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Autore: TheyCalledHappiness    30/06/2014    2 recensioni
-Tratto dal prologo-
-Non avevo il coraggio di controbattere su quello che facevano, non osavo, anche se faceva male e mi sentivo morire dentro. Loro erano l'unica cosa bella della mia vita,unico spiraglio di luce in tanta tristezza, l'unica cosa che mi restava e non potevo perderli, non dovevo.
-Bisogna tenersele strette le cose belle. Che siano ricordi, oggetti, soprattutto le persone.
Per quanto possano aver sbagliato, resteranno sempre le migliori.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Introduzione
Era il 5 luglio del 2004, era uno dei soliti sabato che trascorrevo in compagnia della mia folle comitiva.
Era una sera, in piena estate, c'era un caldo pazzesco e ogni tanto si sollevava un venticello leggero che ci accarezzava le guance.
Ci trovavamo seduti su un muretto che circondava un laghetto sperduto e poco curato. C'erano bottiglie di birra vuote a terra e le altre le stavamo ancora bevendo. Jason, dopo aver finito di inalare fumo dalla sigaretta, la lanciò nell'acqua calda.Era perfetto, lui.
Mi piacevano da morire i suoi atteggiamenti da duro, il modo in cui fumava, il modo in cui mi guardava e poi era un figo pazzesco e ovviamente Megan " la perizomata" c'era stata insieme. Lui, non mi si filava per niente e che mi piaceva da ben 2 anni, non l'avevo mai detto a nessuno e nessuno l'aveva mai capito.
Nessuno aveva mai captato nulla, aveva mai cercato di guardarmi negli occhi e capire quello che provavo, nessuno aveva mai prestato attenzione al modo in cui lo guardavo quando parlavamo.
Una comitiva di cinque persone, si fermava ogni sera al laghetto a fare baldoria,ad ubriacarsi, a ballare e cantare fino al mattino, a fare il bagno, a far l'amore, addormentandosi sotto le stelle ignari di quello che sarebbe successo il giorno dopo.
Cinque ragazzi, le cui vite scombussolate da traumi, lutti , violenze, abusi, infanzie e adolescenze difficili alle spalle,non proprio buoni rapporti con i genitori, famiglie poco presenti e una vita ancora davanti.
Il nostro solo conforto erano quelle tipiche uscite serali dove quel laghetto, alle undici di sera, era diventato il nostro posto segreto e li, faceva mattino.
All'alba, di solito, ci ritrovavamo li, con l'alcol ancora nello stomaco dalla sera prima e la mente annebbiata dal fumo.
Io ero la più "normale" della comitiva, con un passato meno doloroso alle spalle.
Io sentivo che ero diversa. Ogni volta che prendevano a pugni e calci qualcuno anche per il più banale motivo, e lo lasciavano a terra, morente, con il naso rotto, un occhio nero e pieno di lividi, io cercavo in tutti i modi di fuggire da quell'orrore, per non ritrovarmi ogni secondo quella scena davanti agli occhi, per non fare brutti sogni la notte. 
In quei momenti, sembravano bestie, con un cuore tutt'altro che di pietra, anzi, forse un cuore non ce l'hanno mai avuto. Ma ogni volta, restavo li, muta, con le lacrime agli occhi, a godermi quell'orribile spettacolo. 
Non avevo il coraggio di controbattere su quello che facevano, non osavo, anche se faceva male e mi sentivo morire dentro. 
Loro erano l'unica cosa bella della mia vita, l'unico spiraglio di luce in tanta tristezza, l'unica cosa che mi restava. E non potevo perderli, non dovevo.

 
   
 
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