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Autore: DanzaNelFuoco    30/06/2014    1 recensioni
Questa storia ha partecipato al contest a turni "Coppa delle case tra OC... e non solo!" indetto da Exoticue sul forum di efp - terza classificata al primo turno.
- Intro:
"Lady Emma, io..." iniziò, ma al suono della sua voce Emma cominciò a piangere ancora più forte e Godric fu costretto a fermarsi per evitare di essere colpito con l'attizzatoio del camino che aveva cominciato a inseguirlo. La scena sarebbe anche potuta sembrare comica, vedere un cavaliere rincorso da un attizzatoio volante, se non fosse stato che quell'oggettino che voleva ardentemente schiantarsi contro la sua testa pesava quattro chili ed era appuntito tanto quanto una lancia.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Emma 
Di come tutti cercarono di appioppare una moglie a Sir Grifondoro

Lady Emma De Conteville era giunta in Inghilterra alla veneranda età di tre anni. Della sua terra natale, la Francia, non aveva alcun ricordo, così come del padre, morto valorosamente sul campo nella battaglia di Hastings.
La madre, recentemente vedova, era una delle dame di compagnia di Matilda, la moglie di Gugliemo il conquistatore, nonché Duchessa di Normandia e, ora, Regina d'Inghilterra. Educata dai migliori precettori di corte, Emma aveva condiviso l'educazione con Adele e Agata, le figlie di Matilda e Guglielmo, nonostante avesse un'anno meno della prima e uno più della seconda. D'altro canto, l'educazione delle fanciulle non era così rigorosa come quella dei fratelli ed era comune unire due sorelle, sebbene avessero due anni di differenza, sotto la guida di un unico educatore. Per la regina non era stato certo un problema permettere alla piccola Emma di unirsi alle figlie, visto e considerato che Herluin De Conteville, il nonno della ragazza, aveva sposato in seconde nozze Herleve, la madre di Guglielmo, e ciò aveva contribuito a elevare socialmente l'intera famiglia dopo che Guglielmo aveva smesso di essere "Il Bastardo" ed era diventato "Il Conquistatore".
Emma aveva dodici anni appena compiuti quando Sir Godric si era presentato alla corte di Guglielmo e aveva chiesto udienza. Il re lo ricordava come uno dei nobili scozzesi che gli avevano fatto visita poco dopo la sua incoronazione. Non lo aveva più rivisto da quel giorno ed era trascorso quasi un decennio.  All'epoca il cavaliere aveva quindici anni, appena un ragazzo con qualche conoscenza di etichetta e di armi. Ora Guglielmo aveva davanti un uomo di ventitré anni, sicuro di sé, dal portamento fiero. Sulla sua livrea rossa spiccava un leone ricamato con fili d'oro e in vita pendeva una spada dall'elsa tempestata di rubini.
Il giovane si inginocchiò in segno di rispetto nei confronti del sovrano e attese che questo gli concedesse la parola.
"Sir Grifondoro, alzatevi, vi prego. Cosa vi porta alla mia corte?"
Il giovane si alzò in piedi. "Mio signore, la ragione della mia visita è Lady Conteville."
Il re lo spinse a proseguire con un gesto. Non era raro che avvenissero matrimoni tra persone con un'età così diversa. La cosa che più lo straniva era che Sir Godric non aveva scambiato che poche parole con Jean de Conteville otto anni fa e da allora non avevano più avuto altri contatti. Come dopo tanto tempo il giovane si ricordasse di lei dimostrava che ne era rimasto veramente colpito.
"Lady Conteville sarebbe più che adatta ad entrare a far parte della nostra scuola."
Il re cercò di mantenere l'abituale contegno, ma la sorpresa in parte trasparì dal suo volto.
"Vogliate perdonarmi, non credo di aver compreso bene. Voi volete che Lady Jean de Conteville..."
"No, mio signore, Lady Emma."
"Lady Emma?" domandò sorpreso. "Ma io credevo... Dunque non desiderate sposarvi?"
