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Autore: Lux_daisy    30/06/2014    5 recensioni
"Perché? Perché è andato a finire tutto così? Era solo una stupida scommessa! Io… io non posso fare una cosa del genere… Gokudera… non posso fargli questo… non a lui…"
Takeshi rimase lì, immobile, le spalle chine, la mazza impugnata debolmente che toccava terra e gli occhi fissi nel vuoto.
Cosa succederebbe se Yamamoto fosse costretto a mentire a Gokudera a causa di una scommessa? E cosa succederebbe se le conseguenze di questo gesto cambiassero il rapporto tra i due?
La mia seconda 8059 dopo un anno circa :3
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Nuovo Personaggio, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A nessuno la fortuna pare tanto cieca quanto a coloro che non ne sono beneficiati




 


“Che razza di merdoso pervertito sei?! Mi fai schifo!”
 
…mi fai schifo!
 
…schifo!
 
 
La voce furiosa e tremante di Gokudera gli rimbombava ancora in testa. Sembrava quasi divertirsi a spese di Yamamoto, infierendo crudelmente su di lui e non lasciandogli possibilità di risalire il baratro nel quale, in quel momento, si sentiva sprofondare.
 
 
Dopo che il bombarolo aveva lasciato la classe, Tsuna, seppur sconvolto e confuso, aveva aiutato il moro a rialzarsi e l’aveva accompagnato in infermeria, la mente in tesa fibrillazione per cercare di dare un senso a quello che era appena successo.
Avrebbe voluto chiedere spiegazioni a Yamamoto, ma il ragazzo sembrava aver perso tutte le energie: il volto e la camicia dell’uniforme erano sporchi di sangue, le spalle stavano curve e gli occhi nocciola, di solito allegri e luminosi, fissavano il vuoto davanti a loro.
Tsuna sospirò più volte, sconsolato, mentre osservava Takeshi che se ne stava seduto in silenzio a farsi medicare. Fece diversi tentativi per mettersi in contatto con Gokudera, ma il suo cellulare risultava sempre spento e alla fine lasciò perdere.

Il ricordo della furia dell’amico gli provocò un brivido lungo la schiena. Sapeva quanto il Guardiano della Tempesta fosse abile e agguerrito durante i combattimenti, ma vederlo comportarsi in quel modo con Yamamoto lo lasciava ancora senza parole.
Non l’aveva mai visto così fuori di sé dalla rabbia: era davvero sembrato una Tempesta selvaggia e pronta a distruggere tutto.
E Tsuna aveva avuto paura e si era sentito impotente. Non era riuscito a muovere un muscolo mentre il pugno di Hayato si infrangeva sul viso di Takeshi; non era neanche riuscito ad aprire bocca per tentare di calmarlo in qualche modo.
Non era riuscito a fare niente per i suoi amici e adesso non poteva fare a meno di tormentarsi.
Il fatto poi di non capire la causa di tutto quello non faceva altro che accrescere la sua ansia. Prima di arrivare a scuola non c’era stato niente di anormale, come poteva essersi stravolto tutto in così breve tempo?
 
 
 
L’ennesima cicca di sigaretta cadde per terra, aggiungendosi al mucchietto che si era creato sotto i suoi piedi e che ogni tanto Gokudera colpiva col piede, tanto per muovere qualcosa e cercare, invano, di distrarsi.
Sentiva il suo corpo attraversato da due correnti opposte: una che voleva esplodere e liberarsi di tutta la rabbia e l’altra che voleva solo addormentarsi e dimenticare ogni cosa.
 
