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Autore: Key Monday    28/06/2014    0 recensioni
-Un mago tipo prestigiatore?
-No
-Un mago a letto?
-No.. Bhe, anche!- la vide aggrottare le sopracciglia, brutto segno- ma se può farti sentire meglio so fare i giochetti con le carte!
-Non avvicinarti!- urlò quando James fece per avvicinarsi con un sorrisetto speranzoso, che scemo!
-Giuro che se fai un altro passo ti pianto una stalattite in un occhio!
-Ok, tieni!- disse lui porgendole una stalattite che era appena apparsa dal nulla.
Ok, questo era decisamente troppo.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO 7

Tre mesi non erano bastati ad Emma per dimenticare quelle sole tre settimane con James. Era così arrabbiata con se stessa che si era messa in punizione impedendosi di fare shopping per ben tre settimane! Come aveva potuto invaghirsi di quel bugiardo, stupido, sciatto… mago.

Dopo quella rivelazione aveva vissuto nel terrore. Ogni volta che prendeva un  taxi si chiedeva se il conducente nascondesse un bastoncino nelle mutande. Non si fidava più di nessuno e per di più non poteva neanche raccontarlo al suo analista! Non poteva dirlo a nessuno! Anche se qualcosa con Sabrina le era scappato, la sera stessa che era successo.

Ci aveva messo un po’ a tornare a casa, un po’ per il traffico, un po’ per il tassista che era inadatto al suo mestiere, un po’ perché si era fermata nel pub sotto casa e si era scolata cinque pinte al bancone, poco elegante ma necessario. Quando aveva finalmente varcato la soglia di casa le girava la testa e sentiva un estremo bisogno di mangiare delle patatine al formaggio, ma il pensiero di svegliarsi il giorno dopo con un brufolo enorme sul naso la trattenne dal misfatto. Si limitò quindi a lasciar cadere la borsa per terra davanti alla porta e a trascinarsi fino al divano, dove si lasciò cadere arrendendosi finalmente alla forza di gravità che quando era sparsa per tutto il corpo e non concentrata sui piedi era tremendamente piacevole. Senza accorgersene si era seduta accanto ad una Sabrina che non aspettava altro che un racconto dettagliato della sua giornata.

“Allora dolce Emma? Come è andata con il principe stalker?” Emma sbuffò e non rispose “È andata così male?” “È un mago” “Un mago tipo con le carte? Forte! Perché quella faccia allora? È una strafigata!” “Non un mago con le carte, un mago.” “Uhuh! È un mago a letto allora? Em ha fatto la sporcacciona oggi! Questa si che è una strafigata!” “ ‘Strafigata’ è la parola del giorno Bri? Comunque no, non ci sono andata a letto  e non lo rivedrò mai più spero!” “Ma come? È tanto bravo! Ma perché vi siete lasciati?” “Mi dispiace ma il Ministero della Magia mi ha impedito dai parlarne- le rispose Emma alzandosi- è un segreto di stato da secoli ormai! E non lo saprei neanche io se non fosse che è impossibile cancellarmi la memoria! Ora se vuoi scusarmi-continuò alzando ancora la voce- me ne vado a dormire perché è stata una giornata di merda e neanche posso parlartene perché un ministro con la bacchetta mi mette in un carcere in mezzo al mare altrimenti! Buonanotte!” quindi si girò facendo ondeggiare i capelli e se ne andò in camera sua lasciando Sabrina un po’ sorpresa e un po’ spaventata sul divano.

 

 

 

Quella con Sabrina non era stata l’unica crisi di rabbia di Emma. A dire la verità non era mai stata una persona tranquilla, ma la rottura con James l’aveva fatta trasformare in Terminator. Aveva preso il vizio di arrabbiarsi per ogni piccola cosa e aveva più istinti omicidi di Mercoledì Addams. Neanche da dire era diventata la pupilla del suo capo che le dava sempre più responsabilità, più cose da fare e più persone alle quali strillare. Quest’ultima cosa in particolare le creava una strana sensazione di pace interiore che gliene faceva venire sempre più voglia. Meglio questo della droga, o no? In realtà non cambiava molto tra le due. La rabbia le aveva comunque creato dipendenza e ne voleva sempre di più e quando ne era sotto effetto poteva fare molto male agli altri. Perché sapete quella storia della rabbia repressa che poi quando la sfoghi è peggiore… Cavolate! Era come se la rabbia di Emma andasse in palestra, ogni volta era più forte, più pericolosa e con insulti sempre più ricercati.

Gli unici momenti che trascorreva in quasi totale tranquillità erano i pomeriggi che passava alla Tea Room vicino la National Gallery, dove si incontrava con a zia di James, Hermione Granger. Era strano che tutte le sue paure su questo ‘mondo della magia’ sparissero, più o meno, solo in presenza di una persona che ne faceva parte. La signora Granger era una delle donne più eleganti che Emma conosceva, e non sembrava per niente una stramboide come tutte le persone che erano nel salotto di James quel giorno, James compreso. Era simpatica, intelligente e molto dolce con lei. Era anche molto disponibile, rispondeva a tutte le domande che le faceva, anche le più stupide, senza giudizio e senza battere ciglio. Forse era perché, come le aveva raccontato, anche lei aveva dovuto abituarsi ad un altro modo di vedere il mondo.

