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Autore: Alexandra e Mac    29/06/2014    4 recensioni
Il Passato e il Futuro si mescolano in questo racconto che conclude la trilogia iniziata con Giochi del Destino. Per tutti coloro che hanno amato i personaggi storici da noi inventati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo XVII

Un intruso al castello



Con la medesima cautela con cui aveva aperto pochi attimi prima il portone d'ingresso per non svegliare i custodi, aprì anche la pesante porta in legno massiccio; nonostante l'ora tarda e il viaggio dall'aeroporto Charles de Gaulle non aveva sonno quindi, anche se sarebbe stata la cosa più intelligente da fare, riteneva inutile mettersi a letto. Meglio piuttosto trovare prima possibile ciò che le serviva e portarsi avanti con la lettura.

Si aspettava di trovare la stanza fredda e al buio, invece poche braci ancora accese stavano morendo nel camino e la sua luce fioca illuminava appena la zona circostante.

Un lieve movimento, la sensazione di un respiro, la fece voltare e prestare attenzione alla figura seduta in poltrona: l'uomo sembrava dormire profondamente, la testa reclinata da un lato, le lunghe gambe distese, un braccio allungato a terra e nella mano un libro, dalla copertina di pelle, aperto e in parte appoggiato al pavimento.

Senza neppure avergli visto per bene il volto, lo riconobbe subito... era difficile scordare il corpo che l'aveva stretta a sé soltanto alcune sere prima.

Perché si trovava ancora lì?

Quando la domenica precedente lo aveva trovato al castello, credeva vi avesse trascorso solo una notte o due dopo aver fatto del turismo nella zona.

Quell'uomo stava diventando una persecuzione. Più cercava di allontanarsi da lui, più se lo trovava intorno. Eppure, quando aveva posteggiato l'auto, non aveva visto la sua decappottabile. Dov'era finita? E come sarebbe riuscita a toglierselo dalla testa, se continuava ad incontrarlo?

Aveva fatto il possibile per allontanarsi da lui: la delusione di non poter più incontrare Alex Andrews le aveva fatto prendere la decisione di staccare per un certo periodo di tempo dal lavoro alla maison e rivedere le proprie priorità, del resto era stato a causa dei suoi continui rinvii dovuti all'impegno con la casa di moda che aveva perso l'occasione di poter lavorare con lo scrittore; tuttavia era a causa del turbamento provato tra le braccia dell'uomo che stava dormendo che aveva deciso di andarsene per un pò da Parigi. Era volata in Inghilterra per parlare col fratello e metterlo al corrente dei suoi progetti; Edmund aveva fatto storie, come sempre, ma lei era stata irremovibile. La meta successiva era Cluny, per recuperare le informazioni che le servivano per il suo prossimo viaggio.

Stava facendo il possibile per allontanarsi da lui, e invece eccolo di nuovo sulla sua strada.

Lo osservò per un attimo: risentiva ancora sulle labbra il lieve tocco delle sue e guardarlo dormire non l'aiutava certo a scordare le sensazioni provate quando lui l'aveva stretta tra le braccia; ma, soprattutto, quelle che si era accorta di aver desiderato. Il lieve sfioramento di labbra con cui l'aveva baciata sul battello le aveva fatto volere molto, molto di più. Rendersene conto l'aveva sconvolta.

Perché ogni volta che lo rivedeva le sembrava più bello di come lo ricordava?

Decise che l'unico modo per dimenticarsi di lui era fingere di non averlo visto, prendere ciò che era venuta a cercare, andarsene a letto e, l'indomani, partire prima dell'alba, cosicché nessuno si sarebbe accorto della sua presenza.

In silenzio avanzò nella stanza e si avvicinò allo scaffale dove ricordava erano sistemati i diari.

 

 

***

 

Lo aveva svegliato la sensazione di essere osservato. Aperti gli occhi, aveva scorto un'ombra avanzare furtiva e si era immobilizzato quando si era accorto che non si trattava né di Pierre, né di sua moglie.

Che fosse entrato un ladro?

Poi l'ombra fece un movimento e si mise più alla luce ed egli, osservandone il profilo, riconobbe con stupore la figura di Nicole Montgomery.

Che ci faceva lì?

Quando aveva scoperto che, oltre ad essere una fotografa, era anche l'esperta che Ross gli aveva procurato e della quale si era purtroppo liberato, aveva passato la mattina successiva al suo rientro a Cluny nel tentare di ricontattarla, ma senza esito. L'assistente di Lady Sinclair gli aveva detto che Milady era partita all'alba, senza lasciare alcun recapito e neppure un itinerario, né una data di ritorno. Mademoiselle Valèns  si era scusata, promettendogli di contattarlo non appena avesse avuto notizie di Lady Sinclair ma monsieur Andrews non doveva farsi troppe illusioni... Milady si era davvero dispiaciuta quando le aveva comunicato la decisione di monsieur di non avvalersi più della sua consulenza e aveva deciso di allontanarsi per un po’ da tutto e da tutti. E quando Lady Sinclair decideva una cosa...