Sir Godric lo guardò stupito. "Certo che no, il mio cuore appartiene a ben altra dama. Sono qui per una richiesta particolare. Desidererei che Lady Emma entrasse a far parte del collegio delle Sante Suore Immacolate di Scozia fondato dalle mie cugine, Lady Cosetta Corvonero e Lady Tosca Tassorosso. Abbiamo operato una opportuna selezione delle nobildonne che siamo sicuri potrebbero ricevere una educazione adeguata alle loro capacità e vostra cugina risulta tra queste."
Il re ascoltò attentamente e mascherò un'espressione di stupore. "Ritengo opportuno che ne parliate con Lady Jean, non posso certo prendere io una tale decisione."
Godric annuì, composto.
"Ritenete che le mie figlie possano entrare in questo collegio?"
Il ragazzo trattenne il fiato. In realtà sperava di non dover rispondere a questa domanda. Come dire di no al re senza offenderlo mortalmente?
"Sarebbe un onore per noi, ma la realtà è che le vostre figlie sono di una stirpe tale da farci temere di non essere all'altezza del compito. Le mie cugine sono convinte che insegnare alle fanciulle di più alto lineaggio sarebbe controproducente per le fanciulle stesse."
Guglielmo lo fissò cercando di non ridere davanti all'evidente imbarazzo di Sir Godric.
"Volete dire che non è una buona scuola? Perché dovrei permettere a mia cugina di frequentarla allora?"
"Non intendevo dire questo. Vorrei ricordarvi che, anche se Lady Emma viene educata insieme alle vostre figlie, ella non è destinata ad un matrimonio altrettanto nobile. Noi ci premuriamo di dare ad alcune fanciulle una giusta prospettiva sulla loro posizione. Ecco perché è stata scelta Lady Emma."
"Quindi desiderate che non si monti la testa?" chiese ironico.
"Non è forse l'umiltà uno dei principali valori cristiani?" ribatté di rimando il cavaliere.
Guglielmo era francese nell'anima e come è noto, fin dai tempi di Carlo Magno, i francesi avevano sempre avuto un debole per la religione.
"D'accordo. Parlatene con Lady Jean."
Godric respirò sollevato. Il colloquio con il re era finito.
Incontrò Lady Jean e Lady Emma in un piccolo salotto privato. Godric si inchinò, per la seconda volta nell'arco dell'ora appena trascorsa, davanti alla donna, ma non attese che quella gli permettesse di alzarsi.
"Mia signora" esordì con riverenza "vorrei umilmente chiedere il vostro consenso affinché vostra figlia, Lady Emma..."
Lady Jean lo interruppe.
"Sir, mia figlia ha solo undici anni."
"Io e le mie cugine riteniamo sia l'età adatta."
"Beh, io no." ribattè secca. "Dovrete aspettare che abbia almeno tredici anni per sposarla."
"Sposarla?" Perché tutti volevano affibbiargli una moglie?
Lady Jean lo guardò confusa. "Perdonatemi, Sir Grifondoro, devo aver equivocato le vostre intenzioni."
"Mia signora, l'unica cosa che desidero è che vostra figlia sia educata presso il collegio delle Sante Suore Immacolate di Scozia fondato dalle mie cugine, Lady Cosetta Corvonero e Lady Tosca Tassorosso." ripeté la tiritera che nell'ultimo mese aveva ripetuto già altre sette volte, in altrettante case.
A sentir parlare di suore però Emma sbarrò i grandi occhi grigi.
"Non ci voglio andare! No, madre, vi prego! No! No!" La reazione della fanciulla fu violenta e improvvisa. La madre le cinse le spalle in un abbraccio nel vano tentativo di calmarla, ma quella continuò a supplicare e piangere. Godric non aveva mai assistito ad una tale reazione da parte dei bambini con cui aveva parlato e non sapeva come comportarsi.