Una volta uscito da scuola, aveva pensato di chiudersi in casa, ma l’idea di rimanere dentro quattro mura gli aveva procurato un senso di claustrofobia, così aveva camminato per un po’ e si era fermato nel parco cittadino. Dopo essersi seduto su una panchina, aveva iniziato ad accendersi una sigaretta dietro l’altra e senza accorgersene aveva terminato il pacchetto.
Non riusciva ancora a credere a ciò che era successo: gli sembrava tutto così assurdo da dargli l’impressione di sprofondare in un abisso di dubbi e confusione.
Come aveva potuto quell’idiota del baseball fare una cosa simile?
Come aveva potuto tradirlo e umiliarlo in quel modo, facendolo diventare lo zimbello di tutta la scuola?
Era forse impazzito del tutto? O l’aveva trovato uno scherzo divertente da fare?
Non sapeva darsi una spiegazione.

Era vero, non aveva mai avuto un rapporto particolarmente stretto con Yamamoto, ma aveva sempre saputo di potersi fidare. Nonostante la personalità e il comportamento del moro lo irritassero, Gokudera non avrebbe mai dubitato della sua lealtà e delle sue capacità in combattimento. Sapeva che il Guardiano della Pioggia avrebbe fatto di tutto per proteggere Tsuna e per aiutare la Famiglia: poteva anche essere un idiota patentato, ma Hayato aveva imparato a fidarsi e finora la sua fiducia si era sempre dimostrata ben riposta.
Ma adesso…
<< Cazzo! >>. Imprecò a denti stretti e scattò in piedi, il desiderio di prenderlo nuovamente a pugni che si faceva strada in lui.
 
 
 
 
Quello stesso pomeriggio Yamamoto andò a parlare con Tamamura.
Gokudera non era tornato a scuola e non aveva neanche risposto alle chiamate di Tsuna. Nel frattempo, la notizia dell’accaduto tra i due aveva fatto il giro della Namimori in tempo record e la credenza che stessero insieme aveva già iniziato a sgonfiarsi.
Ma a Takeshi non importava. Che gli altri pensassero quello che preferivano, lui voleva solo sapere la verità e l’unico che poteva riferirgliela era il suo capitano.
Non voleva credere che fosse stato proprio Tamamura a mettere in giro quella voce, ma era di sicuro la spiegazione più plausibile. Tutta quell’assurda storia era iniziata a causa sua e Yamamoto dubitava fortemente che non c’entrasse anche adesso.
 
 
Prima che iniziassero gli allenamenti della squadra di baseball, Yamamoto entrò negli spogliatoi, sapendo di trovarci Tamamura, dato che era solito arrivare al club sempre per primo. Appena gli fu davanti, il capitano smise di sistemarsi la divisa e piantò gli occhi in quelli del suo kohai.
<< Yama-kun, come mai di già qua? >>.
Alla vista di un sorrisetto sul volto dell’altro, Takeshi strinse i pugni e un brivido d’irritazione gli attraversò i nervi. << Volevo parlare con te >> rispose con voce ferma.
Tamamura affilò lo sguardo, consapevole che quel momento sarebbe arrivato, ma non lasciò che il ghigno abbandonasse il suo volto. Ovviamente conosceva bene la causa della garza bianca che copriva il naso di Yamamoto e da quando aveva saputo dell’accaduto, si era detto più volte che avrebbe pagato per poter rivedere la scena.
<< Bene. Parliamo >>.
<< Sei stato tu a mettere in giro le voci su di me e Gokudera? >>.
<< Mmh, dritto al punto, vedo >> commentò il capitano, socchiudendo gli occhi per un istante.
<< Rispondi! >> sbottò il moro e si soprese egli stesso per aver alzato la voce. Non era mai stato il tipo che litigava o che urlava contro gli altri, ma in quel momento sentiva che non sarebbe riuscito a far finta di nulla e a risolvere tutto con una risata.
Faceva troppo male.
Il naso gli lanciava dolorose fitte che gli facevano lacrimare gli occhi e l’intero suo viso era intorpidito e indolenzito.
Faceva troppo male.
Le parole crudeli che gli aveva rivolto Gokudera gli bruciavano ancora, ma più di questo e più del pugno erano state la rabbia e lo shock sul suo volto a lasciargli un dolore sordo e continuo che non voleva saperne di affievolirsi.
Non era in grado, in quel momento, di essere ottimista come al suo solito.
Anche Tamamura sembrò sorprendersi per quella reazione, ma se così fu, durò pochi istanti. << Perché avrei dovuto farlo? >>.
<< Non lo so, dimmelo tu. Sei stato tu a impormi quella stupida scommessa, tu hai voluto che ti portassi delle prove e sempre tu te le sei tenute. E adesso… >>, “adesso Gokudera mi detesta”. Lasciò la frase in sospeso, sicuro che tanto Tamamura sapesse.

