Anime & Manga > Georgie
Segui la storia  |       
Autore: Rebecca_lily    30/06/2014    5 recensioni
“Puoi stare a casa mia per tutto il tempo di cui hai bisogno, se desideri”- disse Abel guardandola negli occhi...
La mia storia ha inizio quando Georgie incontra di nuovo Abel, dopo aver lasciato Lowell da Elise, e vuole esplorare il rapporto tra i due 'fratelli' nel periodo in cui cercano di salvare Arthur dalle grinfie del Duca Dangering. In particolare questa storia intende approfondire sia la lenta presa di coscienza di Georgie del suo amore per il suo ex-fratello sia il carattere di Abel come viene reso per buona parte del testo originale, ovvero del manga. Nella mia storia, Abel non vive dal sig. Allen e i due non affrontano immediatamente la questione del ritorno in Australia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Georgie Gerald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mattina seguente Georgie doveva uscire per andare a fare delle consegne a una sartoria e Abel si offrì di accompagnarla perchè riteneva che fosse pericoloso per lei addentrarsi da sola nelle strade della città dove si trovava il loro nuovo cliente. Georgie fu contenta che Abel la accompagnasse e che fosse sempre protettivo nei suoi confronti. Così, senza parlare, per paura che le parole potessero aggiungere difficoltà tra loro, si incamminò al suo fianco.
Sulla via del ritorno, Abel e Georgie si imbatterono in un nugolo di bambini schiamazzanti e, rapiti dalle loro risate cristalline, si fermarono per un attimo ad osservarli quando un rotolante oggetto metallico distolse la loro attenzione, andando a concludere la propria corsa davanti ai piedi di Georgie.
La ragazza si chinò a raccoglierlo e rimase come pietrificata perché le sembrò di aver visto un fantasma: quello era il suo braccialetto, il monile che aveva portato al braccio fin da quando era piccola, l’unica traccia della sua famiglia da cui si era separata nel vano tentativo di salvare Lowell! Alzò gli occhi per guardare a chi fosse caduto l’oggetto e vide un uomo distinto sulla quarantina che la stava osservando allibito e commosso.
Abel, pur avendo riconosciuto in quel bracciale lo spettro che lo tormentava sin dalla sua infanzia, parlò rivolgendosi allo sconosciuto: “Mi scusi, è suo questo braccialetto? Se fosse possibile, vorrei che ce lo cedesse, perché lei...”. Georgie, imbarazzata, provò a fermarlo: “Abel!”. Abel, che in tutti quei mesi non le aveva mai chiesto niente, replicò un po’ amareggiato: “Credevi forse che non me ne fossi accorto, Georgie?”. Lo sconosciuto parlò: “E’ così, hai ragione, quel bracciale appartiene a una fanciulla di nome Georgie. Mia figlia di nome Georgie e io la sto cercando da sempre” e aprì le braccia per accoglierla.
L’emozione che provò Georgie fu così intensa da bloccare ogni suo movimento poi però, la ragazza riuscì a trovare dentro di sé la forza di tuffarsi nell’abbraccio di suo padre: quel padre che, quando aveva venduto il braccialetto, si era rassegnata a non trovare mai più. Intanto, il Conte continuava a parlarle: “Georgie, sei l’immagine vivente di tua madre e il tuo modo di piangere è lo stesso di quando eri bambina. Ora fammi vedere un tuo sorriso”. Georgie alzò gli occhi per guardarlo e sorrise, poi si ributtò tra le sue braccia, continuando a ripetere la parola “papà” come a convincersi che non si trattasse di un sogno.
Abel osservò la scena in disparte, felice che Georgie avesse finalmente ritrovato quel padre che aveva desiderato incontrare a tal punto da affrontare un pericoloso viaggio in mare.
Dopo un po’, il padre di Georgie alzò gli occhi e osservò la persona che accompagnava sua figlia, anche Georgie si riscosse e, asciugandosi le lacrime, disse: “Papà, lui è Abel, mio … mio …”. Il Conte Gerard vide sua figlia esitare, ma Abel la tolse subito dagli impicci, “Conte Gerard, fu mio padre a raccogliere Georgie dalle braccia di sua moglie”. “Abel, non so davvero come ringraziare te e la tua famiglia per aver salvato e cresciuto mia figlia” – disse il Conte continuando ad abbracciare protettivamente Georgie. Abel rispose con un sobrio sorriso, mentre dentro di sé pensava che ben poco era rimasto ormai di quella famiglia.
Subito dopo, il Conte Wilson, caro amico del padre di Georgie, nel timore di veder comparire da un momento all’altro gli scagnozzi di Dangering, si avvicinò al Conte: “Scusa se mi intrometto Fritz, ma non pensi che sarebbe meglio continuare l’incontro a casa mia? Restare qui è pericoloso sia per te che per Georgie”. Il Conte acconsentì.
Quel giorno, seduti su uno dei divani della casa del Conte Wilson, padre e figlia parlarono a lungo perché avevano tante cose da dirsi. In particolare, il Conte Gerard raccontò del gruppo di giovani nobili che aveva guidato per sfidare il potere del Duca Dangering e di come fosse stato incastrato. Raccontò anche di quando aveva visto il cadavere di sua moglie e di come il desiderio di ritrovare la figlia lo avesse tenuto in vita. Infine, si offrì di aiutare Abel a salvare il fratello in nome della gratitudine che lo legava alla sua famiglia.