"Lady Emma, io..." iniziò, ma al suono della sua voce Emma cominciò a piangere ancora più forte e Godric fu costretto a fermarsi per evitare di essere colpito con l'attizzatoio del camino che aveva cominciato a inseguirlo. La scena sarebbe anche potuta sembrare comica, vedere un cavaliere rincorso da un attizzatoio volante, se non fosse stato che quell'oggettino che voleva ardentemente schiantarsi contro la sua testa pesava quattro chili ed era appuntito tanto quanto una lancia.
Lady Jean non sapeva che fare, spostava lo sguardo spiritato dalla figlia piangente al cavaliere. "Emma! Devi imparare a controllarti! Ora dovrò fargli dimenticare tutto!" la rimproverò spaventata.
Se non altro Godric ora aveva la prova che Cosetta aveva individuato la ragazza giusta per entrare a far parte della scuola. Facendo scivolare la bacchetta dalla guaina sotto la manica, con un gesto fluido se la ritrovò in mano e riuscì a fermare l'attizzatoio.
Il clangore del metallo sul pavimento sembrò risvegliare Emma dalla crisi di pianto e, smettendo di gridare, guardò vacua il cavaliere, ansante per lo sforzo, davanti a lei.
"Lady Emma, vostra madre ha ragione. Bisogna che impariate a controllarvi, ecco perché sono qui per offrirvi un'educazione magica alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts."
La bambina aprì e chiuse la bocca un paio di volte senza sapere cosa dire, imbarazzata.  
Fu la madre a parlare per lei. "Perdonatemi, avevo capito che voleste mandarla ad un collegio religioso."
Godric sorrise. "Conoscendo le idee che la religione ha nei confronti di streghe, maghi e magia in generale, di solito usiamo questa scusa con i Babbani."
"Babbani?" si azzardò a chiedere Emma.
"La persone comuni. Dunque, desiderate venire?"
Emma rifletté. Sarebbe andata in una scuola dove le avrebbero insegnato a controllare i suoi poteri. Sarebbe andata in una scuola dove nessuno l'avrebbe considerata una amante del demonio per gli incidenti che provocava. Non avrebbe più dovuto temere di tradirsi quando era spaventata o preoccupata.
Se quando il cavaliere aveva parlato Emma aveva avuto paura di finire in una scuola dove avrebbe dovuto esercitare su sé stessa un controllo che non possedeva, ora sarebbe stata felice di andarci.
"Sì, se mia madre lo consentirà."
Jean annuì. "Potrebbe essere la cosa migliore."
*
Il viaggio in carrozza era stato molto lungo. Per arrivare da Londra alla Scozia avevano impiegato una settimana. Emma comunque non era sola. Con lei viaggiavano altre due fanciulle e un ragazzo. Lui disse di chiamarsi David, era l'ultimo di una nobile casata inglese in declino, ormai impoverita dalla ripartizione di beni tra i figli. Da quando la famiglia aveva deciso di non dividere più il patrimonio lui era diventato uno dei numerosi cadetti che sarebbero andati ad ingrossare le fila del clero o dell'esercito. I suoi genitori erano stati entusiasti di sapere che non avrebbero dovuto donare un terreno, come sarebbe accaduto se invece David fosse stato mandato in un normale monastero. La cifra che tutti avrebbero dovuto versare era irrisoria per loro. Caterina, la sorella di David, era una delle due ragazze. Condivideva con il fratello la stessa storia, gli stessi capelli castani, nonostante i suoi fossero più lunghi e acconciati in una elaborata treccia, e gli stesso occhi azzurri. Erano gemelli, anche se Caterina era nata prima, rispettivamente dunque la sesta e il settimo di dieci fratelli, ma erano gli unici a possedere poteri magici.
L'ultima ragazza, Cristina, era con loro quasi per caso. Sir Godric aveva raccontato che lui e Lady Cosetta Corvonero, che non era davvero sua cugina, avevano stilato insieme una lista dei possibili candidati nati-Babbani, mentre Sir Salazar Serpeverde aveva deciso di occuparsi delle famiglie di coloro che praticavano la magia da molte generazioni, con l'aiuto di Lady Tosca Tassorosso. Cristina non era in nessuna delle due liste. Fondamentalmente perché trovare nobili rampolli che possedessero il dono delle arti magiche era più facile che girare tutta la Gran Bretagna chiedendo casa per casa a tutti i contadini se i figli avessero mostrato particolari poteri.