Il suo senpai lo scrutò a lungo prima di rispondere, sempre con quel sorrisetto a incurvargli le labbra. << Beh, diciamo che potrei essermi lasciato sfuggire qualcosa con una o due persone, ma ti assicuro che non era mia intenzione creare tutti questi problemi >>.
Yamamoto sgranò gli occhi e schiuse la bocca. Non riusciva a credere alle proprie orecchie: come poteva Tamamura confessare tutto e allo stesso tempo mantenere quell’aria di arrogante falsità e sminuire la faccenda come se fosse stato solo un’incidente?
Per la prima volta in vita sua il Guardiano della Pioggia sentì la rabbia sopraffarlo: si avventò sul senpai e lo spinse contro la fila di armadietti, bloccandolo poi col braccio premuto sul petto.
L’altro incassò il colpo con una piccola smorfia che si trasformò subito nel ghigno di prima. Vedere uno come Yamamoto in quello stato lo divertiva decisamente: il suo kohai, di solito così allegro e sorridente con tutti, che non discuteva mai con nessuno e  che anzi tendeva sempre a fare da paciere, adesso lo fissava con uno sguardo di fuoco e sembrava desideroso di prenderlo a pugni.
<< Ohi, Yama-kun, che intenzioni hai? Vuoi davvero colpire un tuo senpai? >> lo provocò quello con voce divertita, quasi volesse davvero essere colpito.
Takeshi aumentò la pressione del suo braccio, ma restò a fissare l’altro negli occhi.

Mai come ora voleva fare del male a qualcuno. Mai, neanche in tutti i combattimenti, aveva provato rabbia e risentimento nei confronti dei nemici. Li aveva affrontati e sì, aveva combattuto per vincere, perché ne andava della vita dei suoi amici, ma non era mai stata una questione personale.
Ora, invece, si stava convincendo che se avesse sfogato la sua rabbia sul colpevole di tutta quella situazione, si sarebbe sentito subito meglio e sarebbe stato giusto.
A causa sua era stato costretto a fare una cosa che odiava, mentire e a causa sua, Gokudera lo odiava e non voleva più avere niente a che fare con lui.
E tutto questo per cosa? Uno stupido dispetto?
 
Sollevò il braccio destro, pronto a colpire il capitano con tutta la sua forza.
Capite le intenzione di Yamamoto, l’altro chiuse gli occhi senza volerlo. Anche se il suo scopo era proprio quello, sapeva che avrebbe male: si preparò all’impatto e al dolore connesso, ma questi non arrivarono. Sentì invece il rumore di uno schianto alla sua sinistra; riaprì gli occhi e si  ritrovò lo sguardo gelido del moro a pochi centimetri dal viso. All’ultimo istante il pugno aveva cambiato direzione e si era infranto sull’armadietto alle spalle di Tamamura, proprio accanto alla sua testa.
Dopo pochi secondi Takeshi si staccò da lui e fece un passo indietro.
Non gli avrebbe dato la soddisfazione di colpirlo e di passare altri guai per colpa sua.
L’unica cosa importante da fare adesso era chiarire con Gokudera.
 
 
 
 
<< C-ciao, Gokudera-kun >>.
Hayato si fermò davanti al Decimo e sorrise. << Buongiorno, Decimo >> lo salutò cordiale come ogni mattina.
Gli occhi di Tsuna si illuminarono di sollievo e anche le sue labbra si curvarono in un sorriso. Gokudera sembrava quello di sempre.
Dopo tutto quello che era successo, temeva che l’amico non si sarebbe fatto vedere neanche quel giorno o che sarebbe stato ancora arrabbiato e, invece, si stava comportando come al solito.
Forse le sue paure erano state esagerate.
 
