Capitolo XVII
Un intruso al castello
Con la
medesima cautela con cui aveva aperto pochi attimi
prima il portone d'ingresso per non svegliare i custodi, aprì anche la
pesante
porta in legno massiccio; nonostante l'ora tarda e il viaggio
dall'aeroporto Charles de Gaulle
non aveva sonno quindi, anche se
sarebbe stata la cosa
più intelligente da fare, riteneva inutile mettersi a letto. Meglio
piuttosto
trovare prima possibile ciò che le serviva e portarsi avanti con la
lettura.
Si aspettava
di trovare la stanza fredda e al buio, invece
poche braci ancora accese stavano morendo nel camino e la sua luce
fioca
illuminava appena la zona circostante.
Un lieve
movimento, la sensazione di un respiro, la fece
voltare e prestare attenzione alla figura seduta in poltrona: l'uomo
sembrava
dormire profondamente, la testa reclinata da un lato, le lunghe gambe
distese,
un braccio allungato a terra e nella mano un libro, dalla copertina di
pelle,
aperto e in parte appoggiato al pavimento.
Senza neppure
avergli visto per bene il volto, lo
riconobbe subito... era difficile scordare il corpo che l'aveva stretta
a sé
soltanto alcune sere prima.
Perché si
trovava ancora lì?
Quando la
domenica precedente lo aveva trovato al
castello, credeva vi avesse trascorso solo una notte o due dopo aver
fatto del
turismo nella zona.
Quell'uomo
stava diventando una persecuzione. Più cercava
di allontanarsi da lui, più se lo trovava intorno. Eppure, quando aveva
posteggiato l'auto, non aveva visto la sua decappottabile. Dov'era
finita? E come
sarebbe riuscita a toglierselo dalla testa, se continuava ad
incontrarlo?
Aveva fatto
il possibile per allontanarsi da lui: la
delusione di non poter più incontrare Alex Andrews le aveva fatto
prendere la
decisione di staccare per un certo periodo di tempo dal lavoro alla maison e rivedere le proprie priorità,
del resto era stato a causa dei suoi continui rinvii dovuti all'impegno
con la
casa di moda che aveva perso l'occasione di poter lavorare con lo
scrittore; tuttavia
era a causa del turbamento provato tra le braccia dell'uomo che stava
dormendo
che aveva deciso di andarsene per un pò da Parigi. Era volata in
Inghilterra
per parlare col fratello e metterlo al corrente dei suoi progetti;
Edmund aveva
fatto storie, come sempre, ma lei era stata irremovibile. La meta
successiva
era Cluny, per recuperare le informazioni che le servivano per il suo
prossimo
viaggio.
Stava facendo
il possibile per allontanarsi da lui, e
invece eccolo di nuovo sulla sua strada.
Lo osservò
per un attimo: risentiva ancora sulle labbra il
lieve tocco delle sue e guardarlo dormire non l'aiutava certo a
scordare le
sensazioni provate quando lui l'aveva stretta tra le braccia; ma,
soprattutto,
quelle che si era accorta di aver desiderato. Il lieve sfioramento di
labbra
con cui l'aveva baciata sul battello le aveva fatto volere molto, molto
di più.
Rendersene conto l'aveva sconvolta.
Perché ogni
volta che lo rivedeva le sembrava più bello di
come lo ricordava?
Decise che
l'unico modo per dimenticarsi di lui era
fingere di non averlo visto, prendere ciò che era venuta a cercare,
andarsene a
letto e, l'indomani, partire prima dell'alba, cosicché nessuno si
sarebbe
accorto della sua presenza.
In silenzio
avanzò nella stanza e si avvicinò allo
scaffale dove ricordava erano sistemati i diari.
***
Lo aveva
svegliato la sensazione di essere osservato.
Aperti gli occhi, aveva scorto un'ombra avanzare furtiva e si era
immobilizzato
quando si era accorto che non si trattava né di Pierre, né di sua
moglie.
Che fosse
entrato un ladro?
Poi l'ombra
fece un movimento e si mise più alla luce ed
egli, osservandone il profilo, riconobbe con stupore la figura di
Nicole
Montgomery.
Che ci faceva
lì?
Quando aveva
scoperto che, oltre ad essere una fotografa,
era anche l'esperta che Ross gli aveva procurato e della quale si era
purtroppo
liberato, aveva passato la mattina successiva al suo rientro a Cluny
nel
tentare di ricontattarla, ma senza esito. L'assistente di Lady Sinclair
gli
aveva detto che Milady era partita all'alba, senza lasciare alcun
recapito e
neppure un itinerario, né una data di ritorno. Mademoiselle
Valèns si
era
scusata, promettendogli di contattarlo non appena avesse avuto notizie
di Lady
Sinclair ma monsieur Andrews non
doveva farsi troppe illusioni... Milady si era davvero dispiaciuta
quando le
aveva comunicato la decisione di monsieur
di non avvalersi più della sua consulenza e aveva deciso di
allontanarsi per un
po’ da tutto e da tutti. E quando Lady Sinclair decideva una cosa...