Cristina era stata l'eccezione. Sulla via di Londra Godric si era fermato in un villaggio e aveva conosciuto la ragazza. Aveva solo dodici anni, ma era già una reietta. Tutto il paesino era a conoscenza dei poteri della ragazza e nessuno voleva avere a che fare con lei, rifiutata dalla sua stessa madre. Era stata sorpresa dal cavaliere alla fonte dove stava raccogliendo l'acqua e, credendolo malintenzionato, lo aveva picchiato con un ramo. Ancora attaccato all'albero.
Le donne dovevano trovarci un particolare gusto a picchiarlo.
Comunque Godric le aveva chiesto di unirsi a loro e lei non ci aveva pensato due volte.
Emma avverrebbe ricordato quel viaggio in eterno, ma come tutte le cose belle era destinata a finire. Solo per essere sostituita da qualcosa di migliore.
La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era il più incredibile dei castelli che Emma avesse mai visto. Costruito al centro di una foresta, si ergeva in mezzo alle nebbie che sorgevano dal lago e si diradavano al loro passaggio. Doveva ammettere che era piuttosto suggestivo.
Sir Grifondoro fece strada verso la Sala Grande dove i ragazzi furono stupefatti da un meraviglioso soffitto, incantato per riprodurre il cielo.
Un unico tavolo rettangolare troneggiava al centro della sala. A uno dei lati lunghi stavano quattro sedie, una delle quali occupate da una giovane dama. Sugli altri tre lati erano disposte diciassette sedie su cui sedevano due fanciulle e un ragazzo.
La donna si alzò. Una lunga treccia castana le scendeva sul petto rivestito da un corsetto giallo. Alle sue spalle la sedia mostrò un tasso intarsiato nel legno dello schienale. Accolse con un inchino i nuovi venuti e i ragazzi si affrettarono ad alzarsi e inchinarsi in segno di benvenuto.
"Abbiamo pensato di attendervi seduti." disse la donna.
Godric fece un cenno d'assenso e invitò i ragazzi a sedersi.
"Aspetteremo l'arrivo di Lady Tosca e Sir Salazar. Poi sarete sottoposti alla prova del Cappello che vi assegnerà ad una Casa in base alla vostra personalità. Ogni Casa farà riferimento ad un insegnante al quale dovrete rivolgervi per qualunque cosa. Essendo voi i primi studenti del castello, vedremo se il metodo funziona. Benvenuti ad Hogwarts."
Godric prese posto accanto a Tosca sulla sedia con un leone intarsiato nello schienale.
Non dovettero attendere molto prima che Cosetta e poi Salazar portassero dentro i loro gruppi. Diciassette giovani fra maghi e streghe stavano seduti intorno ai quattro più grandi maghi inglesi del XI secolo.
Quando anche l'ultimo dei Fondatori di Hogwarts ebbe ripetuto il discorso di Godric con piccole variazioni, un elfo domestico portò uno sgabello su cui si trovava un cappello da mago.
Emma, così come tutti coloro che non avevano abitato in una comunità magica, non aveva mai visto un cappello così.
"Qualcuno di voi vuole provare per primo?" chiese Tosca con gentilezza, guardandoli sorridenti.
I ragazzi esitarono, non sapendo cosa fare né osando chiedere.
Emma si morse il labbro inferiore. Dal basso dei suoi undici anni i quattro maghi, tutti ventenni, le sembravano adulti da compiacere come sua madre e i precettori.
"Dovrete solo indossare il Cappello." li rassicurò Godric.
Emma si alzò in piedi. Davanti a lei i quattro fondatori sembravano minacciosi e alteri, nonostante il tono gentile di Tosca. Gli altri la guardarono, erano tutti bambini spaventati dalla novità. Anche tra i ragazzi della comunità magica serpeggiò la sorpresa e il timore.