Aveva ringraziato mademoiselle Valèns  ed era tornato ad immergersi nella lettura per riuscire a terminare prima dell'arrivo dell'erede del duca, previsto, a quanto gli avevano riferito Pierre e Madeleine, per il fine settimana. Una volta definita la faccenda relativa all'autorizzazione da parte del proprietario legale dei diari, avrebbe potuto, col suo permesso, finalmente mettersi al lavoro. E dimenticarsi di Lady Sinclair, alias Nicole Montgomery.

In quei giorni, grazie anche alla presenza di Monique, era riuscito ad allontanare la sua immagine dalla mente, almeno fino a quando la seducente restauratrice di mobili non lo aveva fatto prender coscienza dei propri sentimenti.

La serata in cui erano usciti a cena per la prima volta l'avevano conclusa nel letto di Monique, come lei stessa aveva suggerito: le ci era voluta tutta la notte prima di averne abbastanza di lui e del suo corpo... ogni volta che aveva voluto ricominciare gli aveva sussurrato che era affamata di sesso, ma in particolare che era affamata di lui. Andrew non aveva stentato a crederle e si era affrettato ad accontentarla, godendosi senza problemi quella inattesa e piacevole avventura con una donna che era l'essenza stessa dell'amante ideale: disinvolta, disinibita e piena di fantasia. Nei tre giorni successivi aveva lavorato di giorno allo Chateau, ma le sere e le notti le aveva trascorse a casa sua, dove avevano provato la resistenza e la comodità di quasi ogni superficie orizzontale; neppure quando aveva vent'anni ricordava d'aver fatto tanto sesso e così tanto appagante... perché andare a letto con Monique non richiedeva complicazioni o sentimenti... lei voleva solo piacere ed era ciò che voleva anche lui.

Almeno era quello che credeva all'inizio. Poi, però, aveva capito che ciò che provava per Monique, ossia un mero desiderio fisico, stava già sfumando, e persino più rapidamente di altre volte. Forse perché quegli amplessi finalizzati al solo piacere sessuale gli avevano lasciato un profondo vuoto dentro quando, a poco a poco, insieme a loro due tra le lenzuola, si era insinuato il ricordo struggente di Nicole.

Era stato felice, quindi, di apprendere che Monique doveva assentarsi per un po’ da Cluny per lavoro.

"Perché non vieni con me?" gli aveva chiesto "potremmo passare altre notti come questa".

Era proprio quello il problema: se all'inizio la sua aggressività e la sua sfrontatezza lo avevano intrigato e lusingato, dopo tre notti quel suo essere selvaggia e il volerlo in continuazione gli stavano togliendo l'aria... gli sembrava quasi di soffocare. Aveva sentito il bisogno di avere tra le braccia una donna diversa, una donna che gli facesse provare sensazioni che andassero oltre l'orgasmo fisico; voleva una donna da desiderare alla follia, da possedere anima e corpo.

E quella donna non era Monique.

"Non posso, devo proseguire con le mie ricerche".

Lei era rimasta delusa, ma per poco, perché Andrew, consapevole che per quanto lo riguardava quella sarebbe stata l'ultima volta, aveva fatto il possibile per soddisfarla, finché era riuscito a farla gridare di piacere. Languida e appagata, lei gli aveva detto che lo avrebbe chiamato al suo ritorno. Non le aveva risposto, lasciando in sospeso la faccenda: si era alzato, si era rivestito e prima di uscire le aveva dato un tenero bacio e le aveva detto addio.

Era rientrato allo Chateau e si era rimesso al lavoro: se fosse riuscito a terminare per l'arrivo dell'erede del Duca, dopo aver preso gli accordi per i diritti del romanzo, o di qualsiasi cosa avrebbe tratto da quei diari, e l'autorizzazione a proseguire, sarebbe potuto tornare in America e, con un po’ di fortuna, persino prima che tornasse Monique.

Aveva trascorso l'intera giornata a leggere e aveva pensato di proseguire anche dopo cena, ma Madeleine era una cuoca troppo brava; dopo il delizioso pasto e le notti insonni appena trascorse, non era riuscito a restare sveglio neppure fino al ritorno dei due coniugi che erano andati a trovare il figlio. Si era addormentato, con l'immagine di Nicole nella mente.

E ora lei era lì.

Attento a non fare alcun rumore, rimase ad osservarla. Che cosa ci faceva allo Chateau in piena notte? E, soprattutto, perché si stava muovendo circospetta, come una ladra?

Si era abbassata verso lo scaffale dove si trovavano i diari. Dopo alcuni attimi si rialzò, con due quaderni in mano; quindi gli diede una rapida occhiata per accertarsi che fosse ancora addormentato e si diresse verso la porta.

Era sul punto di aprirla per uscire quando lui decise che era arrivato il momento di scoprire come mai un'esponente della nobiltà inglese e, a seguito di qualche discendenza, probabilmente addirittura imparentata con il re William, si aggirava in una residenza che non le apparteneva, con l'intenzione di appropriarsi di due quaderni il cui unico valore era affettivo e, semmai, esclusivamente storico.

Con una rapida falcata le afferrò il braccio e bloccò la sua fuga. Di fronte alla sua espressione spaventata, le domandò:

"Dove credi di andare?"

 

 

  
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