lentamente. “Non un buon piano, non è nemmeno intelligente, ma è un piano.”
  
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