I due si incamminarono verso scuola e, nonostante Tsuna fosse curioso di sapere la verità su cos’era successo il giorno prima, evitò di affrontare l’argomento.
Chiacchierarono del più e del meno come sempre e la Tempesta fu lieta che il Decimo non gli stesse facendo domande.
In realtà si sentiva in colpa e in imbarazzo e avrebbe voluto scusarsi per averlo fatto preoccupare, ma allo stesso tempo preferiva fare finta di niente e finché il suo Boss lo assecondava, per lui andava bene.

Quando arrivarono a scuola, però, si imbatterono in Yamamoto e l’atmosfera si fece subito pesante.
Gokudera sapeva che non avrebbe potuto evitarlo. Erano compagni di classe ed erano entrambi i migliori amici del Decimo: qualsiasi desiderio di non incontrarlo sarebbe stato a dir poco stupido, ma rivederlo fu comunque spiacevole e riaccese la sua rabbia.
I loro occhi si incrociarono e subito quelli del moro si sgranarono per un attimo per poi abbassarsi mesti. Si vergognò e non trovò neanche il coraggio di guardare l’altro in faccia.
Voleva davvero risolvere le cose, ma la Tempesta continuava a guardarlo come se volesse prenderlo a pugni di nuovo e Takeshi si sentì pateticamente a disagio.
“Cosa cavolo ha? Che cazzo significa quell’aria da cane bastonato?! Sono io la vittima qua!”. Il bombarolo sbuffò irritato e si allontanò senza una parola.
<< Gokudera-kun! >> provò a richiamarlo Tsuna, ma quello era già entrato dentro e se anche aveva sentito la voce del Decimo, non l’ascoltò.
Sawada si voltò allora verso il Guardiano della Pioggia il cui sguardo era rimasto fisso sul portone d’ingresso della Namimori. << Yamamoto… >> sussurrò con tristezza, vedendo l’espressione affranta e sofferente dell’amico.

Non riusciva quasi a credere che quel volto appartenesse a Takeshi: il suo sorriso contagioso, così come la sua allegria e il suo ottimismo erano sempre stati parte di lui ed erano sempre stati la forza della Famiglia, anche se ancora neanche Tsuna se ne rendeva conto appieno. Ma sapeva che l’avevano aiutato, infondendogli la calma e la sicurezza di cui aveva avuto bisogno.
Adesso invece sentiva di dover essere lui quello che l’avrebbe aiutato: come Boss, ma soprattutto come amico glielo doveva.
Solo che non sapeva proprio cosa fare.
<< N-non preoccuparti per Gokudera! Sai com’è fatto: appena avrà sbollito la rabbia, sarà tutto come prima >>. Si passò una mano sulla nuca e fece una breve risata nervosa, come a voler tranquillizzare l’altro: peccato non credesse nemmeno lui alle sue stesse parole.
E il sorriso triste che curvò le labbra di Takeshi solo per un attimo e che non raggiunse mai gli occhi confermò i suoi timori.
 
 
 