“Quando ho scoperto di essere una strega ero davvero molto felice, sai? Sapevo di avere qualcosa di diverso dagli altri. Ma quando mi sono ritrovata in una città nascosta sotto il suolo di Londra a comprare libri di incantesimi con mia madre mi sono spaventata un po’… quando si viene a conoscenza di un segreto così grande si inizia a chiedersi se ci vengono nascoste altre cose..” “So esattamente di cosa parli..” Mrs Granger prese un altro sorso di tè e la guardò negli occhi “Ancora non ne hai parlato con Jay?” “Non voglio vederlo” le rispose Emma interrompendo il contatto visivo e afferrando un altro biscotto al burro “Emma, non è colpa sua, non avrebbe potuto parlartene neanche se avesse voluto, è contro la legge.” “Non è per quello.. Beh, anche per quello! Ma principalmente è perché mi fa paura.” “Anche io sono una strega, ma questa è almeno la terza volta che mi vedi per prendere un tè. E non ti ho mai fatto del male, se non sbaglio.”  Emma iniziò ad agitarsi e cambiò posizione sulla sedia. “Perché questa conversazione?” “Nessun motivo in particolare..-si difese Hermione – solo che mi chiedevo, hai paura del James mago, o magari hai paura del James ragazzo che potrebbe interessarti un po’ troppo?” Emma sbarrò gli occhi “Quello che stai dicendo non ha senso!- disse alzandosi- ora devo andare che devo tornare in redazione, spero potremmo rincontrarci presto! Buon Natale!” detto questo uscì come un lampo dal locale lasciando un’Hermione molto compiaciuta. Era esattamente la risposta che voleva avere.

 

 

 

E il 26 dicembre era arrivato anche per Emma. Quella sera ci sarebbe stato un evento di Vogue che aveva organizzato lei stessa e che la rendeva particolarmente fiera. Reputava quella serata la sua Monna Lisa ed era sicura che sarebbe passata  alla storia, o perlomeno avrebbe avuto un piccolo bonus nel prossimo stipendio!

Nel primo pomeriggio era andata nella galleria che avrebbe ospitato il tutto per controllare gli ultimi dettagli prima dell’arrivo del grande capo atteso per le 3. Dopo un elegante ritardo Misha si presentò alle 4 e 30 in punto, come stabilto. Appena arrivata saluto tutte e quattro le sue assistenti con un solo falso bacio sulla guancia, Emily quasi si mise a piangere, augurò a tutte un buon Natale e si mise a fissare la sala con aria molto seria a tratti schifata. Olivia stava per dire qualcosa ma Emma la bloccò con uno schiaffetto sull’avambraccio e un’occhiataccia che fece sentire Olivia un po’ più piccola. Poi Misha iniziò camminare per la sala percorrendone l’intero perimetro seguita dalle ragazze, inutile dire quanto rumore facessero quelle cinque paia di tacchi a spillo nella sala che oltretutto essendo ridicolmente enorme creava un eco fortissimo. Le ragazze le stavano attaccate come una calamita a un frigorifero, il che aveva causato un paio di quasi tamponamenti, che Emma aveva dovuto impedire, a causa degli stop di Misha che erano decisamente rotti. Dopo aver buttato qualche fiore per terra, spaventato un cameriere che stava mettendo una forchetta sul tavolo nel momento sbagliato e aver fatto otto smorfie diverse guardando la stessa tovaglia tornò al punto di partenza. Fissò per qualche secondo le sue quattro sottoposte che si erano messe in fila come se fossero in caserma e poi parlò “Ottimo lavoro Emma.” E se ne andò.

Piano, piano un sorriso si allargò sul viso di Emma che era rimasta a fissare il punto che era prima occupato dal volto di Misha. “Em, tutto ok?” la voce di Olivia non la scalfì neanche un po’ “È impazzita… Lo sapevo sarebbe successo prima o poi!” si sentirono due singhiozzi alle spalle delle ragazze che finalmente fecero uscire Emma dal trans. Alzò gli occhi al cielo e si rivolse al fulcro del rumore “Sono mesi che lavori qui Emily! Smettila di piangere una buona volta!” si girò e andò a prendersela con un fornitore.

 

 

 

Anche se la rabbia di Emma era stata in palestra tutto il giorno, lei non era stanca per niente, anzi! Era contentissima di come si stava svolgendo la serata. Nessun intoppo fino a quel momento e nessuna catastrofe all’orizzonte. Doveva chiedere al comitato olimpico di aggiungere l’organizzazione di feste alla lista degli sport, avrebbe sicuramente vinto!

