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Autore: Shu    22/08/2008    5 recensioni
Richiesta per una storia: "Himawari aiuta Watanuki a trovare la fermata giusta dell'autobus."
Richiesta esaudita... questo è il risultato.
Se sapete già tutto quel che c'è da sapere riguardo a Himawari-chan, potete beccarvi questa somma cretineria...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Himawari Kunogi , Kimihiro Watanuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio, al suono della campanella, Watanuki si alzò dal banco e cominciò a mettere via le sue cose con la velocità e il dinamismo di un bradipo. Ma perché, si chiedeva, perché quella strega era toccata proprio a lui? Non bastava farle da schiavo e cucinare per lei ogni santo giorno? Nossignori, non bastava. Non era sufficiente! Perché oggi la signora esigeva per cena esattamente quegli yakitori che, guarda caso, faceva solo una rosticceria spersa in un viottolo dal nome assurdo, dall’altro capo della città. E le maledizioni che lei gli aveva promesso se non fosse tornato all’ora giusta con quanto richiesto gli ronzavano ancora negli orecchi.

“Ma perché? Perchééé?” si lamentava, rivolto a tutti e a nessuno, mentre fra l’altro gli veniva in mente che non aveva controllato la cartina per arrivare in quel posto maledetto, accidenti, e adesso? Che giornata di schifo… senza contare che quella mattina l’odiato Doumeki aveva anche osato dirgli che aveva una brutta faccia… “Perchééé...” continuò a commiserarsi.

“Perché cosa, Watanuki-kun?”

Oh, sommo gaudio! Oh, squilli di trombe! Le nubi nere della giornata si aprivano davanti allo scintillante, favoloso sorriso di Himawari-chan!!

“Ah, non è niente, non è niente, Himawari-chaaaaaan!” trillò, redivivo all’istante.

“Sicuro? Mi sembravi così preoccupato…”

Oh, il suo faccino tutto triste! Si affrettò a minimizzare. “Sicurissimo!! Devo solo andare a fare una cosa per Yuuko-san, da una parte… e, ehm, non so dove prendere l’autobus…”

“Oh, Yuuko-san!” Gli occhi della ragazza s’illuminarono. “Che persona meravigliosa che è la tua datrice di lavoro! E chissà che compiti incredibili ti affida!”

Incredibili era proprio la parola giusta –chi avrebbe mai creduto che un povero derelitto potesse essere spedito in capo al mondo per degli spiedini? Ma davanti al sorriso sbrilluccicante di lei non ebbe il coraggio di smentire.

“Dicevi che devi prendere un autobus…?” proseguì Himawari.

“Ah… sì… mi sembra il 17… o forse no? Devo andare verso Ginza…”

“Ma certo, il 17 è quello giusto! Sono sicura, io lo prendo spesso! Vuoi che ti accompagni alla fermata?”

Altro che giornata nera!!! Oh, che meraviglia!! Era il suo giorno fortunato, invece! “Ma grazie, sarebbe fantastico Hi~ma~wa~ri~chaaaaan!” Improvvisò una danza di giubilo fino a che non andò a sfracellarsi contro un banco, e ritenne dunque più saggio accodarsi alla ragazza che usciva.

Nel cortile non perse l’occasione di indirizzare una linguaccia a Doumeki, e pazienza se quello gli aveva ripetuto che aveva una brutta faccia… era una bellissima giornata, invece, il sole splendeva e lui aveva un po’ di strada da fare con Himawari-chan!

Un po’ di strada… beh… un bel po’ di strada, gli venne da pensare quando guardò l’orologio e si accorse che era da almeno venti minuti che stavano camminando. Ma non c’era problema, il tempo volava con Himawari-chan!

“Oh, ecco, ci siamo! E’ proprio là!” indicò lei finalmente, e entrambi affrettarono il passo verso il cartello della fermata.

Cartello che si rivelò essere coperto da un paio di strati di scotch e l’avviso, a caratteri cubitali, “FERMATA SOPPRESSA”.

“Oh! Non lo sapevo! Mi dispiace, Watanuki-kun!” fece lei, e sul suo visetto stava ricominciando a farsi strada quell’espressione triste…

“Ma no!” si precipitò a dire lui. “Nessunissimo problema! Andiamo alla prossima, ti va?”

“Certamente!” sorrise di nuovo lei, e si rimisero in cammino.