I pochi passi che le servirono per arrivare al Cappello le sembrarono infiniti. Emma lo sollevò con mani tremanti. Cosa ci sarebbe mai stato da temere da un cappello? Si redarguì mentalmente mentre posava l'artefatto magico sulla bionda chioma, attendendo.
Una giovane donna, la mia prima testa. Devi essere un tipetto coraggioso per esserti avventurata nell'ignoto da sola. O coraggiosa o curiosa. O stupida. Dunque... Lady Emma de Conteville, eh? Titolo altisonante. Viscontessina per parte paterna... No, i titoli non mi interessano, voglio vedere la tua anima... Beh, sì, vedo sia coraggio che curiosità. Poca stupidità e molta riflessione, ma ti è stata dettata dall'etichetta. Saresti impulsiva di natura... Oh! Beh questo ricordo è molto interessante! Godric inseguito da un attizzatoio, eh? La tua istintualità ha preso il sopravvento. A quanto pare sei anche abbastanza potente. Direi, beh sì, direi GRIFONDORO!
Emma si alzò in piedi un po' confusa, togliendosi il Cappello ormai silenzioso. Cosa diamine era stata quella cosa nella sua testa? A quanto pare tutti avevano sentito l'ultima parola e la stavano squadrando stranamente.
"Sir Grifondoro, penso che il Cappello voglia... parlare con lei."
I quattro fondatori ridacchiarono bonariamente, poi Godric rispose.
"Avremmo dovuto informarvi che le Case hanno il nome dell'insegnante di riferimento. Lady Emma, farete riferimento a me."
Con un breve svolazzo della bacchetta, l'uomo disegnò un leone sullo schienale della sedia di Emma. "Prego." la invitò a sedere con un cenno.
Emma si sedette ancora stranita.
"Allora?" chiese sbrigativamente Sir Salazar. "Non possiamo perdere tutta la sera, qualcuno si muova!"
Emma in quel momento era molto grata di essere già andata, non poteva sapere che Salazar non era così brusco come si mostrava, non con i suoi alunni per lo meno, ma era solo molto seccato dall'aver perso la scommessa con Cosetta. Due galeoni erano appena entrati nelle tasche di Lady Corvonero perché la prima ad alzarsi era stata una ragazza ed era finita a Grifondoro. Doveva decisamente rivedere le sue opinioni sulle abilità di preveggenza della donna.
David fu il secondo ad alzarsi.
Emma non sapeva quanto tempo fosse rimasta sotto il Cappello, ma il tempo che stava impiegando David era infinito. Quando infine lo squarcio sulla tesa si aprì per urlare un fin troppo entusiasta "GRIFONDORO!" Emma trasalì. Avendolo in testa non aveva potuto vedere da dove fosse uscita la voce e si rese conto che la cosa era abbastanza inquietante.
Quando Caterina fu assegnata a Corvonero e Cristina a Serpeverde, Emma si ritrovò a conoscere solo David nella sua Casa. Non era appropriato.
La ragazza dai capelli rossi accanto a lei fu assegnata a Grifondoro. Si chiamava Elinor e subito cominciò a intrattenere una piacevole conversazione con lei. In realtà più che conversare Emma ascoltava tutte le supposizioni e le domande che le uscivano dalla bocca ad una velocità tale da impedire anche solo un tentativo di risposta. In fondo però era simpatica.
Se Emma si fosse dovuta descrivere sette anni dopo, tanto Sir Godric le aveva confidato che sarebbe durato l'insegnamento, sperando che gli anni bastassero o che non fossero troppi - in fondo loro erano le cavie dell'esperimento pedagogico di quattro maghi non troppo più grandi di loro-, non avrebbe certo pensato che sarebbe riuscita a sopportare tanto a lungo una parlantina simile, invece Elinor si trovò ad essere la sua migliore amica per un tempo anche più lungo.
*
"Muoviti, Elinor! Siamo in ritardo!"