Medaglia o non medaglia era comunque una serata perfetta, aveva un vestito stupendo, delle scarpe fantastiche e i capelli erano a dir poco spettacolari. Ma una nube grigia si stava avvicinando al bar dove lei stava chiacchierando con Olivia. Mentre beveva il suo quinto bicchiere di champagne girò leggermente la testa incrociando  uno sguardo che non doveva essere lì, che lei non voleva fosse lì e che la fece arrabbiare davvero, davvero tanto. Un sorriso stupido e due gambe lunghe ma troppo abbronzate per una serata di fine dicembre si stavano avvicinando. Victoria Tarsen. Avrebbe dovuto controllare la lista degli invitati una quarta volta.

“Ciao Emma! Che piacere vederti, che ci fai qui?” “ Ho organizzato IO la serata..” sciacquetta! “Tu invece? Non ti ho vista nella lista degli invitati” “In realtà sono venuta al posto di una mia collega che stava poco bene stasera” disse l’ochetta con un’aria così falsamente dispiaciuta che a Emma venne voglia di mettere in atto quello che aveva imparato al corso di auto difesa che alla fine aveva fatto “Che peccato vero?” le chiese allora “E come mai si è ammalata? Così! Come per magia, vero?” “Eh già!” disse ridacchiando l’altra, che poi è davvero poco elegante ridacchiare! “Tu ne sai qualcosa di magia, vero Emma?” questo la prese un po’ alla sprovvista. Quindi anche le galline potevano essere streghe, doveva tenersi lontana anche dai pollai ora! “Ho saputo di te e James, mi dispiace!” ancora quella faccia, ma era senza ritegno! “Si” non meritava troppe parole quella conversazione, anche perché… “Comunque vorrei essere io a dirtelo, così che possiamo continuare ad avere un bel rapporto, potremmo dover lavorare insieme un giorno!” disse Vicky “Non credo sai, comunque cosa devi dirmi?” “Io e James ci stiamo frequentando di nuovo!-sorriso- non è da molto, ma siamo molto felici. Sai, lui ha insistito tanto per rivedermi!...” il cervello di Emma si annebbiò per una buona parte del discorso. James… Era tutta la sera che non ci pensava ed ora questo. Assurdo. Non riusciva neanche a chiedersi il perché o il percome. Era solo assurdo. Forse stava per morire perché sentì una pila di mattoni posarsi sul suo petto. Non poteva essere vero. Uscì dal coma solo per sentire “Anche stasera mi ha chiesto se andavo da lui dopo la festa! Non ci sa proprio stare senza di me!” ridacchiò di nuovo “Ora devo andare! È stato un piacere incontrarti!” fece una pausa “ Buon Natale Emma.” Quella si che era una voce da cattiva dei cartoni.

 

 

La serata perfetta era diventata in pochi secondi una tortura ed Emma si chiuse in un guscio che la distaccò completamente dalla realtà. Riuscì ad uscirne solo al termine della serata, quando si ritrovò fuori, al freddo, fasciata nel suo cappotto bianco e con i piedi che le facevano male. Era sola ed era tutto così assurdo.

Ed era lì a chiedersi se doveva chiedersi qualcosa,a chiedersi se lei fosse già da James, a chiedersi dove fosse il pub più vicino quando una strana forza la trascinò dentro la metro,perché non c’era tempo per parlare con un tassista. Prese la central line che fortunatamente passò subito, o la strana forza che si era impossessata di lei avrebbe ucciso il controllore. Mentre fissava con gli occhi sbarrati il suo riflesso nel vetro capì che la strana forza non era altro che la sua rabbia. Una rabbia coltivata accuratamente negli ultimi mesi e ora che era stata messa alla prova era pronta a fare una strage. Era quindi suo compito portarla nel posto giusto prima di farla esplodere, soprattutto nelle vicinanze delle persone giuste. E lei aveva in mente due facce ben precise.

Scesa dal treno e si precipitò giù per le scale che portavano ai tornelli, ma proprio stasera si doveva mettere i tacchi? Si, c’era la serata di Vogue!

Uscita dalla metro marciò per le stradine buie di quello stupido quartiere di criminali da quattro soldi cercando di ricordarsi da che parte andare. E dopo un paio di tentativi falliti eccola lì: casa di James.

Sentì una strana euforia scuoterla mentre marciava nel vialetto, era estasiata dalla sensazione che le stava già dando quello che stava per fare.( Intanto era arrivata alla porta.) Ma cosa dire? Le serviva una frase ad effetto!(E aveva bussato.) Quale era la cosa più importante? Ah, sì!

“Dov’è lei?”

 

 

 

 

 

Grazie mille milioni a tutti! Mi fa molto piacere che la mia storia vi piaccia! E grazie anche ai pochi che mi recensiscono, siete le persone migliori del mondo! J

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di aver creato la suspense che volevo! La prossima volta scopriremo se Vicky mentiva o no, non ne sono molto sicura  neanche io!

Ancora grazie!

Buonissima giornata!

Key

 

  
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