 
<< Bene, adesso vi dividerete in coppie e proverete l’esperimento che vi ho appena spiegato >>.
Alle parole del professore di chimica un brusio si levò tra gli studenti, ma quello li zittì riprendendo subito a parlare. << Dato che non siete qua per chiacchierare e perdere tempo, ma per imparare qualcosa, sarò io a stabilire le coppie >>.
Altri versi lamentosi si diffusero per il laboratorio di scienze, ma l’uomo li ignorò e iniziò a chiamare i nomi degli studenti che avrebbero lavorato insieme per il resto della lezione. << Gokudera, tu starai con Yamamoto e vedi di infilare qualcosa di utile in quella testa vuota del tuo compagno >>.
A quelle parole gli occhi di entrambi i ragazzi si sgranarono per la sorpresa, ma il professore non ci fece ovviamente caso e continuò ad accoppiare gli alunni rimasti che intanto cambiavano posto, andando a sistemarsi ai tavoli per iniziare a lavorare all’esperimento.
Hayato e Takeshi, invece, restarono immobili ai loro posti. Quando il professore se ne accorse, li richiamò all’ordine. << Gokudera, ti ho messo in coppia con Yamamato: perché sei ancora fermo là? Su, forza, non perdere tempo >>.
Il bombarolo si irrigidì ancora di più sul posto e lanciò all’uomo un’occhiata rabbiosa. << Mi rifiuto >>.
L’insegnante si tolse gli occhiali e aggrottò le sopracciglia. << Come, scusa? >>.
<< Non voglio lavorare con lui. Mi metta in coppia con qualcun altro >>.

L’attenzione della classe si concentrò subito su di lui e il brusio dei bisbigli riempì rapidamente l’aria.
L’uomo si rimise gli occhiali e si chinò in avanti, lo sguardo fisso sul suo studente ribelle. << E, di grazia, potrei sapere il motivo? >>.
Gli occhi di Gokudera si affilarono ancora di più e le sue mani si strinsero a pugno. << Mi va bene chiunque altro, ma non lui >> replicò, senza però rispondere alla domanda.
Il professore lanciò un’occhiata a Yamamoto e lo vide con gli occhi abbassati e un’espressione sofferente in volto, che uniti alla garza che gli copriva il naso, gli davano la cosiddetta aria da “cane bastonato”.
Temendo che la situazione potesse degenerare, Tsuna si fece avanti. << Professore, farò io coppia con Gokudera >> annunciò, provocando una profonda ondata di gratitudine nel suo braccio destro che venne però stroncata dalla riluttanza dell’insegnante.
<< Dammi un motivo valido per cui dovrei accontentare la tua richiesta egoista >>.
 
Fu a quel punto che la situazione degenerò davvero, quando una voce maschile, nascosta dietro un finto e banale colpo di tosse, accese la scintilla.
<< A quanto pare, i due piccioncini hanno litigato >>.
Le parole, chiaramente udibili da tutta la classe, furono seguite da risate e bisbigli. Gokudera scattò in piedi in un lampo e si voltò verso lo studente che aveva parlato – di cui aveva riconosciuto la voce - con gli occhi fiammeggianti d’ira. << Che cazzo hai detto? >> sbraitò, avanzando verso il suo obiettivo, seduto due tavoli dietro di lui.
Il ragazzo fece finta di niente, ma non riuscì a trattenere un sorrisetto alla cui vista il bombarolo non ci vide più dalla rabbia. Sollevò il pugno e il tempo sembrò rallentare per alcuni secondi.
Tsuna scattò in piedi e sia lui che il professore chiamarono a gran voce Gokudera, intimandogli di fermarsi, ma fu qualcun altro ad agire rapido, impedendo il peggio.

Proprio l’istante prima che Hayato colpisse lo studente, il suo braccio venne bloccato a mezz’aria e quando l’argenteo sollevò gli occhi per vedere chi aveva osato fermarlo, si ritrovò il volto di Yamamoto a neanche mezzo metro di distanza e la sua mano stretta attorno al polso.
<< Gokudera, fermati >> gli disse con voce ferma come il suo sguardo.
L’altro sgranò gli occhi e rimasero a fissarsi negli occhi per alcuni secondi, prima che la Tempesta strattonasse il braccio per liberarsi dalla presa. << Non toccarmi >> sibilò tra i denti, lanciandogli un’occhiata a metà tra il disgustato e il furioso.
<< Gokudera, che avevi intenzione di fare? >> esclamò il professore, afferendolo per una spalla e facendolo voltare.
Lo sguardo glaciale e tagliente che gli lesse sul volto lo inquietò tanto da fargli allentare la presa per un momento, ma abbastanza perché il ragazzo ne approfittasse per divincolarsi.
<< Al diavolo! >> imprecò l’argenteo, fiondandosi fuori dal laboratorio.