Emma squadrò impaziente la meridiana posizionata alla finestra orientale della torre.
La clessidra ad acqua da mezz'ora era già stata girata da Emma, che aveva deciso di calcolare quanto tempo l'amica impiegasse a prepararsi.
L'abito che indossava, la divisa della scuola, consisteva in un corsetto rosso spento, non troppo appariscente, con un piccolo leone dorato ricamato sullo scollo e una gonna grigia. Non era troppo difficile da indossare, ma i fondatori avevano concesso a tutti gli studenti persino di farsi aiutare da un' elfa domestica se lo ritenevano necessario. Emma dunque non riusciva a capacitarsi di come l'amica potesse impiegare ben più della mezz'ora che impiegava lei.
Boyla uscì dalla cortina del letto di Elinor con uno sguardo sconsolato.
"Piccola padrona Elinor mai contenta di come io vesto lei. Piccola padrona Elinor scioglie sempre miei nodi per rifarli lei. Però sono brutti e io devo rifare loro di nuovo."
Emma, ormai stufa, congedò l'elfa e aprì le cortine del baldacchino con forza, quasi strappandole. Elinor stava armeggiando con i nodi della mantella grigia su cui si trovava lo stemma della Scuola.
"Allora?" la incitò.
"Quella dannata elfa non sa fare i nodi!"
"Elinor! Che linguaggio!" la rimproverò. Essere isolati in un castello scozzese faceva dimenticare spesso l'etichetta agli studenti, ma Emma, che solitamente approfittava del poter violare il regolamento, non transigeva sul linguaggio. Permetteva a Elinor di esprimersi come volesse, nonostante lei fosse più moderata, ma non le permetteva le volgarità.
"Mi perdoni, Madamigella Lingua Pura, ma non sei tu quella che tutte le mattine perde almeno un quarto d'ora in più per vestirsi."
Emma sbuffò. Come se questa fosse la prima volta che affrontavano il discorso. Se solo Elinor non passasse tutto il tempo a poltrire nel letto per alzarsi solo quando ormai Emma era già  pronta!
"Andiamo!" scocciata Emma trascinò l'amica giù dalle scale del dormitorio del settimo anno, tenendola per un braccio. Al piano inferiore David e William le aspettavano annoiati.
David era in una posizione a dir poco scomposta sulla poltrona davanti al camino acceso, William invece stava leggendo un libro.
William e David, avendo storie simili, si erano trovati subito bene tra loro. Avevano un qualcosa di cameratesco che Emma riteneva vagamente si potesse attribuire a due commilitoni più che a due studenti, ma forse in questo caso era la stessa cosa.
Essendo stati solo loro quattro per il primo e secondo anno - per il loro secondo anno i Fondatori avevano portato solo cinque ragazzi e tre ragazze ed erano stato tutti Smistati in altre case- avevano creato un gruppo solido in cui era difficile che gli studenti degli anni successivi potessero entrare. C'era stata solo quella Fanny, quando lei era al secondo anno, nonostante i quasi quindici anni, e loro al quarto, che però era dovuta ritornare a casa per sposarsi. Il padre era morto e lei doveva maritarsi immediatamente per evitare che le terre, che avrebbe portato come dote, fossero affidate al cugino. Era stata un brutta storia. Ogni tanto Emma le scriveva ancora, ma, dal momento che il marito era Babbano, ricevere gufi con messaggi segreti su una scuola magica nel cuore della notte non era certo una cosa facile da gestire. Non se il marito poteva arrivare a pensare che ci fosse un amante o peggio un cospiratore dietro i messaggi che arrivavano alla donna. Quindi Fanny l'aveva pregata di scriverle meno spesso.
"Allora, vogliamo andare o aggiungere ritardo al ritardo?" chiese David.
William non disse nulla, limitandosi ad arrossire nella loro direzione. Emma sapeva che William aveva una cotta per Elinor dall'anno scorso, ma era troppo timido per farsi avanti. Probabilmente la ragazza lo intimoriva per la sua vivacità, eppure lui sembrava stranamente a suo agio a parlare con tutto il gruppo finché non saltava fuori l'argomento "con chi mi faranno sposare i miei genitori?".
