Il Grande Tempio è in fermento. Gente che corre di qua e di la.
Cavalieri che sbraitano contro novellini incapaci. No, state tranquilli non
sono i preparativi per una nuova guerra. Quello che accadrà oggi è la cosa più
distante dalla guerra. Mi trovo nella mia stanza. Irene e Paola mi girano
intorno. La prima indaffarata con i miei capelli, la seconda con una quantità
abnorme di trucchi in mano. Non chiedetemi come faccia. Non lo so.
“Ahia!” grido. Irene non mi sta pettinando i capelli. Mi sta
facendo un lifting facciale.
“Oh su non lamentarti!” mi dice lei continuando imperterrita.
Finisce dopo che mi ha praticamente deformato la faccia. Se prima non ridevo
ora lo devo fare per forza tanto mi ha tirato i capelli.
Mi guardo nello specchio che ho di fronte. Il risultato non è
niente male.
Paola mi costringe a sedermi di nuovo. Minacciando di cercarmi
un occhio mi comincia a truccare.
Dopo diversi minuti che a me sembrano ore esulta trionfante.
“Sei bellissima!” mi guardò di nuovo. Anche il trucco è andato.
Ora viene la parte difficile. Indossare l’abito senza distruggere un’ora e
mezza di fatiche.
Irene e Paola lo vanno a prendere.
Tornano reggendo in mano un abito bianco. Un abito bianco?
Magari fosse così facile da descrivere! È una cosa stupenda. È un regalo di
Shaka. Che mi ha dato quando mi…ha chiesto di sposarlo. Oltre all’anello che
ora porto al dito. E si cari miei non l’avevate capito che oggi mi sposo?
Indossarlo non è affatto facile nonostante lui mi abbia spiegato
più volte come si fa.
Alla fine, con l’aiuto delle sorelle ci riesco.
Finalmente posso contemplare la mia immagine riflessa nello
specchio. E rimango a bocca aperta. Stento a credere che quella sia io.
Indosso gli orecchini che mi hanno regalato Ire e Paola. E la
collana che era appartenuta a mia madre.
Qualcosa di vecchio, qualcosa di regalato. Meraviglioso ho
tutto.
E manca poco all’inizio della cerimonia.
Sento che il cuore
comincia a battermi all’impazzata. Cerco di calmarmi. Non ci riesco.
Irene e Paola mi guardano sorridendo.
“Non cercare di calmarti. Non ci riuscirai. Lo sappiamo bene noi
cosa significhi sposarsi!” dice Paola sorridendo a Irene.
Lei annuisce.
La porta viene spalancata. Una furia bianca e rosa entra di
corsa tenendo un bambino che sta piangendo.
“Zia, zia Sirius si è fatto male! Guarda sta piangendo!” esclama
la piccola preoccupata.
Sospiro prendendo in braccio mio figlio di appena un anno. Ehehe
gia gia proprio mi figlio avete capito bene! Mio e di Shaka ovviamente!
Lo osservò attentamente. Non ha niente. Mha misteri dei
lattanti! Lo coccolo un po’ poi noto che si è addormentato. Il piccolo ha quasi
un anno.
Mentre mia nipote i figli di Irene ne hanno 6 ciascuno.
Invece il più grande di Paola, Khadim, ne ha quasi 6. E ora
Paola ne aspetta un altro.
Sorrido. Fra poco mi sposerò.
****
Mi guardo intorno freneticamente. È quasi l’ora. Perchè non
arriva? Accidenti, mi sto facendo prendere dell’ansia. Mi sento tirare i
pantaloni.
Mi abbasso per cercare la fonte della manina. Sorrido prendendo
in braccio la piccola.
“Papà dov’è la mamma?”
“Ora arriverà, piccola. Sei bellissima lo sai?” dico passandole
una mano sulla testa.
Lei ride.
La metto giù. La mia bimba, che ha cinque anni, mi guarda un po’
offesa. Io rido ancora.
“Ehi Shaka! Sei pronto?”
“Devo essere sincero Mu? No.” Rispondo.
Lui sorride. Poi si accorge di Miriam.
