Sentiva i suoi passi fuori dalla stanza, li avrebbe riconosciuti ovunque, quel  lieve suono non lo avrebbe mai potuto dimenticare, il cammino di lui era lento quasi incerto. Si fermò un'istante, calò il silenzio, il cuore di Clary batteva così forte che fu quasi convinta peer qualche momento che anche lui potesse sentirlo. Perchè? Perchè stava succedendo tutto questo? Perchè nonostante la sua mente fosse disgustata dallo stargli anche solo vicino, tutto il resto del suo corpo non aspettava altro che lui e lei  fra le sue braccia. Cercò di cancellare dalla sua mente quell'orribile pensiero, non sapeva neppure cosa stava facendo, sperava forse di mentire a se stessa. Il silenzio scomparve i suoi passi ripresero più sicuri e rapidi, il cuore di lei non volle smettere di rallentare, i suoi occhi poi erano persi, persi nella confusione, nella paura,nella gioia da sentimenti contrastanti che le procurarono una fitta allo stomaco, non le sembrò dolorosa ma in quel preciso istante si sentì svuotata,si lasciò cadere a terra nel momento stesso in cui quella porta si spalancò lentamente . Ed eccolo lì, lo vide immobile con uno sguardo indecifrabile, un miscuglio di tensione,gioia,paura, paura lui? Lui non poteva aver paura,non lo aveva mai visto spaventato, il suo sguardo, quello sguardo era sempre stato immobile freddo a volte, vide attraverso la poca luce della finestra che rifletteva sul suo viso, ogni suo piccolo dettaglio, gli zigomi alti e sporgenti i capelli chiari di un biondo tendente al bianco un bianco innocente come sarebbe dovuto essere, vide quegli occhi, neri, neri come il carbone ripensò a cosa quegli occhi sofferenti avevano visto, un padre violento pronto a punirlo per ogni suo piccolo errore, un padre che non gli voleva bene che preferiva l'altro suo figlio, nonostante non avessero lo stesso sangue, un padre che gli fece credere che sua madre lo avesse abbandonato perché era un mostro, " mostro " quante volte aveva usato quelle parole contro il suo stesso figlio, nostro padre,  glielo ricordava sempre Amare è distruggere. Lei chiuse gli occhi tentando di rimuovere quel pensiero della mente, appena li riaprì si accorse che Jonathan era lì di fronte a lei a pochi centimetri dal suo viso, inginocchiato sulle punte dei piedi, lei sentì il suo respiro sulla pelle, era freddo. Lui le avvicinò un mano sulla guancia per asciugarle le lacrime le diede un bacio sulla fronte e gli scostò una ciocca di capelli, lei non si accorse neppure di stare piangendo, quelle lacrime calde avvolgevano e pizzicano il suo volto ma non se accorse, c'era solo una stanza vuota dentro lei ancora immobile con con lo sguardo rivolto al fratello e hai suoi occhi color carbone e lui perso nei suoi pensieri, c'era soltanto Clary e questo lo rendeva felice la prese e la strinse a se più forte che mai, lei si abbandonò tra le sue braccia le sue mani sfiorargli la schiena, sentire le cicatrici delle frustate di loro padre, scacciò quel pensiero ,Jon ,il suo abbraccio, era tutto quello che voleva e le sue lacrime smisero di scorrere abbandonando i due in un silenzio , l'uno stretto all'altra . In quei momenti il mondo era solo un ricordò andato in frantumi dal troppo vento in quella stanza, un vento gelido, sbagliato e più giusto che mai.