Allora William arrossiva furiosamente, probabilmente perché stava pensando come evitare che Elinor sposasse il buon partito che i suoi genitori avrebbero voluto affibbiarle, mentre David sbuffava vigorosamente al sentire le due ragazza che fantasticavano.
"Andiamo, andiamo!" rispose Elinor scocciata, risvegliando Emma dai suoi pensieri.
I quattro scesero le scale, avvertendo già il profumo della colazione.
C'era stato un momento in cui al centro della Sala Grande c'era un unico tavolo rettangolare. Successivamente era seguito un tavolo a forma si croce greca, ad ogni capotavola sedeva un Fondatore e nel braccio della croce dove si trovava tutti quelli della sua Casa. Poi però erano diventati più di diciassette e non si potevano allungare ancora i bracci del tavolo. Inoltre si erano uniti altri insegnanti, maghi e streghe che da autodidatti erano diventati esperti in qualche arte magica. I quattro Capocasa non potevano destreggiarsi tra sette anni di classi e tutte le materie che dovevano essere insegnate. Così Godric aveva mantenuto la cattedra di Incantesimi, Salazar aveva continuato a insegnare Storia Magica provando almeno il piacere di inculcare la superiorità dell'essere maghi nelle menti degli studenti nati-Babbani se proprio doveva averli come studenti, Tosca aveva mantenuto Erbe e Pozioni, che comprendeva anche lo studio degli animali, oltre che delle erbe, che sarebbero serviti ai distillati, mentre Cosetta aveva deciso che avrebbe potuto benissimo gestire le lezioni di Artimanzia e quelle di Divinazione dal momento che erano pochi gli studenti dotati della "Vista" e non aveva senso istruire gli altri in quest'ultima materia.
Emma sedette sulla panca accanto a Elinor, sistemandosi le vesti, mentre un elfo domestico le riempiva il piatto. Il profumo del pane caldo le invase le narici.
La giornata iniziava con Rune Celtiche, a Emma piaceva moltissimo. Lo teneva Deirdre Dwylin, una sacerdotessa di Avalon prima che le nebbie fossero chiuse sulla magica isola per l'ultima volta, quando lei aveva solo quindici anni.
"Allora, hai già fatto il tema di Trasfigurazione?" Domandò Caterina alle sue spalle. Doveva aver già finito la colazione dal momento che lei, come il fratello, si alzava all'alba.
Emma si spostò per farle posto e la Corvonero si sedette accanto a lei.
"Uhm sì, ma non so se sia giusto." rispose la ragazza.
"Andiamo, non fare la modesta, i tuoi temi sono sempre da Oltre Ogni Previsione!" la interruppe Elinor.
Emma scrollò le spalle. Far cambiare idea all'amica era quasi impossibile.
"Tu hai avuto modo di fare il disegno del corno di unicorno per Pozioni?" chiese David alla sorella.
"No, non ancora. I corni erano finiti quando sono andata a chiedere alla professoressa." Caterina sembrò illuminarsi. "A proposito, non vi ho raccontato l'ultima novità! Lady Tassorosso mi ha detto che presto ci sarà una spedizione per recuperare alcuni ingredienti di pozioni. Non si sa ancora chi dei Quattro sia l'accompagnatore, ma il gruppo sarà composto da studenti selezionati tra noi del settimo anno! Lo annuncerà adesso!"  
La meraviglia si dipinse sui volti dei ragazzi. Uscire dal castello e poter sfruttare le abilità acquisite... Improvvisamente cominciarono tutti a sperare di essere stati scelti.
"Un momento di attenzione, per favore." La voce di Godric Grifondoro fece tacere la sala. "Lady Tassorosso ha un annuncio."
La donna si alzò e spiegò brevemente ciò che Caterina aveva loro detto pochi minuti prima.