“Ciao piccola peste!” le dice passandole una mano fra i capelli.
Arriva anche Kanon. Sorrido. Almeno i testimoni sono qui!
“Ehi ciao piccoletta!” dice facendo l’ennesima carezza a Miriam.
Io sorrido sotto i baffi. So quanto odia essere accarezzata la piccola. Solo il
giusto necessario da me o da Raquel.
“Che dite ci avviamo?” propone Kanon.
Annuisco. Ci avviamo. Il matrimonio si svolgerà davanti alla
Tredicesima, l’unico posto dove ci sia abbastanza spazio per contenere tutte le
persone che abbiamo invitato.
Ci sono tutti. Chi seduto che in piedi. Prendo un profondo
respiro. E cammino fino ai piedi dell’altare.
E li aspetto.
Ma non molto. La musica parte. E finalmente, la vedo. Trattengo
il fiato. È bellissima. L’abito che le ho regalato le sta benissimo. Sorrido
lievemente.
****
Ecco. È arrivato il momento. Sento che il cuore mi scoppia nel
petto. Vedo Shaka. È bellissimo. All’altere mi sta accompagnando Paco il marito
di Paola. Essendo i miei genitori morti! Paola e Irene saranno le mie
testimoni. Le vedo già alloro posto.
Persa come sono nei miei pensieri non mi sono accorta che sono
praticamente arrivata all’altare.
Paco mi lascia a Shaka con un sorriso. Si va a sedere dietro a
Paola. Io guardo Shaka. Lui guarda me. E nei nostri sguardi c’è tutto l’amore
che proviamo l’uno per l’altra.
Mi affianco a lui. E la cerimonia inizia.
****
Ecco. Magnifico. Il punto che più odio dei matrimoni. Non che io
ne abbia visti molti. Ma quando devi pronunciare le fatidiche due parole e ti
trema la voce dell’emozione, o ti batte il cuore a mille, non è piacevole. Per
niente. Bè di certo non posso limitarmi ad annuire.
Prendo un bel respiro.
“Vuoi tu Shaka prendere la qui presente Raquel Marchesi come tua
legittima sposa finché morte non
vi separi?”
Ecco…uno…due…tre.
“Si, lo voglio.”
****
Ecco. La parte che più odio dei matrimoni è arrivata. Solo due
parole. Ma per me significa cercare di descrivere a parole il mondo.
“Raquel Marchesi vuoi tu prendere il qui presente Shaka come tuo
legittimo sposo finché morte non vi separi?”
Ecco…uno…due…tre.
“Si lo voglio.”
***
“Con il potere conferitomi da Dio io vi dichiaro marito e
moglie. Puoi baciare la sposa.”
Non aspettavo altro. Le cingo la vita con un braccio e l’attiro
a me. Lei mi passa un braccio sulla spalla. Il nostro è un bacio carico
d’amore.
****
“Con il potere conferitomi da Dio io vi dichiaro marito e
moglie. Puoi baciare la sposa.”
Le parole più attese di tutto il matrimonio. Sento che Shaka mi
tira a se con un braccio e mi
bacia. Io gli passo un braccio intorno alla spalla. Il nostro è un bacio carico
di passione.
Tutti i presenti si alzano in piedi e cominciano ad applaudire.
“Viva gli sposiiiiiiii!!!” urla quel pazzo scriteriato di Milo.
Seguito a ruota da Camus, Kanon, Irene e Paola.
Io mi volto verso la folla. E tiro il mio bouquet di fiori.
Non sono molto sorpresa da chi lo prende contemporaneamente.
Irene e Camus. I due si guardano e si sorridono.
Anche io sorrido. Durante tutto il matrimonio non hanno fatto
altro che lanciarsi occhiate. Ehehe che coppia che sarebbero!
Mi volto verso Shaka. Gli sorrido.
“Che dici andiamo a festeggiare come si deve?”
“Per il momento mi accontento di due bambini.”
Lui ride. Di gusto.
“Ahahah. Intendevo…andiamo a mangiare?”