Le fermate della linea 17, ebbe occasione di constatare Watanuki, si somigliavano tutte un po’. Tutte alla distanza di venti minuti l’una dall’altra, e tutte poco funzionali. Dopo altri due cartelli coperti dal tetro avviso, la terza fermata si scorgeva in lontananza. Peccato che tra questa e loro si frapponesse, nel mezzo di strada, una voragine di almeno tre o quattro metri di diametro e dall’aria un po’ sospetta. Sarà stato per le nuvolette di fumo che sembravano alzarsi dal precipizio, o forse per lo strano omino verde che…

No, un momento… QUALE omino verde??

“Oh, si direbbe che stiano facendo dei lavori…” lo distrasse la voce di Himawari. No, non c’era nessun omino verde. Se l’era sognato, decise.

“Ehm… sì, dei lavori…” assentì, anche se il tono non era dei più convincenti. “Ma… che facciamo, Himawari-chan?”

“Oh, niente paura! Guarda, ecco dove hanno spostato la fermata!” Il dito della ragazza puntava verso un ampio viale, dove inequivocabilmente stavano transitando degli autobus.

“Perfetto!!” dichiarò con rinnovato buonumore Watanuki, e così si apprestarono ad attraversare il viale.

Tralasciando un paio di tentativi di investimento da parte di un’auto e di un camion, e la corsa finale perché il semaforo si era improvvisamente guastato, si poteva dire che fossero giunti a destinazione senza problemi. Un po’ a corto di fiato, Watanuki si aggrappò al palo della fermata, mentre Himawari controllava la tabella degli orari.

“Il 17 è appena passato…” lo informò. Ma lo fece con un sorriso talmente adorabile che… beh... beh… Watanuki trovò l’energia di ricomporre un’espressione briosa. In fondo, il sole splendeva ancora (ancora per poco, a dir la verità, a guardare l’orizzonte) e aveva del tempo da passare con Himawari-chan!

Abbastanza tempo, sì…

Ma alla fine, l’autobus arrivò. Watanuki ci salì sopra piuttosto sollevato, e il fatto che la sua amica si fosse offerta di accompagnarlo per un altro pezzetto e che ora fosse seduta davanti a lui non poteva che rianimarlo un po’. Oh, quanto era gentile Himawari-chan! E quanto era bello chiacchierare con lei! Il tempo volava davvero insieme a lei, e… e…

“Ma… dove siamo, Watanuki-kun?” lo interruppe lei a un certo punto guardando fuori dal finestrino.

Oh. Cavolo.

Fabbriche e strade vuote dall’aria sconosciuta sfrecciavano ai lati del bus, e le urla dei passeggeri inferociti non lasciavano presagire nulla di buono…

“Cosa sta succedendo?” chiese lui al ragazzo più vicino. In quel momento il mezzo si fermò e il conducente si girò con la faccia mortificata verso la folla di passeggeri.

“Mi dispiace… non so come sia potuto succedere! Devo aver sbagliato strada, ma non capisco… non riesco a ricordarmi dove… se avete solo un pochino di pazienza…” e si rituffò dietro il sedile a pescare una mappa, mentre la gente gli urlava per metà insulti e per metà consigli contraddittori sulla strada da prendere. Non è che ora scoppiava una rissa… ?

“Ehm… che dici, forse è meglio che scendiamo, Himawari-chan?”

Fuori dall’autobus, la strada aveva un aspetto veramente desolato. Non passava nessuno, si alzava la polvere e un gatto nero scappò davanti a loro come terrorizzato…

“Non ti preoccupare, Watanuki-kun!” dichiarò con tranquillità la ragazza. “Sono sicura di essere già capitata qui, una volta… La linea 17 ogni tanto ha di questi problemi… che strano, vero?” sorrise, dirigendosi verso una via laterale. Watanuki raccapezzò, non si sa come, un altro sorriso di risposta.

“Oh, vedi?” gli disse, quando furono giunti in una piazza ancor più deserta. “Laggiù c’è un’altra fermata, il 13 dovrebbe riportarci sulla strada giusta!”

Watanuki corse verso la pensilina, mentre all’orizzonte si profilava la sagoma di un bus in arrivo. “Guarda! Sta passando proprio ora! Siamo fortunati!”

Il tredici arrivò. E passò. Senza nemmeno accennare a frenare.