"Sono stati scelti due ragazzi per ogni casa. Coloro che saranno chiamati si prepareranno a partire tra due giorni." Tutti gli studenti del settimo anno trattennero il fiato.
"Per Tassorosso: Aliena Godwyn e Richard Waleran; per Grifondoro: Emma de Conteville e William Salisbury; per Corvonero..."
Emma non stava neanche più a sentire. Sarebbe uscita dal castello! Non credeva che nulla sarebbe potuto andare meglio.
Finché Lady Tassorosso non svelò il nome dell'accompagnatore.
Allora Emma ebbe un tuffo al cuore.
 




Nickname EFP sito/EFP forum: DanzaNelFuoco / Danza Nel Fuoco
Titolo: Emma
Titolo del 1 capitolo: Di come tutti cercarono di appioppare una moglie a Sir Grifondoro
N. turno: 1
Casa di appartenenza: Grifondoro
Rating: Verde
Generi: storico
Avvertimenti/note: //
Nota pseudo-storica dall'autrice (da leggere DOPO la storia):
Ovviamente Emma de Conteville non esiste, ma la famiglia dei De Conteville sì.
Ho sfruttato il fatto che della discendenza di Herluin de Conteville non si conosca nulla, a parte l'esistenza di una certa Jean de Conteville, ma non sappiamo con che grado di parentela. In questo racconto Jean è la nuora di Herluin e non la figlia per il semplice fatto che Emma non potrebbe essere De Conteville se il titolo non fosse del padre. Herluin sposò Herleve, anche conosciuta come Arletta, l'amante di Roberto I "il magnifico", da cui ebbe Guglielmo, ma il fatto che fossero seconde nozze l'ho inventato io. Emma sarebbe la figlia del cugino di Guglielmo, quindi cugina di secondo grado (credo, gli alberi genealogici non sono il mio forte). Nel testo viene comunque indicata come cugina per non appesantire il discorso.
Affermando che il padre di Emma sia morto durante la battaglia di Hastings (1066) e che la ragazza all'epoca avesse 3 anni, allora sarebbe nata nel 1063. Adele e Agata sono nate rispettivamente nel 1062 e nel 1064 e sono solo due dei nove figli dei sovrani.
Ho cercato su internet se fosse riportata la data esatta della fondazione di Hogwarts e non l'ho trovata. Sapendo solo che era ambientata nel Medioevo attorno all'anno 1000 mi sono presa la licenza di ambientarla nel 1074 e di attribuire arbitrariamente l'età ai fondatori.
Per tutti gli altri personaggi non ho pensato di fare una "ricostruzione storica" (se posso chiamarla così) accurata come quella di Emma e mi sono tenuta sul vago.
Per le divise far indossare loro una sciarpa a righe mi sembrava troppo moderno, quindi ho inventato.
Ho immaginato inoltre che non ci fosse una rigorosa selezione di età anno per anno. Voglio dire se si accorgono di un mago quando invece di avere undici anni ne ha tredici immagino che gli darebbero comunque un'istruzione magica e sarebbe del primo anno a dispetto dell'età, ecco perché Fanny ha quattordici anni e mezzo ed è comunque al secondo anno. Immagino che non scandalizzi nessuno sapere che nel medioevo si sposavano anche prima dei quindici anni e a dispetto della differenza di età. Ho modificato anche le materie di studio, ritenendo che potessero essere state cambiate nel corso dei secoli. Ho pensato che Pozioni potesse comprendere sia Erbologia che Cura delle Creature Magiche, o per lo meno nella misura in cui questi servano per le pozioni. Ho eliminato Difesa contro le Arti Oscure perché mi dava l'idea che le Arti Oscure non fossero così sviluppate, ma Salazar Serpeverde stesso sia uno che le ha potenziato di molto, quindi visto che sono appena sviluppate le ho virtualmente inglobate in Incantesimi.
Mi scuso per la prolissità, ma dovendo praticamente inventare vorrei eliminare ogni dubbio.
DNF
 
 
  
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