Erano tutti di fronte a lei: i suoi compagni. Le urlavano di tornare, di non lasciarsi ingannare, di lottare, di continuare a vivere.
Perché lo stavano facendo? Che quelle persone tenessero davvero a lei? Che le volessero bene?
Ma com’era possibile: lei, che era sempre stata sola, ora aveva degli amici? Com’era accaduto?
Non era possibile…. ma loro erano venuti fin lì per lei, soltanto per lei. Per salvarla.
Ma lei non voleva essere salvata. Però loro si ostinavano.
Le veniva da piangere.
Al solo ricordo degli anni passati i n solitudine le salivano le lacrime; quante volte aveva pianto sola nel bosco, quante volte aveva pregato che sua madre tornasse e la portasse via, quante volte avrebbe voluto avere qualcuno con cui parlare, ridere, piangere. Quante volte la sua unica compagnia erano stati i libri.
Quante volte… quante.
Sua zia l’aveva sempre trattata male, i bambini del Villaggio la disprezzavano… forse il suo unico e vero amico era stato, anche se per poco tempo, Hagwor D. Sauro, il gigante della Marina approdato sulla sua Isola. E di nuovo le salirono le lacrime. Lui era stato ucciso da Aokiji, la stessa persona che l’aveva risparmiata vent’anni prima, il giorno in cui scappò dall’inferno. L’unica sopravvissuta.
“ROBIN!!!” era Rufy “TU DEVI VIVERE!” era dall’altra parte, sul tetto del Parlamento “Dillo! Dillo che vuoi vivere!”
 
<< Robin… tu devi vivere! >> le ultime parole che le rivolse sua madre.
 
Pianse. Il male che aveva subito in quegli anni, il dolore, la sofferenza, la solitudine… era finito.
Era tutto finito.
Ohara era finita.
Lei era l’unica sopravvissuta e doveva rimanere tale. Doveva portare il messaggio della storia degli Archeologi di Ohara che sfidarono il Governo.
Doveva realizzare il suo sogno.
Le lacrime le scesero sulle guance e le parole gli salirono alle labbra senza che potesse fermarle: “Io voglio… Io voglio vivere! Portatemi con voi attraverso gli Oceani!”