Abel, che fino a quel momento aveva assistito in silenzio all’incontro, parlò: “La ringrazio, ma fino ad ora non c’è stato modo di sottrarlo al severo controllo dei suoi guardiani”. Il ragazzo chiarì anche il dubbio che da sempre attanagliava il Conte Gerard sulla fonte dei guadagni di Dangering: “Probabilmente i soldi di Dangering derivano da un traffico clandestino di droga”. “Un traffico di droga?”- Gerard non ci aveva mai pensato. Abel continuò: “Se salviamo Arthur forse potremmo partire da lì per distruggerlo”. “E’ una buona idea” – disse Gerard. “Vi aiuterò anche io” – si offrì il Conte Wilson. Il Conte pensò compiaciuto che Abel fosse proprio un ragazzo sveglio e intelligente poi, cambiando discorso, si rivolse alla figlia e, tornando ad abbracciarla, le chiese commosso: “E ora Georgie che farai? Ti trasferirai qui da me? Verrai a vivere con tuo padre?”. Georgie in quel momento stava dando le spalle ad Abel, il Conte Gerard invece vedeva benissimo il ragazzo e si accorse che, alle sue domande, questi abbassò lo sguardo quasi sobbalzando. Si trattò di un attimo perché Abel si ricompose immediatamente, ma al Conte Gerard non sfuggì e gli sembrò molto strano. Ancora più strano fu però l’irrigidimento che sentì nelle braccia di sua figlia e il suo girarsi istantaneamente a guardare Abel, come a cercare il suo consenso. Il Conte Gerard poteva immaginare che i due ragazzi fossero molto uniti, d’altronde erano cresciuti assieme, ma il modo in cui Georgie chiese implicitamente ad Abel la sua approvazione ricordò al Conte il rapporto che si ha con un compagno di vita, piuttosto che con un fratello. In fin dei conti – si disse il Conte - Georgie stava andando a vivere con il padre che aveva finalmente ritrovato. Era la scelta più logica e naturale che si potesse immaginare.
Abel la guardò dolcemente e le sorrise, anche se dentro di sé avvertiva un terremoto. Georgie si rigirò verso suo padre e il Conte non riuscì a capire dall’espressione della figlia se la reazione del ragazzo l’avesse sollevata o delusa. Dal canto suo, invece, il Conte apprezzò molto il comportamento di Abel, che aveva lasciato Georgie libera di decidere.
“Sì, papà verrò a vivere con te” – disse la ragazza pur non pienamente convinta. “Ne sono molto felice cara. Domenica mattina manderò una carrozza a prenderti”, disse il Conte carezzando i capelli della figlia.
Più tardi quella sera, sulla carrozza che li riportava a casa, regnava il silenzio. Erano entrambi molto stanchi e, al contempo, inquieti: Abel aveva lo sguardo perso al di là del finestrino, mentre Georgie si contemplava le mani che, nervosamente, stringevano la stoffa del suo abito. A un tratto la ragazza, quasi timorosa, lo chiamò: “Abel?”. “Dimmi” – le rispose lui, girandosi a guardarla. Poi, vedendo la sua espressione triste, le chiese: “C’è qualcosa che ti preoccupa?”. Georgie annuì, non riuscendo però a staccare gli occhi dalle proprie mani. Abel allora si alzò e si mise a sedere accanto a lei. “Che cosa c’è, Georgie?” – le chiese dolcemente – “Non sei felice di aver finalmente ritrovato tuo padre?”. “Sì, sì è che … è che sono preoccupata di lasciarti da solo”– disse lei titubante. “Preoccupata di lasciarmi da solo?” – ripetè lui stupito. “Sì” – confermò lei. “Georgie ma non devi preoccuparti per me, sono anni che vivo da solo, ricordi?” – rispose Abel, cercando di sdrammatizzare perché voleva che lei si sentisse libera di scegliere ciò che davvero preferiva. Georgie sorrise tristemente e annuì. “Vedrai andrà tutto bene – aggiunse Abel con dolcezza – potrai finalmente stare con tuo padre e, una volta incastrato Dangering, potrai avere la vita che avresti sempre dovuto vivere e che ti è stata ingiustamente sottratta quando eri piccola”. Abel si sentiva morire dentro mentre le diceva queste parole, ma cercò con tutto se stesso di rassicurarla. Georgie si aggrappò con entrambe le mani al suo braccio e annuì di nuovo. Allora Abel la abbracciò fraternamente e così Georgie, sfinita dalle intense emozioni di quel giorno, riuscì finalmente a calmarsi. La ragazza appoggiò poi la testa sulla spalla di Abel e, come anni prima di ritorno dalla festa di Becky, si addormentò con le mani intrecciate alle sue. Se però Georgie avesse visto l’espressione che si dipinse sul volto del ragazzo non appena lei chiuse gli occhi, forse la sua tranquillità sarebbe svanita del tutto.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Georgie / Vai alla pagina dell'autore: Rebecca_lily