Parecchi improperi dopo, Watanuki scoprì che il simpatico fenomeno era dovuto al fatto che il cartello indicante la fermata era stato accuratamente sbarbato da chissà quale teppista. Ovvio che gli autobus non facessero sosta… Di comune accordo, i due decisero che era meglio incamminarsi verso la fermata successiva.

“Mi spiace tanto, Watanuki-kun! Tutti questi pasticci…” si scusò lei con aria sconsolata.

“Ma dai, non è assolutamente colpa tua!!!” assicurò lui, raschiando il fondo del suo ottimismo. “Anzi, dispiace a me… ti sto facendo perdere un sacco di tempo… domani ti preparerò un dolce speciale, se vuoi!” promise estasiato, e l’argomento cucina li tenne impegnati fino all’arrivo a destinazione.

Quando miracolosamente il bus passò, e soprattutto si fermò per farli salire, a Watanuki non sembrava vero. Continuava a guardarsi intorno per vedere se per caso non ci fosse qualche altro disastro in agguato, o magari un omino verde nascosto tra i sedili… no, basta, gli omini verdi se li doveva dimenticare…

“Certo che…” attaccò per distrarsi “…certo che questo è proprio un posto desolato… sembra quasi uno di quei paesaggi da film western…”

“…o di quei quartieri abbandonati da thriller, da poliziesco…”

Una frenata improvvisa mandò Watanuki a schiantarsi contro il vetro del bus. Ma che diavolo…

“Che succede?” urlò il conducente sporgendosi dal finestrino, e anche tutti i passeggeri si affacciarono.

La strada era bloccata da una mezza dozzina fra volanti della polizia a sirene spiegate, ambulanze, auto di giornalisti… Un tizio sulla quarantina, distinto, capelli rossi, occhiali da sole sul naso e tesserino con la scritta CSI appuntato sul petto si avvicinò per parlare col conducente del bus.

“Non si può passare. La zona è sotto sequestro. Omicidio. E quando la notte si impossessa dei cuori, quando l’orrore ti attraversa il cammino e la speranza abbandona le vie… beh, vuol dire che bisogna cambiare strada.” concluse in tono flemmatico.

L’autista imprecò in varie lingue diverse e cominciò tutta una serie di complicate manovre per invertire la marcia e prendere un altro percorso.

“Simpatico però, quel signore con gli occhiali da sole!” commentò Himawari. Watanuki, ancora spalmato contro il vetro del bus, non poté di necessità rispondere.

Quando dai finestrini finalmente i due scorsero i paesaggi meno inquietanti e più familiari di una periferia un po’ più vicina al centro, la ragazza si alzò e andò a parlare all’autista.

“Mi scusi, ma non c’è per caso una fermata del 17 qui in zona?”

“C’era…” grugnì l’uomo. “Ma oggi non c’è.”

“E… come mai?”

“Parecchie linee sono state deviate, c’è una specie di assembramento colossale, manifestanti che protestano…”

“Protestano contro cosa, se posso chiedere?”

“Ehm… contro i disservizi degli autobus…” biascicò il conducente, e Himawari tornò a sedersi davanti al suo compagno di classe.

“Che buffe coincidenze, non è vero?”

Watanuki assentì con un debole cenno del capo, pensando che avrebbe fatto meglio, molto meglio, quand’era uscito da scuola, ad andare direttamente ad unirsi alla manifestazione. 

Cercò di riscuotersi dallo sconforto e di guardare con attenzione dal finestrino per vedere dove gli convenisse scendere. Chissà, forse faceva ancora in tempo ad andare a cercare il maledetto diciassette… o forse era meglio pensare a filare di corsa da Yuuko e cercare di preparare gli yakitori da solo…

Altra frenata degna di un rally, altro spiaccicamento contro il finestrino.

“Oh, guarda, Watanuki-kun!!” esclamò accalorata Himawari. E lui, dopo che gli riuscì di riassemblare gli occhiali accartocciati, guardò.

Stavolta il viale era scomparso sotto una marea, una vera marea di gente urlante accalcata intorno ad un vecchio edificio; telecamere e maxischermi trasmettevano l’immagine di un assurdo tipo baffuto con un mantello che sghignazzava sguaiato, imitato a ruota da tutto il resto della folla…

“Ah, ma dai, stanno girando quel programma famoso, quello che…”

Watanuki non seppe mai di che programma si trattava, un po’ per le urla dei passeggeri del bus che sciamavano fuori dalle porte per partecipare allo show, un po’ per il pianto disperato dell’autista. Himawari raggiunse la cima del bus per confortare il pover’uomo. “Signore, non faccia così…” ma a quelle parole un qualche pezzo si staccò chissà come dal tettuccio per planare in testa al conducente.