Aveva
ringraziato mademoiselle
Valèns ed
era tornato ad immergersi
nella lettura per riuscire a terminare prima dell'arrivo dell'erede del
duca,
previsto, a quanto gli avevano riferito Pierre e Madeleine, per il fine
settimana. Una volta definita la faccenda relativa all'autorizzazione
da parte
del proprietario legale dei diari, avrebbe potuto, col suo permesso,
finalmente
mettersi al lavoro. E dimenticarsi di Lady Sinclair, alias Nicole
Montgomery.
In quei
giorni, grazie anche alla presenza di Monique, era
riuscito ad allontanare la sua immagine dalla mente, almeno fino a
quando la
seducente restauratrice di mobili non lo aveva fatto prender coscienza
dei
propri sentimenti.
La serata in
cui erano usciti a cena per la prima volta
l'avevano conclusa nel letto di Monique, come lei stessa aveva
suggerito: le ci
era voluta tutta la notte prima di averne abbastanza di lui e del suo
corpo...
ogni volta che aveva voluto ricominciare gli aveva sussurrato che era
affamata
di sesso, ma in particolare che era affamata di lui. Andrew non aveva
stentato
a crederle e si era affrettato ad accontentarla, godendosi senza
problemi
quella inattesa e piacevole avventura con una donna che era l'essenza
stessa
dell'amante ideale: disinvolta, disinibita e piena di fantasia. Nei tre
giorni
successivi aveva lavorato di giorno allo Chateau,
ma le sere e le notti le aveva trascorse a casa sua, dove avevano
provato la
resistenza e la comodità di quasi ogni superficie orizzontale; neppure
quando
aveva vent'anni ricordava d'aver fatto tanto sesso e così tanto
appagante...
perché andare a letto con Monique non richiedeva complicazioni o
sentimenti...
lei voleva solo piacere ed era ciò che voleva anche lui.
Almeno era
quello che credeva all'inizio. Poi, però, aveva
capito che ciò che provava per Monique, ossia un mero desiderio fisico,
stava
già sfumando, e persino più rapidamente di altre volte. Forse perché
quegli
amplessi finalizzati al solo piacere sessuale gli avevano lasciato un
profondo
vuoto dentro quando, a poco a poco, insieme a loro due tra le lenzuola,
si era
insinuato il ricordo struggente di Nicole.
Era stato
felice, quindi, di apprendere che Monique doveva
assentarsi per un po’ da Cluny per lavoro.
"Perché non
vieni con me?" gli aveva chiesto
"potremmo passare altre notti come questa".
Era proprio
quello il problema: se all'inizio la sua
aggressività e la sua sfrontatezza lo avevano intrigato e lusingato,
dopo tre
notti quel suo essere selvaggia e il volerlo in continuazione gli
stavano
togliendo l'aria... gli sembrava quasi di soffocare. Aveva sentito il
bisogno
di avere tra le braccia una donna diversa, una donna che gli facesse
provare
sensazioni che andassero oltre l'orgasmo fisico; voleva una donna da
desiderare
alla follia, da possedere anima e corpo.
E quella
donna non era Monique.
"Non posso,
devo proseguire con le mie ricerche".
Lei era
rimasta delusa, ma per poco, perché Andrew,
consapevole che per quanto lo riguardava quella sarebbe stata l'ultima
volta,
aveva fatto il possibile per soddisfarla, finché era riuscito a farla
gridare
di piacere. Languida e appagata, lei gli aveva detto che lo avrebbe
chiamato al
suo ritorno. Non le aveva risposto, lasciando in sospeso la faccenda:
si era
alzato, si era rivestito e prima di uscire le aveva dato un tenero
bacio e le
aveva detto addio.
Era rientrato
allo Chateau
e si era rimesso al lavoro: se fosse riuscito a terminare per l'arrivo
dell'erede del Duca, dopo aver preso gli accordi per i diritti del
romanzo, o
di qualsiasi cosa avrebbe tratto da quei diari, e l'autorizzazione a
proseguire, sarebbe potuto tornare in America e, con un po’ di fortuna,
persino
prima che tornasse Monique.
Aveva
trascorso l'intera giornata a leggere e aveva
pensato di proseguire anche dopo cena, ma Madeleine era una cuoca
troppo brava;
dopo il delizioso pasto e le notti insonni appena trascorse, non era
riuscito a
restare sveglio neppure fino al ritorno dei due coniugi che erano
andati a
trovare il figlio. Si era addormentato, con l'immagine di Nicole nella
mente.
E ora lei era
lì.
Attento a non
fare alcun rumore, rimase ad osservarla. Che
cosa ci faceva allo Chateau in
piena
notte? E, soprattutto, perché si stava muovendo circospetta, come una
ladra?
Si era
abbassata verso lo scaffale dove si trovavano i
diari. Dopo alcuni attimi si rialzò, con due quaderni in mano; quindi
gli diede
una rapida occhiata per accertarsi che fosse ancora addormentato e si
diresse
verso la porta.
Era sul punto
di aprirla per uscire quando lui decise che
era arrivato il momento di scoprire come mai un'esponente della nobiltà
inglese
e, a seguito di qualche discendenza, probabilmente addirittura
imparentata con
il re William, si aggirava in una residenza che non le apparteneva, con
l'intenzione di appropriarsi di due quaderni il cui unico valore era
affettivo
e, semmai, esclusivamente storico.
Con una
rapida falcata le afferrò il braccio e bloccò la
sua fuga. Di fronte alla sua espressione spaventata, le domandò:
"Dove credi
di andare?"