Sentì le voci dell’insegnante e del Decimo richiamarlo, ma si impose di ignorarle. Del professore non gli importava granché, ma la consapevolezza che il suo comportamento continuava a far preoccupare il Decimo lo fece sentire sempre peggio.
Che razza di braccio destro era se creava problemi al suo Boss?
Dopo tutto quello che era successo, dopo che il Decimo era stato così magnanimo da non rimproverarlo per aver aggredito un altro Guardiano, lui che faceva? Dava in escandescenza in quel modo per la seconda volta!
Si vergognò del proprio modo di fare, ma proprio non ce la faceva a restare calmo davanti a Yamamoto.
E lo odiò ancora di più, perché a causa sua, lui stava venendo meno ai suoi doveri come destro del Decimo.
 
Perso nei suoi pensieri, non si accorse che qualcuno l’aveva seguito fuori dal laboratorio e solo quando si sentì afferrare nuovamente per un braccio, fu costretto a fermarsi.
Si voltò e per la seconda volta si ritrovò davanti il volto di Yamamoto e la sua mano stretta attorno al suo polso.
<< Gokudera, dobbiamo parlare >> dichiarò quello col tono di chi non accetterà un “no” come risposta. Non voleva più scappare.
Quella mattina, mentre veniva a scuola, si era detto che avrebbe chiarito con Gokudera a tutti costi, ma quando l’aveva incontrato all’ingresso e aveva rivisto quel suo sguardo glaciale, aveva perso tutto il suo coraggio e non era riuscito a dire niente. Ma quello che era appena successo in laboratorio gli aveva fatto capire che non poteva più restare con le mani in mano, aspettando che il bombarolo si calmasse: Gokudera era talmente testardo e riservato che non avrebbe mai mostrato una singola apertura in cui il moro avrebbe potuto infilarsi.
Yamamoto doveva affrontarlo di petto e rompere lui il muro, altrimenti rischiava di dire addio a quell’amicizia troppo importante.
Se per fare questo, doveva farsi picchiare una, due o anche tre volte, ne sarebbe valsa la pena.

Voleva solo che tutto fosse come prima. Che insieme potessero tornare a divertirsi a casa di Tsuna, che Gokudera sbuffasse e lo chiamasse “idiota del baseball” ma che alla fine gli fosse comunque amico, che lo aiutasse a studiare, anche se i risultati non erano mai quelli sperati, che lo rimproverasse per il suo ottimismo e la sua allegria, ma che poi sorridesse anche lui.
Gli bastava questo: perciò non aveva intenzione di arrendersi.







Oh-oh, ciaossu a tutti, bella gente!! >.< Lux_daisy is back!
XD ok, credo di stare ancora smaltendo lo stress post-esami e forse nn ci sto molto con la testa, ma, ahimè, sopportatemi <3 il fandom mi mancava e volevo assolutamente tornare, così sono finalmente riuscita ad aggiornare questa fic che spero interessi ancora a qualcuno ^^
beh che dire, questo capitolo è un po' introspettivo e un po' di passaggio... Yama è triste, Goku è arrabbiato, Tsuna è confuso e Tamamura è un bastardo (come se non si sapesse già u.u)... insomma, sono tutti messi bene-bene X)
chiedo scusa per non aver risposto alle recensioni dello scorso capitolo *si inchina* ma sappiate che le ho lette e che mi hanno hanno fatto tanto-tanto-tanto piacere <3 <3 <3 prometto che da ora risponderò il prima possibile, quindi se volete lasciarmi un commentino io sono qua :D ringrazio come sempre tutti voi che mi seguite, che mi scrivete e che leggete <3 vi abbraccio tutti e intanto vi auguro buona estate!
PS: cercherò di essere molto più rapida negli aggiornamenti

 
  
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