“Basta… basta!” ululò lo sventurato, e si accasciò sul volante. “Il vostro 17 dovrebbe fermare laggiù, quindi vi scongiuro scendete anche voi e lasciatemi solo…”

Watanuki scese dal mezzo barcollando e si avventurò tra la folla come un ubriaco. Si sentiva stranamente leggero, leggero… nella sua testa vuota omini verdi con le antenne ballavano un girotondo… Per fortuna Himawari sembrava ancora piena di energie, e lo precedeva fendendo la calca con scioltezza.

Si lasciarono alle spalle il viale e gli schiamazzi della gente, arrivarono nella piazza vicina… e lì, come un miraggio, si ergeva nuova, fiammante, sfavillante, una meravigliosa palina con la scritta “Linea 17”. Watanuki si guardò intorno: la strada era sgombra, passavano persone dall’aria normale, il palo e la pensilina della fermata sembravano solidi e tangibili…

“Finalmente, Watanuki-kun! E qui dice che il 17 passa tra tre minuti!”

Il sorriso di Himawari-chan irradiava gioia e dolcezza, luminoso come una stella.

Che altro… che altro poteva succedere ancora… andiamo, ormai erano capitate veramente tutte… ci mancava solo la caduta di un meteorite e poi aveva fatto l’en plain… andiamo, non poteva davvero succedere più nulla…

“Da qui non sono tanto lontana da casa, potrei anche tornare a piedi… ma se vuoi a questo punto prendo l’autobus anch’io e faccio un altro pezzetto di strada con te, Watanuki-kun…?”

In quel momento, qualcosa gli colpì la vista. Uno scintillio nel cielo…

“NOOOOOOOOOO non ti preoccupare Himawari-chaaaaaaaaaaaan!! Vai pure, vai pure, ti ho già fatto perdere troppo tempo… vai vai sennò a casa si preoccuperanno!!!”

Un po’ perplessa dalla visione del suo compagno di classe che agitava le braccia trasformandosi in una sorta di mulino a vento, la ragazza fece comunque un piccolo inchino e sorrise ancora, salutandolo con la mano.

“Va bene, allora io vado! Buona serata, Watanuki-kun! E grazie della passeggiata! E’ stata un po’ avventurosa ma ci siamo divertiti, non è vero?”

Watanuki ebbe la sensazione che le braccia gli si svitassero e piombassero a terra stile pezzi di ferrovecchio. Himawari-chan aveva una strana concezione del divertimento…

La guardò allontanarsi e continuare a salutarlo, i codini ricciolosi che ondeggiavano sulle sue spalle e quel visetto contento…

Oh, era troppo troppo carina!! Massì, in fondo aveva potuto passare un sacco di tempo con lei, non c’era nulla da lamentarsi!!

“A domani Himawari-chaaaaaaan!!” si sbracciò e saltellò, ritrovando improvvisamente le energie. “Buon ritorno a casaaa! Grazie di tutto! E domani ti porto il dolce che ti avevo promesso! Ah, e per pranzo poi se ti va…”

Le sue ultime parole furono sopraffatte dal rombo dell’autobus numero diciassette, che passava allegramente a tutta velocità sorpassandolo e coprendolo di polvere.

 

 

 

 

 

[Storia scritta per Sundy, la persi ai dadi -insieme a diverse altre produzioni artistiche...- giocando con lei e un altro paio di personcine amorose!^_____^  Sundy, spero di non averti annoiata e di aver ottemperato (paroloniii) alla tua richiesta! Chiedo perdono a tutti per la super-lunghezza di questa roba!
Un GRAZIE gigante va a Wren che mi ha suggerito una buona metà di questi disastri -gli special guests sono tutti per te!!- e poi ci vuole una dedica anche a Kinnara, il mio personale e adorabilissimo Watanuki-kun, per il suo compleanno -seppure ormai passato! 
Per dovere di cronaca devo precisare che, dopo aver vestito i panni dell'adorabile Himawari-chan, tra le varie catastrofi avvenute intorno a me mi è capitato anche che un autobus si fermasse nel momento in cui ci sono montata sopra. Sì, forse è meglio se vi sto lontana.................]

 

   
 
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