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Autore: ferao    30/06/2014    4 recensioni
Buio. Freddo. Viscido ovunque.
È sempre buio, lì dentro, ma di notte lo diventa ancora di più. È come se le ombre prendessero consistenza – molle, spugnosa, viscida – solo per tormentarla maggiormente.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note:
dopo una vita che non pubblico, giustamente devo rifarmi. Questa breve one-shot è stata scritta per l'iniziativa LDF's The Pirates! di Landedifandom, e boh, francamente non so da dove mi sia uscita.
Il prompt utilizzato è "passato", avvertimenti: hurt/comfort. Il resto è tutto un grande BOH.
Come al solito, sono gradite segnalazioni di errori e altre oscenità. Buona lettura. ^^
Fera





Le ombre della notte



Buio. Freddo. Viscido ovunque.
È sempre buio, lì dentro, ma di notte lo diventa ancora di più. È come se le ombre prendessero consistenza – molle, spugnosa, viscida – solo per tormentarla maggiormente.
Ogni notte. Ed è orribile.
Nonostante sappia di essere immobilizzata, tenta invano di dibattersi. Le sue braccia incontrano il freddo della pietra, i piedi scivolano su qualcosa che non vuol sapere cosa sia. Non cade solo perché le catene la tengono diritta – catene, catene, come se davvero servissero in un luogo come quello. Come se, anche libera di muoversi, avesse un posto dove andare.
Le ombre della notte si addensano, calde e soffocanti. Le sente pesare contro il collo, il petto, schiacciandola sempre di più contro la parete. Se solo mio marito fosse qui, pensa, e subito un magone le riempie la gola e la fa gemere come una bambina. Si divincola di nuovo, invano. Sa cosa accadrà tra poco, perché succede ogni notte; se solo avesse Rod accanto, se solo potesse artigliargli un braccio e aggrapparsi a lui, tutto sarebbe più sopportabile.
Dalle ombre emerge una mano. Una sola, per un singolo istante. È mortalmente pallida, coperta di croste e disgustosamente vera. Come ipnotizzata da quella visione, la osserva danzare dinanzi a sé finché un lungo dito, freddo e viscido, le si posa su una guancia.
Urla. Urla tutti i suoi urli, urla come se non avesse una seconda possibilità di farlo. Urla fuori tutto lo schifo e la paura e la voglia di morire lì, subito, fulminata sul posto da una divinità misericordiosa. Urla, urla e sa che non servirà a niente, nessuno la salverà come nessuno ha salvato quei due traditori. La mano del Dissennatore le striscia sul volto, soffocandola; può percepire le sue piaghe immonde sulle labbra, sugli occhi, sulle narici, e subito in ogni parte del suo corpo – le ombre la sommergono, la schiacciano, e nel cuore di esse c’è lui. L’orrore.
- Bella.
Il suo nome abbreviato, come la chiamavano le sue sorelle, suo marito, il suo Signore. Il suo nome abbreviato per scherno da quella bocca senza labbra, da quella voce senza respiro. Continua a urlare, pregando in cuor suo che finisca, subito, fa’ che finisca subito.
- Bella.
Non finisce, non finisce da quattordici anni. La mano del Dissennatore si moltiplica, ora sono due, cinque, otto mani, su di lei e attorno a lei che vorrebbe solo morire. Morire. Morire per non vivere più così. Morire perché Azkaban abbia fine con lei.
- Bella, svegliati.
 
Apre gli occhi di scatto, senza rendersi conto subito di dove si trovi. Le ombre sono svanite, una dolce luce filtra da una tenda verde acqua. Non è in piedi, non ha catene ai polsi né alle caviglie. E la mano che le accarezza i capelli è sana, femminile, intatta.
- Bella, tesoro, svegliati. Va tutto bene. È passato.
Bellatrix non riesce neanche ad aprir bocca. Gli occhi spalancati sono ancora divisi tra l’immagine attuale, presente, reale, e quella del suo incubo, altrettanto reale. I suoi sensi si confondono, le pare di soffocare ancora sotto la presa del Dissennatore, ma già la sua pelle riconosce il tocco materno e delicato di Narcissa.
- È tutto a posto, - prosegue sua sorella. Finalmente Bellatrix riesce a vederla: i capelli splendono di biondo, il suo sorriso è tenue ma presente. Guardandola, riesce a convincersi che sì, va tutto bene.
- Stai tranquilla, Bella. È passato. È tutto passato.
Completamente sveglia, Bellatrix annuisce. Sì, lo sa. È passato. Era solo un sogno. È passato. Sta bene, adesso.
Si gira su un fianco, si avvolge nelle coperte e lascia che le carezze di Narcissa la accompagnino verso un sogno migliore. Che non riguardi il suo passato di prigioniera torturata, ma il suo presente – di donna libera, di guerriera indomabile.
Chiude gli occhi, cullata da pensieri rassicuranti.
 
Buio. Freddo. Viscido ovunque.
Non può sfuggire ad un passato che ormai fa parte di lei.





 
   
 
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