“Oh…giusto il banchetto!!! Ehehe me ne ero del tutto
dimenticata! Si andiamo!” dico non curandomi delle risate.
“Maaaaammaaaa!! Papaaaaa!!” una nocetta femminile ci raggiunge.
È Miriam.
“Venite!!” ci tira per le maniche.
Trasalisco. Una luce potente è appena apparsa davanti a noi. La
luce scompare. Davanti a noi inginocchiata con una spada tra le mani, è apparsa Era.
Io guardo stupita Shaka. E poi tutti e due ci avviciniamo ad
Era.
Lei alza la testa.
“Che le vostre nozze siano benedette dagli Dei. Ecco il nostro
regalo di nozze per te Raquel.” E le porse la spada. La prendo tra le mani. E
vengo assalita dai ricordi. Quella stessa spada che, sei anni or sono, mi si
conficca nella spalla. La stessa spada che io ho usai per ferire Ares.
La sua spada! Che a quanto so si chiama Ginger. Un bel nome.
Chino il capo come ringraziamento.
Era si alza.
“Per te Shaka non doni. Se non la mia personale benedizione di
una lunga e felice vita insieme a questa donna!” dice.
Shaka sorride e china il capo.
“Non potrei desiderare di più.” Sussurra.
Era sorride di nuovo. E poi così come è arrivata sparisce.
Tutti i presenti sono in silenzio. Poi ancora una volta è Milo a
romperlo.
“Che dite andiamo a mangiare?” chiede speranzoso.
Io mi batto una mano sulla fronte.
Poi sorrido a Shaka per l’ennesima volta. Ci avviamo. Ma non
abbiamo fatto i conti con le secchiate di riso che arrivano immancabilmente.
In pochi minuti ci ritroviamo quasi sommersi. Ho una qualche
difficoltà a correre. Così Shaka mi prende in braccio e comincia a correre per
sfuggire alla gente che ci rincorre. Arriviamo alla Sesta.
Lui entra nel Sharasoju ( come si scrive?).
Mi mette giù.
“Dici che qui siamo al sicuro?” mi chiede.
“Non ne ho idea.” Rispondo sinceramente.
Lui mi appoggia ad un albero. Appoggia le mani al tronco. E mi
bacia. Con passione.
Quando ci stacchiamo vediamo che Miriam e Sirius ci hanno
raggiunto.
Io sorrido ai miei figli. Poi stendo le braccia e Sirius corre
verso di me. Lo stesso fa Miriam che corre verso di Shaka. Chissà perché, tra i
due Sirius è più attaccato a me mentre Miriam al padre.
“Papà, mamma…vi voglio bene!” esclama la piccola. Noi
sorridiamo.
“Anche noi.” Rispondiamo in coro io e Shaka.
La mia famiglia. A cui voglio un mondo immenso. E nessuno provi
a toccarmela.
****
Miriam mi salta addosso.
“Papà, mamma…vi voglio bene!” esclama felice. Io e Raquel
rispondiamo in coro.
“Anche noi!”
la mia famiglia. Non potrei desiderare altro. Che nessuno provi
a toccarla. Dovranno vedersela con me.
Guardo Raquel. È il ritratto della felicità. Devo esserlo anche
io perché lei mi guarda con un sorriso ironico sul volto.
Mi si avvicina.
“Ti amo.” Mi sussurra dolcemente.
“Ti amo.” Le rispondo di rimando.
FINE
Angolo autrice
Quattro lettere. Così facili da leggere, così difficili da
scrivere. Vi giuro ci ho messo i secoli. E non so come mi sto trattenendo dal
piangere. Ho pubblicato questi due chap insieme perché sono complementari tra
loro. A voi il giudizio finale.
Questo chap è dedicato a chi mi ha seguito fino in fondo.
Snow Fox
Ai91
Whitesary
Questo chap è solo per voi. Perché è solo grazie al vostro
entusiasmo che questa storia è andata avanti. Grazie. A tutte. Siete preziose.
Ah comunque quel FINE è da leggere…FINE? Detto questo vi lascio.
A mordervi le unghie. Bacioni a tutte voi!